LORENZO FENOGLIO COM. Partigiano "Renzo" SERRAVALLE LANGHE 1923
(99° BRIGATA Garibaldi)
LORENZO FENOGLIO nato
a Serravalle Langhe il 13 Aprile 1923 frequentò le scuole elementari a
Serravalle, poi chiese al Parroco di farlo entrare al Seminario di Alba poiché
suo padre non poteva farlo studiare, ma questi gli rispose che avrebbe fatto
meglio a praticare il lavoro di suo padre, cioè il meccanico. Renzo aveva le
idee chiare e gli disse: < No, no, io voglio imparare l’analisi logica e il
Latino perché voglio frequentare il ginnasio e poi il Liceo!> Il Reverendo
di fronte a una tale richiesta, nonostante avesse detto che l’analisi e il
Latino non li ricordava neppure lui, si adoperò per inserirlo al Seminario.
Effettuò quasi tutto il Ginnasio, ma insieme ad un compagno fu espulso perché si erano recati dal barbiere esterno
per farsi effettuare la “cirià”(la tonsura da Chierico) e così perse l’anno.
Tuttavia Renzo non si diede per vinto e avendo saputo che ad Avigliana vi era
una Scuola Salesiana che ospitava le
vocazioni tardive. che dovevano recuperare anni di studio. si iscrisse e terminò il Ginnasio che in
quella scuola durava solo quattro anni. Così recuperò l’anno perso ad Alba.
Ricorda gli insegnanti che ebbe ad Avigliana e che furono tutti eccezionali, in
particolare si confidò con Don Sordo al quale riferì che lui non aveva intenzione di farsi prete e
questi gli disse che lo aveva capito fin dal suo arrivo. Gli inviò una lettera
in cui gli scriveva:<… ogni volta che sarai in difficoltà pensa a me che io
ti aiuterò!> . Renzo conserva ancora quella lettera e conferma di aver
tratto grande aiuto da quelle parole nelle varie vicissitudini della sua vita.
In seguito andò a Cuneo in un collegio Salesiano e frequentò il Liceo
cittadino. Qui ebbe un insegnante che fu importantissimo per la sua formazione
anti fascista, fu Luigi Pariso Docente anche di Umberto Eco e del filosofo Gianni
Vattimo. Di questo Professore serba un
particolare ricordo: loro, giovani allievi, avendo notato che alcune volte, nel
sabato fascista, non indossava la camicia nera chiesero: <Come mai Voi
Professore non adempite all’obbligo della camicia nera?> Pariso li invitò a
leggere il punto 34 del libro ” Dei
delitti e delle pene” di Cesare Beccaria che recita così: < Il grande imbonitore ha gli applausi
delle persone ignoranti e i fischi delle persone istruite.> Compresero che
il loro insegnante era un Anti fascista e furono i primi elementi che fecero
comprendere a Renzo e compagni che la
situazione fascista non era fissa come avevano sempre creduto, ma vi era chi la
contrastava anche rischiando personalmente.
Terminato
il Liceo, non avendo la famiglia di Renzo la possibilità di sostenere le spese
Universitarie, sostenne il Concorso per accedere all’Accademia Militare di
Modena. Ricorda che la visita medica finale, dopo una settimana di controlli e
prove mediche, avvenne in un grande salone, erano una ventina di giovani,
furono messi in riga completamente nudi e attesero l’arrivo del Generale
medico. Il personaggio era un ometto di un metro e cinquanta con il monocolo.
Passò in rassegna i giovani guardandoli dal basso verso l’alto, poiché erano
tutti più alti e sentenziò , rivolgendosi al Colonnello: < Vorrà dire che
anzichè i cavalli faremo trottare gli
asini!>. Tali parole diedero un enorme fastidio a Renzo,e rimasero impresse.
Comprese che quella non era la vita per lui, nonostante fosse stato ammesso
all’Accademia Militare.
< Ero stato
ammesso all’Accademia Militare di Modena e l’8 SETTEMBRE 1943 mi trovai a casa
per un periodo di Licenza. Venni a sapere che il Generale MATTEO NEGRO Comandante dell’Accademia e della Scuola di
applicazione d’Arma era stato arrestato la mattina del 9 Settembre dai tedeschi
perché non si era arreso immediatamente (e tra l’altro subì una durissima
deportazione. Il generale Ugo
Ferrero a Sassuolo, con 60 uomini, si oppose ad una
Divisione corazzata SS,e il colonnello Giovanni Duca, sciolse sull’Appennino il
Reggimento allievi ed entrò a far parte della Resistenza per conto del Sim
Servizio informazioni difesa).
