<Nel 1941, avevo 16 anni e con altri amici siamo andati a salutare i soldati, ve ne erano anche di Neive. Quella notte partivano per il fronte russo. La propaganda diceva che andavano a vincere. Questi giovani lasciavano i loro paesi molto demotivati perché erano delusi per dover lasciare le loro famiglie, il lavoro e le belle colline, né si spiegavano il perché di una guerra inutile e devastante. La gente, nonostante la propaganda del regime, non condivideva una simile decisione, e mam mano che passavano i mesi le convinzioni diventavano conferme dai racconti dei soldati mandati in licenza per malattia che arrivavano da quelle regioni.Anche le lettere dal fronte, nonostante la censura e le frasi di circostanza confermavano e trasmettevano alle famiglie preoccupazioni e timori. Io, nonostante la mia giovane età ebbi la fortuna di crescere in un ambiente e in una famiglia che mi hanno aiutato nonostante, i forti tentativi del fascismo di indottrinare i giovani, a pensare con la mia testa e a capire che quanto stava avvenendo era assurdo e nulla aveva a che fare con il tanto propagandato “amore per la patria”.Anche se le informazioni erano a senso unico, in quegli anni ho letto tanti libri che mi hanno permesso di avere ide controcorrente e mi hanno preparato ad avere delle motivazioni che in seguito mi hanno condotto a lottare e a rischiare la vita per il ritorno della Libertà.I nostri soldati in Russia hanno sempre onorato i valori morali inculcati dalla famiglia, quali ad esempio il rispetto della persona, la dignità umana e a differenza delle “camicie nere”, non si sono macchiati di gravi crimini verso la popolazione locale, e così ,i contadini russi come riconoscenza hanno dimostrato grande umanità verso i nostri Alpini ,Fanti ,Bersaglieri che erano mal armati,mal vestiti, mal organizzati. Non si può dimenticare, anche durante la fase della ritirata, il tradimento degli alleati tedeschi. Tra i tanti episodi basta riportare la testimonianza del Reduce Alfredo Boella di Pallareto di Neive a proposito del compaesano Mentore Borello, schiacciato perché intralciava la manovra di un loro carro armato. Ripensando a quegli anni ealle tragiche conseguenze di quel conflitto mi sento in dovere di dire a tutti voi giovani che oggi avete la possibilità di parlare, di confrontarvi e di riflettere sulla brutalità che una guerra può portare, di impegnarvi sempre a difendere la Pace, un bene grande grande.
DISCORSO AI RAGAZZI ALLA CANOVA
Giovanni alla Canova ricordo Caduti
Giovanni Negro fu catturato dai nazi-fascisti e
inviato in un campo di lavoro in Germania. Al suo ritorno si dedicò per far
conoscere ai giovani delle scuole, i sacrifici dei Partigiani e il nome dei caduti che diedero
la loro vita per la democrazia,per la libertà, per il progresso e per la
giustizia sociale. In un Intervento di fronte agli allievi dell’Istituto
Comprensivo Beppe Fenoglio di Neive che avevano raggiunto il Saccello della
Canova di Neive per rendere onore ai Partigiani Caduti, Giovanni “Negrito” elencò
i caduti con voce commossa.
Dacasto Carlo Alberto 181°
Brigata Garibaldi Caduto a Melle in Val Varaita
Boella Natale prigioniero dei
tedeschi 8/9/1943 Caduto a Marsiglia
Morra Valerio II Divisione
Langhe caduto ad Alba
Scagliola Romano Carabiniere
medaglia d’argento al valor militare caduto ad Alba
Massucco Adolfo 162° Brigata
Garibaldi Lager di Mauthausen
Bindello Luigi “Pitros” II
Div. Langhe caduto a Benevello
Giachino Giuseppe Brigata
Matteotti caduto a Castagnole Lanze
Bongiovanni Luigi 6° settore
S.A.P. Torino
Masoero Costantino 6°
divisione Garibaldi caduto in Jugoslavia
Rivetti Pierino
Vacca Giuseppe Sap caduto a
Torino
Molinaris Ottavio II Div.
Langhe caduto alla Canova di Neive
Pistone Evasio II Div. Langhe
caduto alla Canova di Neive
Tibaldi Enrico II Div. Langhe
caduto alla Canova di Neive
Lorenzo II Div. Langhe caduto alla
Canova di Neive
Civili caduti a causa dei
bombardamenti del 30 03 1945 a Neive
Balbo Teresa Vedova Levi
Cavallo Giuseppe
Ferrero Giulio
Toso Pietro
Esterina Negro
(sorella del Partigiano Giovanni.)
dall' opuscolo Neive 50° della Liberazione 1945 1995
L' ESEMPIO ANTIFASCISTA DI Mamma e Papà !
Per quanto riguarda
papà, socialista dal 1915/18, il responsabile fascista di quella frazione, fece
in modo di fargli chiudere l’Osteria per un certo periodo di giorni come azione
intimidatoria. A Neive, poi, negli anni ’40 in casa nostra nella grande cantina
ogni tanto si davano convegno alcune persone antifasciste e papà offriva loro uno
spuntino della sua prelibata salsiccia e del suo ottimo Dolcetto. A Neive in
San Sebastiano era di stanza un Reparto di Fanteria che era adibito alla
guardia delle gallerie della ferrovia che da Neive porta ad Alba(1912-1943).
