venerdì 14 febbraio 2025

LANERI REVELLO MAESTRA MARIA TREZZO TINELLA


 

                                  Laneri Maestra Maria

                               Maria e la sorellina

 

Nà sota na cheuv Nata sotto un covone

Sono nata a Verduno il 27 10 1926, mi dicevano che ero nata sotto “na cheuv”(covone di grano) . Mi hanno trovata girando il covone perché era piovuto e hanno detto a mio padre: “Pijra ti Mario che’t rei gnune maznà!”(prendila tu Mario che non hai nessun bambino!) A casa mia eravamo in 17 poiché vi erano anche le famiglie dei  due fratelli di mio padre più il Cé (il nonno) e la nonna.

A Verduno non si faceva la fame poiché c’era abbondanza, tuttavia noi bambini e le donne non ci siamo mai seduti a tavola. Si mangiava appoggiati “a r’erca”(la madia) sugli scalini della scala, poiché  a tavola si sedevano gli uomini e chi lavorava in campagna.

STORIE DEI MIEI

Anche la nonna sedeva davanti “ar fornèl”(Camino) e appoggiava il piatto “a ra bocia der brandé”(alla boccia dell’alare). Il camino rimaneva acceso finché si era cucinato poi si copriva la brace con la cenere e al mattino aggiungendo qualche “rametta” si riaccendeva il fuoco.

La nonna non l’ho mai sentita comandare, tuttavia  lasciava le indicazioni affinché in casa ci fosse sempre l’acqua nel secchio “ra fassina ed bosch” (la fascina di legna ) e “ra breza “ la brace" .Veniva da Sinio e  mi raccontava che aveva iniziato a impastare per i Tajarin che era talmente piccola che per arrivare al tavolo le mettevano “ra mina “(Contenitore in legno per misurare il grano) sotto i piedi .

                               MINA O TUMMOLO

 

La mia mamma nacque in America del Nord dove mio nonno Cichin emigrò per fare il minatore. Vissero in una  baracca di legno in un villaggio di minatori e la nonna acquistò un vocabolario di seconda o terza mano da un ambulante per poter imparare qualche parola di inglese.

Poi, siccome mio nonno perdeva la salute tornarono in Italia. La mamma ricordava che nel viaggio sulla nave “iero sota e er papà o andava dzora a pié in bicel ed bira per ra mama perché mi pupava ancora!” Eravamo sotto (nella stiva) e il papà andava sopra (in coperta) a prendere un boccale di birra per la mamma affinché producesse latte per me che poppavo ancora.” Il nonno morì  per una malattia polmonare contratta in miniera, lo chiamavano l’Americano! Rimase orfano in quanto la mamma morì di parto e imparò ad arrangiarsi da solo. Piccolino mungeva la mucca e mangiava il latte da bollire. Suo padre non si interessò mai di lui.  

GLI STUDI E LA GAVETTA

 

Sono andata a scuola a Verduno dove c’era fino alla quarta classe ,la quinta l’ho frequentata a Balangero dove viveva mia nonna. Pensa che in quell’anno in cui ero a Balangero (1937) hanno battezzato il principe Vittorio Emanuele lo battezzarono con l’acqua del Piave!

 

In seguito frequentai l’avviamento con indirizzo Commerciale e diedi l’esame di ammissione alle Magistrali. Siccome avevo un sogno: andare a insegnare in America, volevo entrare in ruolo presto per poter chiedere l’insegnamento all’estero e per questo accettai il posto in una Scuola Sussidiata che forniva punteggio per tutto l’anno.

 LA PRIMA CATTEDRA PER REALIZZARE UN SOGNO!

