FERRINO ANGELO E BEPPE
CASTINO RICORDANO
il papà ROMANO REDUCE di guerra e della Prigionia
FERRINO ROMANO DI CARLO
CASTINO 1917
Fu arruolato nel 1937 nella Guardia di Frontiera, quindi partecipò alla Guerra di Francia
Nel giugno 1940 la "Acqui" si trovava dislocata lungo il confine con la Francia, in Valle Stura (settore Colle del Ferro-Argentera-Colle della Maddalena-Colle Ruberent); tra il 23 e il 24 giugno la Divisione partecipò alla Battaglia delle Alpi Occidentali, occupando la conca di Condamine e la Val Ubajette. Dopo l'Armistizio di Villa Incisa la "Acqui" fu trasferita nuovamente in territorio metropolitano, venendo stanziata in Veneto.Il 6 dicembre 1940 ebbe inizio il trasferimento della "Acqui" in Albania; entro il 18 dicembre la Divisione si trovava schierata sul fronte greco-albanese, tra la zona di Himara e la Valle Shishitza. Nei giorni seguenti i reparti della "Acqui" parteciparono ai primi combattimenti, volti ad arrestare l'offensiva greca verso Valona..........................
e in seguito inviato sul fronte Greco albanese con la Divisione Acqui
Terminata la campagna di
Grecia, la "Acqui" venne trasferita con compiti di presidio nelle
isole Ionie, ripartita tra Corfù, presidiata dal 18º Reggimento fanteria,
comandato dal colonnello Luigi Lusignani, e da parte del 33º Reggimento artiglieria,
e Cefalonia, in cui era acquartierato il resto.
I tedeschi, per i quali Cefalonia e Corfù avevano una rilevante importanza strategica, poiché controllavano l'accesso al golfo di Corinto, decisero di prendere con la forza il controllo dell'isola dopo aver inviato un ultimatum al comando italiano, e accompagnandolo a varie azioni belliche, come il disarmo di reparti e batterie isolati e la presa di prigionieri italiani.
1940-1943
Il figlio Beppe ricorda alcuni
aneddoti che sentì raccontare dal padre.
Veniva a Castino un signore di
Torino Bosca Franco, si sedevano su
una panca della piazza e intanto che io giocavo con i miei compagni loro si
raccontavano della loro vita militare, dei psti e delle caserme in cui erano
stati. Ogni tanto mi soffermavo ad ascoltarli, ma mai li udii raccontare della
prigionia. Lui partì arruolato nella guardia di frontiera e raccontava delle
Barricate di Ponte Bernardo in valle Stura e della breve guerra con la Francia.
Poi fu inviato come soldato dell’Artiglieria Alpina sul fronte Greco -albanese
e quindi a Cefalonia e Corfù. Qui, raccontò che dopo l’otto Settembre fu preso
prigioniero dai tedeschi e dovettero continuare a combattere con loro.
Nel corso di una battaglia
raccontò che si trovava in una trincea. Proiettili e granate sibilavano ed
esplodevano tutto attorno, Romano in un momento di calma del fuoco, decise di
uscire dalla trincea per fuggire, ma si sentì trattenere da un graduato tedesco.
Cadde nel fossato ma risoluto e pronto sferrò un calcio e corse a cercare un
riparo. Dopo qualche attimo una granata esplose proprio nella buca la ricoprì, così
lui si salvò.
Fu poi imprigionato dai tedeschi
che lo portarono a Corfù dove gli fu affidato l’incarico di fare da carceriere
in una prigione. Anni dopo la fine della guerra, il figlio Beppe sulla piazza
del paese assistette ad un casuale dialogo tra il padre, un altro Reduce
compaesano ed un personaggio “pittoresco” del paese. Quest’ ultimo, originario
di Roccaverano, avendo ascoltato che Romano raccontava dell’incarico a Corfù si
intromise e gli chiese: < ah, c’eri anche tu a Corfù?> Romano rispose di sì,
che faceva la guardia alla prigione. Chiese a sua volta a “Nin” <e tu
dov’eri?> la risposta fu: < ah io ero un ospite privilegiato di quella
prigione!> La risposta non fu compresa dal bambino Beppe, ma rimase impressa!
Trasferito poi in Germania lo
obbligarono a lavorare in una fabbrica del vetro
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/civili-italiani-deportati-in-germania-nel-43-e-45
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