Con GIACHINO COLOMBO GIOVANI NEIVESI 1908
ALPINI BTG. BORGO SAN DALMAZZO 1928 13° Cp.
NEIVE CAPOLUOGO CON SILO BOMBARDATO
Alina Giachino nata nel '35
qui alla Cascina Giachino Arossa di Neive.
Andavo a scuola a Neive
Capoluogo, a piedi percorrendo i sentieri. Vi era un'altra bambina del “Ciabòt”
, Jolanda ma lei abitava più su e passava da un' altra parte, così potevamo
farci poca compagnia. Mio padre era Colombo e fu richiamato alle armi
nonostante avesse già famiglia. All'otto Settembre si trovò a Trieste e con
altri prese la strada di casa. Impiegò
venti giorni. Procedettero per lo più a piedi e con dei carri e “birocc”
calesse, che fornivano un passaggio.
Nel tragitto verso casa
incontrarono persone che li aiutarono offrendo scarpe o vestiario, ma anche chi
li scacciò! Qui a casa si viveva nella paura dei bombardamenti. Alla sera
oscuravamo tutte le finestre per timore che si vedessero le pur minime luci e
venissero a mitragliare. Eh, chi ha visto la guerra può raccontare delle tante
paure provate!
BOMBARDAMENTO DEL SILO DELL’AMMASSO
L’undici settembre 1944 era un
Lunedì, stavamo andando a scuola e ci trovammo proprio in direzione del Silo. Vedemmo
arrivare gli aerei che lasciarono cadere le due bombe distruggendolo. Subito ci
riparammo nella riva, poi vedendo che mitragliavano e le bombe erano cadute
laggiù tornammo a casa e incontrammo i genitori che ci venivano incontro. Ah
furono momenti terribili, Quegli schianti e rumori delle mitraglie risuonano
ancora nelle orecchie!
Il
giorno 8 dicembre del 1944, come da tradizione, a Neive si andava per la
Celebrazione della Benedizione dei bambini alla Chiesa di San Pietro e Paolo
nel Capoluogo. Anche io con mamma e papà Colombo ci recammo nella Chiesa di
"Neive Alto" per partecipare alla Celebrazione che avrebbe officiato
il Parroco Don Bollano.
Ricordo
che era nevicato tantissimo e avevamo faticato
non poco a raggiungere la Chiesa a piedi dalla
Collina
della Canova. ma eravamo abituati ad andare a
piedi!.
A
metà della funzione, il Parroco Don Bollano fu avvisato che a Neive stavano
arrivando i tedeschi e disse ai fedeli di tornare alle proprie case e aggiunse
"salvate i vostri figli!" Tutti compresero il pericolo incombente e
dopo una rapido sguardo alla Madonna si avviammo. Già fuori dalla Chiesa trovammo
i nazifascisti armati che cercavano, casa per casa i giovani di leva.
Con mamma e papà, sia pure con alcuni spaventi per i controlli da parte delle milizie, raggiungemmo il cortile di casa e anche lì avemmo la sorpresa di trovare i militari tedeschi che chiedevano da mangiare. La mamma tirò fuori dalla dispensa una cesta di pane e delle pere cotte e i soldati si accontentarono. Mangiarono e dopo aver chiesto dove fossero I RIBELLI, senza ottenere risposte se ne andarono lasciando nello spavento vecchi, donne e bambini che pensavano ai giovani come Dario Arossa "Caccia"(cugino di Alina) che era con i Partigiani e ai padri nascosti in qualche "Crotin" o intercapedine della stalla o del fienile.
BOELLA VALERIO “WALTER”
SACELLO DELLA CANOVA "
Custodi VOLPE E PICCINELLI
Parecchi
Partigiani sono morti giovani. Ricordo Valerio Boella “Walter” DI CESARINA E CARLO il fratello di Anna. Il
nonno Giovanni Voghera abitava lì alla Canova ed in suo Onore e dei Partigiani
Caduti fece costruire il Sacello. Ricordo anche il Partigiano Bindello Luigi “Pitros”,
era un bellissimo giovane. Viveva con la famiglia alla Canova come mezzadri.