              


 

 Per arrivare al Colle La Margherita (1350 m) si impiegavano tre ore di cammino da Dronero.La mamma mi preparò alcuni Fagòt (involucro in un fazzolettone) e mi diede una bottiglietta d’olio, “che mi bèicava ma èisava nen”(che guardavo ma non usavo) e cinque chili di farina . Venne ad accompagnarmi e giunte a Cuneo dal viadotto Soleri ,in attesa del trenino per Dronero un impiegato dell’Ispettorato mi portò la nomina. Il trenino era talmente lento che il guidatore scendeva a fumare e poi risaliva. Da Dronero vi era una mulattiera che si inerpicava verso il Colle e la Borgata più grande che incontrammo fu Ruata Prato .Il Parroco e Tin (la sorella e  perpetua ) mi diedero le prime indicazioni e mi riempirono un sacco “ed pàja ed biàva”(di paglia di biada )da usare come materasso sulla brandina. Alla scuola non ebbi mai ispezioni! Ero libera di svolgere il programma che volevo con gli orari a mia discrezione. Mi regolavo al suono del Mezzogiorno suonato dal Parroco che tuttavia suonava quando Tin “la perpetua “ gli comunicava che il pranzo era pronto. Tin non sapeva né leggere né scrivere e mi chiedeva di leggerle le lettere del figlio prigioniero degli Inglesi in India. Per me andò bene, poiché in cambio mi preparava gli gnocchi di patate che chiamava “cuiette”. Aveva una povera cucina senza tavolo con solo una madia e “er fournel”(il camino),la stufa era nell’altra camera.Alla sera qualche volta andavo a far due parole con Tin la sorella del Parroco, si andava nella stalla che ospitava soltanto una mucca e un vitello ma era così piccola che “quandi er bestie favo i so bsogn it sautova fina ji sbrins!!”(quando gli animali facevano i loro bisogni ti schizzavano).

Sembravano scatole di carne ma erano Bombe!

Il Parroco forse “o jera genà” (era timido) ma pretendeva che andassi a Messa e tuttavia mi invitò una volta sola nel ”Pèilo”(Tinello) poi non mi chiamò più. In questa scuola rimasi un anno “Ma o rè bastò!!” (Ma è stato sufficiente!!). A Saretto ,una borgata vicina,viveva una  famiglia di Ancioé(venditori ambulanti di acciughe) che avevo conosciuto a Balangero. Anin, la mamma, mi invitò parecchie volte a pranzo e mi fece conoscere la loro maestra che veniva da San Remo. Il pranzo consisteva in un piatto unico: patate a fette con qualche fettina d’aglio e se c’era qualche fettina di pane.Si mangiava quello “e bin, soma pà mort”(ebbene siamo sopravvissuti!) .La guerra era finita a Maggio ma non si trovava né pane né sale né tantomeno olio,”patate,patate e patate”

In una grotta trovai delle “scatolette “che pensavo fossero piene di carne e fortuna volle che non riuscii ad aprirle perché Anin mi disse che erano “Bombe Balilla “lasciate dai Partigiani! La nipote di Anin che era staffetta partigiana mi procurò qualche pagnotta di pane. Mi portavano il latte ,lo scremavo e con una bottiglia “ra sopatava e fava er bur”(la scrollavo e facevo il burro).

Nonostante questa penuria di cibo non “feci mai la fame” !

Una volta mi invitarono con le maestre delle altre borgate a mangiare la polenta. Accesero la stufa nella stalla e mangiammo polenta e gatto! Era ottimo,lo lasciavano 15 giorni sotto una pietra nell’acqua corrente , poi lo cucinavano con gli aromi e “bon co jera!” Per questa occasione  “ravo fina lustrà er bestie”(Avevano persino lucidato gli animali) , mangiammo “con er piat an fada”(con il piatto in grembo) poiché tavoli non ne avevano.

Metodo di insegnamento: Arangesse!

