FENOCCHIO MICHELINO NEVIGLIE 1920 NEIVE 2004
GENEALOGIA DEI FENOCCHIO DI TREZZO TINELLA NEVIGLIE NEIVE
DE
FENOCHIJS DOMENICO 1700 ? E VITTORIA
GENERANO NEL 1728
DE FENOCHIJS CARLO CHE SPOSA DOMENICA NEL 1771
GENERANO NEL 1772
FENOCCHIO GIUSEPPE CHE SPOSA CLARA
GENERANO NEL 1793
FENOCCHIO FELICE CHE SPOSA MANZONE MARGHERITA NEL 1822
GENERANO NEL 1823
FENOCCHIO GIUSEPPE ANTONIO
e NEL 1825 FENOCCHIO LUIGI + APRILE 1903
SPOSA MARCARINO MARGARITA
RIMANE VEDOVO
SPOSA CANOBIO AGNESE di NN di Benevello
Fenocchio Luigi e
Marcarino Margherita
Concepirono a Neviglie : nel1840 Margherita Rosa
Nel 1862 MariaLuigia
Nel 1867 MariaMargherita
La mamma morì in giovane età.
Luigi sposò in seconde
nozze
CANOBIO AGNESE DI GENITORI IGNOTI
Il 14 settembre 1870
mamma Agnese da alla luce
il primogenito
Al quale viene imposto il
nome di GIORGIO Muore in tenera età
IL 29 MARZO 1874
NASCE GIOVANNI (+ NEL
1875)
IL 4 GENNAIO 1877
NASCE MARIATERESA (+NEL1877)
IL 23 LUGLIO 1878
NASCE ANNA MARIA (+NEL 1879) padrino è
FENOCCHIO ANTONIO DI TREZZO E MADRINA MARCARINO ANNAMARIA
IL 4 SETTEMBRE 1880
NASCE ANTONIO (+1886)
IL 12 GIUGNO 1884
NASCE GIUSEPPE (NONNO
PINOTU)
IL 4 MARZO 1888
NASCE FELICE ( COME IL
NONNO PATERNO + NEL 1888)
L’11 SETTEMBRE 1891
NASCE LUIGI (+1892)
Nonno Pinoto UNICO
SUPERSTITE DEI FIGLI DI LUIGI E AGNESE
nel 1912 sposa Arossa Maddalena
(Mdlinin)di Arossa Pinin ( figlio di Arossa Michele di Raimondo ) 1863
1957
AROSSA MADDALENA
IL 30 APRILE 1920
Da MADDALENA AROSSA E GIUSEPPE
Carmelina Agnesina Michelino Ernestin Luigi
NELLA FOTO MANCA VITTORIO DEL 1915
STORIA DI MICHELINO MIO
PADRE
Quel mattino Michelino si alzò di buon' ora. Il giorno prima aveva aiutato Il fratello Vittorio ad approfondire il
pozzo in fondo al cortile dei Toninètt. Era sceso anche Teresio dallo Stofagn e
avevano lavorato a estrarre il tufo che Vittorio spaccava nel pozzo. Quando
aveva la tinozza piena dava una voce e loro tiravano con la corda che scorreva
alla “tiora” . Intanto che il fratello picconava loro due se ne stavano a
chiacchierare e Michelino aveva confidato a Teresio che il giorno dopo sarebbe
andato a “giustesse”(lavorare) da “caglié”(ciabattino) a Neive. Lavorare la
terra, sia all’aperto che nei pozzi non faceva per lui, era attratto dal lavoro
manuale e aveva capito che il suo destino era nella meccanica. Osservava la
macchina a fuoco che portavano per battere il grano e il trattore testa calda
che lo trainava e sognava il lavoro in una officina. Sapeva che a Neive vi
erano i fratelli Rivetti che riparavano dalle biciclette alle moto ai camion e
trattori.
Andò nella stalla dove c’era il papà
Pinoto e gli disse che sarebbe andato a Neive. Il padre senza smettere di
lavorare con il tridente gli rispose:< dillo a tua madre>. Madlinin stava
mungendo la capretta e le pecore nello Stabbio sotto la scala. Le disse:< Io
vado a Neive a cercarmi un lavoro, mi dai la mia parte?> Laconica, Madlinin
:< Dove dormi stasera?> - <Ho già parlato con Gioaninèt di Moretta e
vado da lui> M.<Stasera vieni a dormire a casa e per la parte, togliti
pantaloni e camicia poi puoi andare> Michelino comprese, salì in cucina,
prese un pezzo di pane e una mezza toma li avvolse in un foglio di Gazzetta
d’Alba e li mise nella borsa di stoffa che gli era servita da cartella. La mise
a tracolla e si avviò. Sentì lo sguardo del padre e della madre che erano
usciti per vedere cosa avrebbe fatto. Non si voltò, sarebbe tornato alla sera.
Prese il sentiero che attraversava il
prato delle fotografie e giunse nell’aia della Cascina Raimond dove vivevano i
nonni Pinin e Toina con Barba Michlin e magna Pinota. Nonna Toina stava
scopando l’aia, si fermò e gli chiese dove andasse così presto. Michelino si
spiegò e la nonna sorridendo chiamò nonno Pinin. Questi gli diede due soldi e
< se ne avanzi comprami una sigala>. Gli diedero indicazioni e gli
consigliarono di parlare a loro nome con Loizin, era il loro caglié di fiducia.
