Ruffino(Boffa)Cordero Maestra Vincenzina
NEIVE 1926
Partigiana Nome
di Battaglia : Mary
Staffetta
partigiana
La masca di Moccagatta
Io
sono nata a Cottà , una bellissima frazione che dista due chilometri e mezzo da
Neive. Questa borgata mi è rimasta nel cuore e avessi potuto non l’avrei mai
lasciata.
La
mia mamma era vedova di guerra ma volle che avessimo un tracciato educativo
scolastico e pertanto sia io che mio fratello frequentammo fino alla classe
terza la scuola di Cottà e quindi la quarta e la quinta a Neive. Negli anni
trenta quaranta eravamo pochissimi che frequentavamo la scuola fino in quinta.
Io
, a differenza di mio fratello non andai all’asilo e come ho detto frequentai
la quarta e quinta avendo come maestra
Andavamo
a scuola a piedi e con gli zoccoli percorrevamo i due km. e mezzo in gruppo in quanto da Cottà
eravamo parecchi. Mia nonna ,per farmi felice mi aveva comperato gli zoccoli
con la pelliccia ed era un lusso! Il nonno mi fabbricava il “sep”dello zoccolo
quando si rompeva. Usava il legno di gelso e con i rami realizzava i cestini e
le ceste per l’uva ,con il legno del tronco produceva gli zoccoli. Ai Cottà
vivevo con i nonni materni , poiché la mamma lavorava a Torino come persona di
servizio. Quando rimase vedova , andò ad
abitare ai Cottà e quando mi partorì prese un bimbo a “balia”,aveva esigenza di
collaborare per guadagnare per il nostro sostentamento poiché non aveva la
pensione.
Il papà a Redipuglia
Io
sono nata tre mesi dopo la morte di papà, morì in seguito alle ferite riportate
durante la prima guerra mondiale. Era ufficiale dei Bersaglieri, del drappello con Mussolini e fu tra i primi
bersaglieri che liberarono Trieste , fu ferito al cuore , la pallottola entrò
nell’ansa dell’aorta e fu dato per morto . Questo successe sul Carso. Al
termine della battaglia gli infermieri passarono per raccogliere i feriti e i
morti . Mio papà fu messo sotto altri soldati morti. Il Cappellano sentì un
gemito e lo comunicò al Capitano medico Dott. Velatta , sarà poi medico condotto di Neive. Il dottore
prestò le prime cure a papà e lo fece
ricoverare presso l’ospedale di Udine , in seguito fu mandato a casa in
convalescenza. Essendo un Ufficiale, terminata la convalescenza fu richiamato e
fu in quel periodo che con il drappello di Bersaglieri entrò in Trieste. La
testimonianza di quell’impresa esiste tuttora a Redipuglia dove vi è una lapide
con i nomi e le fotografie dei bersaglieri che liberarono Trieste. Mamma ci
portò a Redipuglia , io avevo nove anni e mio fratello dodici e ricordo una
fatica grande per raggiungere il Sacrario ma anche una grande emozione.
Non
aver conosciuto papà è stata per me una ferita che mi sono portata per tutta la
vita. Chiedevo sempre con insistenza alla mamma informazioni di papà ma
soprattutto chiedevo a mio fratello. Lui era nato nel 1923 e si ricordava tutto
di papà , mi diceva che lo prendeva sulle spalle e lo portava a raccogliere le
ciliegie, i pucio”nespole , e io ero un po’ gelosa . Papà mi è mancato tanto e
infatti lo sognavo sovente ma non lo vedevo, mi parlava sempre dall’altra
camera!
