martedì 7 novembre 2023

BATTAGLINO GIACINTO VEZZA D'ALBA 1913

 



BATTAGLINO GIACINTO VEZZA D’ALBA 

5 GIUGNO 1913





SOLDATO DI LEVA  II Battaglione Dronero Rgt. Alpini 5 Aprile 1934

RICHIAMATO per la frontiera Alpina Occidentale(Francia)22 Agosto 1939

Decorato con Croce al merito per aver partecipato alle Operazioni di Guerra sulla Frontiera occidentale del 1940.

CONGEDATO IL 26 Ottobre 1940

RICHIAMATO PER LA CAMPAGNA DI RUSSIA 24 Agosto 1942

Inviato a fine Dicembre 1942, giunse nella Russia Bianca e rientrò con l’ultima tradotta che riuscì a tornare indietro

Dopo il rientro fu inviato al Passo della Mendola dove l’8 Settembre 1943 fu catturato dalle truppe tedesche ed internato nel campo di concentramento di Dūsseldorf in Germania. I tedeschi derubarono lui e i suoi compagni di tutti gli effetti personali, orologi, penne stilografiche e in particolare a Giacinto presero la cassetta con gli arnesi da barbiere.

 

Quando fu deportato a Dūsseldorf grazie alle sue “capacità”, sapeva fare il CALZOLAIO,  e il BARBIERE, fu preso a benvolere da un capitano al quale radeva la barba ogni mattina. Questi , riuscì a fatica a procurargli “Arnesi per il mestiere di Barbiere!” e gli lasciava,ogni mattina, in segno di riconoscenza, nascosta dietro ad un mattone e sempre in posti diversi, per non correre rischi, una fetta di pane con marmellata e margarina ( il burro in periodo di guerra non esisteva neppure per i tedeschi) e una sigaretta. Giacinto mangiava quella fetta di pane metà a pranzo e metà a cena con la brodaglia che gli somministravano e riuscì a rendere meno tragica la prigionia salvandosi la vita.

Ricordava che per il Natale 1944, per festeggiare presero delle pelli di patate nell’immondizia e, facendo attenzione di non essere visti, poiché rischiavano la fucilazione, le lavarono nella neve facendo sciogliere la neve le fecero cuocere. Quello fu il Pranzo di Natale.

Sia il Capitano che sua moglie insistettero molte volte affinchè disertasse e fuggisse, ma lui, stanco di sentirselo dire, spiegò alla moglie che pensava sempre a sua moglie e a sua figlia e le chiese se lei avrebbe abbandonato facilmente suo figlio, al che la donna e il capitano compresero e non gli dissero più nulla.

Liberato dalle truppe americane il 4 Aprile 1945 fu trattenuto dalle FF.AA alleate sino al 19 agosto 1945

 

 

Giacinto ritornò a casa tra gli ultimi, e come molti altri non raccontava molto di cosa aveva visto e passato.

Gli americani lo liberarono il 4 Aprile 1945 ma per curarlo e nutrirlo, viste le precarie condizioni in cui versava, lo trattennero per 4 mesi. Lui e i suoi compagni erano così denutriti che non potevano essere fatti rientrare a casa in quelle condizioni.

Il 19 Agosto riuscì ad arrivare da Torino a Savigliano ma né lui sapeva dove fossero la moglie e la figlia né loro sapevano se fosse vivo o morto, da due anni non avevano più avuto notizie.

 Quando giunse alla stazione, un ferroviere lo riconobbe e corse ,in bicicletta ad avvisare la famiglia per prepararli e “non farli morire d’infarto per l’emozione” Quel ferroviere fu “benemerito” poichè prese a cuore l’incarico di avvisare le famiglie quando vedeva arrivare qualche giovane soldato dalla prigionia. 


GIACINTO marito di ANFOSSI TERSILLA di San Sisto di Neviglie.

La famiglia Anfossi aveva due maschi e sei femmine.

Un fratello Mario 08/10/1921 morì in Russia il 31 01 1943

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