giovedì 25 gennaio 2024

TRAVAGLIO GIOVANNA BOSSOLASCO 1935

 




TRAVAGLIO GIOVANNA 1935 di Pra Fregg Bossolasco

di mamma Vacchetta di Genola del 1887 che morì quando lei aveva pochi mesi.

Nel partorire il primo figlio rimase semi paralizzata, e tuttavia ebbe altre tre figlie, una sposò Protto fratello di Don Camillo e una sposò Bastanza Secondo di Arguello e furono genitori di Luciana. La famiglia Travaglio era a mezzadria nella Cascina Prato Freddo e Giovanna fu cresciuta dalla nonna Paterna e dalle sorelle. 

Quando il padre di Giovanna rimase vedovo, si presentò un “Bacialé “(Sensale) che volle presentarle una donna, ma le cognate, quando seppero che era vedova con quattro figli non permisero neppure che venisse a farsi conoscere!

 

Il cognato Bastanza, le raccontò che quando lui andava alla Cascina a lavorare la vedeva tutta coperta di mosche e pensò non c’è l’avrebbe fatta a sopravvivere. Invece, dice Giovanna: < eccomi qua a 85 anni! Si vede mi son fatta gli anticorpi!> 

Anche la nonna Materna che ogni sabato, da Somano si recava a far visita al genero e alle nipoti rimaneva impressionata per le condizioni fisiche della più piccola e pregava il Signore perché la chiamasse a lui come aveva fatto con la mamma. Quando Giovanna fu più grande, in occasione di una visita della nonna, la accompagnò sulla strada del ritorno verso Somano. La nonna volle entrare nella Chiesa della Madonna della neve e nell’accendere una candela alla Madonna, scoppiò in lacrime, alla nipotina che chiese perchè piangesse, la nonna rivelò che era pentita di aver chiesto a Dio di farla morire!

 

Giovanna ricorda che venivano i Partigiani a cavallo e si fermavano a pranzo o cena. Appena se ne andavano occorreva affrettarsi a cancellare le impronte poiché se arrivavano i tedeschi c’era rischio di vedersi bruciare la casa.

 

Giovanna frequentò le scuole a Bossolasco e racconta che le fecero ripetere la quinta poichè il cugino, un anno più giovane, non sarebbe più andato a scuola senza di lei, così le imposero di frequentare nuovamente la quinta.

Un giorno, quando frequentava la classe prima, si offrì di uscire a vedere  l’ora al campanile della Chiesa, ma quando fu fuori si rese conto che lei non era in grado di leggere l’ora. Non si perse d’animo ed ebbe fortuna. Il Messo Comunale Sig. Chiesa la vide e le intimò di rientrare, anche perché vi erano due metri di neve. Giovanna astutamente chiese che ore fossero, questi osservò il campanile e glielo riferì, così lei rientrò felice e fece “bella figura” con compagni e Maestra.

 

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