mercoledì 5 febbraio 2025

BELTRAMO COCCIO ANTONINA 1924 RIVA DI BRA SINIO LEQUIO

 


                   BELTRAMO ANTONINA COCCIO 1924 RIVA DI BRA

                                  SINIO D’ALBA LEQUIO BERRIA

 


          https://youtu.be/zqY81r8INIs                               BELTRAMO COCCIO ANTONINA DAI PRATI ALLE VIGNE

 

https://youtu.be/VZFCBDkqPHA   BELTRAMO TONINA 1924 FANTE COCCIO ATTILIO RITORNO DALLA RUSSIA

 

Io sono Beltramo Antonina di Riva di Bra. In famiglia eravamo 5 sorelle ed un fratello. Si era in campagna e a me fu concesso di andare a scuola solo fino alla terza classe poiché dovevo aiutare il papà. La sorella più grande si sposò, la seconda era sarta e realizzava vestiario per i soldati. Così, io che ero la terza dovetti sospendere la scuola per lavorare in campagna.

Frequentai alla scuola di Riva, poi avrei dovuto recarmi a Bra per la quarta e la quinta. Bra dista tre chilometri da Riva e così il padre decise di farmi rimanere a casa. Mi disse che dopo un anno mi avrebbe lasciato riprendere le scuole, ma io attendo ancora adesso!

I miei lavori consistevano nell’andare al pascolo, nell’andare davanti agli animali che trainavano il “voltin” aratro, Al tempo della mietitura si tagliava il grano, si legavano le “giavele” covoni si facevano “èr capale” piccole biche per poi trebbiare. Si andava anche a falciare l’erba per ottenere il fieno per gli animali. Avevamo cinque o sei mucche e altrettanti vitelli che alllevavamo per venderli. Le mucche le utilizzavamo anche per i lavori in campagna.

Lavorando in campagna feci conoscenza con Attilio di Sinio che venne per acquistare del fieno. Ci sposammo e così andai a Sinio a lavorare nelle vigne.

Dai prati alle vigne, con mio marito ci facemmo compagnia per sessant’anni, poi lui andò avanti.Scherzando dicevo che ero stata “fregata” poiché non immaginavo che le viti dessero così tanto lavoro! Tuttavia feci presto ad imparare e vivemmo bene nella bella cascina del Bricco di Sinio. La si vede già quando si è dalla Chiesa. Eravamo con mio suocero e mia suocera e il cognato Franco che era muratore. Comunque, anche se eravamo soltanto mio marito ed io, lavorando in armonia arrivammo a produrre  più di duecento “brinde” brente di vino. E tutto senza aiuto di macchinari, non era come adesso. Ma con l’aiuto del Signorece lìabbiamo fatta, anche se poi Il figlio Fiorenzo diventò camionista e non ci aiutò nel lavoro di campagna..

      LA GUERRA NELLA ZONA DI RIVA DI BRA

Nel periodo della guerra nella nostra zona successero parecchi fatti che ci fecero preoccupare. Io ero a lavorare presso una famiglia in una cascina più avanti della nostra e arrivarono i repubblicani. Portarono via le due ragazze ed il figlio insieme a molti altri. Li segregarono per un giorno in una casa disabitata e poi li liberarono senza aver loro fatto nulla. Si sentì però che avevano preso delle donne e avevano tagliato loro i capelli. Presero anche dei giovani partigiani , tra i quali c’era anche un mio cugino e li fucilarono lungo la ferrovia dalle parti di Santa Vittoria. Anche alla Fraz. Dell’America dei Boschi ne uccisero parecchi. Erano tempi brutti. Mio padre e mio fratello si costruirono uno “Stermateuri” nascondiglio e quando sapevano che stavano per arrivare i nazifascisti si nascondevano. Una volta venne un nostro cugino renitente alla leva che voleva nascondersi, ma mio padre avendo saputo che poco distante avevano dato fuoco alla casa perché avevano dato rifugio ai partigiani, dovette a malincuore mandarlo via.

