mercoledì 8 novembre 2023

RUFFINO (BOFFA) CORDERO Maestra Vincenzina

 

 Ruffino(Boffa)Cordero Maestra Vincenzina  

NEIVE  1926        

Partigiana Nome di Battaglia : Mary


Staffetta partigiana

https://youtu.be/_aQgoj3Kj9w  

 La masca di Moccagatta

https://youtu.be/O75gLc1gCEw

 

 L’infanzia a Cottà di Neive

Io sono nata a Cottà , una bellissima frazione che dista due chilometri e mezzo da Neive. Questa borgata mi è rimasta nel cuore e avessi potuto non l’avrei mai lasciata.

La mia mamma era vedova di guerra ma volle che avessimo un tracciato educativo scolastico e pertanto sia io che mio fratello frequentammo fino alla classe terza la scuola di Cottà e quindi la quarta e la quinta a Neive. Negli anni trenta quaranta eravamo pochissimi che frequentavamo la scuola fino in quinta.

Io , a differenza di mio fratello non andai all’asilo e come ho detto frequentai la quarta e quinta avendo come maestra la Signora Molino , mio fratello ebbe il Maestro Balbo .                                                    .

 

 



 

 

Andavamo a scuola a piedi e con gli zoccoli percorrevamo i  due km. e mezzo in gruppo in quanto da Cottà eravamo parecchi. Mia nonna ,per farmi felice mi aveva comperato gli zoccoli con la pelliccia ed era un lusso! Il nonno mi fabbricava il “sep”dello zoccolo quando si rompeva. Usava il legno di gelso e con i rami realizzava i cestini e le ceste per l’uva ,con il legno del tronco produceva gli zoccoli. Ai Cottà vivevo con i nonni materni , poiché la mamma lavorava a Torino come persona di servizio. Quando rimase vedova ,  andò ad abitare ai Cottà e quando mi partorì prese un bimbo a “balia”,aveva esigenza di collaborare per guadagnare per il nostro sostentamento poiché non aveva la pensione.

 

 Il papà a Redipuglia     


                    

Io sono nata tre mesi dopo la morte di papà, morì in seguito alle ferite riportate durante la prima guerra mondiale. Era ufficiale dei Bersaglieri,  del drappello con Mussolini e fu tra i primi bersaglieri che liberarono Trieste , fu ferito al cuore , la pallottola entrò nell’ansa dell’aorta e fu dato per morto . Questo successe sul Carso. Al termine della battaglia gli infermieri passarono per raccogliere i feriti e i morti . Mio papà fu messo sotto altri soldati morti. Il Cappellano sentì un gemito e lo comunicò al Capitano medico Dott. Velatta ,  sarà poi medico condotto di Neive. Il dottore prestò le prime cure a papà   e lo fece ricoverare presso l’ospedale di Udine , in seguito fu mandato a casa in convalescenza. Essendo un Ufficiale, terminata la convalescenza fu richiamato e fu in quel periodo che con il drappello di Bersaglieri entrò in Trieste. La testimonianza di quell’impresa esiste tuttora a Redipuglia dove vi è una lapide con i nomi e le fotografie dei bersaglieri che liberarono Trieste. Mamma ci portò a Redipuglia , io avevo nove anni e mio fratello dodici e ricordo una fatica grande per raggiungere il Sacrario ma anche una grande emozione.

Non aver conosciuto papà è stata per me una ferita che mi sono portata per tutta la vita. Chiedevo sempre con insistenza alla mamma informazioni di papà ma soprattutto chiedevo a mio fratello. Lui era nato nel 1923 e si ricordava tutto di papà , mi diceva che lo prendeva sulle spalle e lo portava a raccogliere le ciliegie, i pucio”nespole , e io ero un po’ gelosa . Papà mi è mancato tanto e infatti lo sognavo sovente ma non lo vedevo, mi parlava sempre dall’altra camera!

 

I Dottori di paese

Un fatto importante della nostra vita fu l’arrivo del Dott. Velatta  che dalla Val Sesia vinse il concorso per medico condotto a Neive e curò mio padre . Fu grazie alle sue testimonianze che quando papà morì , mamma fu dichiarata vedova di guerra e non di invalido di guerra. Il Dottor Velatta era fascista ma fu una persona di grande umanità e bontà. Quando ebbi sei anni mi ammalai di convulsioni e il Dott. Velatta mi curò rimanendo giorno e notte finchè ritenne che fossi fuori pericolo. Su interessamento del Dottore ,mio fratello frequentò le scuole per i figli di militari a Moncalieri. Nel frattempo, il fratello di mia mamma, Don Boffa, fu nominato parroco di Cortemilia e fece tornare da Torino mia mamma. Allora avevo sei anni e ricordo che feci la prima Comunione a Cortemilia. Qui  ebbi nuovamente le convulsioni e fui curata dal Dottor Molinaris, il nonno di Raoul. In seguito tornai a Cottà per le scuole .

