BELTRAMO ANTONINA COCCIO
1924 RIVA DI BRA
SINIO D’ALBA
LEQUIO BERRIA
https://youtu.be/VZFCBDkqPHA BELTRAMO TONINA 1924 FANTE COCCIO ATTILIO
RITORNO DALLA RUSSIA
Io sono Beltramo Antonina di
Riva di Bra. In famiglia eravamo 5 sorelle ed un fratello. Si era in campagna e
a me fu concesso di andare a scuola solo fino alla terza classe poiché dovevo
aiutare il papà. La sorella più grande si sposò, la seconda era sarta e
realizzava vestiario per i soldati. Così, io che ero la terza dovetti
sospendere la scuola per lavorare in campagna.
Frequentai alla scuola di
Riva, poi avrei dovuto recarmi a Bra per la quarta e la quinta. Bra dista tre
chilometri da Riva e così il padre decise di farmi rimanere a casa. Mi disse
che dopo un anno mi avrebbe lasciato riprendere le scuole, ma io attendo ancora
adesso!
I miei lavori consistevano
nell’andare al pascolo, nell’andare davanti agli animali che trainavano il
“voltin” aratro, Al tempo della mietitura si tagliava il grano, si legavano le
“giavele” covoni si facevano “èr capale” piccole biche per poi trebbiare. Si
andava anche a falciare l’erba per ottenere il fieno per gli animali. Avevamo
cinque o sei mucche e altrettanti vitelli che alllevavamo per venderli. Le
mucche le utilizzavamo anche per i lavori in campagna.
Lavorando in campagna feci
conoscenza con Attilio di Sinio che venne per acquistare del fieno. Ci sposammo
e così andai a Sinio a lavorare nelle vigne.
Dai prati alle vigne, con mio
marito ci facemmo compagnia per sessant’anni, poi lui andò avanti.Scherzando
dicevo che ero stata “fregata” poiché non immaginavo che le viti dessero così
tanto lavoro! Tuttavia feci presto ad imparare e vivemmo bene nella bella
cascina del Bricco di Sinio. La si vede già quando si è dalla Chiesa. Eravamo
con mio suocero e mia suocera e il cognato Franco che era muratore. Comunque,
anche se eravamo soltanto mio marito ed io, lavorando in armonia arrivammo a
produrre più di duecento “brinde” brente
di vino. E tutto senza aiuto di macchinari, non era come adesso. Ma con l’aiuto
del Signorece lìabbiamo fatta, anche se poi Il figlio Fiorenzo diventò
camionista e non ci aiutò nel lavoro di campagna..
LA GUERRA NELLA ZONA DI RIVA DI BRA
Nel periodo della guerra nella
nostra zona successero parecchi fatti che ci fecero preoccupare. Io ero a
lavorare presso una famiglia in una cascina più avanti della nostra e
arrivarono i repubblicani. Portarono via le due ragazze ed il figlio insieme a
molti altri. Li segregarono per un giorno in una casa disabitata e poi li
liberarono senza aver loro fatto nulla. Si sentì però che avevano preso delle
donne e avevano tagliato loro i capelli. Presero anche dei giovani partigiani ,
tra i quali c’era anche un mio cugino e li fucilarono lungo la ferrovia dalle
parti di Santa Vittoria. Anche alla Fraz. Dell’America dei Boschi ne uccisero
parecchi. Erano tempi brutti. Mio padre e mio fratello si costruirono uno
“Stermateuri” nascondiglio e quando sapevano che stavano per arrivare i
nazifascisti si nascondevano. Una volta venne un nostro cugino renitente alla
leva che voleva nascondersi, ma mio padre avendo saputo che poco distante
avevano dato fuoco alla casa perché avevano dato rifugio ai partigiani, dovette
a malincuore mandarlo via.