Rincuorato dalle parole e dai soldi dei
nonni riprese il cammino spedito. Attraverso il Tinella in Moretta e fece il
sentiero che passava sotto le cascine Valera, German e Soch. Era un po’
preoccupato per come doveva presentarsi ma sereno per le decisioni prese. Al
ponte del Diavolo cominciò a sentire i rumori del paese, la sega di Giaco ‘d
Rivètt era già in funzione e nel cortile di Dogliotti c’era un camion pronto a
partire col carico di ghiaccio. Si era fermato una volta, con suo padre
tornando dal mercato, a vedere la fabbrica del ghiaccio. Ebbe il tempo di
attraversare la strada e il ponte che giunse Giacon Tognin con il cavallo nero
e il tombarèll, a cassetta c’era il figlio Carlucio. Li salutò con una mano e
questi risposero con uno schiocco di frusta. Percorse Via De Revello e vide la
stazione ferroviaria, transitò un treno che buttò fuori un gran sbuffo di fumo.
Quando Michelino fu al passaggio a livello ebbe modo di vedere i macchinisti
neri come “spacia fornèi”(spazzacamini), entrando in galleria azionarono il
fischio del vapore e il suono si perse tra il fumo e lo sferragliare. Il
ferroviere Pin aprì le barre azionando la manovella e attraversò passando a
salutare Marietta Revello cugina di suo padre, che aveva il commestibile di fronte
al negozio di coloniali di Edera. Dopo averle spiegato perchè era venuto a
Neive,Maireta gli preparò un sanguiss con salame che ripose nella sacca. Salutò
anche madama Talina del bar e Monsù Oreste Imass e finalmente arrivò da Loizin
Gallarato. Stava mettendo fuori il banchetto e lo scagnetto. Dentro il
laboratorio si vedeva un mucchio di scarpe e zoccoli. Michelino salutò e con
astuzia esordì < si potrebbe imparare il mestiere di ciabattino?> Loizin prese
la forma e gliela passò dicendogli < vuoi solo imparare o anche
guadagnare?> M.< Certo che se guadagno qualcosa è anche meglio>
L.<Bene, allora all’opera, siediti e togli la suola a quegli zoccoli, e gli
mise in mano un cacciavite e un martello per togliere i chiodi> Iniziò così
il lavoro da calzolaio, era una postazione ideale. Al di là del corso Vittorio
Emanuele c’era Piazza Garibaldi con in fondo la stazione e la vinicola l’ala
era subito oltre la strada, ma soprattutto c’era la visuale sull’officina
Rivetti. Tuttavia per ora avrebbe imparato un primo mestiere, se poi era
destino, e se lo sentiva, sarebbe diventato Meccanico.
1934
Il lavoro non mi dispiace, anche se guardo con invidia Ilario e Mario che trafficano nell’officina del fratello Pinoto. Vedo che riparano i camion e le macchine e mi piacerebbe poter imparare quel mestiere : Meccanico. Un giorno o l’altro chiedo a Pinoto se mi prende da apprendista!
Ecco che arriva quel “blagheur”
(saccente) di Guido, oh! oggi ha le braghe bianche . Se mi chiama nuovamente
“cu bass”(sedere basso), gli faccio un bello scherzetto.
Guido-Ciao cu bass a vala?
Michelino – scapiss ca va ben, ansette pura an
sro scagnett.
Gli ho messo un pò di
pece, così si sistema le braghe bianche . Dopo vedremo se mi deride ancora.
APPRENDISTA MECCANICO DA
TOSO PIETRO
Qui di lavoro non ce n’è molto,
in compenso si ride perchè Pietro scherza sempre. Gli ho chiesto perchè il
cesso che guarda sulla strada ferrata ha solo un pezzo di tenda fino a metà e
lui mi ha risposto con la sua voce stridula: -Piciorin! da sota it conoso pà!
(stupidino, da sotto non ti conoscono!)
APPRENDISTA MECCANICO DA
RIVETTI PINOTO
Finalmente imparo qualcosa , in officina arrivano moto(BSA, mi hanno detto che la sigla significa :Bisogna Saper Andare! macchine( Topolino e Balilla ) e camion(Ro e Trero)Sovente si va a riparare qualche camion o trattore a testa calda delle macchine trebbiatrici.Con Ilario(il più giovane dei Rivetti sono già amico(mi ha confidato che vuole fare l’aviatore.) Io preferisco stare in terra.
BARBIERE AI TONINET
Ai Toninet faccio il
barbiere e sono riuscito a convincere mio papà a comprarmi una vecchia poltrona
da barbiere. I clienti non mancano e oggi che è sabato farò la barba a mio
padre.
Pinoto: bèica ‘d nèn
taieme e lassme i barbiz!
Michelino: (i baffi non mi
sono mai piaciuti! Glieli accorcio un pò, anche se so che mi sgriderà)
guarda che bella rasatura ti ho
fatto.
Pinoto : A che farinello
mi hai tagliato i baffi neh? Allora non ti pago.
VENDITORE DI SMENS ED BIGATT E COMPRATORE DI PELLI DI CONIGLIO
Siamo del 1938 e in attesa
di partire militare cerco di fare qualche soldino girando con la bicicletta a
vendere a once le uova di baco da seta e intanto compro qualche pelle di
coniglio. Le vendo poi a mio fratello Luigi, lavora da Bocchino ad Alba (in
conceria).Girando con la trebbiatrice ho conosciuto parecchie cascine e così le
madame mi tengono le pelli e comprano “la smens”.
Non vedo l’ora di partire militare! Ma spero non mi mandino al fronte. MIO PADRE MICHELINO
DA CODROIPO 8 SETTEMBRE
1943
Qui non si stava male.
Certo mi mancava Anna!
Nella libera
uscita conobbi Pietro Rossi e Bepin Geronazzo, colleghi del reparto autieri,
avevano le ragazze che abitavano nelle campagne dei dintorni. Le famiglie erano
veramente ospitali con noi militari. Aiutavano anche i “disertori”.
