domenica 13 agosto 2023

 



BRUNO CORSINI SAN BENEDETTO BELBO 1934

https://youtu.be/354rFeSDhVY      Io e mio padre l'11 nov 1944


https://youtu.be/_JxzGoZB4RA  Terrore a San Benedetto Belbo              


SAN BENEDETTO BELBO 19 NOVEMBRE 1944

Noi si abitava a Cadilù e Domenica 19 novembre 1944 sentimmo sparare nei pressi del Passo della Bossola sullo stradone che va verso Bossolasco. Il Lunedì mattina essendo autunno, mio padre mio fratello ed io eravamo andati ad ammucchiare il letame in un campo, lo avremmo poi sparso per concimare in Primavera. Portammo le tre o quattro pecore al pascolo, io avevo dieci anni e mio fratello sette. Si era nel prato e mio padre alzando gli occhi verso il “passo della Bossola”, vide la colonna di tedeschi che arrivava, commentò:< …si prepara una brutta giornata, è meglio che io scappi!>.

Disse a me di andare a casa con le pecore e il fratellino, poiché non sapeva se i tedeschi erano già nel cortile, e mi incaricò di farmi dare portafogli e un paio di scarpe, poiché nei piedi aveva gli zoccoli, e di portarglieli, lui mi avrebbe aspettato nel “ciabot” casotto dove avevamo la vigna. Io feci come aveva detto, tornai a casa e mi misi scarpe e portafoglio sotto la giacchetta, mi avviai per portare il tutto a mio padre. Ad un certo punto, mentre io procedevo sotto un “rivaz”(riva), da sopra i partigiani iniziarono a sparare con le pistole in direzione dei tedeschi alla “Bossola”, questi risposero con le mitraglie. Io mi misi giù a terra ma sentivo i proiettili che fischiavano sopra di me. Inoltre i partigiani lanciavano bombe a mano che esplodevano a 5-6 metri da me e i tedeschi si misero a sparare con un cannoncino effettuando delle buche anche queste poco distanti da me. Per arrivare alla vigna dove c’era mio padre mancavano un centinaio di metri ma la riva terminava e rischiavo di procedere allo scoperto, allora decisi di tornare indietro verso casa strisciando e poi correndo. Riuscii ad arrivare in casa terrorizzato ma un proiettile del cannone esplose dentro una vasca dell’acqua che avevamo in cortile dove vi era anche il cane. Il mio povero cane rimase colpito da una scheggia alla gola e il giorno dopo morì.

Io mi nascosi in casa, ma intanto i tedeschi arrivarono e avendo visto fuggire i partigiani iniziarono a dare fuoco ar Balme ‘d fèn( mucchi di fieno) e alle case.

Mio padre andò verso Mombarcaro, salì alla Loc. Lunetta e si fece prestare un paio di scarpe e due mila lire da una donna, moglie di un suo amico. Gli uomini della Lunetta avendo sentito sparare erano fuggiti a nascondersi. Mio padre proseguì nella sua fuga e in Località Bochére trovò “Consolà! (Consolata)”, gli riferì che anche gli uomini erano fuggiti e gli consigliò di nascondersi in uno “stermateuri”(nascondiglio) che avevano costruito gli uomini della borgata. Si trattava di un mucchio di pietre dentro al quale si poteva accedere togliendone alcune. Entrò in quel nascondiglio e lei richiuse l’entrata. Da una fessura si poteva vedere verso la casa e così la donna lo avrebbe avvisato se fossero arrivati i tedeschi.  Rimase nascosto fino a mezzogiorno quando la donna gli portò una pagnotta di pane, poi vedendo da lassù che i tedeschi se ne erano andati fece ritorno a casa. Avevano bruciato il fieno e il fogliame per le bestie sotto il portico ma fortunatamente la stalla era sotto le camere e non ci fu problema per gli animali. Nei giorni successivi portammo le bestie in una valletta tra San Benedetto e Mombarcaro perché i tedeschi tornavano e ci prendevano gli animali, io non avevo ancora 10 anni poiché li compio il 28 dicembre. Non ricordo cosa ho mangiato ieri ma quei terribili momenti non mi scappano più dai ricordi.

 

 


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