sabato 20 gennaio 2024

MASSA FIORENTINO NEVIGLIE 1922

 



MASSA FIORENTINO è nato a Neviglie nel 1922 nella Cascina Piani.

DIAMOCI DEL TU! Così siamo più amici!

Dopo l’arruolamento a Gennaio1941, effettuò le prime esercitazioni a Cuneo. A Luglio, a 19 anni fu inviato in Russia. Ricorda che saranno state 50 Tradotte alla stazione di Cuneo, tutto il Corpo d’Armata,( infatti nel libro: “L’eroica Cuneense”, di Aldo Rasero - Ed. Mursia - 1985 si legge che dal 17 luglio 1942 iniziarono le partenze delle tradotte dal Cuneese: dalla stazione di Mondovì il 17 luglio, il 26 dalla stazione di Borgo San Dalmazzo, il 27 luglio alle ore 21 da Cuneo partì il convoglio numero 3 con il Comando di Divisione: ha così inizio il lungo viaggio dal Piemonte al Don.  La Divisione Alpina Cuneense quando si accinge a partire per il fronte Russo è costituita da: 1° Reggimento Alpini al comando del Colonnello Luigi Manfredi con Compagnia Comando Reggimentale, 84ª Compagnia cannoni controcarro e i Battaglioni "Ceva" (Tenente Colonnello Giuseppe Avenanti), "Pieve di Teco" (Maggiore Carmelo Catanoso), "Mondovì" (Maggiore Mario Trovato); 2° Reggimento Alpini al comando del Colonnello Luigi Scrimin con Compagnia Comando Reggimentale, 14ª Compagnia cannoni controcarro e i Battaglioni "Borgo San Dalmazzo" (Tenente Colonnello Piero Palazzi), "Dronero" (Maggiore Agostino Guaraldi), "Saluzzo" (Maggiore Carlo Boniperti); 4° Reggimento Artiglieria Alpina al comando del Colonnello Enrico Orlandi con Batteria Comando Reggimentale e i gruppi "Pinerolo" (Tenente Colonnello Ugo Lucca), "Mondovì" (Tenente Colonnello Mariano Rossini) e "Val Po" (Tenente Colonnello Bernardo Cresseri); IV Battaglione Misto Genio al comando del Maggiore Giovanni Mazzone, servizi divisionali e reggimentali.)

Fiorentino mi racconta che lui seppe che Hitler non voleva che Mussolini inviasse i suoi militari perché pensava di invadere la Russia da solo e in breve tempo. Secondo lui, fu per questo che fermò il convoglio di tradotte in Germania. L’Alpino è informato poiché afferma che Mussolini insistette con Hitler e lo convinse ad accettare l’appoggio italiano. Fu realmente così e dice ancora Fiorentino:< Noi Alpini avremmo dovuto andare sulle montagne del Caucaso, anche se non eravamo equipaggiati, e addirittura Hitler ci fece andare sul Don, e fu peggio ancora!>

 Il trasporto ferroviario in Russia del Corpo d’ Armata Alpino. ebbe inizio il 14 luglio. La zona di sbarco si estese da Izyum a Uspenskaya, località distanti tra loro circa 400 chilometri. La Tridentina giunse per prima. Seguì la Cuneense che avrebbe dovuto concentrarsi a Uspenskaya a seguito però di intasamento della linea ferroviaria i suoi reparti furono invece scaricati in scali diversi sì che la divisione si frazionò fra Isyum e Uspenskaya. Il 19 agosto, quando già le divisioni alpine erano in marcia verso il Caucaso, giunse in contrordine per la pianura: la Tridentina partì in marcia per Millerowo e la Cuneense per Starobelsk, nel frattempo continua l'affluenza in zona anche della Julia. Fino al 7 settembre, l'incerto andamento delle operazioni sul fronte del XXXV Corpo di Armata, si ripercuote sull'impiego del Corpo di Armata Alpino. Il comando dell'armata, in attesa che si chiarisca la situazione, lo trattiene quale riserva in zona centrale di retrovia. L'8 settembre il Corpo Alpino viene assegnato al settore sul Don compreso tra Nowo Kalitwa e Pawlowsk, settore già presidiato dalla 294a Divisione germanica.