 

Che importanza ha la razza con l’ammissione al Liceo?

Terminata la quinta classe andai a sostenere l’esame di ammissione al Liceo classico di Alba, e già allora vi fu una cosa che mi seccò molto, mi richiesero la documentazione di razza ariana fino alla settima generazione. Il Podestà di Neive , Tullio Grasso , papà della Maestra Dina e del Maestro Igino , non voleva farmi la dichiarazione , perché mio zio Centin Boffa non era Fascista e non volle mai partecipare all’addestramento militare. In seguito al suo rifiuto vennero a prenderlo e gli fecero bere l’olio di ricino, mi ricordo che lo legarono al fico e gli fecero trangugiare l’olio. Fu da questo fatto che scattò in me la scintilla che mi fece diventare antifascista. Vedere dei Fascisti in divisa che cercavano di estorcere a mio zio la promessa che il sabato successivo sarebbe andato alla parata militare e vederlo dire : < biteme an person , feme lo che vori ma mi tant e ven nen!>  fu per me un insegnamento di coerenza morale che mi educò per sempre.

La mamma riuscì ad ottenere il documento di razza Ariana grazie all’interessamento del Dott. Velatta , che essendo Fascista convinse Tullio Grasso a rilasciarlo.

A sostenere l’esame di ammissione eravamo io , Ines Grasso , Elda Boella, e altri cinque. Risultai la seconda , nonostante andassi a scuola a piedi con gli zoccoli e fossi della frazione Cottà .

Gli studi superiori

 Rammento ancora quelle lunghe camminate nella neve.Ricordo che un anno era più alta di me e mio zio Centin non vedendomi arrivare veniva incontro.

Quando lo zio Don Boffa fu trasferito parroco a Salmour , io e la mamma lo seguimmo e frequentai tre anni di Ginnasio a Cherasco ,poi dovendo scegliere la scuola superiore scelsi Ragioneria a Bra poiché ad Alba non c’era. Nel frattempo mio zio ebbe il Beneficio di Don Boella a Neive ,ma la mamma non volle che andassi a Bra poiché eravamo nel periodo della resistenza e avevano abbattuto il ponte. Lei non voleva che prendessi il traghetto . Nuovamente fu determinante l’interessamento di Velatta, la mamma era determinata a farmi perdere l’anno ,ma ai Santi incontrammo il Dottore che rimproverò la mamma di non farmi perdere l’anno e fu così che con l’aiuto di Don Boffa e del Professor Corino diedi l’esame integrativo e passai all’Istituto Magistrale di Alba. Le difficoltà alle Magistrali furono tante poiché non avevo le basi di Latino e di Grammatica e tuttavia studiavo molto e andavo molto bene di Matematica. Soffrivo molto il confronto con mio fratello che era veramente un’aquila e la mamma me lo faceva pesare. Se prendevo nove di matematica mamma mi smontava dicendomi:<tò fratel o pia des !> , una volta portai a casa un cinque di grammatica, mi diede uno schiaffone che mi fece sbattere contro il muro e mi venne un gran bozzo.

Mamma dovette farci anche da padre e pertanto era molto severa , ci voleva un bene dell’anima , fece tanti sacrifici ma fu inflessibile.

 

 


 

L’inizio dell’impegno antifascista

Intorno ai 16 anni ero nel gruppo di amici con Giacosa Valerio , Giovanni Negro , Elsa Giachino , Ceci Rocca, Carla Pelissero ma fu soprattutto con Elsa Giachino che entrammo come staffette partigiane.

Un altro grande esempio di antifascismo lo ebbi da mio zio Don Boffa che fece da cappellano di noi giovani che eravamo un po’ sbandati. Lui che veniva da una famiglia antifascista aveva grandi discussioni con Don Bollano e Don Bergadano che nella tradizione classica della Chiesa erano schierati con il Fascismo.