All’otto
Settembre si seppe dell’armistizio e con altri decisi di fuggire dalla Caserma.
Il Capitano ci riunì nel cortile e ci avvisò che chi disertava non doveva poi
tornare indietro e sapere che rischiava di essere catturato dai Tedeschi e
deportato.
Rimanere in
caserma, voleva dire fare la fine del topo, scappare era probabile essere catturati.
Qualcosa bisognava rischiare! La famiglia di Maria mi aveva fornito un
pantalone e un maglione neri decisi di indossarli e di scavalcare il muro. Non
avevo più pensato che i cani del Capitano non dicevano nulla ai militari in
divisa, ma con i civili si inferocivano! Infatti mi presero di mira, unico in
abiti borghesi. e mentre uscivo dalla caserma mi strapparono i pantaloni, fortunatamente
senza ferirmi. Per non dare ulteriormente nell’occhio passai da Maria di Pietro
e me li cucì. Con altri riuscii a lasciare quel paese e quella gente a cui mi
ero veramente affezionato.
Utilizzare la
ferrovia era troppo pericoloso, già pieno di Tedeschi, e allora ritenemmo
meglio tenere la campagna.
Eravamo in
tanti che scappavamo dalle caserme e ci aiutavamo a schivare sia i Tedeschi che
i Partigiani. Questi ultimi in parecchi casi furono comprensivi e inoltre
avevano altro da fare: tenere d’occhio i Tedeschi che nella loro ritirata si
erano ulteriormente incattiviti e ne combinavano di tutti i colori.
E proprio vero
che il mondo è piccolo! In un boschetto da dove si vedeva il fiume che dovevamo
attraversare, incontrai Sandro Ternavasio, anche lui sbandato. Ci salutammo
calorosamente ma entrambi ci dicemmo che si era in troppi a tenere lo stesso
percorso ed eravamo a rischio di visibilità! Salutammo gli altri e ce andammo
io e Sandro da soli! Il problema fu come attraversare il fiume senza essere
visti dai tedeschi che controllavano il ponte e il guado. Provammo a fermare un
contadino con un carro di fieno trainato da un cavallo e gli chiedemmo se sapeva
indicarci dove attraversare il fiume senza essere visti e lui senza tante
parole ci fece segno di nasconderci sotto il fieno. Fu un’ottima idea! Ad un
incontro ravvicinato con dei tedeschi tememmo controllassero il carico, ma il
contadino fu abile nel dare indicazioni ai tedeschi che cercavano un posto per
mangiare e così la scampammo. Con tanta paura, arrivammo nell’aia del contadino
ma, boia fauss, mi accorsi di aver perso le scarpe che avevo tolte perché
facevano male. Non tornai indietro a cercarle e per fortuna il contadino si
rivelò un’anima buona, avendo notato che cercavo le scarpe me ne diede un paio
delle sue, un po’ grandi e malandate ma mi condussero fino a casa.
Bisogna
proprio dire che la provvidenza esiste.
Quando fece
notte ripartimmo e ringraziammo quella famiglia. Mi commossi pensando ai miei e
alla famiglia di Anna. Tuttavia bisognò andare e non lasciarsi scoraggiare.
Durante una
pausa in un rifugio confidai a Sandro il “voto” che volevo assolvere: Se
riuscivo a tornare a casa sano e salvo sarei andato a piedi in pellegrinaggio a
Bra al Santuario della Madonna dei Fiori. Sandro apprezzò l’idea e si unì al
mio PROPOSITO. Passammo attraverso molte peripezie, ma riuscimmo ad arrivare,
Sandro a Neive, ed io ai Tuninèt. A casa non ci fu tempo di festeggiare,
dovetti subito collaborare con altri per preparare nascondigli poiché si seppe
che spesso transitavano truppe nazifasciste sia in Val Tinella che a Neviglie
ed in Moretta. Correndo tanti rischi tornai a lavorare da Pinoto Rivetti e fui
chiamato in molte occasioni a riparare le auto e i camion dei Partigiani, e
andai a far le stagioni “drè ra macchina da bate! (macchina per trebbiare).
Riuscivo anche ad andare a salutare la mia cara Anna. Ci andavo in bici o con
qualche moto da provare! Si era tutti tristi e preoccupati! Tra mille pericoli,
paure e morti si giunse al termine della guerra!
Nell’ autunno
1945 con Sandro combinammo di assolvere quel voto fatto durante la fuga di
ritorno dal Friuli! Non fummo completamente di “parola” poiché anziché andare a
piedi a Bra, ci andammo in bicicletta. La Madonna parve comunque gradire poiché
mi aiutò a metter su famiglia e a condurre una vita tutto sommato
soddisfacente!
Settembre 1945 Michelino e Sandro vanno in pellegrinaggio a Bra Madonna dei fiori
Mio fratello Vittorio andrà sul fronte Greco,mio fratello Luigi è in Africa .
A SIENA NEI CARRISTI
Sono in tanti e si fa la
“vijà’” come da noi, c’è un tale che chiamano Mini e ha una gran bella voce.
Ho saputo però dove abita e domani provo ad andare davanti la casa. Bene c’è una “Topia” e una donna nel cortile .Sarà sua mamma? Parto da lontano: Salve madama , non mi offre un grappolo d’uva?
Domenica : certo, ho due figli militari lontano e spero
qualcuno dia da mangiare anche a loro.
Michelino..- ha solo due figli?
Luigi, Bastianin, MarioNonna Domenica, mamma Anna
M.-Io sono di Neviglie vicino ad Alba e ho anche tre
fratelli e due sorelle, i miei sono contadini ma io sono meccanico, e se lei
permette qualche sera accompagno Anna a casa.
