MASSA
FIORENTINO è nato a Neviglie nel 1922 nella Cascina Piani.
<DIAMOCI DEL TU! Così siamo più amici!>
Dopo
l’arruolamento a Gennaio1941, effettuò le prime esercitazioni a Cuneo. A Luglio,
a 19 anni fu inviato in Russia. Ricorda che saranno state 50 Tradotte alla
stazione di Cuneo, tutto il Corpo d’Armata,( infatti nel libro: “L’eroica
Cuneense”, di Aldo Rasero - Ed. Mursia - 1985 si legge che dal 17 luglio 1942
iniziarono le partenze delle tradotte dal Cuneese: dalla stazione di Mondovì il
17 luglio, il 26 dalla stazione di Borgo San Dalmazzo, il 27 luglio alle ore 21
da Cuneo partì il convoglio numero 3 con il Comando di Divisione: ha così
inizio il lungo viaggio dal Piemonte al Don. La Divisione Alpina Cuneense quando si accinge
a partire per il fronte Russo è costituita da: 1° Reggimento Alpini al comando
del Colonnello Luigi Manfredi con Compagnia Comando Reggimentale, 84ª Compagnia
cannoni controcarro e i Battaglioni "Ceva" (Tenente Colonnello
Giuseppe Avenanti), "Pieve di Teco" (Maggiore Carmelo Catanoso),
"Mondovì" (Maggiore Mario Trovato); 2° Reggimento Alpini al comando
del Colonnello Luigi Scrimin con Compagnia Comando Reggimentale, 14ª Compagnia
cannoni controcarro e i Battaglioni "Borgo San Dalmazzo" (Tenente
Colonnello Piero Palazzi), "Dronero" (Maggiore Agostino Guaraldi),
"Saluzzo" (Maggiore Carlo Boniperti); 4° Reggimento Artiglieria
Alpina al comando del Colonnello Enrico Orlandi con Batteria Comando
Reggimentale e i gruppi "Pinerolo" (Tenente Colonnello Ugo Lucca),
"Mondovì" (Tenente Colonnello Mariano Rossini) e "Val Po"
(Tenente Colonnello Bernardo Cresseri); IV Battaglione Misto Genio al comando
del Maggiore Giovanni Mazzone, servizi divisionali e reggimentali.)
Fiorentino
mi racconta che lui seppe che Hitler non voleva che Mussolini inviasse i suoi
militari perché pensava di invadere la Russia da solo e in breve tempo. Secondo
lui, fu per questo che fermò il convoglio di tradotte in Germania. L’Alpino è
informato poiché afferma che Mussolini insistette con Hitler e lo convinse ad
accettare l’appoggio italiano. Fu realmente così e dice ancora Fiorentino:<
Noi Alpini avremmo dovuto andare sulle montagne del Caucaso, anche se non
eravamo equipaggiati, e addirittura Hitler ci fece andare sul Don, e fu peggio
ancora!>
Il trasporto ferroviario in Russia del Corpo
d’ Armata Alpino. ebbe inizio il 14 luglio. La zona di sbarco si estese da
Izyum a Uspenskaya, località distanti tra loro circa 400 chilometri. La
Tridentina giunse per prima. Seguì la Cuneense che avrebbe dovuto concentrarsi
a Uspenskaya a seguito però di intasamento della linea ferroviaria i suoi
reparti furono invece scaricati in scali diversi sì che la divisione si
frazionò fra Isyum e Uspenskaya. Il 19 agosto, quando già le divisioni alpine
erano in marcia verso il Caucaso, giunse in contrordine per la pianura: la
Tridentina partì in marcia per Millerowo e la Cuneense per Starobelsk, nel
frattempo continua l'affluenza in zona anche della Julia. Fino al 7 settembre,
l'incerto andamento delle operazioni sul fronte del XXXV Corpo di Armata, si
ripercuote sull'impiego del Corpo di Armata Alpino. Il comando dell'armata, in
attesa che si chiarisca la situazione, lo trattiene quale riserva in zona
centrale di retrovia. L'8 settembre il Corpo Alpino viene assegnato al settore
sul Don compreso tra Nowo Kalitwa e Pawlowsk, settore già presidiato dalla 294a
Divisione germanica.
