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GIUGNO 1913
SOLDATO DI LEVA II Battaglione Dronero Rgt. Alpini 5 Aprile
1934
RICHIAMATO per la frontiera Alpina Occidentale(Francia)22 Agosto 1939
CONGEDATO IL 26 Ottobre 1940
RICHIAMATO PER LA CAMPAGNA DI RUSSIA
24 Agosto 1942
Inviato a
fine Dicembre 1942, giunse nella Russia Bianca e rientrò con l’ultima tradotta
che riuscì a tornare indietro
Dopo il rientro fu
inviato al Passo della Mendola dove l’8 Settembre 1943 fu catturato dalle
truppe tedesche ed internato nel campo di concentramento di Dūsseldorf in Germania. I
tedeschi derubarono lui e i suoi compagni di tutti gli effetti personali,
orologi, penne stilografiche e in particolare a Giacinto presero la cassetta
con gli arnesi da barbiere.
Quando fu deportato a Dūsseldorf grazie alle sue
“capacità”, sapeva fare il CALZOLAIO, e
il BARBIERE, fu preso a benvolere da un capitano al quale radeva la barba ogni
mattina. Questi , riuscì a fatica a procurargli “Arnesi per il mestiere di
Barbiere!” e gli lasciava,ogni mattina, in segno di riconoscenza, nascosta
dietro ad un mattone e sempre in posti diversi, per non correre rischi, una
fetta di pane con marmellata e margarina ( il burro in periodo di guerra non
esisteva neppure per i tedeschi) e una sigaretta. Giacinto mangiava quella
fetta di pane metà a pranzo e metà a cena con la brodaglia che gli
somministravano e riuscì a rendere meno tragica la prigionia salvandosi la
vita.
Ricordava che per il Natale 1944, per festeggiare
presero delle pelli di patate nell’immondizia e, facendo attenzione di non
essere visti, poiché rischiavano la fucilazione, le lavarono nella neve facendo
sciogliere la neve le fecero cuocere. Quello fu il Pranzo di Natale.
Sia il Capitano che sua moglie insistettero molte
volte affinchè disertasse e fuggisse, ma lui, stanco di sentirselo dire, spiegò
alla moglie che pensava sempre a sua moglie e a sua figlia e le chiese se lei
avrebbe abbandonato facilmente suo figlio, al che la donna e il capitano
compresero e non gli dissero più nulla.
Liberato dalle truppe americane il 4 Aprile 1945 fu
trattenuto dalle FF.AA alleate sino al 19 agosto 1945
Giacinto ritornò a casa tra gli ultimi, e come
molti altri non raccontava molto di cosa aveva visto e passato.
Gli americani lo liberarono il 4 Aprile 1945 ma per
curarlo e nutrirlo, viste le precarie condizioni in cui versava, lo trattennero
per 4 mesi. Lui e i suoi compagni erano così denutriti che non potevano essere
fatti rientrare a casa in quelle condizioni.
Il 19 Agosto riuscì ad arrivare da Torino a
Savigliano ma né lui sapeva dove fossero la moglie e la figlia né loro sapevano
se fosse vivo o morto, da due anni non avevano più avuto notizie.
GIACINTO marito di ANFOSSI TERSILLA di San Sisto di Neviglie.
La famiglia Anfossi aveva due maschi e sei femmine.
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