PIETRO SORIA TREZZO TINELLA 1924
Il padre
Soria Pasqualin(1895), veniva da San Martino di Castiglion Tinella, “ attaccò
“il cappello al chiodo”
e sposò Luigia
la cugina di Culasso Pierina "ra Fnoja", erano figlie delle sorelle Boffa di
Vigin.
La
cascina Teilà fu costruita da nonno Pietrin con tanto legname e pietre usando
“èr ciape”(lose) come copertura e dopo la guerra furono costruite altre quattro
camere. Nel ’62 noi Soria costruimmo questa casa.
Nel 1921
nacque Luigi(+2001) nel ‘22 Maria(+90) e nel 24 io. Nell’80 e nell’81 morirono
il papà e la mamma.
Io sto
abbastanza bene di salute ma soffro la solitudine. Vivo da solo nella grande
casa costruita sotto la strada della collina di Naranzana e sopra la borgata
Tèilà.<Rà vita a rè passà e soma nèn sdassnè! La vita è passata e non ce ne
siamo accorti. La guerra, il lavoro e le malattie hanno avuto il sopravvento
sulla vita. Nessuno di noi tre fratelli si è sposato e sono rimasto io a
ricordare della guerra, delle rappresaglie su queste colline e del lavoro
svolto con tanta fatica.
IL NOSTRO
VINO
Noi
avevamo tante vigne e pigiavamo per produrre vino. Portavamo “èr Bonze”(grandi
botti) col carro alla stazione di Alba e le caricavamo sui vagoni merci per
inviarle a dei clienti di Boves e Fontanelle. Questi li servimmo per tanti
anni, e si vede che si trovavano bene!
LUIGI MIO
FRATELLO
Luigi,
mio fratello più grande, al termine della classe quarta, venne condotto ad
Alba, in Seminario per frequentare la classe quinta. Rimase tre anni con i
preti imparando il Latino ma rimediando una malattia polmonare. I medici
Castiati e Velatta di Neive sconsigliarono di lasciarlo ancora al chiuso delle
aule seminariali e così si rinsanì col lavoro della frazione Teilà. Si preparò
anche per partire soldato, gli toccherà la Russia. Da Fante non andò in prima
linea ma ebbe modo di vedere i carri armati che passavano sul Don gelato e i
morti e i feriti, la povera gente di Russia che soffriva come loro la guerra.
Tornò a casa con tanti tristi ricordi e una malattia, il tifo, che lo
costringerà ad assumere medicinali per tutta la vita. Da persona intelligente e
sensibile scrisse ricordi che sono andati persi e cantava, in russo, nenie
delle donne Ucraine. “… non c’è pane non c’è latte, quattro figli devono
mangiare e gli uomini sono al fronte…..!”
Ricordava
che si ammalò di tifo perché fu costretto a bere acqua sporca, ma diceva: o
morivi di sete o bevevi l’acqua sporca che trovavi anche nelle pozzanghere!”
DOPO L’OTTO
SETTEMBRE 1943
Dopo
l’otto Settembre, che mi trovò a Cesena in caserma, fuggii da solo, con l’idea
di tornare a casa. Vagai un po’ per
campagne e Appennini e mi ritrovai alla stazione di Bologna. Presi un treno che
mi portò a Modena, poi nel timore di incontrare fascisti e tedeschi viaggiai a
piedi. Qualche volta chiesi da mangiare in qualche cascina, ma non avendone
neppure per loro ottenevo soltanto delle mele. Non corsi rischi poiché non
trovai né fascisti né tedeschi. Impiegai quindici giorni ed arrivai a casa.
Qui a
Trezzo vi erano già i primi Partigiani, e vi furono parecchi rastrellamenti. Io
e mio fratello ci nascondevamo per evitare di essere presi. Lì sotto nella
cascina avevamo realizzato un nascondiglio e una via di fuga in aperta campagna
nel caso fossero arrivati all’improvviso. Di notte dormivamo “sota èr carere”
sotto le botti nella cantina e tirammo avanti. Nel ’45, a Marzo mi aggregai ai
Badogliani di San Donato col gruppo del Partigiano “Enzo” Manzone Lorenzo,
nostro vicino che era Sergente del 1916.
“Poli” mi
diede nome di battaglia”Pinin” perché era il nome di suo padre che avevano
ucciso da poco a Valdivilla. Eravamo sei o sette e andammo quindici giorni alla
“Ca dèr murador”, poi ci spostammo a Cappelletto e quindi a San Donato con Poli.
