lunedì 2 dicembre 2024

CASTAGNO FERDINANDO NEIVE 15 5 1922














 CASTAGNO FERDINANDO NEIVE 1922 

di Margherita Masoero 1899 1983   e di Stefano "Stevu" 1893 1966

ebbe una sorella che morí giovane di Tbc.

Fu arruolato nel 4° RGT di Cavalleria "Nizza" nel 1943 era sul fronte Greco Albanese ed il 9 Settembre come ha ricordato Cardino Ferdinando del 1921, fu deportato in campo di concentramento a Buchenwald, Bergen Belsen, e infine allo stabilimento di Tanne , nome in codice Tanne , che fu un'ex fabbrica di esplosivi nella periferia orientale di Clausthal-Zellerfeld.,  Dalle testimonianze di Cardino Fernando, Galliano Luigi, Bosio , Destefanis Ernesto, Rapalino Gigi, Agosto Giacinto ,Francone Oreste, Francone Luigi,Salvetti Renato ecc., possiamo riportare come fu la vita nel campo di lavoro anche per Castagno Ferdinando. In molti hanno raccontato anche dei bombardamenti degli alleati.

Il 7 ottobre 1944 alle 12:30, 129 bombardieri pesanti B -24 “Liberator” dell’aeronautica americana che trasportavano 384 tonnellate di bombe attaccarono la fabbrica di esplosivi. Il bombardamento durò solo dieci minuti, con 493 delle 1.743 bombe sganciate che colpirono l'area della fabbrica e i circostanti campi di lavoro forzato . Anche la ferrovia e diversi edifici di Clausthal-Zellerfeld hanno subito gravi danni e l'edificio della reception è stato quasi completamente distrutto. 92 persone morirono, la maggior parte delle vittime erano lavoratori forzati. Anche il numero delle perdite nella fabbrica fu relativamente basso perché il 7 ottobre 1944 era un sabato e nella fabbrica non c'era lavoro a causa della mancanza di materie prime.

 

Dal Ricordino conservato dalla TESTIMONE della Memoria Estelia Bacino rileviamo, da quanto riportato dallo storico Tipografo neivese, Abaldo che Nando si comportò eroicamente anche sotto un bombardamento. Sia pur ferito, caricò sulle spalle il più grave suo superiore e raggiunse    l'  Ospedale per fargli prestare le cure di cui necessitava. La propria ferita, a causa del grande sforzo effettuato nel trasportare l'amico, gli procurò il dissanguamento che lo condusse alla morte. Fu sepolto nel Cimitero di Clausthal Zellerfeld e tuttora le sue spoglie riposano lì. Papá Stefano e mamma Margherita raggiunsero i loro due figli   dopo una lunga vita di lavoro e senza neppure,a quanto ci risulta, la consolazione di una decorazione di  riconoscimento per il loro figliolo che sacrificò la vita in guerra. Lo Onoriamo con un RICORDO FORTE e gli dedicheremo una PIETRA DELLA MEMORIA affinché non si Dimentichi! RIPOSA IN PACE FERDINANDO CON TUA MAMMA PAPA' E SORELLA.

 

 

STORIA DEL 1° RGT "CAVALLERIA NIZZA"

.................Nel corso del secondo conflitto mondiale il reggimento ha operato sul fronte occidentale, in Jugoslavia e Francia, alcune sue aliquote in Tunisia. Nel 1942 il reggimento con i due gruppi squadroni montati a cavallo, facente parte della 2ª Divisione celere "Emanuele Filiberto Testa di Ferro", venne inviato quale truppa di occupazione in Francia. Il III Gruppo corazzato venne invece inviato in Nordafrica inquadrato nella divisione corazzata "Ariete". Nei mesi successivi alla sconfitta di El Alamein, il III Gruppo corazzato "Nizza" svolse anch'esso insieme alle unità motorizzate superstiti e a quelle nel frattempo affluite dall’Italia, compiti di protezione del ripiegamento delle fanterie verso la Tunisia, dove ha combattuto il 3 febbraio 1943 a Bir Soltane ed a Ksane Rhilane e nuovamente a Bir Soltane tra il 10 e il 20 marzo affrontando da solo l'attacco di una colonna neozelandese sino a quando, investito da ingenti forze corazzate, fu costretto a ripiegare.
Il Reggimento sorpreso dall'armistizio, mentre era in trasferimento sempre a cavallo dalla Francia verso l'Italia, fatto rientrare nella caserma di Torino su ordine del Comando di Piazza, viene catturato dai tedeschi.  Il IV Gruppo squadroni corazzato "Nizza", basato su due Squadroni misti, uno armato con carri leggeri L6/40 l'altro con autoblinde AB41 operò invece in Albania. Alla fine del 1943 viene costituito a Cava dei Tirreni lo Squadrone esplorante "Nizza Cavalleria" che prese parte, nel giugno del 1944, con il IX reparto d'assalto, alla liberazione dell'abitato di Cingoli, partecipando poi alla campagna per la liberazione dell'Italia, inquadrato nell'8ª Armata alleata, con il II Corpo polacco del generale Anders.