Fiorentino ricorda che quando giunsero nel settore a loro destinato, era a
forma di “ciapin”(ferro di cavallo) trovarono dei capannoni in disuso e li
occuparono ma i tedeschi li fecero sloggiare e li utilizzarono loro. <con i
tedesch soma mai podisse voghe!”(con i tedeschi non siamo mai andati
d’accordo!>
Tra il 19 e 20 settembre ha luogo lo
schieramento delle divisioni Julia e Cuneense, contemporaneamente il Comando Alpino
si organizzò a Rossosch.
Gli chiedo quanta strada a piedi percorsero per arrivare sul Don e mi dice che
avran percorso circa 500 chilometri. Non si sbaglia di molto poiché la Cuneense
marciò da Gorlovka a Voroscilovgrad per 160 Km. poi da Voroscilovgrad a
Starobelsk per 200 Km. e ancora da Starobelsk a Rovenki e Rossosc fino al
Don per ulteriori 200 Km. quindi un
totale di 560Km. affardellati con uno zaino pesantissimo!
A Topilo, accampamento prima di giungere sul Don, furono invasi dai “ratin”(Topolini)
Sul Don
seppur relegati fuori dai capannoni dai tedeschi, gli Alpini si organizzarono
preparandosi all’imminente inverno. Scavarono delle grandi buche e le
attrezzarono con cucine e dormitori realizzati con tronchi. Effettuavano
pattuglie giorno e notte poiché oltre il Don vi erano i Russi. Gli sovviene di
un suo compagno che fu ucciso dai Russi proprio mentre era di pattuglia. Fu un
suo cugino BOERI LORENZO MANGO 10/8/1922 Data di Decesso: 6/10/1942 che abitava in Loc. Betlem di Neive e le cui spoglie
vennero rimpatriate a fine guerra poiché sepolto nel Cimitero italiano prima
del ripiegamento.
Fiorentino
afferma che a pensare a quelle situazioni, ancora oggi a volte si arrabbia e
gli vien da ridere considerando la leggerezza con cui furono inviati tutti quei
soldati armati con il fucile”91” e male attrezzati contro un esercito armato
con aerei, carri armati e ricorda il fuoco delle Katiusce, le mitragliatrici
dei russi che sembravano “ fèr da sié”(falci messorie) e sparavano 72 colpi al
minuto!
Ricorda dispiaciuto
l’amico Bindello Luigi di Casasse di Neive che non tornò nonostante l’avesse
ancora visto ormai fuori dalla “Sacca” di accerchiamento. Quando lui fu a casa
si recò dai genitori per avere notizie ma li trovò disperati poiché il loro
figliolo non era tornato.
CAPORAL MAGGIORE BINDELLO
LUIGI DI GIOVANNI 9/3/1917 NEIVE
DIV.ALPINA CUNEENSE 2° RGT
Deceduto il 31 /01 1943
URSS
Luogo del decesso
sconosciuto
Con il
riaffiorare di questi ricordi, Fiorentino ha un momento di emozione forte e mi
vuole precisare che molti fatti inerenti la Russia li ha voluti rimuovere. Mi
dice:<furono troppo tristi> e asciuga qualche lacrima!
Dopo
qualche minuto di silenzio riprende a raccontare.
Giunse
l’attacco dei Russi e il “ si salvi chi può”. I Comandi Italiani avrebbero
voluto restringere il Fronte per limitare un eventuale accerchiamento, ma pare
che Hitler lo impedì.
