CAVALLO
SERGIO CERRETTO LANGHE 1923
Nacqui
nel 1923 alla Cascina Pian Ponga e ogni giorno si veniva a scuola e a Messa a
piedi a Cerretto Langhe. A quei tempi il paese si dice contasse fino a mille
abitanti e a scuola eravamo una cinquantina di bambini
PARTII SOLDATO
Aiutai i
miei in campagna fino alla chiamata al militare. Nel 1943 da recluta andai a
Fossano e fui inquadrato nel 34° Reggimento Fanteria con la prima Compagnia
Fucilieri, poi ci condussero a Brindisi, da qui si risalì la penisola per andare
a Gorizia e poi in Jugoslavia, Albania per arrivare in Grecia, quindi con dei
battelli all’isola di Rodi. Ci fecero effettuare questo lungo giro poiché in
Sicilia erano già sbarcati gli americani.
Arrivammo
a Rodi verso l’otto di agosto e dapprima fummo alleati con i tedeschi, all’otto
Settembre diventammo loro prigionieri. Da alleati combattemmo contro i greci
poi “jè girasse èr vele” (cambiò il vento) e fummo dichiarati Prigionieri
politici”, era il 12 Settembre 1943. Ricordo che qualche militare fuggì
gettandosi in mare e altri fuggirono in barca. Io con molti altri fui disarmato
e imprigionato, in seguito fui condotto per un po’ di tempo in prigionia in
Grecia, poi in Germania a Bathorn (campo di lavoro).
STALAG VI
BATHORN*
BATHORN rientrava nella
costellazione di lager (tra i quali, Gross-Hesepe, Oberlangen, Wesuwe, Fullen e
altri; vedi immagine 1) posta attorno a quello di Meppen, cittadina allora di
circa diecimila abitanti, collocata a 80 km da Osnabrück.
CON L’INSIEME DEGLI 8
CAMPI, TRA IL 1941 E LA FINE DELLA GUERRA, LO STALAG VI-C REGISTRò TRA GLI 8500
E GLI 11.000 FRANCESI, 1500 BELGI E TRA 300 E 600 POLACCHI. MA LA GRANDE MASSA
DEI PRIGIONIERI FU QUELLA DEI SOLDATI DELL’ARMATA SOVIETICA: SI SA CHE FURONO
CIRCA 14.000 PRIMA DELL’INVERNO 1941/42 E SOLAMENTE 2200 DOPO. Le condizioni di
vita dei campi furono molto dure, e i soldati sovietici furono trattati con
maggior rigore ancora. FURONO ANCHE PARTICOLARMENTE MALTRATTATI GLI 11.000
SOLDATI ITALIANI INTERNATI DOPO L’OTTO SETTEMBRE 1943.CI SARANNO NUMEROSE
VITTIME. A BATHORN I PRIGIONIERI Più NUMEROSI DELL’OCCIDENTE FURONO I
FRANCESI,QUASI 2000 AL 19 SETTEMBRE 1941. LA MAGGIOR PARTE FURONO IMPIEGATI
NELLE CASCINE DEI DINTORNI, DOVE LE LORO CONDIZIONI MIGLIORARONO NETTAMENTE.
Pour l’ensemble des 8 camps, entre 1941 et la fin
de la guerre, le Stalag VIC enregistre entre 8.500 et 11.000 Français,
1.500 Belges et entre 300 et 600 Polonais. Mais la grande masse des
prisonniers est celle des soldats de l’armée Soviétique : on sait qu’il
sont environ 14.000 avant l’hiver 1941-1942, et seulement encore 2.200 après…
Les conditions de vie dans les camps sont très dures, et les soldats soviétiques
sont traités avec la plus grande rigueur. Sont aussi particulièrement
maltraités les 11.000 soldats italiens internés après septembre 1943. Il y aura
de très nombreuses victimes.
A Bathorn, les prisonniers les plus nombreux de
l’Ouest sont les Français, soit près de 2.000 au 19 septembre 1941. La plupart
sont employés dans les fermes avoisinantes, où leurs conditions s’améliorent
nettement. Ils peuvent recevoir des colis de France et organiser dans le camp
des activités culturelles. La mortalité chez les prisonniers d’Europe de
l’ouest reste très faible, comparée à celle de ceux de l’Est.
Le Stalag Bathorn est libéré le 5 avril 1945 par les
troupes canadiennes.
Molti
prigionieri furono destinati al lavoro in miniera, io venni destinato a scavare
fosse in aperta campagna, per seppellire i prigionieri russi. Ne portavano sei
o sette avvolti in coperte e li gettavano nelle fosse che noi avevamo scavato.
Ah quante ne scavai e quanti russi sotterrai! Vi erano due campi di prigionia,
uno era quello di noi italiani, ma eravamo pochi, invece in quello dei russi
erano migliaia e ne morivano parecchi ogni giorno.
R’OMA VIST ÈR MASCHE
Da
mangiare, al giorno, ci davano una gavetta di brodaglia e una fetta di pane di
segale spessa neppure un dito. Molti morirono di stenti, io fui portato ad una
piccola stazione di campagna e consegnato ad una famiglia affinchè la aiutassi
a lavorare i campi. Era una famiglia con
solo padre madre e una giovane ragazza, intorno vi erano altre piccole cascine
ma gli uomini giovani erano tutti in guerra. Si lavorava e si mangiava quel
poco che riuscivano a darmi perché avevano poco anche loro”povri diao”(poveri
diavoli). Tuttavia erano brava gente e non fui mai maltrattato. Uscivo poco
poiché avevo timore che chiunque potesse farmi fuori. Noi prigionieri eravamo
malvisti e non capendoci con la lingua era difficile comunicare e per un nulla
potevi ricevere una schioppettata!
Anche da
casa non si potevano avere né inviare notizie, poiché le poste non
funzionavano, fu un periodo davvero triste. Si viveva alla giornata e non si
pensava neppure “ao l’indoman”(al giorno dopo) altro che al “futuro”!
MI IMPROVVISAI SARTO
Per tutto
il periodo della prigionia rimasi in divisa militare, ma lavorando nei campi
strappai i pantaloni. Mi ingegnai di realizzarmene un paio: presi una coperta e
dopo aver preso le misure sui vecchi pantaloni tagliai con le forbici la stoffa
della coperta mi cucii i nuovi con i quali tornai a casa.
Fummo
liberati il 5 Aprile 1945 dalle truppe canadesi e tenuti per un po’ nelle
tende, ci rifocillarono poiché eravamo proprio in pessime condizioni e ci
fecero rientrare.
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