CHIAPELLA CATERINA SECCO
Dogliani 1927
Nata alla Cascina San Fereolo di Dogliani, andai a scuola a Dogliani. Mi ricordo di una maestra che era molto cattiva. Fortunatamente rimase pochi mesi e poi fu trasferita. Terminate le scuole, con mia sorella, andammo a servizio dall' Avvocato Luigi Einaudi che divenne poi Presidente della Repubblica . Alla casa Einaudi in Località San Luigi, mia sorella era in cucina ed io " guardavo i bambini". Rimanemmo qualche anno, poi allo scoppio della guerra tornammo a casa. Dalla Cascina San Fereolo si vedeva bene tutto Dogliani e proprio a causa della ottima posizione i repubblicani e partigiani venivano sempre.
La cappella
San Fereolo situata in posizione panoramica sulla sommità di una collina che
domina Dogliani, con la sua forma ottagonale, la copertura della cupola in lose
di Langa sovrastata da un elegante capolino, è uno dei maggiori gioielli
architettonici del doglianese.
La sua storia, come peraltro quella della maggior parte degli edifici
religiosi, presenta radici molto profonde: pur non avendo notizie certe sulla
sua costruzione, già nel 1603 il Beato Vescovo Ancina, durante
la sua visita Pastorale a Dogliani, parlava di Valle Sancti Fereoli,
anche se non è chiaro se si riferisse all’attuale cappella o ad una precedente,
di cui si sono perse le tracce.
Esisteva
già la devozione al Santo, martire di Lione e
protettore di Besançon.
A quei
tempi, uno dei punti di riferimento della comunità cristiana doglianese era la
cappella di Santa Maria della Pieve, che allora dipendeva dai canonici regolari
di Oulx, la cui influenza si estendeva anche oltralpe.
Nei secoli
successivi, l’edificio subì un declino, tanto che, nel 1808, il parroco Garrone
scriveva: “[…] la cappella è propria del Sig. Carlo Matteo Cillario ed
è quasi derelitta”.
Li vedemmo arrivare quando si
sistemarono all'Albergo Reale-Fiorito. Venivano e si nascondevano nei
"botai" botti dove si faceva il verderame e facevano segnali luminosi
a degli aerei, Noi eravamo spaventati e siccome in alcuni casi avevano
mitragliato, stavamo sempre al buio. Data la buona posizione venivano sia i
Partigiani che i repubblicani e non si capiva più niente. I Partigiani
li aiutavamo e dormivano nella stalla e sulla "travà" fienile
e quando se ne andavano andavamo a togliere i bossoli perché se venivano i
repubblicani e i nazisti se trovavano che fossero passati i partigiani favo i
"gram"! Faceva i cattivi e
volevano dare fuoco . Una volta, in pieno giorno, andai in una piová sotto casa
a seminare i ceci e mi spararono! Tornai a casa procedendo sulle mani e le
ginocchia" a gatass!".
Un' altra volta i nazi
fascisti vennero su da Dogliani con i cavalli e li trovammo all'improvviso nel
cortile! Mi chiesero dove fossero i partigiani, ma io spaventata dissi di non
sapere, fortunatamente procedettero e se ne andarono, ma che spavento! In
famiglia eravamo i genitori due maschi e quattro femmine. Il più grande del
1911 fu richiamato alle armi e poi preso prigioniero non sapevamo più dove
fosse. A fine guerra un Medico di Dogliani fece delle ricerche e ci comunicò
che era stato portato in Inghilterra. Tornò poi nel 1946. L' altro fratello del
'14 non fu chiamato in guerra ma dovette sempre nascondersi. In molti casi
anche noi ragazze con la mamma ci nascondemmo in un "rifugio"
costruito sotto un muro dietro casa. Sentimmo arrivare i repubblicani, presero
le nostre galline e alcune le cucinarono e mangiarono, le altre se le portarono
via. Noi rimanemmo senza galline e con la casa sottosopra! Con tutti i rischi
che vorremmo, non so come abbiamo fatto a uscire vivi dalla guerra. Per
sopravvivere ci si arrangiava! Mia sorella Clarin che aveva fatto la
"Serventa" (domestica) dagli Einaudi,
nascondeva dei sacchetti di farina nel Paltò e in treno andava in
Liguria a scambiarli con olio di oliva che poi vendeva ed usavamo, qualche
volta andai anch'io.
Il pane bianco a casa nostra è
mai mancato, e quello nero della tessera non siamo mai andati a prenderlo. Per andare al mulino "Riao"
rischiavamo un po' ma passando per
sentieri impervi, riuscivamo ad andare a fare macinare e tornavamo con la
farina. Avevamo il forno e un po' di
pane bianco c'è lo siamo sempre fatto.
Ah quanti fatti brutti nella
guerra!
17
Maggio 1944: circa duemila Tedeschi e
Repubblichini rastrellarono le campagne di Dogliani; i rastrellati, radunati
sul Riao (Rea), vennero poi rilasciati.
5
Luglio 1944 Dopo gli incendi dei tedeschi a Piozzo e a Farigliano la
popolazione di Dogliani, impressionata sfollò nelle campagne.
