venerdì 15 settembre 2023

 

 

MOSSIO CARLO ARGUELLO 1940



Mio padre fu da mezzadro alla Masseria di Arguello dal 1939, quando tornò da “richiamato” fino al 1948, anno della alluvione, e ci trasferimmo ad Alba.

Io sono nato nel 1940 e ricordo che nel periodo della guerra passavano sia i Partigiani che i militi della Repubblica.

Dopo la guerra zio Luigi andò ad Alba e zio Pietro prese il forno e la bottega di Arguello, così papà rimase da solo a lavorare e prendeva sempre dei Servitò ad aiutarlo. Ricordo bene un tale che di nome faceva Franco e poi ebbe per parecchi anni suo nipote, figlio di zia Marcellina e barba Rico, era Beppe detto “Sivorin”. Dormivo con luipoichè avevamo tre camere da letto. Una dove dormivano papà e mamma, una per la nonna Paolina e la zia Aurelia,e le mie sorelle e quella dei servitò dove dormivo anch’io.

 

Beppe era una “sagoma” ma non aveva tanta voglia di lavorare e così faceva sempre disperare mio papà. Era un artista, sempre zufolava o cantava o faceva musica con una canna, una zucchettà due cucchiai, con il manico della scopa sul pavimento ecc. A volte andava a qualche festa e poi non tornava neppure al lunedì, lasciando in difficoltà il papà che aveva o il fieno o da tagliare il grano. Tuttavia Nando, mio padre dopo tante sgridate lo perdonava sempre.

 

I GIROLON  

 

https://youtu.be/7OBNAnD8iQM  

 

Ricordo personaggi che passavano alla cascina e si fermavano poco. Non erano mendicanti, chiedevano se vi erano delle sedie da impagliare o attrezzi da riparare o molare. Qualcuno aiutava a pulire la stalla e in cambio otteneva un piatto di minestra, un bicchiere di vino e da dormire sul fienile o nella stalla.Si fermavano poco, non più di un giorno o due.  

ÈR frascà


La cascina della Masseria era situata sul percorso dove si passava per raggiungere Cravanzana. Siccome ai primi di Settembre passavano tante persone che si recavano o tornavano dalla Fiera di Cravanzana, Il papà organizzava una Frascà (un gazebo dove i viandanti potevano sostare per bere un bicchier d’acqua o di vino.Sul percorso vi erano altre frascà ed anche solo Dòz (fontanelle di sorgente dove si prendeva una foglia di “lapass” Lapazio, la si piegava e la si utilizzava per bere

 

LE VIJÀ

 

https://youtu.be/zt5mUUOamgw      

 

Soprattutto in autunno ed inverno, i vicini venivano a vijé. Ci si metteva principalmente nella stalla, che era il posto naturalmente più caldo.Gli uomini giocavano a carte e qualcuno raccontava storie della guerra o di “masche”. Le donne sferruzzavano e le ricordo anche in cucina sedute dentro il fornèll “camino” spento posto dietro alla stufa di ghisa di quattro piazze. Prima che arrivasse la corrente elettrica si accendeva un lume a petrolio o un’acetilene, ma non lo si teneva molto acceso sia per risparmiare sia perché ad una certa ora si andava a letto poiché al mattino verso le cinque ricordo che il papà scendeva per “Ciadlé èr bestie” e la mamma e la zia andavano a prendere l’acqua alla “tampa”.

Nella tampa, le donne andavano a lavare i panni e sciacquare la lessija (bucato) ma si mettevano a mollo le canne di canapa che poi venivano battute e sfibrate per ottenere filamenti che venivano “pettinati” con gli appositi pettini e quindi “filati” per essere lavorati ai ferri come la lana o per corde e cordini o ssere portati dagli artigiani che avevano i telai e tessevano i lenzuoli Nella tampa mettevano anche i “gorèt” rami di salice affinchè si ammorbidissero e poi li utilizzavano per legare le viti.

 

DA CHIERICHETTO

 

https://youtu.be/lzuH2WvyRi4 

 

Da ragazzino venivo in paese per “Servire messa “ e al pomeriggio della Domenica partecipare al Vespro. Era Parroco Don Odello che scherzosamente diceva “ chi non ha mai visto Torino e Arguello non ha mai visto niente di bello. Era un povero Prete che con la Perpetua Lena avevano anche poco da mangiare. Per recuperare qualcosa da mangiare andava ad aiutare nella vigna il Parroco di Lequio Berria che aveva molto più”Beneficio parrocchiale”.

Quando a fine anno presentava ai parrocchiani il Bilancio delle entrate ed uscite della Chiesa terminava dicendo: questo è il Bilancio e se non ci credete andate dal Vescovo e riferitegli che DON ODELLO PARROCO DI ARGUELLO MANDA IL PAESE A RABELLO!.

 

 

 

RAGAZZINO AL PASCOLO E A SCUOLA

 

Andai a scuola nella costruzione che era di fianco alla Chiesa di San Frontiniano. Avevo un maestro molto severo che una volta essendo andato a scuola senza aver svolto i compiti mi chhiuse nella scuola. La mamma non vedendomi tornare  venne a vedere dove fossi, ma nel frattempo io ero uscito dalla finestra e ci incontrammo all’Arditao. Una volta non si prendevano provvedimenti , e ricordo che beccai anche due scapaccioni dalla mamma. Presi gli schiaffoni e andai al pascolo con le pecore.

 

Una volta mi mandarono a prendere del latte di mucca in paese per la sorellina Lucia. Tornando a casa, giocherellavo con la bottiglia di vetro piena di latte e mi cadde rompendosi. Immaginando la sgridata che avrei subito a casaprovvidi ad  organizzarmi. Vidi la mia compagna di scuola Rita dèr Grop che pascolava pecore e capre sotto casa e le chiesi di procurarmi una bottiglia , Lei ben felice di aiutarmi corse a casa e tornò con una bottiglia che io riempii mungendo le sue caprette. Mi pare di ricordare che il latte di capra non piacque a Lucia, ma non fui scoperto ed evitai botte e sgridata.

AL BONOM

Nel 1948 ci trasferimmo ad Alba e andammo ad abitare al borgo chiamato “Bonòm” situato poco distante dal torrente Cherasca. Anche qui le scorribande i giochi  e le birbonate non mancarono.

 

Nascondevo i fumetti sul buffet della cucina e una volta, per prenderne uno lanciato un po’ indietro, mi appesi e rovesciai il buffet frantumando tutto il contenuto, fortunatamenteio riuscii ad evitaredi rimanervi sotto e anche la nonna Paolina seduta di fianco non fu colpita. Mamma Marina mi corse dietroma riuscii a fuggire. Tornai quando le acque si furono calmate ma non evitai le sgridate di papà e mamma.

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