Fazzino
Luigi 1920 Arguello
Fazzino Luigi classe 1920 figlio di Fazzino Carlo
originario di Somano detto “èr Bafumèt” e di Bolla Rosa detta “ra Bolòta” aveva
un fratello Lorenzo più grande e una sorella Maria(dr’ospidal). Papà volle
costruire la casetta su di un piccolo pianoro che si affacciava sul Rio di
Arguello, che tutt’oggi separa il bricco di Arguello da quello di Cerretto. Il padre
si procurò le pietre andando a prenderle nella rocca sottostante. Quando ebbe
costruito la casa costruì anche una piccola stalla per le pecore e creò delle
“piovà” dove seminare un po’ di grano, patate e ortaggi, piantare una vignota
e qualche albero da frutta. Era soddisfatto di cosa produceva, anche se doveva
ancora andare da “Manoà”(manovale). Verso i cinquant’anni cominciò ad accusare mal di
schiena e non potendo curarsi a poco a poco si bloccò, non poteva più camminare
neppure con due bastoni. Luigi e il fratello gli realizzarono una “comoda”
(grande sedia per persone paralizzate) che sembrava un trono, lui stava tutto
il giorno seduto e alla sera gli tiravano giù lo schienale e sollevavano l’asse
per le gambe così che potesse dormire. Maria,la sorella, che era stata
adottata, aveva il compito di accudirlo di giorno mentre i fratelli e la mamma
pensavano alle pecore e ai lavori dell’orto e della vigna e frutteto. A
cinquantasei il padre morì, Luigi aveva solo 15 anni, il fratello 17 e Maria,
la più piccola aveva 10 anni. Tirarono avanti tribolando, poi Lorenzo fu
chiamato alle armi, l’anno dopo partì anche Luigi e rimasero solo la mamma e
Maria “a rumé (raspare) in quella poca terra. Maria e la mamma resistettero un
po’ poi stanche di aspettare che tornassero dalla guerra, si decisero a vendere
tutto a Giaco èd Caval e la località “Còlorè” “dèr Bafumèt e drà Bolota”
diventò “da Caval”.
Gli zingari
Quando la mamma e Maria rimasero sole potevano
contare sull’aiuto dei vicini, i Mossio della Masseria e i Bona del Mulino di
Arguello, ma ogni tanto, gli zingari, sapendo che in quella casa vivevano solo
due donne facevano visita per “sgraffignare” qualcosa. Una volta una zingara
riuscì ad approfittare della semplicità della mamma e fingendo di leggerle la
mano le predisse che i due figli entro un mese sarebbero tornati dalla guerra,
a patto che avesse consegnato loro sei lenzuola del suo corredo. La mamma
stupita, corse a prendere le lenzuola e ringraziò. Attese pazientemente che
tornassero i figli, ma dopo un mese si recò a chiedere ai vicini se avessero
notizie di quelle zingare che le avevano predetto il ritorno dei figli e le
avevano assicurato di essere conoscenti dei Mossio e dei Bona. Questi le
dissero che non conoscevano nessuna zingara e così fu chiaro che era stata
truffata. Da allora passarono altri zingari per cercare di buggerare la
“bafumétta” ma Nando, Placido e Giovanni stavano all’erta e le proteggevano da
visite pericolose.
Dalla
Cascina Còlore, Bafumèt, Bolòt, ora Caval Cinque anni tra Guerra e prigionia.
Luigi partì soldato nel 28
Artiglieria da campo, il 14 Maggio del 1940, fu inviato al Colle della Lombarda
a piazzare i cannoni che puntavano verso la Francia. Il quindici di agosto
rientrò a Cuneo e lo fecero partire per la Jugoslavia e furono condotti a
Caporetto a presidiare. A novembre li fecero rientrare a Fossano dove rimasero
fino a marzo e partirono per l’ Albania e la Grecia. In Grecia combattè in
prima linea e rammenta che dovettero arretrare, andò bene che non furono gettati in mare!
Successivamente era già sul treno con la 17 ° Btg.Divisione Sforzesca per andare in Russia a dare il cambio ma arrivò la notizia che i russi avevano attraversato il Don e sterminato la sua Divisione e così fu inviato in Germania.
Per ventitre mesi fu
prigioniero prima in Polonia a Stettino dove lavorò in un mulino a macinare
meliga, segala, di tutto e aggiunge: <perchè i tedeschi il pane lo facevano
persino con l’erba medica!>. Dopo qualche mese si seppe che li avrebbero
mandati in Francia, ma cambiò l’ordine e furono trasferiti a Sundhausen costretto a lavorare 12 ore al giorno a una
catena di montaggio in una fabbrica di “apparecchi”(aerei) che fu di proprietà
di Ebrei,e per questo mai bombardata, con poco mangiare e tanti maltrattamenti
e botte.
– <ero a una catena di montaggio e inserivo
diciotto bulloni!>
Luigi sospira e dice che son
cose che preferisce dimenticare. Aggiunge:-<Hitler non ci mise gli abiti a
righe dei prigionieri e ci chiamava Internati militari Italiani ma eravamo
trattati come loro! Gli abiti da soldato che avevo quando fui preso non li cambiai per 23 mesi e venni a casa con
quelli!>
Quando arrivarono gli
americani, nel ’45, fu trasferito a Erfurt, dove rimase ancora un mese. Dopo le
prime cure venne condotto al Brennero dove con altri militari italiani avrebbe dovuto rientrare a casa, ma la
disorganizzazione regnava sovrana, i pullman che la Pia Società San Paolo
e Savigliano, la ditta che gestiva la
linea Alba Bossolasco, avevano inviato , erano partiti. Salì insieme a tanti
altri su di un camion della croce Rossa Internazionale che andava a Milano, fu
nuovamente un viaggio massacrante. Arrivò a Milano alla stazione Centrale alle
tre di mattina ma il treno per Torino sarebbe partito solo alla sera. Racconta
che aveva, come tutti, tanta fame e nessun soldo per comprare qualcosa! Ridendo
dice che fortunatamente si era abituato a non mangiare e così continuò a
digiunare.
Arrivato a Torino salì su di
un Treno per Carmagnola, quindi a piedi si avviò verso Bra. Dormì in una stalla
e al mattino usufruì di un passaggio di un carro che veniva in Vaccheria.
Finalmente giunse ad Alba, di qui fu uno scherzo venire ad Arguello a piedi!
Ricorda che vi erano giovani
di Lequio con lui, erano i Boffa che ora son morti, vi era Annibale Mossio, il
fratello di Nando che fu disperso in Russia e tanti altri che <trovrò
lassù!>(troverò lassù!)
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