domenica 27 agosto 2023




 LORENZO FENOGLIO COM. Partigiano "Renzo" SERRAVALLE LANGHE 1923

(99° BRIGATA Garibaldi)

LORENZO FENOGLIO nato a Serravalle Langhe il 13 Aprile 1923 frequentò le scuole elementari a Serravalle, poi chiese al Parroco di farlo entrare al Seminario di Alba poiché suo padre non poteva farlo studiare, ma questi gli rispose che avrebbe fatto meglio a praticare il lavoro di suo padre, cioè il meccanico. Renzo aveva le idee chiare e gli disse: < No, no, io voglio imparare l’analisi logica e il Latino perché voglio frequentare il ginnasio e poi il Liceo!> Il Reverendo di fronte a una tale richiesta, nonostante avesse detto che l’analisi e il Latino non li ricordava neppure lui, si adoperò per inserirlo al Seminario. Effettuò quasi tutto il Ginnasio, ma  insieme ad un compagno fu espulso  perché si erano recati dal barbiere esterno per farsi effettuare la “cirià”(la tonsura da Chierico) e così perse l’anno. Tuttavia Renzo non si diede per vinto e avendo saputo che ad Avigliana vi era una Scuola Salesiana che ospitava  le vocazioni tardive. che dovevano recuperare anni di studio.  si iscrisse e terminò il Ginnasio che in quella scuola durava solo quattro anni. Così recuperò l’anno perso ad Alba. Ricorda gli insegnanti che ebbe ad Avigliana e che furono tutti eccezionali, in particolare si confidò con Don Sordo al quale riferì  che lui non aveva intenzione di farsi prete e questi gli disse che lo aveva capito fin dal suo arrivo. Gli inviò una lettera in cui gli scriveva:<… ogni volta che sarai in difficoltà pensa a me che io ti aiuterò!> . Renzo conserva ancora quella lettera e conferma di aver tratto grande aiuto da quelle parole nelle varie vicissitudini della sua vita. In seguito andò a Cuneo in un collegio Salesiano e frequentò il Liceo cittadino. Qui ebbe un insegnante che fu importantissimo per la sua formazione anti fascista, fu Luigi Pariso Docente anche di Umberto Eco e del filosofo Gianni Vattimo.  Di questo Professore serba un particolare ricordo: loro, giovani allievi, avendo notato che alcune volte, nel sabato fascista, non indossava la camicia nera chiesero: <Come mai Voi Professore non adempite all’obbligo della camicia nera?> Pariso li invitò a leggere il punto 34 del  libro ” Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria che recita così:  < Il grande imbonitore ha gli applausi delle persone ignoranti e i fischi delle persone istruite.> Compresero che il loro insegnante era un Anti fascista e furono i primi elementi che fecero comprendere a Renzo e compagni  che la situazione fascista non era fissa come avevano sempre creduto, ma vi era chi la contrastava anche rischiando personalmente.

Terminato il Liceo, non avendo la famiglia di Renzo la possibilità di sostenere le spese Universitarie, sostenne il Concorso per accedere all’Accademia Militare di Modena. Ricorda che la visita medica finale, dopo una settimana di controlli e prove mediche, avvenne in un grande salone, erano una ventina di giovani, furono messi in riga completamente nudi e attesero l’arrivo del Generale medico. Il personaggio era un ometto di un metro e cinquanta con il monocolo. Passò in rassegna i giovani guardandoli dal basso verso l’alto, poiché erano tutti più alti e sentenziò , rivolgendosi al Colonnello: < Vorrà dire che anzichè i  cavalli faremo trottare gli asini!>. Tali parole diedero un enorme fastidio a Renzo,e rimasero impresse. Comprese che quella non era la vita per lui, nonostante fosse stato ammesso all’Accademia Militare. 

< Ero stato ammesso all’Accademia Militare di Modena e l’8 SETTEMBRE 1943 mi trovai a casa per un periodo di Licenza. Venni a sapere che il Generale MATTEO NEGRO Comandante dell’Accademia e della Scuola di applicazione d’Arma era stato arrestato la mattina del 9 Settembre dai tedeschi perché non si era arreso immediatamente (e tra l’altro subì una durissima deportazione. Il generale Ugo Ferrero  a Sassuolo, con 60 uomini, si oppose ad una Divisione corazzata SS,e il colonnello Giovanni Duca, sciolse sull’Appennino il Reggimento allievi ed entrò a far parte della Resistenza per conto del Sim Servizio informazioni difesa).

Seppi inoltre che gli “accademisti” erano stati tutti trasferiti a Tortona ed essendo già tutta l’italia in piena “bagarre” inviai mio padre affinchè cercasse di incontrare qualche mio collega. Li trovò e gli riferirono di dirmi che loro “allievi” dell’Accademia stavano per essere deportati in Germania e avrebbero cercato di fuggire. Quanto a me dissero di non rientrare perché avrei rischiato molto.

Fu un periodo eccezionalmente grave, e chi non lo visse non riesce a rendersi conto del “bailamme” avvenuto. Vi furono i Carabinieri che abbandonarono le Caserme, dalle Carceri uscirono tutti i delinquenti e non si capiva più nulla. Chi aveva un fucile in mano divenne padrone di un territorio seminando la paura tra la popolazione. Il partigianato non sorse in quei giorni dopo l’8 Settembre, ma parecchi mesi dopo. Furono soprattutto i Reduci della guerra di Spagna che rientrati in Italia decisero di organizzare i gruppi di ribelli per contrapporsi ai tedschi e ai repubblichini. Io ne conobbi alcuni e in particolare Remo Guerra che fu poi Commissario delle Brigate Garibaldi.