Nel grande rastrellamento che fecero a Neive il giorno dell’Immacolata mio zio ebbe un ruolo determinante per la salvezza dei giovani e per l’esempio che seppe fornire. I nazifascisti vennero durante i Vespri e fecero uscire tutti dalla Chiesa , puntando le armi volevano sapere dove erano nascosti i giovani . Don Boffa li aveva nascosti nel campanile della Chiesa ,si presentò con le mani in alto e disse di essere lui il colpevole e di lasciare i giovani. Intanto i giovani scapparono attraverso delle fognature e non furono scoperti .

In quel periodo io frequentavo la quarta Magistrale e con l’esempio dello zio ,che collaborava con i capi della Resistenza locale , iniziai l’attività di staffetta Partigiana.

Zio aveva contatti con Gildo che era il comandante dei partigiani della Langa, con il papà di Giovanni Negro, con Piero Ghiacci, Paolo Farinetti , Bubbio. Quando Bubbio fu nascosto in canonica a Neive io portavo le comunicazioni ad Alba e viceversa. In quel periodo diventai sospettata e cominciarono a cercarmi ma fortunatamente mi cercavano come Boffa Vincenza e non come Ruffino e questo mi salvò parecchie volte.

Quando nel secondo rastrellamento presero Giovanni Negro, il papà, Giron " partigiano Totò" e tanti altri, Don Boffa faceva la spola dal palazzo dei Conti Riccardi al Castello dove c’era la sede dei nazifascisti per effettuare un compromesso e non farli portare a Torino, fu in quel caso che vide il mio nome e allora mi fece nascondere al”Bric dro rsu” dove rimasi per tre giorni. Intanto da Alba chiesero i rinforzi ai nazifascisti che erano a Neive e questi avendo capito che mio zio era collaboratore di Gildo fecero esplodere  una bomba davanti la porta di casa sua. Io ero già andata via.

 

Un altro fatto in cui la scampai per miracolo fu quando dovendo portare a Piero Ghiacci , a Gildo e Farinetti la comunicazione con l’ora esatta per l’assalto alla caserma , uscendo da scuola passai dalla moglie di Bubbio che mi diede il cappotto di sua figlia dove avevano cucito nella fodera il foglio con l’informazione. Per venire a scuola passavamo per le gallerie ferroviarie, per tornare si passava dallo stradone . Il gruppo era con Valerio , Cicci, AnnaRosa. GianPaolo, CarloAlberto, quando fummo al ponte sulla Cherasca trovammo il posto di blocco.

Feci in tempo a consegnare il cappotto ad Anna Rosa ,che non sapeva nulla, e un Repubblicano mi prese la cartella con i libri e si mise a sfogliarli, un’ausiliaria mi fece svestire completamente e mi fece attendere nuda finchè quello che aveva controllato il diario e i libri non disse :

 “ Falla rivestire, questa è Boffa Vincenza, non ha nulla a che fare con Ruffino Vincenza” . Sul diario io avevo l’abitudine di mettere le generalità della mamma Boffa Maria e mie Boffa Vincenza. Il mio nome di battaglia era Mary.

 

Anna Rosa mi aspettava più avanti con gli altri e fino ad Altavilla passando per la scorciatoia da Boffa più nessuno parlò. Avevano capito che avevamo rischiato qualcosa ma era andata bene. Dalla Chiesa dra Madona dij’Angei, Valerio e noi  tutti tirammo un respiro di sollievo: Era andata!

 

Con il terzo rastrellamento mi fu consigliato di nascondermi a Bergolo e mi accompagnò Piero Ghiacci con il cavallo e il “birocin”, rimasi quattro giorni poi mio zio parlò con il parroco di Arguello e mi trasferii in questo piccolo paese.

                         PIERO GHIACCI "Pierre"

Don Boffa e la maestra Pinottina Voghera furono i portatori della Bandiera bianca quando dopo i 23 giorni della città di Alba, con i nazifascisti che ricevuti i rinforzi si attestarono aldilà del Tanaro.

