venerdì 24 novembre 2023

SOBRERO PALMINA ALBARETTO TORRE 1916

 


SOBRERO PALMINA 1916 ALBARETTO TORRE

  https://youtu.be/vxMkDdyPrwQ  Mio suocero, la capra e il libro del Comando                        

Mio suocero raccontava che quando andava ad Arguello a fare una partita a carte, una volta tornando a mezzanotte aveva sempre una capra che lo seguiva. Tra sé diceva” cosa vuole sta capra, se riesco a”’ngrinfera- prenderla, la porto a casa.” Diceva che nonostante i molti tentativi di acchiapparla non riuscì! Raccontava che non gli fece nulla ma gli diede fastidio avere quella capra che lo seguiva!

Eh, una volta avevano sti libri! 

https://youtu.be/O-IhoJpBqOk       Cichin dei Galucc                 

Mi ricordo che un mio cugino Cichin dei Galucc, che era un cacciatore e muratore” o rà desfà na miragna” smontò un muro di casa per effettuare una variazione, e trovò un “libron” un vecchio libro tra le pietre. Lo aprì e ci trovò scritto di prendere “na vetta o in piumin” un legno appuntito o un pennino e di pungersi, poi di scrivere col sangue il proprio nome su una pagina. Lui era un “masnaron” un ragazzaccio curioso, e provò con un legno appuntito a pungersi e scrisse il suo nome. Fatto ciò, pensava qualcosa e si realizzava! Si prese un po’ paura, ma ormai non sapeva come tornare indietro e così ogni tanto faceva qualche magia con qualcuno! Una volta partì dai Galucc e andò ar Fontane di Cerretto da mia cugina Ginota che era sola perché il marito Carlo era “soldato” e le disse: sai che posso farti vedere il diavolo! Lei gli disse: vai vai , fatti furbo, io ti butto giù da quella scala! Ma mentre dice ciò, sul tavolo apparve un animaletto con due cornetti che la spaventò tantissimo. Mandò via Cichin malamente e gli intimò di non farsi più vedere.

Cichin fece anche uno scherzo ad un vicino che andava a vijé – vegliare . Con quel libro fece apparire un cane nero che spaventava l’uomo seguendolo fino a casa. Il cane terrorizzava il povero uomo al punto che gli erano venuti i capelli dritti! Poi una domenica Cichin gli disse: vai sempre a vegliare dai vicini? Ed è tuo quel cane che ti segue?.Allora Pietrin “o rà mangià re feuja” capì che era Cichin “coi fava voghe èr masche” che gli "faceva vedere le Masche" , gli volò addosso e gli diede”tante tsé lecche!(botte), che se non glielo toglievano lo uccideva!

La gente di Cerretto venne a conoscenza di questi fatti che operava Cichin e lo comunicò al Parroco Don Ravina. Questi convocò Cichin e gli ordinò di portargli quel libro, quando andò si fece spiegare e poi gli disse: “o me lo lasci che lo brucio o lo bruci te con dei testimoni. Mio cugino promise che lo avrebbe bruciato. Andò a casa, preparò un falò con alcune fascine e gettò il libro nel fuoco, chi vide disse che mentre bruciava si sentivano dei colpi come spari di fucile!

UNA LUCE MISTERIOSA

Quando ero bambina, qui ad Albaretto successe un fatto che suscitò paura. Alla sera, verso le 22.00/23.00 succedeva che dalla torre partiva un globo di luce con una coda rossa che scendeva a terra e viaggiava fin giù nella valle e poi a zig zag ritornava su per poi scomparire. Io e mia sorella Maria vedevamo dalla finestra, da dietro ai “Ridò(tendine) questa luce che correva nella valle per poi tornare e scomparire. Alle volte mia sorella mi chiamava a vedere la luce che saliva dal “Gir drà Crava”! fu un bel mistero!

 Giovanin della Maestra una volta si trovò il globo di luce con la coda rossa che gli viaggiò appena sopra la testa. Lui si spaventò molto e si mise a correre, ma la luce si alzò e scomparve. Nessuno mai seppe spiegare di cosa si trattasse.

LA MASCA DI ALBARETTO TORRE

Una mia conoscente mi raccontò che la sua suocera aveva il “libro del Comando”. Una volta si trasformò in qualche animale e infastidì qualcuno che reagì dandole una bastonata. Lei, la nuora, era al pascolo e sentì delle urla della suocera, tornò e la trovò con un braccio rotto “Rà Madona” le disse di andare a chiamare il marito che stava “ssijanda” (falciando) in località “Fontanassin”. Lei obbedì e corse ad avvisare il suocero che la moglie stava male. Il suocero rispose: <à rè sèrcasrò! à rà mach da nèn girolé tant dè ‘d neucc!( se lo è cercato! Non deve girare tanto di notte!) E non smise neppure di falciare! Evidentemente conosceva bene la moglie!

Si dice che sta donna tribolò tanto a morire perché non aveva passato il libro del comando!

Sono misteri che succedevano una volta e noi non riusciamo a capire!

 

 

 

 


 

 TORNÒ DALLA RUSSIA

Palmina: <Celsin fu da manovale nella cascina “Squarciagerbido” dove abitavo con la famiglia.

Quando nel 1943 tornò dalla campagna di guerra in U.R.S.S., Celsin, appena si rimise in forze volle riprendere ad aiutare nei lavori alla Cascina Squarciagerbido. Mio padre gli diceva di nascondersi poiché se venivano i nazifascisti lo avrebbero preso e deportato. Lui rispondeva che non aveva paura. Una volta arrivarono improvvisamente nel cortile, e lui era dietro casa che lavorava. Fu avvisato e si mise a correre come un capriolo giù nel rio che porta in Borine e poi a Sinio e non si fece vedere. Quella volta il Comandante tedesco entrò in casa per leggere il foglio dietro l’uscio dove vi erano segnati tutti i componenti della casa, e vide che ne mancava uno, appunto Celsin. Il padre, alla domanda dove fosse rispose che era andato a prendere il pane e questi se ne andò. Non fece neppure entrare i militi a perquisire, anche perché papà astutamente diceva a noi ragazze di mettere sulla soglia il “cadrègon con la “magna” paralitica e così, impietositi se ne andavano.

In un ‘altra occasione tornarono i Repubblican e Celsin era nel letto in una camera sopra, quando li sentì, saltò dalla finestra e sparì nello Rian. Andati via i nazifascisti, andammo sopra a cercare Celsin, ma trovammo soltanto la “rivoltella”. . Lui aveva l’abitudine di dormire con la pistola a portata di mano, e quella volta non aveva fatto in tempo a prenderla. Fortuna che grazie alla zia ammalata, non erano saliti, se avessero trovato la pistola chissà cosa avrebbero fatto.

Celsin era proprio impavido. Una volta che vi era la “milizia repubblica”  ai Tre Cunei disse a mio padre che andava a vedere. Nonostante mio padre gli avesse detto che era pericoloso, lui strisciò in un solco del campo di meliga e arrivò fin quasi ai Cunei senza essere visto. Quando se ne andarono tornò da noi e ci raccontò quanti erano.

 

 

 

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