FEDRIGO ROMANO
11/08/1926 CAORLE 22/03/1945
Mio
papà Antonio, il partigiano "Lampo" fu giustiziato dai nazifascisti
il 22 marzo 1945 assieme a Idilio Cappelletto, un altro "Lampo" di
Chiarano (TV), residente a Monfalcone, a Derno Paravano "Milo" di
Torsa di Pocenia e al milanese Giorgio De Santi "Milan".
"Lampo" e Rino De Sario Germano,
mentre stavano tornando in bicicletta da una requisizione, erano stati sorpresi
da tedeschi al ponte di Chiarisacco. "Lampo", che precedeva l'amico,
era stato arrestato, mentre Germano si era buttato nel fiume Corno. Pur fatto
segno di un nutrito lancio di bombe a mano, era riuscito a salvarsi, nuotando
fino al macello di S. Giorgio, dove l'avevano nascosto.
"Lampo"
era giovanissimo, appena 18enne, ma ero già nato io alla fine dell'anno prima:
avevo quattro mesi quando uccisero mio padre. Mi aveva chiamato Romano, proprio in omaggio
al suo comandante. Spesso i Diavoli Rossi si riunivano nella casa di mio papà,
nel comune di Carlino, e sarà proprio il Mancino, come riporta nel diario, a
giustiziare il colpevole della fucilazione di mio padre.
Con
mia madre vivevo a Carlino.
Questa è la chiesa di Piancada (Palazzolo dello stella)
Sicuramente mi hanno
battezzato qui ed anche ho ricevuto la Prima Comunione.(Son ricordi
vaghi).Invece ricordo benissimo la Cresima. Tutto il paese, circa trecento
persone, era in festa
Il padrino!!! Appena fuori dalla Chiesa, mi acquistò la medaglietta e me la
applicò sulla giacca nuova.(quella che dopo il primo lavaggio si accorciò di
dieci centimetri.)
A pranzo, a casa della nonna, il Padrino mi consegnò l’orologio. Purtroppo dopo
un mese si staccò il cinturino e non funzionò più!
Il pranzo fu a base di brodo e
bollito con giardiniera e ricordo ancora l’acidulo della carne trattata con l’aceto
per essere conservata per più giorni (senza frigo)
Il Padrino della Cresima, dopo la Festa non lo vidi più.
Da Patria Indipendente
Si chiamavano Diavoli Rossi perché il Mancino,
soprannome dovuto a una menomazione al braccio sinistro, aveva voluto rendere
omaggio all’amico Romano Sguazzin, chiamato Diaul, e rossi a ricordo di
Garibaldi.
Era stato proprio il Mancino a richiamare l’esperienza
risorgimentale scrivendo nel suo diario che i tedeschi “furono cacciati dal
patrio suolo da Giuseppe Garibaldi e che nel 1943 di nuovo i garibaldini
sorgevano per soffocare i barbari”.
L’unico della brigata ad aver superato i trent’anni
ispirerà anche il personaggio de Il Monco nel romanzo Il Ghebo dello
scrittore friulano Elio Bartolini: mancin in friulano significa anche
monco.
Anche la pittura ricorda l’azione leggendaria. Alfonsino Filiputti, “L’assalto alle carceri”, disegno a tempera.
Ma l’intera storia della formazione sembra quasi
destinata a entrare nel mito attraverso l’arte. E per capire la forza del loro
sentimento resistente, basti pensare che quando il 12 settembre 1943 i tedeschi
avevano occupato la città, in appena 300 avevano disarmano il XXIV Corpo
d’armata composto da ben 5.000 soldati.
Una delle più clamorose e ingegnose azioni dei Diavoli
Rossi è l’assalto alle carceri di via Spalato a Udine del 7 febbraio 1945. Al
limite della beffa, non potrà andar giù agli occupanti.
A
raccontarla in una lirica riportata nel volume di Visentin è Umberto Zilli,
commissario del Gruppo Brigate nella Garibaldi Mario Foschiani e conosciuto
come il poeta-contadino,
che morirà il 1° maggio 1945 durante la Liberazione della sua città, Udine –
Medaglia d’Oro al Valore Militare per meriti acquisiti durante la Resistenza:
Accerchian la città con vari reggimenti,
li credono migliaia ed eran solo in venti;
sparano le mitraglie e sparan rivoltelle
ma già di tutte vuote son le celle;
sparano dei razzi,
ma fanno la figura dei miseri pupazzi.
La durissima
rappresaglia dei nazisti arrivò l’11 febbraio. Ventitré prigionieri –
partigiani e ostaggi – furono fucilati contro il muro del cimitero di Udine.
Saranno presidiati da una guardia armata e i loro corpi avranno degna sepoltura
solo molto tempo dopo, mentre un comunicato afferma che “i ribelli sono stati
condannati a morte con una sentenza del Tribunale speciale per rappresaglia
all’uccisione delle due guardie giudiziarie del carcere di Udine”. Tra le mura
di via Spalato il colpo di coda nazista è datato 9 aprile, quando altri 29
partigiani sono fucilati da un plotone di militi delle SS, comandato da due ufficiali
della Sd-Sipo, la Sicherheit Dienst-Sicherheits Polizei, la polizia
segreta tedesca.
LUCIANO
MORANDINI “
…………………….
Laggiù tra altri mari
Forse qualcuno vedrà
La città promessa
Mite nei gesti e nelle opere
Verrà scorrendo i lustri
Il grande giorno
Saranno chiuse allora
Da uomini sapienti
Con serrami di ferro
Le terribili porte della
guerra. 1996
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