lunedì 6 novembre 2023

FAZZINO LUIGI 1920

 


Fazzino Luigi 1920 Arguello

Fazzino Luigi classe 1920 figlio di Fazzino Carlo originario di Somano detto “èr Bafumèt” e di Bolla Rosa detta “ra Bolòta” aveva un fratello Lorenzo più grande e una sorella Maria(dr’ospidal). Papà volle costruire la casetta su di un piccolo pianoro che si affacciava sul Rio di Arguello, che tutt’oggi separa il bricco di Arguello da quello di Cerretto. Il padre si procurò le pietre andando a prenderle nella rocca sottostante. Quando ebbe costruito la casa costruì anche una piccola stalla per le pecore e creò delle “piovà” dove seminare un po’ di grano, patate e ortaggi,  piantare una vignota e qualche albero da frutta. Era soddisfatto di cosa produceva, anche se doveva ancora andare da “Manoà”(manovale). Verso i cinquant’anni cominciò ad accusare mal di schiena e non potendo curarsi a poco a poco si bloccò, non poteva più camminare neppure con due bastoni. Luigi e il fratello gli realizzarono una “comoda” (grande sedia per persone paralizzate) che sembrava un trono, lui stava tutto il giorno seduto e alla sera gli tiravano giù lo schienale e sollevavano l’asse per le gambe così che potesse dormire. Maria,la sorella, che era stata adottata, aveva il compito di accudirlo di giorno mentre i fratelli e la mamma pensavano alle pecore e ai lavori dell’orto e della vigna e frutteto. A cinquantasei il padre morì, Luigi aveva solo 15 anni, il fratello 17 e Maria, la più piccola aveva 10 anni. Tirarono avanti tribolando, poi Lorenzo fu chiamato alle armi, l’anno dopo partì anche Luigi e rimasero solo la mamma e Maria “a rumé (raspare) in quella poca terra. Maria e la mamma resistettero un po’ poi stanche di aspettare che tornassero dalla guerra, si decisero a vendere tutto a Giaco èd Caval e la località “Còlorè” “dèr Bafumèt e drà Bolota” diventò “da Caval”.

Gli zingari

Quando la mamma e Maria rimasero sole potevano contare sull’aiuto dei vicini, i Mossio della Masseria e i Bona del Mulino di Arguello, ma ogni tanto, gli zingari, sapendo che in quella casa vivevano solo due donne facevano visita per “sgraffignare” qualcosa. Una volta una zingara riuscì ad approfittare della semplicità della mamma e fingendo di leggerle la mano le predisse che i due figli entro un mese sarebbero tornati dalla guerra, a patto che avesse consegnato loro sei lenzuola del suo corredo. La mamma stupita, corse a prendere le lenzuola e ringraziò. Attese pazientemente che tornassero i figli, ma dopo un mese si recò a chiedere ai vicini se avessero notizie di quelle zingare che le avevano predetto il ritorno dei figli e le avevano assicurato di essere conoscenti dei Mossio e dei Bona. Questi le dissero che non conoscevano nessuna zingara e così fu chiaro che era stata truffata. Da allora passarono altri zingari per cercare di buggerare la “bafumétta” ma Nando, Placido e Giovanni stavano all’erta e le proteggevano da visite pericolose.  

 

Dalla Cascina Còlore, Bafumèt, Bolòt, ora Caval Cinque anni tra Guerra e prigionia.

Luigi partì soldato nel 28 Artiglieria da campo, il 14 Maggio del 1940, fu inviato al Colle della Lombarda a piazzare i cannoni che puntavano verso la Francia. Il quindici di agosto rientrò a Cuneo e lo fecero partire per la Jugoslavia e furono condotti a Caporetto a presidiare. A novembre li fecero rientrare a Fossano dove rimasero fino a marzo e partirono per l’ Albania e la Grecia. In Grecia combattè in prima linea e rammenta che dovettero arretrare,  andò bene che non furono gettati in mare!

Successivamente era già sul treno con la 17 ° Btg.Divisione Sforzesca per andare in Russia a dare il cambio ma arrivò la notizia che i russi avevano attraversato il Don e sterminato la sua Divisione  e così  fu inviato in Germania. 



Per ventitre mesi fu prigioniero prima in Polonia a Stettino dove lavorò in un mulino a macinare meliga, segala, di tutto e aggiunge: <perchè i tedeschi il pane lo facevano persino con l’erba medica!>. Dopo qualche mese si seppe che li avrebbero mandati in Francia, ma cambiò l’ordine e furono trasferiti a Sundhausen  costretto a lavorare 12 ore al giorno a una catena di montaggio in una fabbrica di “apparecchi”(aerei) che fu di proprietà di Ebrei,e per questo mai bombardata, con poco mangiare e tanti maltrattamenti e botte.

 – <ero a una catena di montaggio e inserivo diciotto bulloni!>

Luigi sospira e dice che son cose che preferisce dimenticare. Aggiunge:-<Hitler non ci mise gli abiti a righe dei prigionieri e ci chiamava Internati militari Italiani ma eravamo trattati come loro! Gli abiti da soldato che avevo quando fui preso  non li cambiai per 23 mesi e venni a casa con quelli!>

Quando arrivarono gli americani, nel ’45, fu trasferito a Erfurt, dove rimase ancora un mese. Dopo le prime cure venne condotto al Brennero dove con altri militari italiani  avrebbe dovuto rientrare a casa, ma la disorganizzazione regnava sovrana, i pullman che la Pia Società San Paolo e  Savigliano, la ditta che gestiva la linea Alba Bossolasco, avevano inviato , erano partiti. Salì insieme a tanti altri su di un camion della croce Rossa Internazionale che andava a Milano, fu nuovamente un viaggio massacrante. Arrivò a Milano alla stazione Centrale alle tre di mattina ma il treno per Torino sarebbe partito solo alla sera. Racconta che aveva, come tutti, tanta fame e nessun soldo per comprare qualcosa! Ridendo dice che fortunatamente si era abituato a non mangiare e così continuò a digiunare.

Arrivato a Torino salì su di un Treno per Carmagnola, quindi a piedi si avviò verso Bra. Dormì in una stalla e al mattino usufruì di un passaggio di un carro che veniva in Vaccheria. Finalmente giunse ad Alba, di qui fu uno scherzo venire ad Arguello a piedi!

Ricorda che vi erano giovani di Lequio con lui, erano i Boffa che ora son morti, vi era Annibale Mossio, il fratello di Nando che fu disperso in Russia e tanti altri che <trovrò lassù!>(troverò lassù!)

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