Fiorentino ricorda che quando giunsero nel settore a loro destinato, era a forma di “ciapin”(ferro di cavallo) trovarono dei capannoni in disuso e li occuparono ma i tedeschi li fecero sloggiare e li utilizzarono loro. <con i tedesch soma mai podisse voghe!”(con i tedeschi non siamo mai andati d’accordo!>

 Tra il 19 e 20 settembre ha luogo lo schieramento delle divisioni Julia e Cuneense, contemporaneamente il Comando Alpino si organizzò a Rossosch.

Gli chiedo quanta strada a piedi percorsero per arrivare sul Don e mi dice che avran percorso circa 500 chilometri. Non si sbaglia di molto poiché la Cuneense marciò da Gorlovka a Voroscilovgrad per 160 Km. poi da Voroscilovgrad a Starobelsk per 200 Km. e ancora da Starobelsk a Rovenki e Rossosc fino al Don  per ulteriori 200 Km. quindi un totale di 560Km. affardellati con uno zaino pesantissimo!

A Topilo, accampamento prima di giungere sul Don, furono invasi dai “ratin”(Topolini)

Sul Don seppur relegati fuori dai capannoni dai tedeschi, gli Alpini si organizzarono preparandosi all’imminente inverno. Scavarono delle grandi buche e le attrezzarono con cucine e dormitori realizzati con tronchi. Effettuavano pattuglie giorno e notte poiché oltre il Don vi erano i Russi. Gli sovviene di un suo compagno che fu ucciso dai Russi proprio mentre era di pattuglia. Fu un suo cugino BOERI LORENZO MANGO 10/8/1922 Data di Decesso: 6/10/1942 che abitava in Loc. Betlem di Neive e le cui spoglie vennero rimpatriate a fine guerra poiché sepolto nel Cimitero italiano prima del ripiegamento.

Fiorentino afferma che a pensare a quelle situazioni, ancora oggi a volte si arrabbia e gli vien da ridere considerando la leggerezza con cui furono inviati tutti quei soldati armati con il fucile”91” e male attrezzati contro un esercito armato con aerei, carri armati e ricorda il fuoco delle Katiusce, le mitragliatrici dei russi che sembravano “ fèr da sié”(falci messorie) e sparavano 72 colpi al minuto!

Ricorda dispiaciuto l’amico Bindello Luigi di Casasse di Neive che non tornò nonostante l’avesse ancora visto ormai fuori dalla “Sacca” di accerchiamento. Quando lui fu a casa si recò dai genitori per avere notizie ma li trovò disperati poiché il loro figliolo non era tornato.

CAPORAL MAGGIORE BINDELLO LUIGI DI GIOVANNI 9/3/1917 NEIVE

DIV.ALPINA CUNEENSE 2° RGT

Deceduto il 31 /01 1943 URSS

Luogo del decesso sconosciuto

Con il riaffiorare di questi ricordi, Fiorentino ha un momento di emozione forte e mi vuole precisare che molti fatti inerenti la Russia li ha voluti rimuovere. Mi dice:<furono troppo tristi> e asciuga qualche lacrima!

Dopo qualche minuto di silenzio riprende a raccontare.

 

Giunse l’attacco dei Russi e il “ si salvi chi può”. I Comandi Italiani avrebbero voluto restringere il Fronte per limitare un eventuale accerchiamento, ma pare che Hitler lo impedì.

