CASTAGNO FERDINANDO NEIVE 1922
di Margherita Masoero 1899
1983 e di Stefano "Stevu" 1893 1966
ebbe una sorella che morí
giovane di Tbc.
Fu arruolato nel 4° RGT di
Cavalleria "Nizza" nel 1943 era sul fronte Greco Albanese ed il 9
Settembre come ha ricordato Cardino Ferdinando del 1921, fu deportato in campo
di concentramento a Buchenwald, Bergen Belsen, e infine allo stabilimento
di Tanne , nome in
codice Tanne , che fu un'ex fabbrica di esplosivi nella periferia
orientale di Clausthal-Zellerfeld., Dalle testimonianze di Cardino Fernando,
Galliano Luigi, Bosio , Destefanis Ernesto, Rapalino Gigi, Agosto Giacinto ,Francone
Oreste, Francone Luigi,Salvetti Renato ecc., possiamo riportare come fu la vita
nel campo di lavoro anche per Castagno Ferdinando. In molti hanno raccontato
anche dei bombardamenti degli alleati.
Il 7 ottobre 1944 alle 12:30, 129 bombardieri pesanti B -24 “Liberator” dell’aeronautica americana che trasportavano
384 tonnellate di bombe attaccarono la fabbrica di esplosivi. Il bombardamento durò solo dieci minuti, con 493 delle 1.743
bombe sganciate che colpirono l'area della fabbrica e i circostanti campi di lavoro forzato . Anche la ferrovia e diversi edifici di
Clausthal-Zellerfeld hanno subito gravi danni e l'edificio della reception è
stato quasi completamente distrutto. 92 persone morirono, la maggior parte
delle vittime erano lavoratori forzati. Anche il numero delle perdite nella
fabbrica fu relativamente basso perché il 7 ottobre 1944 era un sabato e nella
fabbrica non c'era lavoro a causa della mancanza di materie prime.
Dal Ricordino conservato dalla
TESTIMONE della Memoria Estelia Bacino rileviamo, da quanto riportato dallo
storico Tipografo neivese, Abaldo che Nando si comportò eroicamente anche sotto
un bombardamento. Sia pur ferito, caricò sulle spalle il più grave suo
superiore e raggiunse l' Ospedale per fargli prestare le cure di cui
necessitava. La propria ferita, a causa del grande sforzo effettuato nel
trasportare l'amico, gli procurò il dissanguamento che lo condusse alla morte.
Fu sepolto nel Cimitero di Clausthal Zellerfeld e tuttora le sue spoglie
riposano lì. Papá Stefano e mamma Margherita raggiunsero i loro due figli dopo una lunga vita di lavoro e senza
neppure,a quanto ci risulta, la consolazione di una decorazione di riconoscimento per il loro figliolo che
sacrificò la vita in guerra. Lo Onoriamo con un RICORDO FORTE e gli dedicheremo
una PIETRA DELLA MEMORIA affinché non si Dimentichi! RIPOSA IN PACE FERDINANDO
CON TUA MAMMA PAPA' E SORELLA.
STORIA DEL 1° RGT "CAVALLERIA NIZZA"
.................Nel corso del secondo conflitto mondiale il
reggimento ha operato sul fronte occidentale, in Jugoslavia e Francia, alcune
sue aliquote in Tunisia. Nel 1942 il reggimento con i due gruppi squadroni
montati a cavallo, facente parte della 2ª Divisione celere "Emanuele
Filiberto Testa di Ferro", venne inviato quale truppa di occupazione in
Francia. Il III Gruppo corazzato venne invece inviato in Nordafrica inquadrato
nella divisione corazzata "Ariete". Nei mesi successivi alla
sconfitta di El Alamein, il III Gruppo corazzato "Nizza" svolse
anch'esso insieme alle unità motorizzate superstiti e a quelle nel frattempo
affluite dall’Italia, compiti di protezione del ripiegamento delle fanterie
verso la Tunisia, dove ha combattuto il 3 febbraio 1943 a Bir Soltane ed a
Ksane Rhilane e nuovamente a Bir Soltane tra il 10 e il 20 marzo affrontando da
solo l'attacco di una colonna neozelandese sino a quando, investito da ingenti
forze corazzate, fu costretto a ripiegare.