I
Dottori di paese
Un
fatto importante della nostra vita fu l’arrivo del Dott. Velatta che dalla Val Sesia vinse il concorso per
medico condotto a Neive e curò mio padre . Fu grazie alle sue testimonianze che
quando papà morì , mamma fu dichiarata vedova di guerra e non di invalido di
guerra. Il Dottor Velatta era fascista ma fu una persona di grande umanità e
bontà. Quando ebbi sei anni mi ammalai di convulsioni e il Dott. Velatta mi
curò rimanendo giorno e notte finchè ritenne che fossi fuori pericolo. Su
interessamento del Dottore ,mio fratello frequentò le scuole per i figli di
militari a Moncalieri. Nel frattempo, il fratello di mia mamma, Don Boffa, fu
nominato parroco di Cortemilia e fece tornare da Torino mia mamma. Allora avevo
sei anni e ricordo che feci la prima Comunione a Cortemilia. Qui ebbi nuovamente le convulsioni e fui curata
dal Dottor Molinaris, il nonno di Raoul. In seguito tornai a Cottà per le
scuole .
Che
importanza ha la razza con l’ammissione al Liceo?
Terminata
la quinta classe andai a sostenere l’esame di ammissione al Liceo classico di
Alba, e già allora vi fu una cosa che mi seccò molto, mi richiesero la
documentazione di razza ariana fino alla settima generazione. Il Podestà di
Neive , Tullio Grasso , papà della Maestra Dina e del Maestro Igino , non
voleva farmi la dichiarazione , perché mio zio Centin Boffa non era Fascista e
non volle mai partecipare all’addestramento militare. In seguito al suo rifiuto
vennero a prenderlo e gli fecero bere l’olio di ricino, mi ricordo che lo
legarono al fico e gli fecero trangugiare l’olio. Fu da questo fatto che scattò
in me la scintilla che mi fece diventare antifascista. Vedere dei Fascisti in
divisa che cercavano di estorcere a mio zio la promessa che il sabato
successivo sarebbe andato alla parata militare e vederlo dire : < biteme an
person , feme lo che vori ma mi tant e ven nen!> fu per me un insegnamento di coerenza morale
che mi educò per sempre.
La
mamma riuscì ad ottenere il documento di razza Ariana grazie all’interessamento
del Dott. Velatta , che essendo Fascista convinse Tullio Grasso a rilasciarlo.
A
sostenere l’esame di ammissione eravamo io , Ines Grasso , Elda Boella, e altri
cinque. Risultai la seconda , nonostante andassi a scuola a piedi con gli
zoccoli e fossi della frazione Cottà .
Gli
studi superiori
Rammento ancora quelle lunghe camminate nella
neve.Ricordo che un anno era più alta di me e mio zio Centin non vedendomi
arrivare veniva incontro.
Quando
lo zio Don Boffa fu trasferito parroco a Salmour , io e la mamma lo seguimmo e
frequentai tre anni di Ginnasio a Cherasco ,poi dovendo scegliere la scuola
superiore scelsi Ragioneria a Bra poiché ad Alba non c’era. Nel frattempo mio
zio ebbe il Beneficio di Don Boella a Neive ,ma la mamma non volle che andassi
a Bra poiché eravamo nel periodo della resistenza e avevano abbattuto il ponte.
Lei non voleva che prendessi il traghetto . Nuovamente fu determinante
l’interessamento di Velatta, la mamma era determinata a farmi perdere l’anno
,ma ai Santi incontrammo il Dottore che rimproverò la mamma di non farmi
perdere l’anno e fu così che con l’aiuto di Don Boffa e del Professor Corino
diedi l’esame integrativo e passai all’Istituto Magistrale di Alba. Le
difficoltà alle Magistrali furono tante poiché non avevo le basi di Latino e di
Grammatica e tuttavia studiavo molto e andavo molto bene di Matematica.
Soffrivo molto il confronto con mio fratello che era veramente un’aquila e la
mamma me lo faceva pesare. Se prendevo nove di matematica mamma mi smontava
dicendomi:<tò fratel o pia des !> , una volta portai a casa un cinque di
grammatica, mi diede uno schiaffone che mi fece sbattere contro il muro e mi
venne un gran bozzo.
Mamma
dovette farci anche da padre e pertanto era molto severa , ci voleva un bene
dell’anima , fece tanti sacrifici ma fu inflessibile.