Seppi
inoltre che gli “accademisti” erano stati tutti trasferiti a Tortona ed essendo
già tutta l’italia in piena “bagarre” inviai mio padre affinchè cercasse di
incontrare qualche mio collega. Li trovò e gli riferirono di dirmi che loro
“allievi” dell’Accademia stavano per essere deportati in Germania e avrebbero
cercato di fuggire. Quanto a me dissero di non rientrare perché avrei rischiato
molto.
Fu un
periodo eccezionalmente grave, e chi non lo visse non riesce a rendersi conto
del “bailamme” avvenuto. Vi furono i Carabinieri che abbandonarono le Caserme,
dalle Carceri uscirono tutti i delinquenti e non si capiva più nulla. Chi aveva
un fucile in mano divenne padrone di un territorio seminando la paura tra la
popolazione. Il partigianato non sorse in quei giorni dopo l’8 Settembre, ma
parecchi mesi dopo. Furono soprattutto i Reduci della guerra di Spagna che
rientrati in Italia decisero di organizzare i gruppi di ribelli per
contrapporsi ai tedschi e ai repubblichini. Io ne conobbi alcuni e in
particolare Remo Guerra che fu poi
Commissario delle Brigate Garibaldi.
LA TATTICA DEI PARTIGIANI
I tedeschi non riuscirono ad
insediarsi nel territorio poiché i Partigiani adottarono la tattica di
attaccarli di notte e di rimanere nascosti di giorno. I tedeschi “
rastrellavano” di giorno e non trovavano nessuno, per questo dopo un mese e
mezzo circa se ne andarono. Per i Partigiani, ricorda Renzo fu un periodo
difficilissimo, poiché per un anno, cioè il periodo della Resistenza, si dormì
sempre in rifugi di fortuna e nelle stalle, ma qui resistevi poco poiché le
bestie assorbivano loro tutto l’ossigeno e dopo poco tempo non si riusciva a
respirare. Lui dormì tra le lenzuola di
un letto, solo due notti in un anno e mezzo.
BRACCATI DAI TEDESCHI
…….Renzo
partì, a piedi, con i suoi 4 compagni e raggiunse il colle di Cadibona. Lungo
il tragitto furono attaccati parecchie volte e negli scontri a fuoco perse
tutti e quattro i suoi compagni. Rimasto solo, scelse di ritornare verso
Mombarcaro e alla sera, stanco e affamato bussò ad una casa dove vide un
lumino. Sentì rumore di gente che fuggiva a nascondersi e quindi apparve una
vecchietta ad aprire. Renzo le chiese, in piemontese, se aveva un posto per
dormire un paio d’ore e questa disse che chiedeva al marito. Dopo un po’ tornò
e gli riferì che vi erano sette/ otto giovani nascosti in una cisterna e se
voleva poteva nascondersi anche lui. Gli procurò una scaletta e lo fece entrare
in quel nascondiglio. Le pareti erano di tufo e tutto intorno all’acqua vi era
un bordo di neppure un metro sul quale, dopo essersi abituato al buio vide i
giovani che sarebbero stati suoi compagni per una settimana. La vecchietta, ogni
tanto, portava loro qualcosa da mangiare e lo calava dentro a un secchio legato
a una fune. Una volta, mentre lasciava scendere il secchio, disse:<ij zon!
Ij zon!> (ci sono, ci sono), aveva sentito arrivare dei tedeschi e dalla
fretta, mollò fune e secchio. Renzo sorride nel raccontare che si misero a
pescare la polenta che era finita nell’acqua, ma ricorda anche che si
preoccuparono molto, poichè se portavano via la donna, loro dalla cisterna non
sarebbero più usciti, era lei che calava la scala, e senza sarebbero rimasti là
sotto!......
https://youtu.be/CbbJ7TRSqG8 non
arrendetevi mai
<…ero un Credente, credevo in me stesso e nelle cose, ho
sempre voluto bene alla gente.
Mi sento di dare un consiglio ai giovani : Non arrendetevi mai, comunque siano i momenti
NON ARRENDETEVI MAI! Ve lo dice uno che ha 97 anni, non un “pivellino”>
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