D.- AH! se lei è d’accordo va bene.
-Ecco Anna che arriva , lo chieda a lei. Ho dato un
grappolo di uva a questo soldato che si chiama Michele e viene da Alba.
E’ fatta, la mamma l’ho conosciuta e domani l’aspetto
dalla Filatura e le parlo.
Anna è molto bella ,ma ha due occhi tristi a causa dei
fratelli lontani. Spero di conquistarla e farla sorridere, ma sarà dura.
Ho visto Mini, il cantore
che ho conosciuto nell’aia dove si spogliava la meliga, e anche lui ha girato
nella vietta che porta alla casa dei Borri “ Tre dì” .Hanno questo soprannome
poichè il “Cé” il bisnonno si taglio due dita con la FAUSSIJA( Falce).O boia!,
Mini è il padre di Anna.
Sono proprio una buona
famiglia! Il padre Mini è della congregazione dei Battuti e porta
Stasera vado ad aspettare
Anna, ma il riso del rancio è troppo caldo e finisce che faccio tardi,è meglio
se metto un po’ di acqua fredda. Certo che sa già di poco e così sa di niente !
ma devo sbrigarmi se voglio vederla.
IN FUGA CON LA SERTUM DEL
CAPITANO
Ieri ne ho combinata una
delle mie. Sono andato a provare
Accidenti, ho saputo che
tra poco il nostro gruppo Officina si trasferisce a Codroipo, così rischio di
non vedere Anna per un bel po’. Io e un mio amico ,anche lui in prigione,
abbiamo deciso di scardinare la porta della cella per andare a salutare le
ragazze poichè domani si parte, che Dio ce la mandi buona!
Nella libera uscita ho conosciuto Pietro Rossi e Bepin Geronazzo, sono colleghi del reparto autieri e hanno le ragazze che abitano nelle campagne dei dintorni. Le famiglie sono veramente ospitali con noi militari.Aiutano anche i disertori . Si comincia sentire aria di destabilizzazione.Il Capitano ci ha riuniti nel cortile e ci ha avvisati che chi diserta non deve poi tornare indietro e deve poi saper che rischia di essere catturato dai Tedeschi.
•
Certo che, se rimaniamo in caserma abbiamo
capito che facciamo la fine del topo, se scappiamo è probabile che siamo
catturati. Qualcosa bisogna rischiare! Una famiglia mi ha fornito un pantalone
e un maglione neri e mentre uscivo dalla caserma i cane lupo del Capitano mi
hanno strappato il pantalone. Fortunatamente non mi hanno ferito. La ragazza di
Pietro Rossi, Maria, me li ha cuciti e così son riuscito a partire.
•
Utilizzare la ferrovia è troppo pericoloso, è
pieno di Tedeschi,e allora è meglio tenere la campagna. Siamo in tanti che
scappiamo dalle caserme e ci aiutiamo a schivare sia i Tedeschi che i
partigiani. Questi ultimi comunque sono comprensivi e inoltre hanno altro da
fare: devono tenere d’occhio i Tedeschi che nella loro ritirata sono
incattiviti e ne combinano di tutti i colori.
•
E’ proprio vero che il mondo e piccolo! In un
boschetto da dove si vede il fiume che dobbiamo attraversare, ho incontrato
Sandro Ternavasio ,anche lui sbandato. Il problema è ora come attraversare il
fiume senza essere visti dai tedeschi che controllano il ponte e il guado.
Proviamo a fermare un contadino con un carro di fieno trainato da un cavallo e
gli chiediamo se sa indicarci dove possiamo attraversare il fiume senza essere
visti e lui senza tante parole ci fa segno di nasconderci sotto il fieno. E’
una bella idea! Speriamo non venga in mente ai tedeschi di controllare il
carico. Con tanta paura è andata, arriviamo nell’aia del contadino ma ,boia
fauss , mi accorgo di aver perso le scarpe che mi ero tolte perché mi facevano
male, Certo non torno indietro a cercarle. Il contadino è veramente un’anima
buona, ha notato che cercavo le scarpe e me ne ha dato un paio di sue.
•
Bisogna proprio dire che la provvidenza
esiste.
•
Quando fa notte ripartiamo e ringraziando
quella famiglia mi commuovo pensando ai miei e alla famiglia di Anna. Tuttavia
bisogna andare e non lasciarsi scoraggiare.
•
Se riesco a tornare a casa sano e salvo andrò
a piedi in pellegrinaggio a Bra al Santuario della Madonna dei Fiori, anche
Sandro si è unito al mio “ voto”, verrà con me a Bra.
Arrivo a casa
Settembre 1945
•
Sono tornato , e sono subito andato a
Sommariva da Anna a chiederle di sposarmi. La mamma Domenica mi ha chiesto se
ho già casa e quando le ho detto che inizialmente avremmo abitato ai Tuninetti
con i miei ha commentato: “io ho vissuto con la suocera e piuttosto che Anna
faccia la stessa esperienza
preferisco vederla portare via morta!”
•
Vuol dire che mi organizzo. Ecco che ho
trovato una camera ammobiliata in via De Revello da Giannuzzi(er comissionè. La
bottega per adesso è in società con Sandro Ternavasio a casa sua. Lavoro ne
abbiamo, ripariamo biciclette e facciamo rimessaggio per chi viene al mercato.
•
Comunque penso già a mettermi per conto mio,
a maggio ’46 ci sposiamo.
• Il 12 Maggio dopo esserci sposati rientriamo a Neive e siccome c’è la festa del paese stiamo in bottega fino a tardi ad aspettare chi è andato a ballare venga a ritirare le biciclette. L’incasso è stato buono.