6
Luglio 1944 Alle 13: 30 arrivarono dei nazisti in paese. Un capitano, fermatosi
davanti al “Reale”, sparò alcuni colpi contro l’albergo chiuso. La minaccia
dell’incendio del paese venne scongiurata dall’intervento del parroco Don
Delpodio.
https://www.dogliani1944.com/2018/02/il-bombardamento-di-dogliani-una-storia.html#more
31
luglio 1944: Ore 16: 45. Un apparecchio militare di nazionalità tedesca lasciò
cadere una bomba sulle case di Piazza Carlo Alberto e Via Corte. L’aeroplano
fuggì fin sopra la regione Codevilla, poi girò su se stesso e ritornò su
Dogliani, dove sganciò altre due bombe sulle abitazioni nella zona tra Piazza
Gorizia, Via Marenco e Via Teatro. Ritornò poi altre due volte sul paese
mitragliando. Si contarono ben 28 morti. Vi furono morti tutte le età: bambini,
donne e uomini.
DOGLIANI 16 11 1944
STRAGE NAZIFASCISTA
N.
VITTIME 7 ADULTI E 1 RAGAZZO
ALLE
12.15 DEL GIOVEDI 15 Novembre 1944, nuclei di tedeschi entrarono in paese con i
repubblicani.
Dei
manifestini battuti a macchina comunicarono che l’autorità militare occupante
voleva dalla popolazione, entro le otto del mattino successivo n. 40 biciclette e tutti gli
apparecchi radio. L’indomani ben poche sono le biciclette e le radio
consegnate. Si rinnova l’ordine per il giorno successivo. Intanto giunsero voci
allarmanti di morti alle frazioni MARTINA,FINASSI E VALDIBÀ , dove la sera
precedente dai But di San Luigi si era sparato contro la colonna tedesca.
I
tedeschi trucidarono barbaramente cinque persone intente ai lavori campestri:
Daniele
Giovanni, nato Dogliani (CN) 27/03/1906, residente Dogliani, contadino,
Masante
Giuseppe, nato Farigliano (CN) 26/01/1902, residente Bonvicino, contadino,
Sardo
Francesco, nato Dogliani (CN)29/01/1892, residente Dogliani, contadino,
Sardo
Giuseppe, nato Dogliani (CN) 07/07/1926, residente Dogliani (CN), contadino,
Sardo
Giuseppe, nato Dogliani 04/10/1911, residente Dogliani, contadino,
Sardo
Luigi, nato Dogliani (CN) 10/11/1898, residente Dogliani, contadino,
Sardo
Mario, nato Dogliani (CN) 24/06/1930, residente Dogliani, studente,
Occelli
Carlo fu costretto a portare due pesanti casse di munizioni e spossato per il
gran peso morì ai piedi della Chiesa di San Donato in Somano
LAPIDE IN LOCALITÀ “MARTINA DI
DOGLIANI
DA DOGLIANI AD ARGUELLO
CASCINA FORNACE
Nel 1951 tramite la mia amica
che sposò Luigi Secco cugino di Ernesto ( 1915 1958 ) genitori di Angelo di
Monforte mi sposai e venni ad abitare
alla fornace nella grande Cascina denominata Fornace poiché mio Suocero
Clemente aveva la fornace e produceva
mattoni e coppi. Io non lo conobbi e i tanti fratelli e sorelle di
Ernesto erano già sposati e via dalla Fornace.
Ho conosciuto la nonna Pasqualina che era tanto buona.
LA MASCA
Lì alla Cascina eravamo vicini
a una che dicevano fosse una "masca". Io non posso dire se fosse
proprio lei che faceva delle cattiverie ma ne succedevano così tante! Altri del posto, avevano paura a passare sotto
la sua casa e facevano ampi giri per evitarla. Alla mia famiglia succedeva che
il mio bambino tutti i giorni alla stessa ora cominciasse a piangere e non vi era
verso di tacitarlo, la mucca pur
nutrendola bene diventava sempre più magra.
Poi un giorno passò una donna
che non conoscevamo, forse sarà stata una zingara e senza dirle nulla mi chiese
di venire in casa perché voleva aiutare
a liberarmi dal malocchio che “qualcuna” mi aveva gettato. Io ero disperata e la ascoltai
nonostante una cognata bisbigliasser che era pericoloso. Rimane il fatto che
ascoltando i consigli di quella donna e andando dal Settimino di Altavilla(DeMaria)
il bambino superò le crisi di pianto che aveva e la mucca con delle erbe si
riprese ed ingrassò. Quella donna non la vedemmo mai più e rimase un mistero
come fosse capitata lì e sapesse tutto di noi. Si diceva comunque che quella
donna che abitava vicino avesse il "libro del Comando".
SECCO
CLEMENTE ARGUELLO 02 08 1869 ARGUELLO 28
08 1928
CONTERNO PASQUALINA SINIO 27 03 1875 ALBA06 06 1967
STAMPI per Mattoni piastrelle
coppi della
Fornace Secco di Arguello
Brocchiero Giuseppina Secco Amabile
Secco Clemente e Pasqualina con famiglia
Famiglia Secco Cesare
Nessun commento:
Posta un commento