Il 12 gennaio 1943 le forze sovietiche del Fronte di
Voronež diedero inizio ad una nuova offensiva sull'alto Don che coinvolse il Corpo d'armata alpino che, dopo la disfatta di dicembre, aveva mantenuto le sue posizioni sul
fiume affiancato sulla sinistra dalla debole 2ª Armata ungherese e sulla destra
dal precario schieramento del 24º Panzerkorps tedesco. L'attacco sovietico, sferrato
con il concorso di un numero molto elevato di unità corazzate, scardinò
rapidamente le difese dell'Asse sui fianchi del corpo alpino che quindi venne
aggirato. Dopo alcune controversie sulla ritirata, gli alpini iniziarono a
ripiegare il 17 gennaio quando già i carri armati sovietici avevano travolto il
quartier generale del 24º Panzerkorps e avevano occupato di sorpresa il
quartier generale del corpo alpino a Rossosh. Ebbe quindi inizio una nuova
drammatica ritirata nell'inverno russo in condizioni difficilissime. Le unità
alpine, frammischiate a reparti sbandati ungheresi e ad alcuni reparti
tedeschi, si aprirono la strada verso ovest con continui combattimenti che
costarono pesanti perdite
Quando
arrivò l’inverno, come tutti i soldati in Russia, Fiorentino patì il grande
gelo, ma ebbe la fortuna di avere un consiglio importante da un Alpino che era
un Medico. Fiorentino notò che si era tolto scarponi e calze e si massaggiava i
piedi con la neve. Incuriosito, chiese cosa facesse e questi gli spiegò che era
il modo per riattivare la circolazione ed evitare il congelamento. Appena sentì
pungere le dita dei piedi, si ricordò del consiglio del medico e procedette con
il massaggio con la neve, fu la sua salvezza e riuscì a continuare la marcia di
ripiegamento. Nuovamente si commuove a ricordare le urla e i pianti dei
militari che colpiti dal congelamento giacevano implorando aiuto.
Fiorentino
rammenta che nel corso del ripiegamento si accordò con un compagno di Alba, un
tal Ferrero, e procedettero insieme dividendo sofferenze, timori e il poco cibo
che riuscivano a rimediare. Furono ospitati nelle Isbe russe e riuscirono a
scampare al gelo dei giorni e delle notti di quel terribile Gennaio in Russia. Concedevano
loro, che erano italiani, di riscaldarsi ai camini ma con i tedeschi non erano
così cortesi. Anche le truppe russe avevano trattamenti diversi per gli
italiani e i tedeschi, i primi non furono mai attaccati , invece Fiorentino mi
conferma ciò che mi dissero i Reduci Carlo Capra, Ernesto Fenocchio, Giuseppe
Marchetti, Dario Rivetti: <se catturavano dei tedeschi, Kaputt!>.
Peraltro i tedeschi ribadisce l’Alpino Massa< …furono veramente crudeli con
i russi, e questi si vendicarono!>.
A questo
proposito osai chiedere se un fatto narratomi da un amico dell’Alpino Pichetta
Celso medaglia d’argento al valor Militare poteva essere veramente accaduto: “
vide dei soldati tedeschi ubriachi che per farsi dare la Vodka da una madre, le
presero il bimbo piccolo e mentre uno lo gettava in aria gli altri lo puntavano
con i fucili!> A Fiorentino son venute le lacrime agli occhi e ha soltanto annuito. Compresi di aver
toccato un tasto troppo atroce e cambiai discorso.
Gli
chiesi se ricordava qualche nome dei paesi russi incontrati durante il
ripiegamento e mi disse di ricordarli poco anche perché avevano nomi difficili
ma li confermò appena glieli accennai:
Staraja
kalitva- Popovka- Novo Posojalovka –Garbusovo- Valuiki per un totale di circa
centosessanta chilometri. Sono nomi che scrisse meticolosamente in un’ agenda
che riponeva in una tasca del cappotto militare.
Purtroppo
quando giunsero a Gomel, fuori dalla sacca, ricevettero le prime cure, lavaggi
e disinfezione e fu sostituito il vestiario, così perse il prezioso diario dove
aveva annotato nomi di città, indirizzi di compagni tra i quali anche quello di
Ferrero di Alba che non riuscì più a reperire una volta a casa.
Pres. Gruppo Alpini Dario Stella Reduce Massa Fiorentino