La
Testimone della Memoria Cavaliere della Repubblica Bozzolasco Reita Elsa del
1931 nata a Priero-Montezemolo da Carolina Rocca Monesiglio 1905 e Carlo del
1894 la incontrai in presenza a Castagnito dove vive tuttora.
Ascoltare
la signora Elsa si rilevò di grande importanza poiché fu possibile effettuare
collegamenti con interessanti e purtroppo tristi eventi ed anche mi permise di
approfondire su libri che lei stessa mi prestò.
UCCISIONE DI BORGNA ADOLFO FRANCESCO DI GIACINTO LUIGI PRIERO 13 01 1919
TRUCIDATO A PRIERO IL
19 09 1944 DA SS ITALIANE
Iniziò a narrarmi di quando a dodici anni con lo zio Romolo del 1912 andò in un campo per tagliare “i meirazzon” (piante secche di granturco per preparare il giaciglio agli animali nella stalla). Quando furono quasi nel campo sullo stradone che da Priero porta a Montezemolo videro arrivare una colonna di SS in divisa con le armi spianate che sospingevano BORGNA ADOLFO FRANCESCO DI GIACINTO LUIGI PRIERO 13 01 1919. (soldato del 1° rgt Alpini era Reduce della Campagna di Francia, del Fonte Greco Albanese e di quello jugoslavo. In Jugoslavia subì un congelamento ed ebbe un’amputazione rimanendo mutilato. Quel 19 settembre ’44 fu preso in ostaggio dalle SS italiane e fu trucidato poiché non svelò il rifugio dei Partigiani nelle cui file militavano i suoi due fratelli: Ernesto Part. “Badoglio” 1921 (sarà ferito a ottobre ’44) ed Edoardo Part. “Lupo” del 1924). Lo zio le consigliò di rimanere immobile, sapendo che non vi era più il tempo per nascondersi. Quando i nazifascisti transitarono di fianco a loro, Adolfo tentò di avvicinarsi all’amico Romolo, quasi per dirgli qualcosa, ma i militi con i fucili lo costrinsero a procedere. Trascorsero cinque minuti, e quando il gruppo fu oltre una curva che li nascondeva alla vista, Elsa e Romolo udirono una raffica. Alcuni Partigiani, incautamente attaccarono e urlarono ad Adolfo di fuggire. I tedeschi più numerosi, uccisero Adolfo e misero in fuga i Partigiani. Elsa e zio Romolo, rientrarono a casa fortemente spaventati e furono gli ultimi a vedere vivo il giovane Borgna. Elsa ricordò che altri due fratelli di Adolfo erano riusciti a nascondersi, invece il povero Adolfo per non lasciar bruciare la casa, era infatti quanto avevano intimato i i fascisti, si consegnò per salvare i fratelli e la cascina!
TEDESCHI
PARTIGIANI E I BOMBARDAMENTI
Elsa
rivive quei momenti e racconta il terrore che provò quando i tedeschi si
stanziarono nel loro cortile e rimasero alcuni giorni. Il timore era per
l’attacco che magari i Partigiani potevano effettuare! Ricorda che una volta i
tedeschi arrestarono lo zio che stava andando a lavorare nei campi, stavano già
per trasferirlo a Ceva quando lo riconobbero come il contadino che aveva
concesso loro la camera per passare la notte e lo rilasciarono! Rivede anche i
Partigiani che andavano a richiedere un vitello per macellare o quando
arrivarono e vi era il nonno Giuseppe appena defunto. In quell’ occasione,
rispettosi del dolore dei famigliari se ne andarono.
Mi
racconta che quando gli alleati bombardarono la Stazione Ferroviaria di Ceva
lei era al pascolo con le quattro, cinque pecore. Quando sentì il fragore degli
aerei (precisa che Priero dista 6 Km da Ceva) si spaventò tantissimo e ritornò
a casa procedendo sulle mani e ginocchia pensando così di essere più sicura!
