BRUNO CORSINI SAN BENEDETTO BELBO 1934
https://youtu.be/354rFeSDhVY Io e mio padre l'11 nov 1944
https://youtu.be/_JxzGoZB4RA Terrore a San Benedetto Belbo
SAN
BENEDETTO BELBO 19 NOVEMBRE 1944
Noi si
abitava a Cadilù e Domenica 19 novembre 1944 sentimmo sparare nei pressi del
Passo della Bossola sullo stradone che va verso Bossolasco. Il Lunedì mattina
essendo autunno, mio padre mio fratello ed io eravamo andati ad ammucchiare il
letame in un campo, lo avremmo poi sparso per concimare in Primavera. Portammo
le tre o quattro pecore al pascolo, io avevo dieci anni e mio fratello sette.
Si era nel prato e mio padre alzando gli occhi verso il “passo della Bossola”,
vide la colonna di tedeschi che arrivava, commentò:< …si prepara una brutta
giornata, è meglio che io scappi!>.
Disse a
me di andare a casa con le pecore e il fratellino, poiché non sapeva se i
tedeschi erano già nel cortile, e mi incaricò di farmi dare portafogli e un
paio di scarpe, poiché nei piedi aveva gli zoccoli, e di portarglieli, lui mi
avrebbe aspettato nel “ciabot” casotto dove avevamo la vigna. Io feci come
aveva detto, tornai a casa e mi misi scarpe e portafoglio sotto la giacchetta,
mi avviai per portare il tutto a mio padre. Ad un certo punto, mentre io
procedevo sotto un “rivaz”(riva), da sopra i partigiani iniziarono a sparare
con le pistole in direzione dei tedeschi alla “Bossola”, questi risposero con
le mitraglie. Io mi misi giù a terra ma sentivo i proiettili che fischiavano
sopra di me. Inoltre i partigiani lanciavano bombe a mano che esplodevano a 5-6
metri da me e i tedeschi si misero a sparare con un cannoncino effettuando
delle buche anche queste poco distanti da me. Per arrivare alla vigna dove
c’era mio padre mancavano un centinaio di metri ma la riva terminava e
rischiavo di procedere allo scoperto, allora decisi di tornare indietro verso
casa strisciando e poi correndo. Riuscii ad arrivare in casa terrorizzato ma un
proiettile del cannone esplose dentro una vasca dell’acqua che avevamo in
cortile dove vi era anche il cane. Il mio povero cane rimase colpito da una
scheggia alla gola e il giorno dopo morì.
Io mi
nascosi in casa, ma intanto i tedeschi arrivarono e avendo visto fuggire i
partigiani iniziarono a dare fuoco ar Balme ‘d fèn( mucchi di fieno) e alle
case.
Mio padre
andò verso Mombarcaro, salì alla Loc. Lunetta e si fece prestare un paio di
scarpe e due mila lire da una donna, moglie di un suo amico. Gli uomini della
Lunetta avendo sentito sparare erano fuggiti a nascondersi. Mio padre proseguì
nella sua fuga e in Località Bochére trovò “Consolà! (Consolata)”, gli riferì
che anche gli uomini erano fuggiti e gli consigliò di nascondersi in uno “stermateuri”(nascondiglio)
che avevano costruito gli uomini della borgata. Si trattava di un mucchio di
pietre dentro al quale si poteva accedere togliendone alcune. Entrò in quel
nascondiglio e lei richiuse l’entrata. Da una fessura si poteva vedere verso la
casa e così la donna lo avrebbe avvisato se fossero arrivati i tedeschi. Rimase nascosto fino a mezzogiorno quando la
donna gli portò una pagnotta di pane, poi vedendo da lassù che i tedeschi se ne
erano andati fece ritorno a casa. Avevano bruciato il fieno e il fogliame per
le bestie sotto il portico ma fortunatamente la stalla era sotto le camere e
non ci fu problema per gli animali. Nei giorni successivi portammo le bestie in
una valletta tra San Benedetto e Mombarcaro perché i tedeschi tornavano e ci
prendevano gli animali, io non avevo ancora 10 anni poiché li compio il 28
dicembre. Non ricordo cosa ho mangiato ieri ma quei terribili momenti non mi
scappano più dai ricordi.
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