Il Reggimento sorpreso dall'armistizio, mentre era in trasferimento sempre a
cavallo dalla Francia verso l'Italia, fatto rientrare nella caserma di Torino
su ordine del Comando di Piazza, viene catturato dai tedeschi. Il IV
Gruppo squadroni corazzato "Nizza", basato su due Squadroni misti,
uno armato con carri leggeri L6/40 l'altro con autoblinde AB41 operò invece in
Albania. Alla fine del 1943 viene costituito a Cava dei Tirreni lo Squadrone
esplorante "Nizza Cavalleria" che prese parte, nel giugno del 1944,
con il IX reparto d'assalto, alla liberazione dell'abitato di Cingoli,
partecipando poi alla campagna per la liberazione dell'Italia, inquadrato
nell'8ª Armata alleata, con il II Corpo polacco del generale Anders.
Il CAPORALE CASTAGNO FERDINANDO fu preso prigioniero in Albania e quindi non ebbe modo di partecipare ai fatti sotto descritti, ma pare utile ricordarli per onorare i suoi Commilitoni e tutto il reggimento.
Gli eroi ignorati dell'ultima carica di cavalleria TORINO, 11 settembre 1943. I tedeschi hanno da poco occupato la città e stanno deportando i soldati italiani sbandati dopo l'armistizio del giorno 8. Sono quasi le tre del pomeriggio quando fra corso Stupinigi (oggi corso Turati) e via Sacchi, all'altezza del cavalcavia di corso Sommelier, compare una colonna di dragoni del Nizza Cavalleria. Sono a cavallo, disarmati e scortati dai militari di Hitler a bordo di camionette. Li stanno conducendo a Porta Nuova, da dove partiranno sui treni peri campi di concentramento in Germania. UN GRUPPO di donne torinesi, che sa che cosa sta succedendo, si è radunato intanto in corso Sommelier. Madri, mogli, sorelle, cittadine comuni, assistono al passaggio dei soldati. A un tratto cominciano a gridare loro di scappare. Allo scopo hanno lasciato aperti i portoni delle case vicine. Approfittando dell'arrivo del trenino di Orbassano, le donne buttano dei sassi per fare imbizzarrire gli animali e creare il caos propizio per la fuga. A quel punto, allora, i dragoni decidono di muoversi. Parte la carica. Con i loro cavalli si gettano all'impazzata in mezzo ai tedeschi, che rispondono sparando. I nostri cercano rifugio negli edifici attigui; la gente del quartiere li mette in salvo. Negli occhi dei torinesi e degli invasori si fissa quell'immagine: l'ultima carica del Nizza Cavalleria, l'ultima nella storia della cavalleria italiana. Una nazione che si rispetti e che, soprattutto, abbia rispetto per la memoria e per la verità storica, avrebbe da tempo immortalato la carica disperata dei cavalleggeri del regio esercito. Invece questa pagina nobile ed eroica è stata completamente dimenticata, tanto che non appare nei libri di storia e neppure negli archivi reggimentali. Gli storici e le autorità militari hanno preferito collocare l'ultima carica della nostra cavalleria durante la guerra di Russia, nell'agosto del 1942, o, tutt'al più, nella campagna di Jugoslavia, nell'ottobre di quel '42. Non è così. L'episodio torinese, quanto fece il Nizza Cavalleria nel settembre del '43, sono emersi per la prima volta diversi anni fa. Fu lo scrittore Oreste Del Buono, che teneva su "La Stampa" una bella rubrica di corrispondenza con i lettori, a portarli alla luce in seguito alle lettere inviategli da alcuni protagonisti dei fatti. Poi il silenzio li inghiottì nuovamente. Adesso, in occasione del settantesimo anniversario dell'8 settembre '43 e dell'inizio della Resistenza, viene ricordata meritoriamente dallo scrittore e giornalista Claudio Canal, che la racconta sulla sua pagina di Facebook. Si farà di più: mercoledì prossimo, per l'appunto l'11 di settembre, l'estrema carica del Nizza Cavalleria sarà celebrata alle 18.30 sotto i portici di via Sacchi, all'angolo con via Governolo, con una cerimonia «semplice ed autogestita». Come autogestito e semplice, nel senso dell'umano afflato di libertà, fu il comportamento dei cavalleggeri italiani
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