BINDELLO LUIGI”PITROS”
Fucilato
a Benevello il 20 Giugno 1944
Nato a Neive l’8 Marzo 1923
era figlio di Angelo e Giordano Luigia. All’8 Settembre 1943 era Alpino al 2°
Regg.to, Batt.ne Borgo 608° Compagnia. Nel corso di un’azione fu sorpreso ed
arrestato unitamente a Negro Giovanni, Comandante di squadra della 2° Divisione
Langhe. Un reparto delle SS italo-tedesche li torturò e seviziò , nonostante le
botte e le sevizie non rivelarono nulla. Questi i fatti:
Pitros si trovava nella
formazione organizzata da “Jean di Val
Varaita” Giovanni Negro nato a Castino il 27 Febbraio 1925.<Resistenza
Cuneese n.5 Maggio 1966>, che operava nella zona della bassa Langa, a Barbaresco,Treiso,
Camo, San Rocco Seno D’Elvio, alle dirette dipendenze del CLN di Alba con cui
era collegato tramite “Pinottina” Voghera, mitica maestra di Neive. All’alba
del 20 Giugno, su una motocicletta, Jean e Pitros partirono, disarmati, diretti
ad Alba e quindi a Canale per ritirare alcuni “stens” dal Comandante Ceka. Alla
Madonna degli Angeli la moto si fermò e Pitros insistette per scendere in Alba
e far riparare la moto dal meccanico Gamberani. Mentre erano in officina comparvero in piazza Savona alcuni automezzi
tedeschi delle SS. Jean viene catturato nell’officina, Pitros sotto i portici
vicino alla gelateria Coraglia. Caricati entrambi sul camion, vengono portati
nella Caserma Govone. Jean riuscì a inghiottire il tricolore con la
scritta”Partigiani Langhe”, ma Pitros non vi riuscì avendo la bocca piena di
sangue. Fu perquisito e trovato il tesserino, il capitano delle SS lo condannò
a morte, con sentenza da eseguirsi a Benevello dove qualche giorno prima alcuni
SS erano stati feriti dai Partigiani. Nonostante l’opposizione del cap. tedesco
che non voleva che il Parroco si
avvicinasse, questi raccolse l’ultima volontà di Pitros che fu il perdono dei
suoi carnefici.
“Jean” fu trasferito ad Asti e
poi alle carceri Nuove di Torino e deportato in un Lager della Germania,ritornò
a guerra finita.
ALTRO BOMBARDAMENTO SU NEIVE
Il trenta Marzo 1945 ero partita dalla cascina degli Arossa e
Giachino, vicino alla Canova, per venire
a Neive e recarmi dalla Maestra Stradella che mi stava preparando per l’esame
di Ammissione.
Le scuole erano chiuse perché
era Venerdì Santo, ma io andavo ugualmente dalla Maestra. Quando fui dal Silo
dell’Ammasso dove oggi vi è il Consorzio Agricolo, sentii arrivare gli
“apparecchi” aerei che avrebbero bombardato la Galleria ferroviaria provocando
con lo spostamento d’aria delle esplosioni quattro morti.
Mi gettai nel fosso e molto
impaurita attesi che terminasse il rombare degli aerei, quindi mi avviai di
corsa in direzione del Tosone per tornare a casa e quando sentivo mitragliare
mi gettavo nella cunetta. Quando fui a metà strada vidi la mamma che in lacrime
mi veniva incontro. Ci abbracciammo e svelte tornammo a casa.
I BACHI DA SETA
Alina: Quando ero bambina, in
famiglia si allevavano i bachi da seta. Compravamo ad Alba un' oncia di semi e
si facevano schiudere . Da piccolini venivano posti sopra dei cannicci e si
nutrivano con pezzetti di foglia di gelso. Effettuavano quattro dormite.Due
giorni di dormita ogni otto. Dopo la quarta dormita si arrampicavano su dei
ramoscelli posti appositamente e formata come una ragnatela iniziavano a creare
il Cochèt(bozzolo). Quando i bozzoli erano formati venivano raccolti e portati
a vendere. Un po' di bozzoli erano tenuti per essere lavorati per uso
famigliare. Venivano messi in un
pentolone per essere stufati al fine di eliminare la farfalla e si procedeva
alla filatura. Si otteneva un gomitolo di filo di seta che era beige, e lo si
utilizzava a realizzare calze, maglie indumenti intimi. Ricordo che il mio papà
dovette andare in ospedale per un intervento ed aveva delle calze di seta
realizzate da mia mamma. Il chirurgo Prof.Dogliotti gli chiese:<...ma dove
le trova delle cosí belle calze. Nei negozi non le troviamo!> Mio papà
sorridendo, gli spiegò che non le aveva acquistate ma gliele aveva realizzate
sua moglie! Rimase stupito e si complimentò con mia mamma. Erano manufatti
caldi, robusti e piacevoli al tatto.
