lunedì 7 ottobre 2024

BONA SECCO ILVA CERRETTO LANGHE

 BONA SECCO ILVA

 

   https://youtu.be/vFIDvNuXOQ4

Pace Maria detta (Maìna) e Robaldo Giuseppe  bisnonni di Ilva ebbero 16 figli, 3 maschi e 13 femmine.

Una sola morì in tenera età. La nonna CRISTINA raccontò a Ilva che morì durante la notte soffocata da un rigurgito o forse perché in troppi per un unico letto.

ILVA raccontò a Beppe

< Dormivano in cinque o sei per ”berlecia”, tre alla cima e tre al fondo. La nonna ricordava quasi tutti i nomi dei fratelli e sorelle: Cristina del 1898 ( mia nonna) , Lidia, Giuseppina, Angelina, Carolina, Agostina……..Un fratello di nome Nigi e due sorelle più grandi emigrarono America. Di una di queste si seppe che fece fortuna ma fu derubata e assassinata, il suo corpo non fu ritrovato, forse gettato in mare.

Durante la seconda guerra mondiale una sorella della nonna fu uccisa nel corso di un bombardamento, e il fratello Cesare fu ucciso da personaggi che si facevano passare per partigiani.

Nonna  amava ricordare quando la madre stava per partorire: “Noi pì cite e pì cit, venivamo allontanati da casa con uno stratagemma, ci dicevano di andare a cercare altri bimbi e di guardare sotto i cavoli o in qualche tronco di vecchi gelsi che avevano delle cavità. Noi ubbidienti  raggiungevamo i campi di cavoli e le piante ‘d mo gelso) e speranzosi di trovare una bimba o un bimbo scavavamo a mani nude fino a farci sanguinare le dita. Tornavamo soltanto quando udivamo il vagito di un fratellino! Jero propi fole neh! (eravamo proprio sciocche!)”

L’ASSAGGIO DEL CAFFE’

La nonna assaggiò il caffè per la prima volta in occasione di un parto della sua mamma.

Per quell' evento si preparava il caffè nella Napoletana per offrirne alla partoriente e lo si lasciava sul fuoco della stufa. La nonna approfittò dell'assenza di altre persone e si portò alla bocca il beccuccio della caffettiera e ne bevve un gran sorso per capire che sapore avesse la bevanda. Si scottò talmente le labbra che rimase una settimana senza riuscire a mangiare nulla. Per non essere punita non disse l'accaduto a nessuno! Raccontava che quando tutta la numerosa famiglia era riunita a tavola nessuno parlava: is sentiva voré èr mosche! Si sentivano volare le mosche!

In famiglia vi erano tre " cuéfe" veli da Chiesa e così tre Ragazze andavano alla Messa "bassa" e tre alla Messa "Granda" perché senza velo non si entrava in Chiesa! Ricordava che a scuola andava solo poche volte d' inverno, quando nevicava, perché doveva lavorare! Andò solo per due anni e tuttavia imparò a leggere, a scrivere e a fare di conto.

Un giorno una mia zia, sua figlia, le disse che a Cravanzana era morto il tal dei tali. In seguito le portò il Bollettino parrocchiale e lei leggendo le parole: "è tornato alla casa del Padre..." Si arrabbiò con la zia e le spiegò che se il defunto era tornato alla casa d'infanzia non era certo morto!"

Durante l'estate da bambine e ragazze correvano tutti scalzi, anche nelle "stubie" (campi di grano con spuntoni di spighe) e i piedi non pativano nulla perché "faità" robusti. Per l'inverno il padre andava alla fiera di Cravanzana e portava a casa un sacco di zoccole di varie misure, sempre abbondanti, lo versava al centro della camera e Ognuno se ne prendeva un paio scegliendo le più adatte.

 

Ai suoi tempi il cibo consisteva per lo più in polenta e castagne essiccate nello "scau" essiccatoio. La carne si mangiava solo nel caso fosse morto accidentalmente un animale. Se trovavano dei "puciu" nespole o ciliegie ne facevano delle scorpacciate. Se riuscivano a catturarli mangiavano anche gli uccellini. Questo finché si era a casa, perché quando si andava da "manuere" (lavoranti) bisognava solo pensare al lavoro. La nonna era una di queste poiché era forte come un uomo e arava, falciava, dava zolfo e verderame al pari degli uomini.

Quando si sposò andò a vivere al Mulino di Arguello. Per il viaggio di nozze esternò il desiderio di andare a vedere il mare, ma il suocero la stroncò dicendole: "baica Bèrb!" (Guarda Belbo)!

Il primo giorno dopo le nozze (dopo aver lavorato come e con gli uomini) si sedette a tavola con gli uomini ed il suocero le ricordò che dopo una settimana dalle nozze non avrebbe più preso posto a tavola con loro, ma avrebbe mangiato con la ciotola in mano in un angolo o su un davanzale! Lei dal giorno successivo non si sedette più a tavola.

Aveva invece un bel ricordo della suocera che paziente le aveva insegnato tanto dei lavori di casa, a cucinare, a fare i tajarin ecc. L' unico lavoro che non le andava era "filare" . Raccontava che quando il marito le chiese perché non filasse come le altre donne lei gli ruppe la "Ruca" in testa e da quella volta più nessuno si azzardò a chiederle di Filare la lana!

