giovedì 17 ottobre 2024

PROGLIO MARCHETTI ANNA

 


Anna Proglio in Marchetti

In Cantabusso vivevano i Proglio . Celestino detto Roch faceva èr Caglié “CALZOLAIO”. Ricordo che vi abitava uno chiamato “Giospon”  e venne ad abitare uno ch’ìi divo Gioanin èd Panfron che svolgeva il lavoro di “Mèi da bosch”FALEGNAME. Nella fotografia si intravedono le assi usate per il suo lavoro.


 


LA NONNA DI LUCIANO MARCHETTI mio marito

La nonna aveva nome Ferrero Caterina (Catlinin) era nata nel 1870 e morì nel 1960. Espletava l’opera di “Levatriz”(Ostetrica) gratuitamente. L’unico compenso consisteva nell’invito al Battesimo con annesso pranzo. Mi ricordo che se qualcuno non la invitava “A srà piava!”(Le dispiaceva e si offendeva!) “A rà portà”(Ha fatto nascere) tutè èr masnà fina ar cinquanta o giù da lì” (tutti i bambini fino al ’50 circa).

Praticava da sola e solo in casi difficili faceva chiamare il medico!

Quando nacque Marisa ,mia sorella, siccome era un parto gemellare”ìi no jéra ancò un!”(c’era ancora un bambino) fece chiamare Dotor Galòt.

Catlinin la ricordo bene! Era alta “tuta mè suocero” assomigliava molto a mio suocero DOLFO. Arrivava in Chiesa con le mani “giunte” e dall’Arditao pregava sempre. Nel banco trovava sempre un mattone caldo avvolto in un panno che le metteva Lena la Perpetua. Lei posava sopra le mani con la Corona e continuava a recitare il Rosario.

LUCIANO

Anche quando alla Masseria nacque Mauro Mossio,siccome era un parto complicato fece chiamare Galòt che arrivò rapidamente .A noi bambini, che stupiti dicemmo “già sì?”(già qui?) rispose :Quando Catlina chiama è perché c’è grande difficoltà, altrimenti “A s’arangia da sola!”(Si aggiusta da sola!)   

Di mio nonno Gioanin non mi ricordo, all’Arditao c’era l’Osteria che teneva mia madre Carola con la Tabaccheria e c’era la bottega di Merceria e vendita stoffe della “Magna èd Dante dèr Brichètt”



  . Praticamente il paese era lì. Mio padre Dolfo svolgeva le attività di “caglié”(calzolaio) da inverno e di Ressìin nella bella stagione. A Bossolasco c’era una azienda grande che produceva scarpe e  lui, prima andò ad imparare il mestiere poi si mise in proprio. Aveva sempre dei mucchi di scarpe da “Arsoré”(Risuolare o riparare).  

 











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