domenica 10 agosto 2014

Magda a Buenos Aires





I miei anni a Buenos Aires

Nel 1947 mio papà fu scelto per andare a dirigere il reparto Manutenzione della Ditta Cinzano in Argentina a Buenos Aires.L’anno successivo lo raggiungemmo con la mamma mio fratello e mia sorella. Ci imbarcammo a Genova sulla nave Liberty ,quella che aveva portato in Italia Evita Peron. Era una nave  piccola(non grande come la Giulio Cesare) e infatti non trasportò molti passeggeri. Eravamo noi Italiani e degli Svedesi. Ricordo che eravamo come una famiglia e mangiavamo alla tavola del Capitano. Trascorrevo le giornate seguendo il mio fratellino di nove anni e la sorellina di sette poiché la mamma soffriva il “mal di mare” e per lei fu una traversata “infernale”,rimase tutto il tempo sdraiata.
All’Equatore!
Giunti all’Equatore si fece una grande festa, ma secondo le dicerie non c’era da attendersi nulla di bello. Dall’Equatore prima di avvistare la costa si naviga per tre giorni e pertanto si è veramente “in balìa delle onde.” L’apprensione legata ai racconti di altri naviganti fu confermata. Superato l’Equatore i motori della nave si fermarono . Fortunatamente a bordo c’erano dei tecnici che si recavano a lavorare nelle varie aziende con sede in Argentina e riuscirono a far ripartire i motori della nave. Non ti dico l’esultanza e i festeggiamenti quando si sentì nuovamente il rumore dei motori!! Nei cinque giorni in cui non vedemmo la terra ,per noi giovani incoscienti fu un’esperienza indimenticabile. Vedemmo tempeste che sbattevano la nave con onde altissime, delfini e pesci volanti che passavano da un’onda all’altra e quando rivedemmo la terra fu una gioia maggiore perché condivisa con gli adulti. Impiegammo 18 giorni di navigazione senza alcuno scalo e ripeto,per mia mamma fu terribile perché dovette rimanere tutto il tempo a letto.

 La mamma con l’Italia nel cuore
Arrivati a Buenos Aires mio papà aveva già predisposto la casa che era vicino all’azienda Cinzano proprio nella zona commerciale della città. Nel quartiere vivevano molte famiglie di lavoratori Italiani e praticamente era una comunità di piemontesi. Nei pressi della nostra abitazione vi era un Collegio di Salesiani che frequentò mio fratello Franco. Ebbe delle ottime basi educative e culturali e divenne Ingegnere nucleare,collaborò con la NASA e con altri centri internazionali. Al termine degli anni di studio presso i Salesiani ,mia madre fu convocata dai Padri e con stupore seppe che Franco era stato il migliore del suo corso ed ebbe le congratulazioni. La mamma non seppe gioire di queste soddisfazioni, lei aveva l’Italia nel cuore e sperava sempre di tornare. 
Alba Buenos Aires e una ragazza di 17 anni nel 1947
Io ad Alba frequentavo l’Istituto Magistrale e dovetti interrompere gli studi sperando di poterli continuare ma a Buenos Aires non mi vennero riconosciuti gli anni che avevo effettuato in Italia. Feci dei corsi di Lingua Spagnola,per la quale avevo una buona propensione ed ebbi occasione di andare come segretaria presso “sgnorji” Signori che avevano uffici nei quartieri del centro della città ma mio padre non lo permise, Avevo solo diciassette anni e quegli ambienti erano pericolosi!
La vita a Buenos Aires per me giovane era bellissima. Ricordo che andavamo a trascorrere la Domenica nei parchi immensi dotati di campi da Golf e da Crichet ,di laghi dove pescare e di una vegetazione lussureggiante. Non dimenticherò mai i rosedal, roseti enormi con cascate di rose profumatissime!

 In Sud America conobbi Ludovico: un Albese
Si andava al Mar de la Plata che era una stazione balneare molto rinomata, da qui si partiva con il vaporetto per delle gite sui canali laterali del Rio de la Plata .Si  andava anche a Ramos Mehia dove vi erano dei nostri amici e molti Piemontesi con i quali logicamente avevamo stretto amicizia. Mio padre andava, per lavoro, nella zona di Cordova dove vi sono le colline della coltivazione dell’uva lavorata dalla Cinzano. Il mio futuro marito ,Vico, andava con gli uomini a caccia nelle Pampas e raccontava di pascoli e distese di foreste immense con tantissima selvaggina. Avevano conosciuto dei gauchos che vivevano in case di fango e rami ed erano molto ospitali pur vivendo nella miseria.Tra questi vi erano degli Italiani che avevano sposato delle donne indio e avevano perso i contatti con le famiglie d’origine,ma non erano neppure in grado di scrivere per inviare notizie. Certo, facevano pena ma si erano formati nuove famiglie e il loro destino era nella Pampa . 
 Vico mi raccontava della povera vita che conducevano i gauchos. Una volta con  i suoi amici,tra i quali vi era un cuoco, furono invitati a mangiare  e presa una gallina la offrirono per cucinarla nelle loro pentole. Il
cuoco prese l’iniziativa e come prima cosa si mise a “sguré” scrostare la pentola che era sporca all’inverosimile. Vivevano allo stato brado come le mucche, i vitelli e i cavalli che allevavano!! Erano molto ospitali e vivevano perennemente all’aperto. Si nutrivano con tanta carne e bevevano molto infuso di” Yerba Mate”. L’abitudine a bere il” mate” la mantenne anche Vico quando tornammo in Italia. La si preparava nel recipiente chiamato “mate o porongo”, che è una piccola zucca essicata , e si sorbisce con la” bombilla” d’argento (specie di cannula). Pare che la “Herba mate” abbia dei poteri diuretici ed è leggermente eccitante per la caffeina che contiene. Vico trovava che era un buon digestivo                                                           .
Martin Fierro
 EL MATE
Es uno de los elementos más característicos en la vida
del gaucho. En todos los ranchos se tomaban mates, a toda
hora y por diversos motivos, para calmar la sed,
para componerse de algún malestar físico o -como se sigue
haciendo todavía hoy- simplemente por gusto, para
compartir su sabor en compañía de alguien.

Asado con cuero 
Tra i miei ricordi c’è una festa a cui partecipammo con la mia famiglia. Si teneva in una grande villa di una tenuta della pianura nei dintorni di Buenos Aires.Fu preparato un grande “asado con quero” dove sulla griglia vennero cotti i mezzi vitelli con il cuoio oltre ad altre carni e parti del vitello come l’intestino molle (chinchulines), rognone-rene (rinones), i sanguinacci e altro. Fu una festa che non ebbi mai più occasione di vedere!!