uccisero mamma e papà
senza mamma e papà
A 21 ANNI MI SPOSAI
Bruna Sottimano: Era il 2
Agosto 44. Mio fratello aveva 7 anni e mezzo
ed io ne avevo 5. Mamma Carmelina era incinta del terzo figlio. Già da
qualche giorno, noi che abitavamo nelle cascine del Belbo vedevamo che i
Partigiani andavano e venivano con agitazione. A Bossolasco erano arrivati i
Tedeschi. Un anziano, Vigin “do Scairon”, che viveva in un Ciabòt in località
"Lomont" aveva avvisato mio nonno paterno Lorenzo Sottimano e nonna
Pugni Teresa che abitavano più vicino al Belbo,che aveva sentito dire dai
nazisti: <nei prossimi giorni andiamo giù e facciamo piazza pulita!> Noi, con lo zio si abitava più su, a Pian
Cireza dove mio papá e mio zio avevano sposato due sorelle Fracchia. Comunque,
avendo saputo della venuta dei nazisti, mio padre prese una coppia di manzi ,
una di buoi e alcune altre bestie, passò dai nonni e riferì che si sarebbe
recato a portarle presso un Ciabòt di nostra proprietà oltre Belbo. Invece, mio
zio Paolo marito di zia Caterina, andò più sopra in modo che nascondendosi tra
gli alberi avrebbe potuto osservare cosa succedeva nella nostra cascina. I
nazisti scesero da Bossolasco con il camion e lo lasciarono alla prima curva.
Scesero a piedi alla cascina “Tevla” e poi alla cascina Miani. Incontrarono il
povero Vigin e lo spintonarono e maltrattarono per poi lasciarlo malconcio in
un fosso. Lui, anche dolente si riprese e zoppicando raggiunse la sua casa, che
era quasi a Bossolasco. I nazisti scesero a piedi e trovando due camion minati
dai Partigiani, uno al bivio per Feisoglio e uno all'inizio della strada che
porta da noi a Pian Cireza, li sminarono e bruciarono due Ciabòt dei paraggi.
Salirono anche da noi e con modi brutali chiedevano: <Ribelli, dove Essere
ribelli?> Chiedevano anche a me, che avrei compiuto 6 anni a fine anno! Io
rispondevo che non c'erano i ribelli! Loro però bruciarono tutto! Presero dei
balòt di paglia e li incendiarono in cucina, nella sala, ovunque. Noi 5 Bambini
la mamma, la zia e la nonna eravamo fermi davanti al forno dove si cuoceva il
pane e ci minacciavano con le armi. Un soldato ci ordinava di andare in casa
anche se c'erano le fiamme ed un altro di tornare al forno.
Intanto mio padre dal ricovero
oltre Belbo era preoccupato al vedere tutte quelle fiamme e fumo. Decise di
venire più vicino e di appostarsi per vedere cosa avessero fatto e se noi
fossimo in salvo. Lo videro e ricordo che gli intimarono di venire avanti con
le mani in alto, lui aveva una zappa in spalla e diceva che non era un bandito!
Anche mamma che doveva partorire ad Ottobre,
spiegava che era suo marito, il padre dei suoi figli! Questi
continuavano a spianare le armi e presero papá e mamma. Li fecero procedere
spintonandoli fino alla casa dei nonni giù nel Belbo.Qui allontanarono i nonni
che tentavano di spiegare che erano il loro figlio e la moglie. Li
portarono prima alla casa che era
servita da deposito dei Partigiani, poi a una casa dove presero i due che vi
abitavano, bruciarono tutto e li lasciarono subito.Tornarono su a Pian Cireza e
sempre furiosi dopo un po' ripresero mamma e papà e facendoli marciare davanti
come ostaggi li condussero alla casa di Vignale Carlo, il papà di Mariuccia che
ebbe poi l'osteria a Bossolasco. Carlo al vedere mio padre e mia madre in mezzo a quei soldati prese a correre
nel campo di grano di fianco a casa, ma fu raggiunto da una raffica e fu così
ucciso.