 

Nel 1947 mi diplomai e nel 1948 superai il concorso magistrale e superai anche i complessi di inferiorità nei confronti di mio fratello. Effettivamente la competizione con Giuseppe era impossibile, inoltre avevo tanti interessi che mi distraevano dallo  studio , le amicizie , la pallacanestro ecc. Al concorso partecipavano tanti insegnanti già con i capelli bianchi ed eravamo più di duemila,temevo di non passarlo e invece andò bene. Risultai sedicesima e usufruii soltanto dei punti quale orfana di guerra per essere sotto l’ala protettiva di mio papà. La Maestra Balbo mi inviò il certificato di partecipazione alla Guerra Partigiana quale Portaordini , ma non lo utilizzai, non volevo si dicesse che avevo vinto il concorso perché avevo fatto la Partigiana. Usufruii dei punti che mi diedero alcuni corsi di aggiornamento a cui avevo partecipato. Inoltre avevo acquisito servizio per aver tenuto i corsi per adulti che dovevano sostenere l’esame di quinta. Fino all’avvento della riforma Gentile la classe quinta non era obbligatoria ,per cui furono molti che diedero l’esame di quinta. Anche mio zio Vincenzo Boffa detto Centin e chiamato zio Tinto dai bimbi sostenne l’esame. Tenni un corso serale preesame di 4 mesi , ebbi la qualifica e ricevetti Lire settantacinquemila. Con questi soldi acquistai il terreno nel nuovo cimitero per la tomba di mio papà.

Parlando di cimitero mi viene in mente che mio zio Don Boffa organizzò uno dei primi C.L.N. della zona e si riunirono nel sotterraneo del cimitero.

 

Ebbi il primo incarico a San Donato di Mango con mio marito Beppe Cordero,(reduce di Russia)  quindi andammo a Boves  e poi io ebbi Bellino e Beppe Castiglione Tinella ,ma potemmo fare cambio poiché io ero in attesa di Marcella.

 

 


 MIO fratello

 

Giuseppe ,come ho già detto, si era fin da bambino rivelato molto intelligente e ricco di inventiva anche nella realizzazione di giochi come l’elicottero che fece volare con grande gioia dei bambini di Cottà. Mio zio gli propose di proseguire gli studi presso la Scuola Salesiana di Valdocco e qui mio fratello si mise subito in luce per l’impegno e il profitto nello studio.

Compì il noviziato nel Seminario della Congregazione Salesiana a Mogofores in Portogallo . Al termine della guerra completa la preparazione religiosa e viene avviato agli studi di Teologia ,che porta a termine nel 1951 con il conseguimento della Laurea “Summa cum Laude”. Nel Luglio del 1949 viene ordinato Sacerdote e nell’autunno stesso si iscrive alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino.Si laurea con pieni voti e lode in Ingegneria Elettrotecnica nell’estate del 1954 e inizia in autunno l’attività didattica in qualità di Assistente presso l’Istituto di Fisica Sperimentale del Politecnico di Torino , consegue nel 1962 la libera docenza in Elettronica nel 1962 e ricopre l’incarico di Docente dei corsi di Misure termiche e regolazioni,Fisica sperimentale e Tecnica delle basse temperature.

Nel 1981 si aggiudica la cattedra di di Fisica Termica presso l’Università La Sapienza di Roma e poi di Tor Vergata. Abbinò sempre la figura di scienziato alla coerenza di credente e di apostolo, la sua operosità e genialità all’altruismo e alla disponibilità verso tutti.

Con il passare degli anni diventò una delle più qualificate autorità scientifiche a livello mondiale per le tematiche di misure delle bassissime e delle alte temperature.

La sua fama di scienziato gli procurò riconoscimenti e inviti ai più qualificati convegni internazionali. Oltre alla partecipazione ai Congressi in Europa, Asia , Russia e Canada, fu presente nell’ex Congo Belga all’Università di Lovanium,in Sud Africa al National Phisical Research Laboratory,in Australia al Council of scientific Industrial Research Organisation, in  al National Bureau of standard, in Germania presso il Joint Research Center dell’EURATOM , a Mosca presso I.V.T.A.N., IN Cina presso il Politecnico di Harbin.

Il suo valore scientifico, testimoniato da un successo assoluto a livello mondiale possono definirlo sicuramente uomo dal grande rigore scientifico, con padronanza teorica ,serietà e capacità sperimentale e senso pratico concreto da buon langarolo.

Seppe conciliare scienza, razionalismo e fede e lo dimostrava nelle sue prediche che erano dei veri trattati di teologia dogmatica e delle Sacre Scritture ,soprattutto di San Paolo.

Fece sua l’esortazione di San Paolo: “Infine,o fratelli, tutto ciò che vi ha di vero, di nobile , di giusto ,di puro, di amabile , di onorevole, tutto ciò che è virtuoso e degno di lode ,questo formi l’oggetto dei vostri pensieri.”(Filippesi 4,8)

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