Il 12 Maggio del 1946 io e Michelino ci
sposammo. Dai Toninèt arrivarono in macchina a Sommariva del Bosco Michelino e
sua sorella Agnesina. L’automobile era una Balilla guidata da Lucio Revello.
Dopo esserci sposati nella Chiesa Parrocchiale
partimmo per andare al pranzo di nozze che si tenne ai Toninet. Facemmo
il viaggio con Felice e Agnesina che erano i testimoni di nozze e una damigiana
legata sul portapacchi.
Arrivati ai Toninet ,trovammo gli amici
e parenti di Michelino che avevano preparato la porta nuziale. Formata da un
intrico di nastri e rami, Michelino dovette aprirla con le mani e poi
attraversarla portandomi in braccio tra gli applausi .
Il pranzo fu preparato nella casa dei
nonni.
Il matrimonio fu celebrato di sabato e
alla sera a Neive vi era la Festa di Maggio. Michelino ,a quel tempo, aveva
l’Officina per la riparazione biciclette da Oreste Imasso ed effettuava anche
il servizio
Posteggio Biciclette per le persone che
andavano a ballare. Il ballo terminò verso l’una dopo Mezzanotte e io mi
sdraiai sul sofà nel retrobottega .Faceva freddo e Michelino accese una
stufetta a gas. Quando tutti ebbero ritirato la bicicletta ci recammo a dormire
nella camera ammobiliata che mio marito aveva affittato dalla “Bongioana” in
via De Revello a Neive. Successivamente , il falegname “Gilio” ci costruì la
cucina formata da un tavolo di legno smaltato bianco con pietra di marmo di
Carrara e un mobiletto anche in legno per il fornello a gas, e la camera da
letto in legno di ciliegio con letto ,armadio con specchio ovale e porte con
formelle scolpite e cassettiera con specchiera. Quando fu pronta la sistemammo
nella camera affittata dai Sig.ri Strazzarino in fondo alla piazza Garibaldi.
• Ci spostiamo come camere da Imasso e spero di riuscire a rilevare la bottega di Aldo Gaio che si trova in Corso Scagliola di fronte al Bar Trattoria di Madama Talina e del figlio Gigi sposato con Dina del
"Fratin."
Qui sul corso, nella casa di Giordano ci sono due camere e un retrobottega con il servizio. Di fianco alla officina abbiamo la cucina: un sofà di velluto rosso , un tavolo bianco con la pietra di marmo e un buffet pure bianco che ci ha costruito il falegname Virgilio. E’ il padre di Delia la pettinatrice che ha il laboratorio di fianco alla nostra cucina.
Siccome ho trovato due camere da Strazzarino Pinotin e Felicina nella casa in fondo alla piazza, ho commissionato a Virgilio una camera da letto. A Maggio arriva il nostro primo figlio, speriamo sia maschio!
Stamane abbiamo provato la scossa del nostro amore: Anna stava cucinando al
fornello elettrico, le sono arrivato dietro e le ho dato un bacio, soltanto che
io ero scalzo e lei sul legno , mi ha dato una “patèla di scossa” che pensavo
di star secco! Sarà meglio che isoli bene il fornello.
e dietro
Al di là del corso, vicino al passaggio
livello vi è la casa di Revello Lucio e Maria con
|
Continuando, e praticamente davanti alla
nostra officina al di là della strada c’è
Di
fianco all’ala e di fronte a Pinoto
vi è la casa di Rivetti Mario e Ilario con l’officina auto e camion.
LA MIA OFFICINA DA GIORDANO
Mi sono accordato
con Aldo Gaio per rilevare la sua bottega . Gli darò sessantamila lire come
buonuscita e per rilevare il banco da lavoro e la “stagera”. Certo che è una
bella cifra , ma la posizione li vale . Con la vendita delle biciclette spero
di poter restituire presto quanto mi ha prestato mio papà Pinoto. Pover uomo è
ancora scioccato dalla perdita dei soldi dovuta al fallimento della banca
Strazzarino.
Stamattina mi è
successa bella, è arrivato Gaio per avere la seconda parte di quanto gli devo e
ha avuto il becco di chiedermi un aumento. Non ci ho più visto, gli ho mollato
un pugno e gli ho detto che non gli avrei dato altro. Mi son pentito , ma ormai
è fatta. Madama Talina che ha seguito la scena è venuta a sgridarmi per ciò che
ho fatto e comunque mi ha detto “ sta
tranquil ! mi e rò vist niente”.
Il banco da lavoro
è bello robusto , ci sono già un pò di chiavi e altre ne comprerò.
Ho fatto venire
Steo Cafot perché prenda le misure per una stagera con tanti cassetti per i
ricambi cicli e moto e per un banco sul quale fare salire le moto per le
riparazioni. Mi farà anche lo scagnetto sul
quale metto la bacinella per provare le camere d’aria . Al soffitto ho fissato
un’asta con i ganci per appendere i copertoni delle biciclette , e ho attaccato
due cavi per sollevarle appendendole al
manubrio e alla sella e poterle riparare. In vetrina metto qualche pezzo di
ricambio( campanelli, manopole, retine per le bici da donna, catarin frangenti,
clips per i pantaloni, dinamo, le camere
d’aria) qualche pompa , qualche piccola torcia e le pile “superpila 100 ore”
per i trifolao.
Per i ricambi mi
servo da Marengo di Asti , il negozio dove ho già comprato qualche bicicletta.
Sono andato in treno ad Asti e per risparmiare sul trasporto sono tornato a
casa in bicicletta, certo è faticoso , ma la fatica se ne va quando vedo il
guadagno.