L’inizio
dell’impegno antifascista
Intorno ai 16 anni ero nel gruppo di amici con
Giacosa Valerio , Giovanni Negro , Elsa Giachino , Ceci Rocca, Carla Pelissero
ma fu soprattutto con Elsa Giachino che entrammo come staffette partigiane.
Un altro grande esempio di antifascismo lo ebbi
da mio zio Don Boffa che fece da cappellano di noi giovani che eravamo un po’
sbandati. Lui che veniva da una famiglia antifascista aveva grandi discussioni
con Don Bollano e Don Bergadano che nella tradizione classica della Chiesa
erano schierati con il Fascismo.
Nel grande rastrellamento che fecero a Neive il
giorno dell’Immacolata mio zio ebbe un ruolo determinante per la salvezza dei
giovani e per l’esempio che seppe fornire. I nazifascisti vennero durante i
Vespri e fecero uscire tutti dalla Chiesa , puntando le armi volevano sapere
dove erano nascosti i giovani . Don Boffa li aveva nascosti nel campanile della
Chiesa ,si presentò con le mani in alto e disse di essere lui il colpevole e di
lasciare i giovani. Intanto i giovani scapparono attraverso delle fognature e
non furono scoperti .
In quel periodo io frequentavo la quarta
Magistrale e con l’esempio dello zio ,che collaborava con i capi della
Resistenza locale , iniziai l’attività di staffetta Partigiana.
Zio aveva contatti con Gildo che era il
comandante dei partigiani della Langa, con il papà di Giovanni Negro, con Piero
Ghiacci, Paolo Farinetti , Bubbio. Quando Bubbio fu nascosto in canonica a
Neive io portavo le comunicazioni ad Alba e viceversa. In quel periodo diventai
sospettata e cominciarono a cercarmi ma fortunatamente mi cercavano come Boffa
Vincenza e non come Ruffino e questo mi salvò parecchie volte.
Quando nel secondo rastrellamento presero
Giovanni Negro, il papà, Giron " partigiano Totò" e tanti altri, Don Boffa faceva la spola dal
palazzo dei Conti Riccardi al Castello dove c’era la sede dei nazifascisti per
effettuare un compromesso e non farli portare a Torino, fu in quel caso che
vide il mio nome e allora mi fece nascondere al”Bric dro rsu” dove rimasi per
tre giorni. Intanto da Alba chiesero i rinforzi ai nazifascisti che erano a
Neive e questi avendo capito che mio zio era collaboratore di Gildo fecero
esplodere una bomba davanti la porta di
casa sua. Io ero già andata via.
Un altro fatto in cui la scampai per miracolo
fu quando dovendo portare a Piero Ghiacci , a Gildo e Farinetti la
comunicazione con l’ora esatta per l’assalto alla caserma , uscendo da scuola
passai dalla moglie di Bubbio che mi diede il cappotto di sua figlia dove
avevano cucito nella fodera il foglio con l’informazione. Per venire a scuola
passavamo per le gallerie ferroviarie, per tornare si passava dallo stradone .
Il gruppo era con Valerio , Cicci, AnnaRosa. GianPaolo, CarloAlberto, quando
fummo al ponte sulla Cherasca trovammo il posto di blocco.
Feci in tempo a consegnare il cappotto ad Anna Rosa ,che non sapeva nulla, e un Repubblicano mi prese la cartella con i libri e si mise a sfogliarli, un’ausiliaria mi fece svestire completamente e mi fece attendere nuda finchè quello che aveva controllato il diario e i libri non disse :
“ Falla
rivestire, questa è Boffa Vincenza, non ha nulla a che fare con Ruffino
Vincenza” . Sul diario io avevo l’abitudine di mettere le generalità della
mamma Boffa Maria e mie Boffa Vincenza. Il mio nome di battaglia era Mary.
Anna Rosa mi aspettava più avanti con gli altri
e fino ad Altavilla passando per la scorciatoia da Boffa più nessuno parlò.
Avevano capito che avevamo rischiato qualcosa ma era andata bene. Dalla Chiesa
dra Madona dij’Angei, Valerio e noi tutti
tirammo un respiro di sollievo: Era andata!