            

 

 

          

 

            LA GUERRA AL BRICCO DI SINIO

                        


Mio suocero mi raccontò tante volte di quando vennero i repubblicani e sapendo che in una casa poco distante avevano rifugio i partigiani, lo obbligarono a procedere davanti a loro affinchè li accompagnasse . Nonostante insistesse a dire che non sapeva dove fossero i partigiani dovette andare e fortunatamente in quella casa non c’erano più. Un’ altra volta  vennero nuovamente, forse indirizzati da una spia, per prenderlo e farlo andare avanti a loro per raggiungere i partigiani che veramente erano nella cascina. Fortunatamente li vide arrivare e fuggì saltando da una finestra che dava sul retro della casa e riuscì ad evitarli. Quella volta i partigiani c’erano veramente.

 

 

 

 


 

 

Mio marito Attilio nato a SINIO IL 12 GENNAIO 1920  MORTO IL 9 GENNAIO 2007 raccontò  della sua esperienza nella Campagna di Russia e del suo ritorno a casa.

Fu inquadrato  nella Divisione Torino, fu mandato sul  fronte orientale in U.R.S.S.

LA DIVISIONE “TORINO” E L’82° FANTERIA

Il 13 agosto fu a Sgaikani e il 17 settembre nella zona di Dnjepropetrowsk, sul fiume Dnjepr A fine settembre avanzarono in direzione di Petrikowka. In novembre la Divisione Torino si attestò sul fiume Krynka a protezione del fianco meridionale della Divisione Celere e il 6 dicembre raggiunse Chazepetowka dopo due giorni di lotta.

Il 25 e 26 dicembre ebbero attacchi russi su Malo Orlowka e, nel corso di una controffensiva, occuparono Ploskij e Moglie Ostraja, quindi respinsero violenti contrattacchi nemici.


 La Divisione Torino, nel gennaio-febbraio Nel 1942 , contribuì alle operazioni di contenimento nella zona di Izyum e partecipò in maggio al contrattacco tedesco per rompere la sacca. In luglio la divisione venne inquadrata nel II C. d'A. e si sposta su altro settore. Il 25 luglio, giunse nella zona di Woroschilowgrad da dove superato il Donez proseguì verso il Don. A dicembre la Divisione Torino fu costretta a ripiegare.

 Il 20 dicembre si diresse verso sud per assumere un nuovo schieramento ad Arbusowka-Losowskaja, ma la pressione incessante dei russi la spinse verso Popowka dove si unì alla Divisione Sforzesca e proseguì verso sud-ovest.

Il 21 sostenne aspri combattimenti sulla riva sinistra del fiume Tichaja e, infine, accerchiata con altre forze nella conca di Arbusowka, partecipò ai disperati combattimenti che le consentirono di aprirsi un varco verso ovest la mattina del 25 dicembre e solo il giorno successivo riuscì ad unirsi alle unità, dette Blocco Nord, che difendevanoTschertkowo.
La sera del 15 gennaio 1943 riuscì  a rompere l'accerchiamento. I resti della Divisione Torino, 1.600 uomini, il 17 gennaio raggiunsero Belovodsk nei pressi di Starobelsk, nelle retrovie.

 

Dalle retrovie in Russia, mio marito fu portato in Toscana in qualche Centro ospedaliero dove portavano i Reduci per rimetterli in minima salute.

 

Con alcuni amici si recò a Roccastrada in provincia di Grosseto probabilmente a casa di un compagno. Da lì, con degli amici partirono a cavallo. I cavalli lungo il percorso verso Genova, furono scambiati con delle biciclette. Arrivarono a genova e vendettero le loro bici. Salirono su di un treno per Alba ma ad Alessandria corsero il rischio di essere arrestati da una ronda nazista che fortunatamente non li riconobbe come militari.


Per timore di incontrare altri nazifascisti ad Alba scesero a Barbaresco. Da qui si incamminarono a piedi verso casa loro. Attilio per arrivare a Sinio percorse strade secondarie e sentieri e giunse a Montelupo in Località Brantegna. Qui fece tappa presso una famiglia di conoscenti. Quando arrivò a casa a causa del deperimento fisico era irriconoscibile e neppure la mamma Maria lo riconobbe subito.

             

Mamma Maria Ascheri Coccio

                                         

         Attilio Coccio  


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