SOBRERO
PALMINA 1916 ALBARETTO TORRE
https://youtu.be/vxMkDdyPrwQ Mio suocero, la capra e il libro del Comando
Eh, una volta avevano sti libri!
Mi ricordo che un mio cugino Cichin dei Galucc, che era
un cacciatore e muratore” o rà desfà na miragna” smontò un muro di casa per effettuare una
variazione, e trovò un “libron” un vecchio libro tra le pietre. Lo aprì e ci trovò scritto di prendere “na vetta o in
piumin” un legno appuntito o un pennino e di pungersi, poi di scrivere col
sangue il proprio nome su una pagina. Lui era un
“masnaron” un ragazzaccio curioso, e provò con un legno appuntito a pungersi e
scrisse il suo nome. Fatto ciò, pensava qualcosa e si realizzava! Si prese
un po’ paura, ma ormai non sapeva come tornare indietro e così ogni tanto
faceva qualche magia con qualcuno! Una volta partì dai Galucc e andò ar Fontane
di Cerretto da mia cugina Ginota che era sola perché il marito Carlo era
“soldato” e le disse: sai che posso farti vedere il diavolo! Lei gli disse: vai
vai , fatti furbo, io ti butto giù da quella scala! Ma mentre dice ciò, sul
tavolo apparve un animaletto con due cornetti che la spaventò tantissimo. Mandò
via Cichin malamente e gli intimò di non farsi più vedere.
Cichin
fece anche uno scherzo ad un vicino che andava a vijé – vegliare . Con quel libro fece apparire un cane nero che spaventava l’uomo
seguendolo fino a casa. Il cane terrorizzava il povero uomo al punto che gli
erano venuti i capelli dritti! Poi una domenica Cichin gli disse: vai sempre a
vegliare dai vicini? Ed è tuo quel cane che ti segue?.Allora Pietrin “o rà
mangià re feuja” capì che era Cichin “coi fava voghe èr masche” che gli "faceva vedere le Masche" , gli volò
addosso e gli diede”tante tsé lecche!(botte), che se non glielo toglievano lo
uccideva!
La gente
di Cerretto venne a conoscenza di questi fatti che operava Cichin e lo comunicò
al Parroco Don Ravina. Questi convocò Cichin e gli ordinò di portargli quel
libro, quando andò si fece spiegare e poi gli disse: “o me lo lasci che lo
brucio o lo bruci te con dei testimoni. Mio cugino promise che lo avrebbe
bruciato. Andò a casa, preparò un falò con alcune fascine e gettò il libro nel
fuoco, chi vide disse che mentre bruciava si sentivano dei colpi come spari di
fucile!
UNA LUCE
MISTERIOSA
Quando
ero bambina, qui ad Albaretto successe un fatto che suscitò paura. Alla sera,
verso le 22.00/23.00 succedeva che dalla torre partiva un globo di luce con una
coda rossa che scendeva a terra e viaggiava fin giù nella valle e poi a zig zag
ritornava su per poi scomparire. Io e mia sorella Maria vedevamo dalla
finestra, da dietro ai “Ridò(tendine) questa luce che correva nella valle per
poi tornare e scomparire. Alle volte mia sorella mi chiamava a vedere la luce
che saliva dal “Gir drà Crava”! fu un bel mistero!
Giovanin della Maestra una volta si trovò il
globo di luce con la coda rossa che gli viaggiò appena sopra la testa. Lui si
spaventò molto e si mise a correre, ma la luce si alzò e scomparve. Nessuno mai
seppe spiegare di cosa si trattasse.
LA MASCA
DI ALBARETTO TORRE
Una mia
conoscente mi raccontò che la sua suocera aveva il “libro del Comando”. Una
volta si trasformò in qualche animale e infastidì qualcuno che reagì dandole
una bastonata. Lei, la nuora, era al pascolo e sentì delle urla della suocera,
tornò e la trovò con un braccio rotto “Rà Madona” le disse di andare a chiamare
il marito che stava “ssijanda” (falciando) in località “Fontanassin”. Lei
obbedì e corse ad avvisare il suocero che la moglie stava male. Il suocero
rispose: <à rè sèrcasrò! à rà mach da nèn girolé tant dè ‘d neucc!( se lo è
cercato! Non deve girare tanto di notte!) E non smise neppure di falciare!
Evidentemente conosceva bene la moglie!
Si dice
che sta donna tribolò tanto a morire perché non aveva passato il libro del comando!
Sono
misteri che succedevano una volta e noi non riusciamo a capire!
Palmina: <Celsin fu da manovale
nella cascina “Squarciagerbido” dove abitavo con la famiglia.
Quando nel 1943 tornò dalla
campagna di guerra in U.R.S.S., Celsin, appena si rimise in forze volle
riprendere ad aiutare nei lavori alla Cascina Squarciagerbido. Mio padre gli
diceva di nascondersi poiché se venivano i nazifascisti lo avrebbero preso e
deportato. Lui rispondeva che non aveva paura. Una volta arrivarono
improvvisamente nel cortile, e lui era dietro casa che lavorava. Fu avvisato e
si mise a correre come un capriolo giù nel rio che porta in Borine e poi a
Sinio e non si fece vedere. Quella volta il Comandante tedesco entrò in casa
per leggere il foglio dietro l’uscio dove vi erano segnati tutti i componenti
della casa, e vide che ne mancava uno, appunto Celsin. Il padre, alla domanda
dove fosse rispose che era andato a prendere il pane e questi se ne andò. Non
fece neppure entrare i militi a perquisire, anche perché papà astutamente diceva
a noi ragazze di mettere sulla soglia il “cadrègon con la “magna” paralitica e
così, impietositi se ne andavano.
In un ‘altra occasione
tornarono i Repubblican e Celsin era nel letto in una camera sopra, quando li
sentì, saltò dalla finestra e sparì nello Rian. Andati via i nazifascisti,
andammo sopra a cercare Celsin, ma trovammo soltanto la “rivoltella”. . Lui aveva
l’abitudine di dormire con la pistola a portata di mano, e quella volta non
aveva fatto in tempo a prenderla. Fortuna che grazie alla zia ammalata, non
erano saliti, se avessero trovato la pistola chissà cosa avrebbero fatto.
Celsin era proprio impavido.
Una volta che vi era la “milizia repubblica” ai Tre Cunei disse a mio padre che andava
a vedere. Nonostante mio padre gli avesse detto che era pericoloso, lui
strisciò in un solco del campo di meliga e arrivò fin quasi ai Cunei senza
essere visto. Quando se ne andarono tornò da noi e ci raccontò quanti erano.
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