Io, non sapendo che pesci pigliare, mi presentai al Comando di Brigata dei Garibaldini e fui rimesso in servizio. Mi chiesero quale nome di battaglia volevo assumere e scelsi semplicemente “Renzo” . Mi misero in Fureria poiché avendo un po’ più di esperienza e studi potevo essere utile in segreteria. A me però, quell’incarico stava un po’  stretto. Un giorno venimmo a sapere che a Bossolasco era arrivata una Compagnia di “russi bianchi” comandati dai tedeschi, e stavano seminando il panico poiché entravano nelle case rubando e devastando. Avevano avuto dai tedeschi “l’autorizzazione- incarico” di razziare e di comportarsi come volevano. Con tre o quattro miei amici ci trovammo presso la “Fontana azzurra”, eravamo armati e vedendo questi russi e tedeschi che stavano venendo giù, iniziammo a sparare qualche colpo, poi i miei compagni fuggirono, io invece rimasi. Pensai ai racconti dei reduci di Spagna e misi in pratica un loro consiglio. "Quando si è da soli contro molti, la tattica utile è quella di dimostrare che si è in molti!” così saltando da un platano all’altro sparai una serie di colpi che intimorì quei russi al punto da farli arretrare. Rischiai molto, ma quell’azione fece sì che mi affidarono il Comando del Distaccamento di Rodello. Iniziò così la mia vita da Partigiano, avevo vent’anni e comandavo gente ben più vecchia di me.>

LA TATTICA DEI PARTIGIANI

I tedeschi non riuscirono ad insediarsi nel territorio poiché i Partigiani adottarono la tattica di attaccarli di notte e di rimanere nascosti di giorno. I tedeschi “ rastrellavano” di giorno e non trovavano nessuno, per questo dopo un mese e mezzo circa se ne andarono. Per i Partigiani, ricorda Renzo fu un periodo difficilissimo, poiché per un anno, cioè il periodo della Resistenza, si dormì sempre in rifugi di fortuna e nelle stalle, ma qui resistevi poco poiché le bestie assorbivano loro tutto l’ossigeno e dopo poco tempo non si riusciva a respirare. Lui dormì tra  le lenzuola di un letto, solo due notti in un anno e mezzo.


https://youtu.be/UH3ej6r52aY          

BRACCATI DAI TEDESCHI

 La 99° Brigata operò con attacchi e difensive contro i fascisti fino all’Ottobre 1944 quando sulla Linea Gotica si fermarono le operazioni militari e i tedeschi distaccarono tre Divisioni complete per distruggere i Partigiani che impedivano le comunicazioni tra il Piemonte e la Liguria. Renzo spiega che per operare meglio i Garibaldini decisero di adottare i metodi di chi aveva combattuto in Spagna, e suddivisero la Formazione in squadre di 5 uomini con il proposito di riunirsi ogni 15 giorni in un luogo prestabilito: Il Santuario della Madonna di Langa di Niella Belbo.

…….Renzo partì, a piedi, con i suoi 4 compagni e raggiunse il colle di Cadibona. Lungo il tragitto furono attaccati parecchie volte e negli scontri a fuoco perse tutti e quattro i suoi compagni. Rimasto solo, scelse di ritornare verso Mombarcaro e alla sera, stanco e affamato bussò ad una casa dove vide un lumino. Sentì rumore di gente che fuggiva a nascondersi e quindi apparve una vecchietta ad aprire. Renzo le chiese, in piemontese, se aveva un posto per dormire un paio d’ore e questa disse che chiedeva al marito. Dopo un po’ tornò e gli riferì che vi erano sette/ otto giovani nascosti in una cisterna e se voleva poteva nascondersi anche lui. Gli procurò una scaletta e lo fece entrare in quel nascondiglio. Le pareti erano di tufo e tutto intorno all’acqua vi era un bordo di neppure un metro sul quale, dopo essersi abituato al buio vide i giovani che sarebbero stati suoi compagni per una settimana. La vecchietta, ogni tanto, portava loro qualcosa da mangiare e lo calava dentro a un secchio legato a una fune. Una volta, mentre lasciava scendere il secchio, disse:<ij zon! Ij zon!> (ci sono, ci sono), aveva sentito arrivare dei tedeschi e dalla fretta, mollò fune e secchio. Renzo sorride nel raccontare che si misero a pescare la polenta che era finita nell’acqua, ma ricorda anche che si preoccuparono molto, poichè se portavano via la donna, loro dalla cisterna non sarebbero più usciti, era lei che calava la scala, e senza sarebbero rimasti là sotto!......


https://youtu.be/CbbJ7TRSqG8    non arrendetevi mai

 

<…ero un Credente, credevo in me stesso e nelle cose, ho sempre voluto bene alla gente.

Mi sento di dare un consiglio ai giovani :  Non arrendetevi mai, comunque siano i momenti NON ARRENDETEVI MAI! Ve lo dice uno che ha 97 anni, non un “pivellino”>

 



 


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