L’otto settembre ‘43 all’armistizio nostro padre Carlo raccolse subito numerosi
fucili, munizioni e bombe a mano gettate via dai soldati che sbandavano. Alcuni
di questi soldati di origine slovena già il 25 luglio 1943 quando appresero
della caduta di Mussolini fecero festa con papà. Sotterrò le armi in un angolo
del nostro cortile. Tutta la famiglia l’8 settembre aiutò moltissimi soldati
che provenivano dalla Francia e cercavano abiti civili ed altro aiuto. La mamma
diceva:< gitomiè che cò noi n’oma un an Fransa> aiutiamoli che anche noi
ne abbiamo uno in Francia.
Ricordiamo come
nostro fratello Giovanni ricevuta la cartolina fu costretto a presentarsi al
Distretto e poi fu inviato in Francia a Tolone con centinaia di ragazzi del
1925 e per tutto il tempo che rimasero in Francia non fu data loro nessuna
divisa.
Tornò dalla prima
prigionia molto stanco e depresso con una brutta malattia polmonare.
Dopo alcuni giorni
di riposo raccolse l’invito di papà ad organizzarsi per intraprendere la lotta
contro i nazifascisti.
Si trovarono ancora
altre armi e costituì la prima Banda partigiana dela zona di Neive ad
orientamento socialista. Erano i primi giorni dell’ottobre ’43. Giovanni fu il
responsabile di una squadra di Ribelli composta da 19 giovani. Nell’ottobre ’43
vennero in San Sebastiano ad accordarsi con Giovanni anche Piero Balbo ”Poli e
“Moretto” in Motocicletta..
ESTERINA: Era il 20
giugno ’44 e da un po’ di tempo non avevamo notizie di Giovanni. Mentre mi
recavo ad Alba come Staffetta , seppi che vi era stato uno scontro a fuoco tra
partigiani ed SS a Pertinace; e nel contempo appresi della cattura da parte
nemica di un Partigiano. Incontrai mia zia Maddalena e seppi che era stato
catturato mio fratello.
Lo trovammo in uno
stato pietoso per le percosse subite con il suo compagno Bindello Luigi alla
Caserma Govone piena di “nazisti”. Giovanni era riuscito ad inghiottire il
tesserino da Partigiano mentre il compagno Luigi non era riuscito.
Luigi fu fucilato a
Benevello, Giovanni fu portato ad Asti, poi a Torino e deportato nel campo di
Zwickau da dove tornò gravemente invalido per le brutalità subite.
Il Comitato di
Liberazione di Neive che aveva giurisdizione sui paesi vicini, fu fondato dal
padre Carlo con l’appoggio di Don Boffa alla fine di ottobre 1943 ed era
composto da CARLO NEGRO, DON FRANCESCO BOFFA,MARIA DA CASTO, BATTISTA CAPRA E
DALLA MAMMA DEL PARTIGIANO CADUTO CARLO ALBERTO DA CASTO.
Il giorno della
Festa della Madonna l’8 dicembre 1944 vi fu un grosso rastrellamento che
impegnò centinaia di nazifascisti in tutte le Langhe.I Partigiani resistettero
pur con poche munizioni, malvestiti infreddoliti ed affamati. Parecchi furono
catturati sulle colline. Improvvisamente i fascisti si recarono a casa nostra e
papà Carlo non fece in tempo a fuggire. Fu brutalmente catturato poiché trovarono
in casa segni del passaggio dei partigiani: munizioni e un telefono da campo.
Papà, ricorda
Esterina, fu trascinato tra sputi ed urla, nel Palazzo del conte Riccardi
Candiani di Neive. Io avevo solo sedici
anni e lo torturarono in mia presenza per fargli rivelare i nomi dei Comandanti
Partigiani, quelli del C.L.N. dove erano nascoste le armi e chi sosteneva i
Partigiani. Papà non parlò, anche se venne picchiato in modo crudele. Fu terribile,
non lo dimenticherò mai più!
Il mattino seguente
i nazifascisti andarono via da Neive portandosi dietro mio papà e numerosi
Partigiani e civili con molti oggetti di valore razziati nelle
case. Io rimasi tutta la notte davanti al Castello in attesa e all’all’alba
ricordo che un ufficiale guardandomi con ironia mi disse: < Esterina,
carogna di una carogna dopo questo lo dirai ancora ai giovani di andare nei
Partigiani?> Poco dopo quando la lunga colonna iniziò il suo cammino mio
papà che non si reggeva in piedi svenne al Rondò di Neive e Maria Da Casto che
era con me gli fece un’ iniezione per il cuore ma papà non reagì. A questo
punto il comandante fascista decise di lasciarlo sul mucchio di pietre dove era
riverso. Per loro era morto.
La nostra famiglia
pagò duramente per la cacciata dei nazifascisti; nostro fratello tornò dalla
Germania duramente provato, papà non si riprese soffrendo sino alla sua morte,
noi due sorelle e la mamma fummo talmente scosse e provate da tante emozioni da
risentirne per molti anni.
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