Il 12 gennaio 1943 le forze sovietiche del Fronte di Voronež diedero inizio ad una nuova offensiva sull'alto Don che coinvolse il Corpo d'armata alpino che, dopo la disfatta di dicembre, aveva mantenuto le sue posizioni sul fiume affiancato sulla sinistra dalla debole 2ª Armata ungherese e sulla destra dal precario schieramento del 24º Panzerkorps tedesco. L'attacco sovietico, sferrato con il concorso di un numero molto elevato di unità corazzate, scardinò rapidamente le difese dell'Asse sui fianchi del corpo alpino che quindi venne aggirato. Dopo alcune controversie sulla ritirata, gli alpini iniziarono a ripiegare il 17 gennaio quando già i carri armati sovietici avevano travolto il quartier generale del 24º Panzerkorps e avevano occupato di sorpresa il quartier generale del corpo alpino a Rossosh. Ebbe quindi inizio una nuova drammatica ritirata nell'inverno russo in condizioni difficilissime. Le unità alpine, frammischiate a reparti sbandati ungheresi e ad alcuni reparti tedeschi, si aprirono la strada verso ovest con continui combattimenti che costarono pesanti perdite

Quando arrivò l’inverno, come tutti i soldati in Russia, Fiorentino patì il grande gelo, ma ebbe la fortuna di avere un consiglio importante da un Alpino che era un Medico. Fiorentino notò che si era tolto scarponi e calze e si massaggiava i piedi con la neve. Incuriosito, chiese cosa facesse e questi gli spiegò che era il modo per riattivare la circolazione ed evitare il congelamento. Appena sentì pungere le dita dei piedi, si ricordò del consiglio del medico e procedette con il massaggio con la neve, fu la sua salvezza e riuscì a continuare la marcia di ripiegamento. Nuovamente si commuove a ricordare le urla e i pianti dei militari che colpiti dal congelamento giacevano implorando aiuto.

Fiorentino rammenta che nel corso del ripiegamento si accordò con un compagno di Alba, un tal Ferrero, e procedettero insieme dividendo sofferenze, timori e il poco cibo che riuscivano a rimediare. Furono ospitati nelle Isbe russe e riuscirono a scampare al gelo dei giorni e delle notti di quel terribile Gennaio in Russia. Concedevano loro, che erano italiani, di riscaldarsi ai camini ma con i tedeschi non erano così cortesi. Anche le truppe russe avevano trattamenti diversi per gli italiani e i tedeschi, i primi non furono mai attaccati , invece Fiorentino mi conferma ciò che mi dissero i Reduci Carlo Capra, Ernesto Fenocchio, Giuseppe Marchetti, Dario Rivetti: <se catturavano dei tedeschi, Kaputt!>. Peraltro i tedeschi ribadisce l’Alpino Massa< …furono veramente crudeli con i russi, e questi si vendicarono!>.

A questo proposito osai chiedere se un fatto narratomi da un amico dell’Alpino Pichetta Celso medaglia d’argento al valor Militare poteva essere veramente accaduto: “ vide dei soldati tedeschi ubriachi che per farsi dare la Vodka da una madre, le presero il bimbo piccolo e mentre uno lo gettava in aria gli altri lo puntavano con i fucili!> A Fiorentino son venute le lacrime agli occhi  e ha soltanto annuito. Compresi di aver toccato un tasto troppo atroce e cambiai discorso.

Gli chiesi se ricordava qualche nome dei paesi russi incontrati durante il ripiegamento e mi disse di ricordarli poco anche perché avevano nomi difficili ma li confermò appena glieli accennai:

Staraja kalitva- Popovka- Novo Posojalovka –Garbusovo- Valuiki per un totale di circa centosessanta chilometri. Sono nomi che scrisse meticolosamente in un’ agenda che riponeva in una tasca del cappotto militare.

Purtroppo quando giunsero a Gomel, fuori dalla sacca, ricevettero le prime cure, lavaggi e disinfezione e fu sostituito il vestiario, così perse il prezioso diario dove aveva annotato nomi di città, indirizzi di compagni tra i quali anche quello di Ferrero di Alba che non riuscì più a reperire una volta a casa.   

 



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