Il CAPORALE CASTAGNO FERDINANDO fu preso prigioniero in Albania e quindi non ebbe modo di partecipare ai fatti sotto descritti, ma pare utile ricordarli per onorare i suoi Commilitoni e tutto il reggimento.

Gli eroi ignorati dell'ultima carica di cavalleria TORINO, 11 settembre 1943. I tedeschi hanno da poco occupato la città e stanno deportando i soldati italiani sbandati dopo l'armistizio del giorno 8. Sono quasi le tre del pomeriggio quando fra corso Stupinigi (oggi corso Turati) e via Sacchi, all'altezza del cavalcavia di corso Sommelier, compare una colonna di dragoni del Nizza Cavalleria. Sono a cavallo, disarmati e scortati dai militari di Hitler a bordo di camionette. Li stanno conducendo a Porta Nuova, da dove partiranno sui treni peri campi di concentramento in Germania. UN GRUPPO di donne torinesi, che sa che cosa sta succedendo, si è radunato intanto in corso Sommelier. Madri, mogli, sorelle, cittadine comuni, assistono al passaggio dei soldati. A un tratto cominciano a gridare loro di scappare. Allo scopo hanno lasciato aperti i portoni delle case vicine. Approfittando dell'arrivo del trenino di Orbassano, le donne buttano dei sassi per fare imbizzarrire gli animali e creare il caos propizio per la fuga. A quel punto, allora, i dragoni decidono di muoversi. Parte la carica. Con i loro cavalli si gettano all'impazzata in mezzo ai tedeschi, che rispondono sparando. I nostri cercano rifugio negli edifici attigui; la gente del quartiere li mette in salvo. Negli occhi dei torinesi e degli invasori si fissa quell'immagine: l'ultima carica del Nizza Cavalleria, l'ultima nella storia della cavalleria italiana. Una nazione che si rispetti e che, soprattutto, abbia rispetto per la memoria e per la verità storica, avrebbe da tempo immortalato la carica disperata dei cavalleggeri del regio esercito. Invece questa pagina nobile ed eroica è stata completamente dimenticata, tanto che non appare nei libri di storia e neppure negli archivi reggimentali. Gli storici e le autorità militari hanno preferito collocare l'ultima carica della nostra cavalleria durante la guerra di Russia, nell'agosto del 1942, o, tutt'al più, nella campagna di Jugoslavia, nell'ottobre di quel '42. Non è così. L'episodio torinese, quanto fece il Nizza Cavalleria nel settembre del '43, sono emersi per la prima volta diversi anni fa. Fu lo scrittore Oreste Del Buono, che teneva su "La Stampa" una bella rubrica di corrispondenza con i lettori, a portarli alla luce in seguito alle lettere inviategli da alcuni protagonisti dei fatti. Poi il silenzio li inghiottì nuovamente. Adesso, in occasione del settantesimo anniversario dell'8 settembre '43 e dell'inizio della Resistenza, viene ricordata meritoriamente dallo scrittore e giornalista Claudio Canal, che la racconta sulla sua pagina di Facebook. Si farà di più: mercoledì prossimo, per l'appunto l'11 di settembre, l'estrema carica del Nizza Cavalleria sarà celebrata alle 18.30 sotto i portici di via Sacchi, all'angolo con via Governolo, con una cerimonia «semplice ed autogestita». Come autogestito e semplice, nel senso dell'umano afflato di libertà, fu il comportamento dei cavalleggeri italiani








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