MERCOLEDÌ TRENTA APRILE 1952
La macchina di
Lucio e Felicin ‘d Revel era un 1100 “Musone del 1947”. I fratelli Revello avevano il servizio pubblico, cioè
trasportavano le persone a pagamento.
A quei tempi mio
padre vendeva e riparava biciclette e motociclette. La giardinetta arriverà,
d’occasione e marchiata Santucci per portare radio e macchine da cucire.
Lunedì 28 Aprile
1952 nella notte mia madre capì che avevo deciso di uscire a vedere com’era
fatto il mondo. Lo disse a Michelino che di buon’ora si vestì con “il toni
polid” e lasciò Anna e Jucci per avvisare Felicin di venire da Strassarin a
caricare la mamma per destinazione la Casa di Cura di Alba.
Prima di
scendere avvisò Pierina ‘d Vaca che “Anna a rà dì co rè ora”.(Anna ha detto che
è ora!).”
Pierina intese e
percorse il ballatoio della casa per tintinnare ai vetri della camera da letto
sopra la Drogheria Strazzarino e aiutare Anna e Jucci a prepararsi. Mia sorella
aveva già 5 anni e sapeva che in attesa della mia nascita sarebbe andata ai Toninetti
dai Nonni Madlinin e Pinoto.
Michelino quel mattino avvisò Madama Talina di mandare comunicazione tramite telefono pubblico a Giuseptinina, telefono pubblico di Sommariva del Bosco, per nonna Menica. Non aprì la bottega, ma prese il Guzzino e caricò Jucci, la accompagnò ai " Toninèt".
Tornò verso le
nove e si avviarono con Lucio verso Alba. La mamma era preoccupata ma felice di
alleggerirsi nel vero senso della parola giacchè con il mio fardello era
aumentata di ben 10 Kilogrammi.
Ricoverata, era
molto più tranquilla e pur tra i dolori trascorse una notte serena anche perché
confortata da Nonna Menica giunta ad Alba in treno accompagnata da Luigi, il
più giovane dei Borri.
Il Dottor Vecco
il martedì visitò la mamma e sentenziò “se ai sucéd niente prima, doman et doma
na man e èt foma caté,valo bin?” ( Se non succede niente prima, domani ti
aiutiamo e ti facciamo partorire, va bene?)
Non si sapeva se ero maschio o femmina, tuttavia vi era una grande attesa per sto secondogenito/a di Anna e Michelino. Ai Toninèt Madlinin bisbigliava che secondo lei non era il caso che Anna andasse a “comprare” ad Alba: <Ra sgnora a vor andé a caté a r’ospidal! Angelina rà levatriz andavla pì nén ben!? >- commentava acida.
Invece Nonno Pinoto silenzioso seduto sullo scalino elevava una preghiera perché tutto andasse bene. Ogni volta che una donna aveva un parto gli tornava alla mente sua madre Agnese che perse ben dieci degli undici figli prima che raggiungessero l’anno di vita. Lui era l’unico sopravvissuto.
Jucci stava volentieri ai Toninèt ma da quando
era arrivato Luigi di Agnesina sposata allo "Stofagn" con Teresio Vola, si
sentiva un po’ trascurata.
Mercoledì 30
Aprile 1952 San Mariano, alla Casa di Cura, verso le undici, una infermiera che
in seguito si fece Suora, disse a Anna che le avrebbe messo una maschera per
addormentarla, di respirare a fondo e di stare tranquilla. Quando ebbe smaltito
l’anestesia ancora nel torpore, Anna sentì il Dott.Vecco che diceva “Chielsì dandua a
lè sòrti?”reggendo per i piedi un bambolotto urlante. Il Dottore rispose a mia madre che
in Italiano chiese :”Il bambino sta bene?”
Dottor Vecco:”Prima
d’l’andurmia a parlava Piemontèis adess Italian. <Sì sì a lè in bel masciòt ed 5
chilo e 4 eto!”
Intanto al bar da Talina era arrivata la notizia che Anna aveva avuto un maschietto .Talina attraversò la strada e battendo sulla spalla di Michelino che stava riparando una bici appesa ai cavi, disse burlona: <N’atra matota!> Michelino un po’ deluso ma felice commentò”reu capì che dovreù travajé finché rabelrò i patin!>( ..ho capito, dovrò lavorare finchè sarò vecchio!>
Talina: <Ma
no,schérss o rè in matotin! > scherzo si premurò di dire.
Mio padre
rincuorato, andò a cambiarsi e corse con la giardinetta, che gli aveva prestato
l’amico Irmo, vicino ad Anna che gli aveva regalato il maschietto, quello che
sperava sarebbe stato il bastone della sua vecchiaia.
Sono intento a riparare una bicicletta quando sento il Ragioniere Albesano (Direttore della Banca) che urla : “ran robà an banca ! “ Esco e gli dico di salire sulla Lambretta che li inseguiamo.
Sono andati verso Castagnole, noi andiamo fino a Boglietto ma non vediamo nessuno e così torniamo indietro. Io sono in canottiera e quando arrivo da Talina c’è quel burlone di Gigi Rabellino che mi dice : “Ti hanno sparato Michelino? “ rispondo “no perchè?” “Hai la canottiera bucata, ma ,tranquillo, non c’è sangue!” Boia di un Gigi , scherza sempre.
Nel 1948 arriva
Palmo Chiola ,cognato di Cortevesio e mi chiede di impiantare un distributore
di Benzina. Acconsento con piacere perché vuol dire aumentare il lavoro che da
rimessaggio vendita e riparazione
biciclette si è ampliato alla vendita e riparazione scooter e moto.
Mi hanno impiantato
un distributore della Petrol Caltex,per ora va più miscela che benzina.