            DA L'ANELLO FORTE DI NUTO REVELLI


 

         

    

PROGLIO GIUSEPPINA     PROGLIO LUIGI  

       
PROGLIO FILIPPO BEVIONE SECONDINA

                LEVA  1924 CERRETTO LANGHE



 STORIA DI LUIGI PROGLIO

Intervista di ILVA BONA  a PROGLIO GIUSEPPINA

 

                                               

PROGLIO LUIGI, NATO L’11 GENNAIO 1924 A CERRETTO LANGHE

DA BEVIONE SECONDINA E FILIPPO Contadino

FFAA Regie (soldato Internato)

Div. Alpina CUNEENSE 1° Rgt

DECEDUTO IL 22 DICEMBRE 1944 Branbauer(D)

Luogo Sepoltura: LUNEN - 'KOMMUNALFRIEDHOF'

Traslato e SEPOLTO A FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA) -

CIMITERO MILITARE ITALIANO D'ONORE

RIQUADRO N - FILA 8 - TOMBA 27. FONTI: 1A, 1B

Cerretto Langhe 29 NOVEMBRE 2015

Intervista raccolta da Bona Ilva

Giuseppina Proglio classe 1926

Sorella dell’Alpino Proglio Luigi classe 1924

Come era composta la tua famiglia?

La famiglia era composta da Papà Filippo, mamma,

Bevione Secondina e da sei figli: Giovanni del 1913,

Maria del 1920, Teresa detta Gina(per via della “bella

Gigogin”del 1922, Luigi del 1924(caduto in guerra), io:

Giuseppina del 1926, e Emma del 1930.

Si viveva a Cerretto alla Cascina “Paroldo”, sita sopra

il Belbo.

Com’era Luigi di aspetto?

Luigi era un bel ragazzo: biondo, alto, amava

scherzare e nei tratti e nel carattere assomigliava ad

Emma. Era spericolato con la bicicletta che il fratello

Giovanni gli imprestava, però, fuori dal suo ambiente

rivelava una grande timidezza.

Amava prendere in giro la sorella Gina che aveva un

debole per Dario Pace. Quando quest’ultimo partì per

la guerra mio fratello Luigi trasformò un canzone degli

Alpini in un motivo scherzoso per mettere in

imbarazzo Gina:

<Sopra i monti che Pace o farìa,

scriverà alla sua Gina

le manderà una stella alpina

per farla piangere e sospirar.

Quando è partito soldato, dove l’hanno mandato?

È andato a Cuneo negli Alpini, ha fatto i campi a

Pamparato. Mio fratello Giovanni è l’ultimo della

famiglia che lo vide vivo. Lo andò a salutare ai campi

prima che partisse per il Brennero. Mio nipote Piero

mi raccontò che suo padre Giovanni gli portò dei

viveri, tra cui una torta. Ricorda anche che Suo fratello

Luigi era un po’ schizzinoso nel mangiare e faceva

fatica a nutrirsi con il cibo che veniva fornito durante il

servizio militare. Il giorno che Giovanni gli fece visita,

Luigi mangiò tutta la roba di casa e stette male, allora

mio fratello rimase con lui finchè non smaltì

l’indigestione.

Quando lo hanno preso prigioniero?

Lo hanno preso prigioniero mentre stendeva i fili del

telefono. Ci fu l’Armistizio l’8 Settembre e Mario

Bonardo, che abitava al “Ghecc” di Cerretto ed era

Alpino con lui, lo andò a chiamare perché scappasse,

ma lui si rifiutò di fuggire con gli altri e disse testuali

parole:<Nessuno mi ha ordinato di fuggire> Così fu

catturato e deportato in Germania. Fu inviato a

lavorare in miniera, con lui vi era l’Alpino Pace Dario e

Beppe………, figlio di Eugenia della Cappelletta di

Cerretto(Beppe e il padre esercitavano il mestiere di

Norcini (massachrin) in paese.

Beppe raccontò che Luigi, durante la prigionia, soffrì

moltissimo, mangiava pochissimo e si debilitò molto

ammalandosi. Diceva sempre che non ce l’avrebbe

fatta a sopravvivere e che non sarebbe tornato a

casa. I miei famigliari gli mandavano dei pacchi con

dentro cioccolato, grissini secchi, formaggio

stagionato e vestiario con tabacco e cartine. Questi

pacchi li spediva Gina da Alba. Avendo saputo che

venivano controllati dalla censura, si ricorreva a dei

sotterfugi per poter inviare poche notizie, si

srotolavano le cartine e si scrivevano informazioni

della famiglia, (ad esempio gli fu comunicata la nascita

della nipote Anna nell’aprile del 1944) queste

venivano nuovamente posizionate nel pacchettino

originale in modo che lui, quando preparava le

sigarette , potesse leggerle.

Chi vi disse che era morto?

Venne Beppe di Eugenia a comunicarci la sua morte,

riferì che i pacchi arrivavano, ma lui, malato, non

riusciva più a mangiare e le cibarie le distribuiva ad

altri. In seguito arrivò la comunicazione ufficiale del

decesso.

 

 

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