LA GUERRA AL BRICCO DI SINIO
Mio suocero mi raccontò tante
volte di quando vennero i repubblicani e sapendo che in una casa poco distante
avevano rifugio i partigiani, lo obbligarono a procedere davanti a loro
affinchè li accompagnasse . Nonostante insistesse a dire che non sapeva dove
fossero i partigiani dovette andare e fortunatamente in quella casa non c’erano
più. Un’ altra volta vennero nuovamente,
forse indirizzati da una spia, per prenderlo e farlo andare avanti a loro per
raggiungere i partigiani che veramente erano nella cascina. Fortunatamente li
vide arrivare e fuggì saltando da una finestra che dava sul retro della casa e
riuscì ad evitarli. Quella volta i partigiani c’erano veramente.
Mio marito Attilio nato a
SINIO IL 12 GENNAIO 1920 MORTO IL 9
GENNAIO 2007 raccontò della sua
esperienza nella Campagna di Russia e del suo ritorno a casa.
Fu inquadrato nella Divisione
Torino, fu mandato sul fronte orientale
in U.R.S.S.
LA DIVISIONE
“TORINO” E L’82° FANTERIA
Il 13 agosto fu a Sgaikani
e il 17 settembre nella zona di Dnjepropetrowsk, sul fiume Dnjepr A fine
settembre avanzarono in direzione di Petrikowka. In novembre la Divisione
Torino si attestò sul fiume Krynka a protezione del fianco meridionale della
Divisione Celere e il 6 dicembre raggiunse Chazepetowka dopo due giorni di
lotta.
Il 25 e 26
dicembre ebbero attacchi russi su Malo Orlowka e, nel corso di una
controffensiva, occuparono Ploskij e Moglie Ostraja, quindi respinsero violenti
contrattacchi nemici.
La Divisione Torino, nel
gennaio-febbraio Nel 1942 , contribuì alle operazioni di
contenimento nella zona di Izyum e partecipò in maggio al contrattacco tedesco
per rompere la sacca. In luglio la divisione venne inquadrata nel II C. d'A. e
si sposta su altro settore. Il 25 luglio, giunse nella zona di Woroschilowgrad
da dove superato il Donez proseguì verso il Don. A dicembre la Divisione Torino
fu costretta a ripiegare.
Il 20 dicembre si diresse verso sud per
assumere un nuovo schieramento ad Arbusowka-Losowskaja, ma la pressione
incessante dei russi la spinse verso Popowka dove si unì alla Divisione
Sforzesca e proseguì verso sud-ovest.
Il 21 sostenne
aspri combattimenti sulla riva sinistra del fiume Tichaja e, infine,
accerchiata con altre forze nella conca di Arbusowka, partecipò ai disperati
combattimenti che le consentirono di aprirsi un varco verso ovest la mattina
del 25 dicembre e solo il
giorno successivo riuscì ad unirsi alle unità, dette Blocco Nord, che difendevanoTschertkowo.
La sera del 15 gennaio 1943 riuscì a rompere l'accerchiamento. I resti della
Divisione Torino, 1.600 uomini, il 17 gennaio raggiunsero Belovodsk nei pressi
di Starobelsk, nelle retrovie.
Dalle retrovie in Russia, mio marito fu portato in Toscana in
qualche Centro ospedaliero dove portavano i Reduci per rimetterli in minima
salute.
Con alcuni amici si recò a Roccastrada in provincia di Grosseto probabilmente a casa di un compagno. Da lì, con degli amici partirono a cavallo. I cavalli lungo il percorso verso Genova, furono scambiati con delle biciclette. Arrivarono a genova e vendettero le loro bici. Salirono su di un treno per Alba ma ad Alessandria corsero il rischio di essere arrestati da una ronda nazista che fortunatamente non li riconobbe come militari.
Per timore di incontrare altri nazifascisti ad Alba scesero a
Barbaresco. Da qui si incamminarono a piedi verso casa loro. Attilio per
arrivare a Sinio percorse strade secondarie e sentieri e giunse a Montelupo in
Località Brantegna. Qui fece tappa presso una famiglia di conoscenti. Quando
arrivò a casa a causa del deperimento fisico era irriconoscibile e neppure la
mamma Maria lo riconobbe subito.
Attilio Coccio
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