Porello
Paolo Albaretto Torre 1915 2014
Nato ad Albaretto Torre nel
1915, ho sempre vissuto qui. Lavorai la terra
“è ro sèmpre rumà antsa tèra”(ho sempre raspato in questa terra!) Andai
a scuola fino in terza classe, poiché le altre classi non c’erano ancora.
Ricordo che avevo una Maestra già un po’ anziana che dormiva appoggiata alla
cattedra e pretendeva facessimo silenzio. Noi invece facevamo un gran baccano,
allora lei aveva una canna lunga e ci batteva sulle mani.
Partii militare e feci dieci
mesi di Naja, poi fui congedato per motivi di salute e rimasi a casa sei mesi
in convalescenza. Fui poi nuovamente richiamato e rimasi otto mesi in Francia.
Tornai a casa ma dopo alcuni mesi dovetti nuovamente partire, nonostante fossi
sposato e avessi già dei figli. Complessivamente rimasi quattro anni sotto le
armi.
Nel periodo tra il 1943 e il 1945 la nostra
cascina ospitò, a fasi alterne i Partigiani e i nazifascisti. Siccome è situata
su un’altura ed è possibile godere di una buona visuale, prima si insediarono i
Partigiani. Dormivano sulla Travà( fienile)e nella stalla, ve ne erano una
ventina. Poi vennero i tedeschi e spararono ai Partigiani mentre scappavano.
Qualcuno fu ucciso nelle rive e fu sepolto là poiché non si riuscì di
recuperarli per l’impervietà dei luoghi. Si insediarono i tedeschi e
fortunatamente, dando loro da mangiare ci lasciarono abbastanza tranquilli.
Certo che la paura era tanta, poiché c’era sempre il timore che i Partigiani
attaccassero.
Una volta i partigiani arrivarono con uno che avevano fatto prigioniero, lo malmenarono un po’, quindi lo portarono nella vigna lì sotto, gli fecero scavare la fossa e a un certo punto si sentì uno sparo, l’avevano ucciso? Il nonno mi disse che l’avevano solo spaventato, ma io di nascosto ero andato a vedere e avevo visto che l’avevano sotterrato con le scarpe fuori.
Rà
Bolina
Era una donna che abitava in
fondo alla collina. Si dice avesse dei libri e faceva vedere le masche. Sentii
qualcuno che diceva: ”Cula bestia grama a rà fane voghe èr masche!” Una volta,
raccontava mio nonno, successe che in pieno inverno qualche vicino trovò gli alberi di pesco fioriti. Pare fosse stata la Bolina che per
dispetto avesse fatto fiorire gli alberi in Inverno così da rovinare il
raccolto.
Si diceva anche che la Bolina
fosse l’artefice della luce che girava attorno alla torre di Albaretto
spaventando le persone. Ricordo di averla vista anch’io e non si riusciva a
capire cosa fosse.
Furono tempi duri, ma sovente
ci radunavamo e facevamo festa. Tutte le famiglie macellavano il maiale e per
quella occasione le donne facevano èr raviore. Poi si ballava e si cantava. Vi
erano dei personaggi che sapevano tenere l’allegria. Da Lequio Berria arrivava
Vigin dèr Possèt con Condo dèr Papa e cantavano molto bene, qui avevamo
Giovanin dei Cavallotti che era un gran cantore, era il padre di Renzo Promio
anche lui una gran bella voce!
Le "Vijà"
Per le veglie ci radunavamo
nelle stalle o anche negli Scao(essicatoi per castagne) se non si avevano gli
animali. Ci mettevamo nei luoghi in cui era possibile ripararci dal freddo.
Bate èr gran con ò ribat(trebbio di legno)
Mi ricordo che per due annate
trebbiammo il grano con il Ribat. Si preparava r’éra(l’aia) foderandola con una
poltiglia a base di acqua e busa(sterco di stalla), quando era essicata si
rovesciava il grano e si passava con il Ribat(trebbio) trainato dal bue. Noi
ragazzi avevamo l’incarico di tenere la pala sotto la coda del bue per
raccogliere lo sterco ed evitare di sporcare il grano.
Dai
sètmin!
Ai miei tempi si andava dai
settimini(guaritori) quando vi erano dei problemi di salute sia per le persone
che per le bestie. Ne ricordo uno a Levice, uno a Motta di Costigliole, ma il
più “feroce” rinomato era quello di Cessole. Io andai qualche volta da un
guaritore a Serralunga. Questo si faceva portare un pezzo di tela o stoffa di
un vestiario del malato, lo scrutava bene, lo rigirava tra le mani poi te lo
consegnava e ti diceva di posarlo sulla parte malata. eh! Chèicun o vařiva!
(qualcuno guariva!)
Nessun commento:
Posta un commento