Infatti circolano
più moto e lambrette che automobili.
Ho preso contatti
per avere la concessionaria di alcune marche di moto. Ho venduto un Rumi a
Valerio Giacosa e un Paperino a Pippo Barberis ma devo procurarmi le moto
Parilla ,MV,MiVal,Guzzi e Gilera.I giovani vogliono sentire i motori cantare e
andare veloci.
Valerio vuol
cambiare il Rumi perchè dice :” Non ne ho visti altri, devono aver costruito
solo quello!”
Pippo con il
Paperino (trasmissione a rullo)quando scendono due gocce di pioggia deve
pedalare come un forsennato perchè il rullo slitta sul copertone.
MV e Gilera sono le
più richieste perchè vincono le gare motociclistiche, ma Parilla e MiVal sono
più concorrenziali. Anche il Guzzino è una moto che piace anche se con le marce
al serbatoio è poco sportivo.
Ho conosciuto i rappresentanti di provincia delle marche che cercavo, sono:
per
per
per
Ho
conosciuto IRMO SANTUCCI DI ALBA. E’ un Perito Elettrotecnico che mi ha
proposto di vendere radio. Inizialmente lo accompagno nelle famiglie che conosco e lui porta una radio e
la presenta e la lascia in prova. Anche questa è un’esperienza che mi piace ,
Irmo ha la capacità di ammagliare con le parole soprattutto le signore. Così ,
se si riesce a convincerle di provare per una settimana la radio in genere
convincono i mariti e gli suoceri o padri ad acquistarla.
Per
ora andiamo in moto e mettiamo la radio dentro un sacco, ma se le vendite
continuano così Irmo mi procura una Giardinetta furgonata FIAT.
Abbiamo caricato la radio sulla Vespa di
Teresio e siamo partiti alla volta della Cascina Chiappa dei Ferrero di Trezzo
Tinella. E’ una grande cascina proprio sotto il Pilone del Chiarla. Ci abitano
i Ferrero ai quali ho già venduto una Moto Gilera. I cani in cascina non
mancano ma Irmo li tacita.
Ecco esce Osvaldo, il figlio più giovane
che corre ad avvisare: iè Michelino ‘d Neive con natr monsù, i son an Vespa.(C’è
Michelino di Neive con un altro signore, sono in Vespa.
La mamma ha un foulard in testa e sta
accendendo la stufa. Ci saluta e ci invita ad entrare, intanto dalla stalla
arriva il padre con l’altro figlio Carlo. Nella cucina c’è fumo e bruciano gli
occhi, la signora si scusa dicendo che oggi la stufa non ha tiraggio. Presento
Irmo e proponiamo di lasciare una radio in prova, Giovanin,l o zio, è sordo ma
ha capito subito che vogliamo vendere qualcosa e dice ridendo che non hanno
soldi. Irmo gli dice che vogliamo far provare la radio e che se piace prendiamo
poi in cambio un vitello. Ridendo tutti dicono: alora o s po’ fesse! I ragazzi
sono incuriositi, ma anche gli adulti sembrano accondiscendenti a provare la
radio. Irmo lascia parlare me in piemontese e intanto prepara la radio e il
baffo per l’antenna. Quando è pronta fa girare la manopola da Osvaldo, che non
aspettava altro e si accende l’occhio magico, dopo un attimo di attesa
Ecco il notiziario. Lo zio felice
commenta : ra sènt fina mi. LA SENTO ANCH'IO!) Certo, astutamente Irmo ha alzato il volume e ha cambiato lunghezza d’onda mettendo della
musica. Spiega ai ragazzi che possono sentire le canzoni di Sanremo e agli
adulti che il gazzettino del Piemonte porta le notizie del giorno.
Sembrano interessati e orgogliosi di
essere i primi ad avere la radio alla Chiappa, però vogliono sapere quanto
costa . Irmo spiega che il pagamento non è un problema, per ora: voi potete tenerla e ascoltarla ,se ci sono dei problemi passate
da Michelino e io vengo a vedere. Quando sarete soddisfatti parleremo del
pagamento.
Va ben – dice il Capofamiglia – lasséra.
Se masnà ravo piasì dra radio.(lasciatela, sti bambini avevano piacere della
radio.
Beviamo un bicchier di vino, salutiamo i
Ferrero e ci avviamo versio la Frazione Fiori. Qui mi fermo da Badellino a
chiedere se vogliono avere una radio in prova e dopo avere spiegato le
condizioni riceviamo un altro assenso. Irmo ed io siamo soddisfatti, due tentate vendite in un
giorno, è un buon inizio.
Mentre torniamo Irmo si complimenta con
me sia per la capacità di convinzione che per l’abilità di guida e commenta:
certo che se tutte le vendite fossero facilitate da un buon bicchiere di vino
sarebbe meglio e più piacevole lavorare!
RADIO A TOMLIN GIACORIN E TERESINA DELPIANO
Quando arrivo in Rivetti soprana vado
nel cortile da Italo e mi fermo sul marciapiede ,esce la mamma e:- Noi ce
l’abbiamo già la radio ma se vuoi venderla qui c’è tota Delpiano.
E’ una signorina sulla sessantina, non
sembra una contadina, ha una retina in testa dalla quale spuntano alcuni bigodi
e qualche becco d’oca, si vede che si è fatta la permanente da sola. Ha due
begli occhi azzurri e un sorriso intrigante, la camicetta bianca con la gonna nera lasciano
intuire un qualcosa di signorile.
Eh ! mi piacerebbe avere la radio e non
doverla andare a sentire dai vicini ma non so se i miei fratelli sono
d’accordo.
Dove sono sti fratelli?