Il quindici Aprile andammo a schierarci con gli altri sulla collina della
Madonna degli Angeli sopra Alba e si iniziò a sparare in direzione del Civico
Convitto. I fascisti risposero al fuoco e ricordo che dovetti “bité èr musu
antr’ortìe!(mettere la faccia nelle ortiche, poiché arrivavano proiettili da
tutte le parti. Verso le dieci e trenta e fino a mezzogiorno loro ridussero
molto il “fuoco”, si vede che avevano terminato le munizioni. Noi Partigiani
scendemmo e attraversammo la Cherasca” all’altezza del “Mattatoio”, dove dei
partigiani fecero saltare un muro con la dinamite e si entrò in Alba. Noi
eravamo male armati, io avevo il moschetto i nazifascisti asserragliati nel
cortile del Convitto riuscirono ad impossessarsi di un cannone e una
mitragliatrice, così ripresero a sparare e a noi fu ordinato di tornare a
Cappelletto e poi a San Donato. Così
facemmo passando dalla Vernazza e in Como, dove fummo un po’ più al sicuro.
Penso
che,gli uomini di Gagliardi quando smisero di sparare, se gli fosse stato
richiesto si sarebbero arresi, ma nessuno glielo intimò e così rimasero ancora
per otto giorni.
Fui
compagno di branda di “Gilera” un “venturino” di Mango e conobbi “Napoleon” che per me aveva
pistola e coltello troppo “facili”, infatti se c’era “cheicun da massé!”
qualcuno da uccidere chiamavano lui.
Ricordo
Magior Sacco che era con Paolo Farinetti, Gallina Oreste èr Professor, Manzone
Renzo che sposò una Slava e alla fine della guerra andò in America. Ricordo
Balbo Piero il Comandante “Poli” che mi diede il nome di battaglia “Pinin”, si
vede che gli ricordavo suo padre che era stato ucciso da poco. Fu un’esperienza
di paura in cui io e quelli come me non capimmo molto ma era un momento così e
ci adeguammo, poi la guerra finì e “adess son restà da sol”.
I
RASTRELLAMENTI A TREZZO TINELLA
Ad
agosto, quando i Partigiani fecero finire in Tanaro il treno che partì da Neive
e passò a gran velocità alla stazione di Alba per poi deragliare sul ponte, qui
a Trezzo e in tutte le Langhe arrivarono a rastrellare e fu terribile. I
Partigiani erano al Brichètt e sapendo che stavano arrivando i repubblican e i
tedesch fuggirono , ma questi trovarono tracce di armi e munizioni e
incendiarono il cascinale, anche qui sopra di noi diedero fuoco. Noi giovani e
vecchi scappammo da qui e ci rifugiammo nel bosco della Langa. Di là vedemmo
quando “Gatin” dalla Torretta lanciò la bomba sull’autocarretta che stava
salendo da Mango verso San Donato. Col rovesciamento di quel mezzo, per
rappresaglia, incendiarono tutto. A Novembre del 1944 di nuovo arrivarono e
setacciarono tutta la Langa alla ricerca di Partigiani e uomini. Noi non si
sapeva più dove andare.
INSEGNANTE PRESIDE SCUOLA
CAPITANO Arma FANTERIA Reparto
Nome di battaglia NEO Qualifica
Formazione BANDA DI MANGO Dal 15/11/1943 Al 30/05/1944
GALLIZIA GIUSEPPE 12/05/1907 Comune di nascita COSSANO BELBO (CUNEO) -
Nome di battaglia GILERA CADUTO
Prima formazione 2° DIV LANGHE Dal 18/12/1943 Al 29/06/1944
PARTIGIANO Dal 18/01/1943 Al 29/06/1944
Caduto il 29/06/1944 nel Comune di LEQUIO
BERRIA CADUTO IN COMBATTIMENTO
SANTO
STEFANO BELBO
Nome
di battaglia GATIN Qualifica ottenuta PARTIGIANO 2° DIV
LANGHE
Prima
formazione 2° DIV LANGHE COM Dal 15/12/1943 Al 07/06/1945
PARTIGIANO Dal 15/12/1943 Al 07/06/1945
MANZONE LORENZO
29/07/1916 Comune di nascita TREZZO TINELLA (CUNEO) CASCINA TEILA'
AGRICOLTORE Settore AGRICOLTURA
ESERCITO ARTIGLIERIA SERGENTE
MAGG.
Nome di battaglia ENZO PATRIOTA 2°
DIV LANGHE
BRG BELBO Dal 25/02/1945 Al 07/06/1945
25/05/1925
TREZZO TINELLA (CUNEO)
MECCANICO
AUTISTA
Reparto
RSI GNR Grado
conseguito Dal 24/12/1943 Al 02/02/1944
Nome
di battaglia "MILLER" PARTIGIANO 21° BRG MATTEOTTI
FORM
AUTONOME Dal 10/10/1943 Al 24/12/1943
COMANDANTE
DIST Dal 10/10/1943 Al 24/12/1943
Terza
formazione 21° BRG MAT Dal 15/12/1944 Al 07/06/1945
Luogo
di deportazione Dal 24/12/1943 Al 02/02/1944
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