Con il terzo rastrellamento mi fu consigliato di nascondermi a Bergolo e mi accompagnò Piero Ghiacci con il cavallo e il “birocin”, rimasi quattro giorni poi mio zio parlò con il parroco di Arguello e mi trasferii in questo piccolo paese.
PIERO GHIACCI "Pierre"Don Boffa e la maestra Pinottina Voghera furono
i portatori della Bandiera bianca quando dopo i 23 giorni della città di Alba,
con i nazifascisti che ricevuti i rinforzi si attestarono aldilà del Tanaro.
Nel
Parlando di cimitero mi viene in mente che mio
zio Don Boffa organizzò uno dei primi C.L.N. della zona e si riunirono nel
sotterraneo del cimitero.
Ebbi il primo incarico a San Donato di Mango
con mio marito Beppe Cordero,(reduce di Russia) quindi andammo a Boves e poi io ebbi Bellino e Beppe Castiglione
Tinella ,ma potemmo fare cambio poiché io ero in attesa di Marcella.
Giuseppe ,come ho già detto, si era fin da bambino
rivelato molto intelligente e ricco di inventiva anche nella realizzazione di
giochi come l’elicottero che fece volare con grande gioia dei bambini di Cottà.
Mio zio gli propose di proseguire gli studi presso la Scuola Salesiana di
Valdocco e qui mio fratello si mise subito in luce per l’impegno e il profitto
nello studio.
Compì il noviziato nel Seminario della
Congregazione Salesiana a Mogofores in Portogallo . Al termine della guerra
completa la preparazione religiosa e viene avviato agli studi di Teologia ,che
porta a termine nel 1951 con il conseguimento della Laurea “Summa cum Laude”.
Nel Luglio del 1949 viene ordinato Sacerdote e nell’autunno stesso si iscrive
alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino.Si laurea con pieni voti e
lode in Ingegneria Elettrotecnica nell’estate del 1954 e inizia in autunno
l’attività didattica in qualità di Assistente presso l’Istituto di Fisica
Sperimentale del Politecnico di Torino , consegue nel 1962 la libera docenza in
Elettronica nel 1962 e ricopre l’incarico di Docente dei corsi di Misure
termiche e regolazioni,Fisica sperimentale e Tecnica delle basse temperature.
Nel 1981 si aggiudica la cattedra di di Fisica
Termica presso l’Università La Sapienza di Roma e poi di Tor Vergata. Abbinò
sempre la figura di scienziato alla coerenza di credente e di apostolo, la sua
operosità e genialità all’altruismo e alla disponibilità verso tutti.
Con il passare degli anni diventò una delle più
qualificate autorità scientifiche a livello mondiale per le tematiche di misure
delle bassissime e delle alte temperature.
La sua fama di scienziato gli procurò
riconoscimenti e inviti ai più qualificati convegni internazionali. Oltre alla
partecipazione ai Congressi in Europa, Asia , Russia e Canada, fu presente nell’ex
Congo Belga all’Università di Lovanium,in Sud Africa al National Phisical
Research Laboratory,in Australia al Council of scientific Industrial Research
Organisation, in al National Bureau of
standard, in Germania presso il Joint Research Center dell’EURATOM , a Mosca
presso I.V.T.A.N., IN Cina presso il Politecnico di Harbin.
Il suo valore scientifico, testimoniato da un
successo assoluto a livello mondiale possono definirlo sicuramente uomo dal
grande rigore scientifico, con padronanza teorica ,serietà e capacità
sperimentale e senso pratico concreto da buon langarolo.
Seppe conciliare scienza, razionalismo e fede e
lo dimostrava nelle sue prediche che erano dei veri trattati di teologia
dogmatica e delle Sacre Scritture ,soprattutto di San Paolo.
Fece sua l’esortazione di San Paolo: “Infine,o
fratelli, tutto ciò che vi ha di vero, di nobile , di giusto ,di puro, di
amabile , di onorevole, tutto ciò che è virtuoso e degno di lode ,questo formi
l’oggetto dei vostri pensieri.”(Filippesi 4,8)
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