Questo è il mio ricordo di
quando ero bambina, ma rammento anche decine di gelsi grandi dalle folte chiome
intorno a casa a significare che l’allevamento dei bachi era un’attività che si
effettuava già nell’ottocento e primi del novecento.Praticamente finita la
guerra non si tennero più i “bigat”.
RICORDO DI AROSSA GIOVANNI
Qui nel cortile viveva
Giovanni Arossa fratello della nonna di Ernesto e Franco Piccinelli e zio di
Adelina la mamma e Maestra Piccinelli. Era un personaggio Intelligente e
simpatico. Leggeva un libro e poi ricavava delle storie bellissime che
raccontava durante le “veglie”
Generale ERNESTO PICCINELLI
RICORDO DEL PROZIO GIOANIN
AROSSA
Avevo un prozio, fratello di
mia nonna materna che viveva ai “Bevioni” nel cortile degli Arossa e Giachino.
Era un personaggio che raccontava le storie nelle stalle. Sapeva accentrare
l’attenzione e creare suspanse. Sul più bello si fermava e a noi che gli
dicevamo < dai va avanti!> lui chiudeva con un perentorio<..A doman!>
Era scapolo e viveva da solo
in tre camerette. Io andavo volentieri perché era simpatico e interessante. In
una camera aveva il caminetto e sopra la mensola una mela, un pomodoro, un
peperone e” in botin” botticcino dell’olio. Quella composizione mi affascinava
e metteva appetito!
Da zio Gioanin, dopo il 1943
andammo come sfollati, e per me fu una vera vacanza. Poi zio aveva sempre
fantastiche idee di giochi con frutta ortaggi e oggetti che costruiva lui.
RICORDO
DEL GENERALE CORTESE
Il Generale Cortese Giuseppe era il fratello della Maestra
Adelina Mamma DI Ernesto e Franco Piccinelli.
Neive diede I natali al
Generale di Divisione Giuseppe Cortese: 6 NOVEMBRE 1888
Nacque in una famiglia di un
umile artigiano, e compiute le scuole elementari in paese, frequentò le scuole
nel Seminario Diocesano. Terminato il Liceo fu Impiegato di Segreteria presso
il Comune di Neive.
Richiamato in Servizio
militare iniziò la Carriera che culminò con l’incarico di Generale di
Divisione.
DAL LIBRO “NEIVE E LA SUA GENTE” DI DOMENICO MACCO E MAURO VERSIO
Beppe
Fenocchio collaboratore parte storica
Il
Generale Cortese contribuì in modo decisivo a liquidare ogni residuo di regime
fascista dalla Sardegna e non ebbe dubbi quando si trattò di prendere
posizione, nonostante i contraddittori comandi e le scarse assunzioni di
responsabilità dei suoi colleghi generali. Di sua iniziativa organizzò e
costituì la 210^ Divisione, che incuneata nella V Armata Alleata, pur con un
limitato numero di uomini, si sacrificò e si ricoprì di gloria con la trionfale
marcia dalle Puglie alla Val Padana Fu anche la prima Divisione italiana ad
entrare in Roma.
Per onorare la memoria del
generale Cortese a capo della 210^ Divisione ci aiuta il Caporale Luigi Ronchi
che ricorda le parole che il suo generale rivolse alla truppa in occasione del
riconoscimento conferitogli dal comandante Truscott della Fifth Army: “Nei mesi
durante i quali ho avuto la ventura di comandarvi in guerra, avete fatto molto.
Questo spirito generoso e sano è stata la molla segreta della vostra volontà,
ha salvato nei mesi trascorsi l’Esercito ed accompagnerà nei giorni futuri la
rinascita dell’Italia”. (25 luglio 1945). Un uomo, un generale, un italiano a
tutto tondo!
Da Renzo Capra “Cavour” Osteria da “Talina”
NEIVE LEVA 1908 GIACHINO
COLOMBO
NEIVE LEVA 1899 GIACHINO MARIO
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