SAGLIETTI MARIO 1930 ARGUELLO
https://youtu.be/xACmMcehCJ4 Alla fiera di Cravanzana
Andavo
due volte alla fiera di Cravanzana! Durava due giorni, anche tre(ra féra cita
per rangé i cont) "la fiera piccola" per saldare i conti. Il 31Agosto c’era la fiera dei “crin” (maiali) e il primo settembre
quella delle pecore, vitelli beu e altri animali. Andavo ad aiutare un
negoziante dei Tre Cunei che portava i “crinet” (maialini), Caricavamo un po’ di
gabbie con i maialini su di un “carton” (carro) trainato da un cavallo e li
portavamo là. Sti maialini venivano venduti tutti e verso le cinque o le sei di
sera quando non ne aveva più si tornava a casa. Ao lindoman ( il giorno dopo)
si portavano i vitelli, buoi e mucche ed io andavo con mio padre. La nostra
famiglia proviene da una cascina sita in una località denominata “Boerin” e per questo noi siamo conosciuti tutti con
lo”Stranom” (soprannome)”Boerin”. Comunque già i nonni e poi zii e mio padre
furono commercianti di bovini! Ed io non so contare gli animali che ho portato
alla Fiera di Cravanzana.
Con mio padre si portavano i buoi, tre o quattro coppie a seconda dei soldi che si avevano, mio zio ad esempio, avendo più possibilità ne portava sempre quattro o cinque coppie!
Mi ricordo delle file di animali e la piazza gremita! Ogni”particolar”(contadino) portava a vendere o comprava animali, scendevano dalla Micera sotto lo stradone poi passavano alla Masseria e scendendo in Belbo risalivano a Cravanzana.
https://youtu.be/P7d7JrETZVY LA MASCA
DEI "CAVALLOTTI"
Una volta andai ad arare in un
campo sotto Tre Cunei e dopo un’ora che “lavorava” (aravo) mi accorsi di essere
sempre al punto di partenza. Avevo già il trattore, ma non mi rendevo conto di
essere fermo, il mezzo faceva rumore ma dopo un’altra mezz’ora decisi di
smettere. Tornai a casa e lasciai il trattore. Lo raccontai ai miei che si
misero a ridere, ma io ero preoccupato, poi mi venne in mente che ai “Cavalott”
abitava “la Perra” una vecchia che dicevano avesse Il libro del Comando. Il
giorno dopo, di buon mattino, tornai dal campo e in un’ora arai benissimo il
campo.
DA PIÙ GIOVANE
Quando avevo sedici anni, una
volta, mio padre mi mandò a Roddino a prendere un vitello. Io partii seppure ci
fossero due sponde di neve alte settanta ottanta cm. Quando al ritorno fui dal curvone
dopo il bivio di Albaretto Torre, il vitello che avevo legato ad una fune ed
aveva camminato docile da Roddino fin lì, si coricò sulla sponda di neve e
iniziò a ruzzolare nella riva. A me sfuggì la fune e disperato guardando il
vitello che continuava a rotolare iniziai a urlare. Accorse Gioanin Promio,
padre di Renzo e cercò di consolarmi dicendomi che il vitello era laggiù. Io
corsi a casa a chiamare mio padre e mio fratello che accorsero. Il vitello era
in fondo alla riva e non si alzava, temevamo si fosse rotto le gambe. Gioanin
decise di andare a prendere “il rabèl” slitta attaccata alle due mucche per
caricare il vitello e attraverso la strada che c’era in fondo riportarlo sulla
provinciale. Così si fece e quando fu sulla strada il vitello si rimise da solo
sulle quattro zampe lasciandoci tutti stupiti! Siccome faceva buio, Gioanin
propose di lasciare il vitello nella sua stalla che era lì vicino e di andare a
ritirarlo il giorno dopo. Si fece così, e il giorno dopo andammo io mio
fratello e lo zio Placido, papà di Remo, a ritirare il vitello. Ci avviammo
tenendolo in due per il Muzèll(museruola) ed io per la coda. Tirando e
spingendo arrivammo allo stesso punto del giorno prima, ma percorrendo il lato
sx della strada, così da evitare che finisse nuovamente nella riva. Tuttavia ,
in tre non riuscimmo ad impedirgli di andar a sdraiarsi verso il luogo dove aveva iniziato a ruzzolare il
giorno prima.
Là seduto rimase finchè non
arrivò nuovamente Giovanni Promio che ci aiutò a rimetterlo in piedi. Pesava
circa trenta miriagrammi (300 chili!) Ripartimmo col vitello e con grandi
sforzi si riuscì a portarlo in stalla a Tre Cunei. Il mistero del vitello che
finiva oltre la neve ce lo spiegò Gioanin : <ai Cavallotti vi era una donna
che dicevano fosse Masca!>
https://youtu.be/lpAPBCbGgNw UCCISIONE DELLA MAESTRA
I tedèsch ran massame ra maestra!
Il 12 Febbraio 1945 io
ero a scuola a Lequio Berria. La mia maestra era Capello Lucia di Ceresole
d’Alba . Arrivarono i Tedeschi evidentemente perché avevano saputo che da
“Ceron” c’erano i partigiani. Ricordo benissimo che era “Mèsdì e chèicos!” si
sentì sparare e la maestra ci disse :” bambini state qui buoni che io vado a vedere cosa è successo!” Venne ad
accompagnare l’altra insegnante che abitava proprio nella casa “ch’ìi divo da
Ceron” e arrivarono nel bel mezzo della sparatoria. Una maestra rimase solo
ferita mentre la mia insegnante fu uccisa. Successe che quando i tedeschi con
le camionette furono prima di arrivare
in paese dove c’è ora il monumento ,qualche partigiano sparò e iniziò così la
sparatoria! Vers mès bot (verso le
dodici e trenta un’altra maestra
ci fece uscire da scuola e noi che venivamo verso i Tre Cunei passammo dove
c’era stata la sparatoria .Vedemmo dei lenzuoli che coprivano dei morti e
qualcuno disse “Ran massò ra nostra maestra!” (hanno ucciso la nostra maestra!)
ma c’erano i tedeschi e “Ran pano fanra voghé!”(non ce l’hanno lasciata
vedere!). Ci fecero filare “pèi dra losn e noi na pao der diao”!(come il
fulmine e noi avevamo una paura del diavolo!)
A iéra propi na brava
fomra! Mi m’ra sogn ancora adèss! (era proprio una brava donna! Me la sogno
ancora adesso! Mi fece scuola dalla prima elementare alla quarta e poi me
l’hanno ammazzata!
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