IL CUGINO TRUCIDATO
Mazzarelli Armando, classe 1926 figlio di Bernardino e di Bozzolasco Adelaide
Aveva solo 16 anni ma era alto di statura e nonostante il
nonno materno Bozzolasco Carlo del 1894 che aveva partecipato alla Grande
Guerra, lo sconsigliasse di unirsi ai Partigiani lui si aggregò al gruppo della
Brigata Castellino. Durante un rastrellamento si trovò con altri giovani
Partigiani a Murazzano. Il prete, sapendo che stavano arrivando i nazifascisti
li nascose dietro l’altare della Chiesa Santuario della Vergine di Hall ma vi
fu un delatore e li scovarono facendoli prigionieri. Alcuni partigiani furono
fucilati sul posto, Armando nella notte tra il 14 e il 15 Dicembre, con altri
cinque fu caricato su un camion che li portò prima a Borgo San Dalmazzo e poi risalì la Valle
Vermenagna. Superato l’abitato di Robilante, proseguì lungo la statale 20 sino
alla località Tetto Chiappello. La strada carrareccia rendeva difficoltoso
l’accesso al mezzo, quindi si fermò in uno spiazzo lì vicino. Due uomini fecero
scendere i prigionieri e li condussero lungo la strada. Alla prima curva
abbandonarono la strada stessa percorrendo un sentiero e, fatte alcune
centinaia di metri, arrivarono in una radura. I nazifascisti avevano condotto i
prigionieri presso Tetto Chiappello perché girava voce che nella frazione si
nascondevano molti Partigiani: l’esecuzione doveva servire di lezione ai
banditi e a chi li aiutava Li fecero riposare presso il ruscello e, mentre
preparavano l’esecuzione, si fermarono improvvisamente in quanto avevano scorto
una ragazza, Teresa Landra di 24 anni, che tornava in paese dopo aver portato
il pranzo al marito che si nascondeva nel Vallone Agnelli, presso Tetto Risso.
La donna,
per paura che le sparassero, non tentò la fuga ma, indifferente passò davanti
ai due uomini armati salutandoli. Essi, vedendo che portava in una borsa solo
due bottigliette di latte, non la fermarono. Guardò i prigionieri e si accorse
che uno di essi domandava aiuto. Subito un nazifascista sparò un colpo in aria
per farlo tacere. La signora Teresa continuò il suo cammino senza parlare
Non
giunse tanto lontano quando sentì parecchi colpi di arma da fuoco. Poche ore
dopo venne a sapere che i Partigiani erano stati fucilati:
-MAZZARELLI ARMANDO di
BERNARDO E DI BOZZOLASCO ADELAIDE
- IVALDI
GABRIELE di CARLO Sale Langhe
- PASTORE
LORENZO di MICHELE Cuneo Confreria
- FRUMENTO
FRANCESCO di GIUSEPPE di Savona
- POGGIO
SERGIO di GIUSEPPE
- BOFFA
ALDO di GIOVANNI di Treiso
(Fonte “Robilante ieri e oggi” C.Campana
ed. Martini 1996)
LA COMPAGNA DI ELSA E IL GOVANE MARITO UCCISO
MARENCO PIETRO LEQUIO TANARO il
15/05/1924 di GIOVANNI
BENE VAGIENNA
Contadino Civile BENE VAGIENNA il
24/08/1944
La vicina
di casa di Elsa si sposò a 17 anni con un giovane di Benevagenna di 18 anni che
lavorava in un “martinetto”. Fu ucciso con una raffica mentre era nei pressi di
una bealera e non riuscì a fuggire. La moglie ebbe una bimba che non conobbe il
padre. La mamma tornò a Priero e fu un esempio di saggezza, in quanto, chiamata
a inveire su dei prigionieri SS italiani catturati dai paesani, si rifiutò, e con parole ferme, nonostante la giovane età disse che dopo tanta violenza
occorreva “perdonare” e fermare le violenze.
ZIO FILIPPO FONTANA
Lo zio Filippo che sposò la zia Emma , fu una persona che lasciò un ottimo ricordo in lei bambina.
Era un "traficon" abile a svolgere tutti i mestieri: riparava i carri agricoli, le macchine per il verderame, le biciclette e le prime auto e camion, realizzava persino le Bare. Sempre allegro e attivo, aveva un modo di fare che gli permetteva di andare d'accordo con tutti. Infatti era ben visto dai partigiani ma godeva anche della fiducia dei nazifascisti. Grazie a questa sua capacità di rapportarsi, carpiva informazioni che poi forniva ai partigiani e principalmente al capo Partigiano Gildo Milano. Gildo fu grato a zio Filippo e lo menzionò come buon collaboratore nel libro che realizzò a fine guerra, dal titolo "NEBBIA SULLA PEDAGGERA" ..
Nessun commento:
Posta un commento