venerdì 1 settembre 2023

 SAGLIETTI MARIO 1930 ARGUELLO 

https://youtu.be/xACmMcehCJ4   Alla fiera di Cravanzana




Andavo due volte alla fiera di Cravanzana! Durava due giorni, anche tre(ra féra cita per rangé i cont) "la fiera piccola" per saldare i conti.   Il 31Agosto c’era la fiera dei “crin” (maiali) e il primo settembre quella delle pecore, vitelli beu e altri animali. Andavo ad aiutare un negoziante dei Tre Cunei che portava i “crinet” (maialini), Caricavamo un po’ di gabbie con i maialini su di un “carton” (carro) trainato da un cavallo e li portavamo là. Sti maialini venivano venduti tutti e verso le cinque o le sei di sera quando non ne aveva più si tornava a casa. Ao lindoman ( il giorno dopo) si portavano i vitelli, buoi e mucche ed io andavo con mio padre. La nostra famiglia proviene da una cascina sita in una località denominata “Boerin”  e per questo noi siamo conosciuti tutti con lo”Stranom” (soprannome)”Boerin”. Comunque già i nonni e poi zii e mio padre furono commercianti di bovini! Ed io non so contare gli animali che ho portato alla Fiera di Cravanzana.


Con mio padre si portavano i buoi, tre o quattro coppie a seconda dei soldi che si avevano, mio zio ad esempio, avendo più possibilità ne portava sempre quattro o cinque coppie!

Mi ricordo delle file di animali e la piazza gremita! Ogni”particolar”(contadino) portava a vendere o comprava animali, scendevano dalla Micera sotto lo stradone poi passavano alla Masseria e scendendo in Belbo risalivano a Cravanzana.

Storie di Masche ai Tre Cunei

https://youtu.be/P7d7JrETZVY  LA MASCA DEI "CAVALLOTTI"


Una volta andai ad arare in un campo sotto Tre Cunei e dopo un’ora che “lavorava” (aravo) mi accorsi di essere sempre al punto di partenza. Avevo già il trattore, ma non mi rendevo conto di essere fermo, il mezzo faceva rumore ma dopo un’altra mezz’ora decisi di smettere. Tornai a casa e lasciai il trattore. Lo raccontai ai miei che si misero a ridere, ma io ero preoccupato, poi mi venne in mente che ai “Cavalott” abitava “la Perra” una vecchia che dicevano avesse Il libro del Comando. Il giorno dopo, di buon mattino, tornai dal campo e in un’ora arai benissimo il campo.

 

DA PIÙ GIOVANE

Quando avevo sedici anni, una volta, mio padre mi mandò a Roddino a prendere un vitello. Io partii seppure ci fossero due sponde di neve alte settanta ottanta cm. Quando al ritorno fui dal curvone dopo il bivio di Albaretto Torre, il vitello che avevo legato ad una fune ed aveva camminato docile da Roddino fin lì, si coricò sulla sponda di neve e iniziò a ruzzolare nella riva. A me sfuggì la fune e disperato guardando il vitello che continuava a rotolare iniziai a urlare. Accorse Gioanin Promio, padre di Renzo e cercò di consolarmi dicendomi che il vitello era laggiù. Io corsi a casa a chiamare mio padre e mio fratello che accorsero. Il vitello era in fondo alla riva e non si alzava, temevamo si fosse rotto le gambe. Gioanin decise di andare a prendere “il rabèl” slitta attaccata alle due mucche per caricare il vitello e attraverso la strada che c’era in fondo riportarlo sulla provinciale. Così si fece e quando fu sulla strada il vitello si rimise da solo sulle quattro zampe lasciandoci tutti stupiti! Siccome faceva buio, Gioanin propose di lasciare il vitello nella sua stalla che era lì vicino e di andare a ritirarlo il giorno dopo. Si fece così, e il giorno dopo andammo io mio fratello e lo zio Placido, papà di Remo, a ritirare il vitello. Ci avviammo tenendolo in due per il Muzèll(museruola) ed io per la coda. Tirando e spingendo arrivammo allo stesso punto del giorno prima, ma percorrendo il lato sx della strada, così da evitare che finisse nuovamente nella riva. Tuttavia , in tre non riuscimmo ad impedirgli di andar a sdraiarsi verso  il luogo dove aveva iniziato a ruzzolare il giorno prima.

Là seduto rimase finchè non arrivò nuovamente Giovanni Promio che ci aiutò a rimetterlo in piedi. Pesava circa trenta miriagrammi (300 chili!) Ripartimmo col vitello e con grandi sforzi si riuscì a portarlo in stalla a Tre Cunei. Il mistero del vitello che finiva oltre la neve ce lo spiegò Gioanin : <ai Cavallotti vi era una donna che dicevano fosse Masca!>

https://youtu.be/lpAPBCbGgNw     UCCISIONE DELLA MAESTRA

I tedèsch ran massame ra maestra!

Il 12 Febbraio 1945 io ero a scuola a Lequio Berria. La mia maestra era Capello Lucia di Ceresole d’Alba . Arrivarono i Tedeschi evidentemente perché avevano saputo che da “Ceron” c’erano i partigiani. Ricordo benissimo che era “Mèsdì e chèicos!” si sentì sparare e la maestra ci disse :” bambini state qui buoni che io vado  a vedere cosa è successo!” Venne ad accompagnare l’altra insegnante che abitava proprio nella casa “ch’ìi divo da Ceron” e arrivarono nel bel mezzo della sparatoria. Una maestra rimase solo ferita mentre la mia insegnante fu uccisa. Successe che quando i tedeschi con le camionette furono  prima di arrivare in paese dove c’è ora il monumento ,qualche partigiano sparò e iniziò così la sparatoria! Vers mès bot (verso le  dodici e trenta un’altra  maestra ci fece uscire da scuola e noi che venivamo verso i Tre Cunei passammo dove c’era stata la sparatoria .Vedemmo dei lenzuoli che coprivano dei morti e qualcuno disse “Ran massò ra nostra maestra!” (hanno ucciso la nostra maestra!) ma c’erano i tedeschi e “Ran pano fanra voghé!”(non ce l’hanno lasciata vedere!). Ci fecero filare “pèi dra losn e noi na pao der diao”!(come il fulmine e noi avevamo una paura del diavolo!)

A iéra propi na brava fomra! Mi m’ra sogn ancora adèss! (era proprio una brava donna! Me la sogno ancora adesso! Mi fece scuola dalla prima elementare alla quarta e poi me l’hanno ammazzata! 

 


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