VIGNALE CARLO GIORGIO di LUIGI
BOSSOLASCO (CN) il 13/02/1890
NIELLA BELBO
Contadino
Luogo di morte: NIELLA BELBO
(CN/I) il 02/08/1944
I miei li trucidarono davanti
alla casa del nonno e li lasciarono morti nell' acqua. Al sentire le urla di
mia mamma, dopo tre ore accorsero "la Lunga" e Paolina di Brissio
che era sorella di mia nonna e trovarono
papà e mamma morti nell' acqua, il bimbo in grembo era ancora vivo.
SI RIMASE LÌ SENZA MAMMA E
PAPÀ
Le case di Pian Cireza bruciate,
furono abbattute, ecosì non avevamo più nulla. Il tetto della stalla aveva
tenuto e così furono riportate le bestie che papà aveva salvate e i nonni
materni rimasero anche loro nella stalla. Noi e la famiglia dello zio andammo a
vivere giù dai nonni Sottimano e vedevamo continuare la guerra. Sentivamo
sparare alla Località “Porera” e vedevamo sia i lanci che gli alleati
effettuavano per i Partigiani, e lo capivamo dai fuochi che accendevano per
segnalazione, sia gli aerei tedeschi che sganciavano bombe. Una volta una bomba
cadde a una distanza di duecento metri dalla casa del nonno e non rimase più
intatto un vetro!
Dopo una settimana dalle
uccisioni dei miei si viveva in dieci nelle due camere ma iniziarono i
bombardamenti. così il nonno ci insegnò a procedere carponi per raggiungere il
bosco. Con i buoi ci portò qualche materasso e coperta e rimanemmo nel bosco quattro
o cinque notti.
Finita la guerra, per me e mio
fratello rimase la tristezza di essere orfani. La scuola era distante come da
Niella alla Madonna dei monti, ma il peggio era che vedevamo gli bambini che ad
attenderli all’uscita avevano sempre qualcuno! Noi non avevamo nessuno che
venisse a prenderci! Fu una fanciullezza triste e ancora quando mi sposai mio
fratello Lorenzo osservando tutti i parenti mi disse abbracciandomi: < …ci
sono tutte le zie con le loro famiglie, ma mancano MAMMA E PAPÀ!>
DA ORFANI
Crescemmo in una situazione di
ostilità! “Noi eravamo di troppo” Fu nominato come Tutore il nonno materno
Fracchia Serafino con la nonna Rosso Secondina che ci accolsero nella loro
casa, ma vi era anche la famiglia di una zia con le sue due figlie!
Le cugine proprio cattive,
essendo più grandi di qualche anno, ci maltrattavano o e ci mandavano sempre
nella stalla. Il nonno materno Serafino morì quando io ebbi 18 anni.
Conobbi Amerigo, un uomo più
grande di nove anni e l'avrei sposato subito, pur di togliermi da quella casa
che non mi aveva mai voluta, ma i nonni, pur sapendo che era un uomo buono non
lo ritenevano un buon Partito! Era
Povero!
Dovetti attendere fino a che
ebbi 21 anni. Li compii a Dicembre e a marzo ci sposammo! Venni in paradiso!
L'anno dopo ebbi il primo figlio. Aprii la bottega di alimentari e l'ho tenuta
in attività per 61 anni. Dovetti chiudere perché lo scorso anno, ad 86 anni,
sono caduta e dovetti andare in ospedale per la prima volta dopo i due parti. Ho
avuto la fortuna di aver avuto tanta salute e rimboccandoci le maniche,
dimostrammo ai parenti che mi dicevano" ut fà fé dra fam!"ti fa fare
la fame, che c'è l'avremmo fatta! E così è stato.
Io lavoravo al negozio e accudivo le mucche, Amerigo e poi i figli lavoravano la terra. Al nonno che mi diceva che era Povero io dicevo che lui però era buono e a me il lavoro non faceva paura. Preparavo le tume,
FASELLE forme per le tome
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