Tomlin è nella stalla e Giacorin sta
arrivando con la mucca.
Allora possiamo parlarne.
Saluta contenta la signora Maria, e rablanda lèst i socrèt (Trascinando svelta gli zoccoletti) mi fa strada sul marciapiede verso casa loro.
Il loro pezzo di casa si affaccia sulla
strettoia della strada che porta alla Longoria. Aldilà della strada c’è la
stalla, vi esce Tomlin con i pesanti
zoccoli di legno e cuoio, è un omone ma dal viso simpatico e dice alla sorella : accompagnalo in casa
che aiuto Giacorin a staccare la mucca e veniamo.
Mi fa entrare tenendomi la porta senza
serratura e con la carrucola che fa scorrere il cordino con il sacchetto di
sabbia, appena dentro grazie al meccanismo la porta si chiude. La poca luce
filtra da un finestrino e mi permette di vedere il soffitto con i travi in
legno intonacati .Il pavimento è pure di legno con grandi assi, c’è profumo di
lilla misto all’odore di fumo e cariso della stufa che troneggia davanti al
camino.
Tota Delpiano : Mi scusi per l’ardriss!(disordine)
Ma qui sa , siamo in campagna e i miei fratelli hanno pochi riguardi.
A conferma di quanto detto entrano prima
Giacorin e poi Tomlin, il primo con i gambali infangati e il secondo con gli
zoccoli “Ambusà” sporchi di sterco.. Sembrano Cric e Croc . Giacorin va nel vano che ho capito essere il cucinino,
poiché intravedo il lavandino di pietra e il secchio con la ”cassa”(mestolone
per l’acqua), prende una bottiglia di vino e una di acqua con la macchinetta, è
acqua”viscì”(con la bustina di idrolitina
o salitina M-A.)
Tomlin il più grosso : bèivti dèr vin o
dr eva?
Michelino -Assaggio volentieri il vostro
vino.
Giacorin : Ro pistoma con i nostri pè ,
nevei Teresina? Rivolgendosi con delicatezza alla sorella che sta seduta sul
sofà alto con le sbarre e i pomi di ferro.
Con le gambe penzoloni dall’alto sofà ,
Teresina sembra una bambina disciplinata che attende di essere interpellata dai
grandi. Annuisce all’affermazione del fratello e con un sorriso mi dice : A l’è
bon? Capisco che hanno origine montagnina.
Quando tiro fuori dalla scatola la radio
si fanno tutti e tre intorno al tavolo e all’unisono : Che bela!
Quando poi la sposto sul sofà per
inserire la spina e accendo e si illumina l’occhio magico sento che c’è un
grande silenzio, poi l’uccellino del gazzettino del Piemonte rompe il silenzio
e Giacorin:
Bèn ,vist ca fonssiona ,Teresina pia i
sod.
Teresina: mi sei pa andoa ca son! (Io non so dove sono!). Con un
sorriso Tomlin lentamente sale la scaletta di legno che porta alle camere da
letto e nonostante io dica che a pagare c’è tempo lui non mi ascolta e torna con il portafoglio a fisarmonica con
la catena attaccato, si siede e lo posa sul tavolo tenendovi una mano sopra.
Avete imparato a farlo funzionare ? Io non ci capisco nulla e non voglio
saperne niente.
Da oggi i Delpiano sono i miei migliori clienti. Me ne vado da quella semplice casa apprezzando il legame di tre fratelli anziani dediti al lavoro e rispettosi del ruolo di ognuno.
Cappellina“anverderamà” (Macchiata di verderame),tabacco in bocca, foulard sudato, panciotto con catena e orologio, ha un bastone in mano per toccare la mucca che è ancora attaccata alla carretta carica di erba. <Ciao Michelino, sei venuto a riprenderti la radio? La moglie e i figli non te la danno mica più!> Rispondo< No No, sono venuto a farvi vedere questa moto!> - < ..ma ne abbiamo già una!> Michelino:< eh, i figli sono tre!> <Ah, devo sempre spendere, non sono mica la banca d’Italia!> Uno dei figli, mentre stacca la mucca dice: <abbiamo bisogno di un’altra moto, una per portare la mamma al mercato e una per portare te!> Il padre< non sappiamo ancora come andrà la vendemmia e poi sarebbe meglio comprare un “Gas” (fornello) alla moglie. Tu, Michelino li vendi i “Pibigas”?>
Tonin <Bene, allora vieni
in casa, beviamo “na stissa” (un goccio) e ne parliamo.> I figli mi
strizzano l’occhio e mi fanno segno di entrare. Loro intanto rimirano la moto.
Il padre con voce stentorea < Ciadlé se bestie prima co vèna neut!> (Date
da mangiare alle bestie, prima che venga notte!). La camera è affumicata e
buia, la moglie sta mescolando nella
pentola del minestrone che è mezza dentro la stufa. Il profumo non è male, ma
temo che stasera a cena mangeranno solo minestra. Sul tavolo c’è un fiasco una
toma e un pezzo di salame.
Tonin < Sa! fèti
sina con noi?> (Fai cena con noi?)
Michelino < no
grazie, la moglie e la bambina mi aspettano per cena>
Tonin<Allora bevi un
bicchier di vino> La padrona di casa, timidamente interviene: <offrigli
almeno un pezzo di toma!> Tonin <prenditelo Michelino, con noi devi
essere dezgenà (a tuo agio)> Mentre assaggio il formaggio chiedo a Maria se
le robiole le produce lei. Maria< ne faccio poche, ma gliene do una> e
subito mi prepara il pacchetto <per sua fomra!> Ringrazio, anche se so
che Anna non la assaggerà perché è “schinfioza”.
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