Siccome il mio metodo di insegnamento era limitato al ricordo di come avevano insegnato a me alla scuola e non sapendo che altro proporre decisi di andare a consultarmi con il Direttore a Dronero. La mia consigliera Tin mi disse di andare ad accordarmi con una donna di una baita vicina. Questa non conoscendomi mi aizzò il cane che mi morse , e porto ancora i segni,e mi alzò il bastone per picchiarmi. Quando  le ebbi detto chi ero mi disse che sarebbe scesa a Dronero il martedì “partinda con er stejre!”, e non si preoccupò minimamente del mio ginocchio che sanguinava! Non avendo nulla per disinfettarlo usai un po’ di sale, “s’vough che iera sana”

Dal Direttore ebbi poche soddisfazioni , non c’era e parlai con un’insegnante che mi consigliò di fare il Diario delle attività .Io feci il diario consuntivo anziché stilare il preventivo del programma, comunque il Direttore a fine anno non mi redarguì. Non diedi l’esame di quinta poiché dopo un fatto che ora racconto l’Ispettore disse al Direttore di non lasciarmi più alla Margherita perché troppo rischioso. I montagnin erano gelosi delle loro ragazze e non volevano che venissero dei pretendenti “fidanzati” a far la corte alle loro figlie e sorelle. Successe una sera che un gruppo di una borgata si vestì di bianco per spaventare giovani di un’altra borgata,peccato che invece eravamo io e la mia collega che tornavamo da una “Vijà”.Questi urlavano e facevano rumori lugubri ed effettivamente ci spaventammo molto. Poi ci spiegarono, ma i superiori temendo altri problemi decisero di tenere gli esami nella scuola più sicura.

Fui pagata per tutto l’anno e mi comprai un bellissimo cappotto di pelo di cammello e un orologio d’oro di contrabbando, tutta roba che proveniva dalla Svizzera.

Al colle della Margherita ci tornai nel 1981 con Sandro Nada e Gioanin er fratel ed Teresa   trovai  tantissima gente convenuta per la Marcia sui sentieri Partigiani ma soprattutto per la festa “d’j’anciouè a Ruata Prato. Al Colle della Margherita della scuola non vi era più traccia ora vi erano un Pilone con la lapide ANTIKESSERLING,IL CIPPO AI CADUTI DELLA 2° DIVISIONE G.L.e la Cappella ai Caduti della 10°  Div. G.L.

 

DOPO CINQUE RIFIUTI ARRIVO IO!


 

Al secondo anno di insegnamento effettuai domanda all’Ispettorato e ottenni un posto alla Sanità di Savigliano. Ero la sesta maestra che andava, delle altre 5 nessuna aveva accettato. Era un posto scomodo da arrivarci e con il papà dovemmo fermarci a dormire in uno stallaggio. La scuola era in una camera al piano terreno e sopra vi era l’alloggio però occupato da una famiglia della Guardia Municipale .Papà non voleva mi fermassi, ma con la testardaggine che mi ha sempre contraddistinta io rimasi. Mi toccò il cuore il vedere quei bambini schierati che attendevano la  maestra ed erano stati delusi per ben cinque volte. Mi fermai un anno e ricordo che una bambina “Angiolina”,alla mamma che le chiedeva se era contenta di finalmente avere la maestra rispose : “stalì a ré mach na fomra!!” quella è solo una donna!, La sua ultima insegnante era stata una Suora! Le famiglie e i bambini mi coccolarono e quasi a ringraziarmi per avere accettato mi portavano sempre uova, tome, frutta, verdura, e non dovetti comprare nulla.

Maestra Maria insegnò per sei anni da supplente poi finalmente vicino a casa a Bra e Pollenzo per diciassette anni. Destino volle che approdasse a Trezzo Tinella dove sposò Filippo Revello.

Nei cuori dei Trezzesi è rimasta tutta la cultura e l’amore che Maria ha saputo dispensare. A me, che pur l’ho conosciuta già in pensione, ha lasciato un ricordo di amicizia e di affetto che può trasparire dal testo della poesia “Mia Mare” di Oreste Gallina . Grazie Maria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un saluto a Maria

                            Beppe di ANNA E MICHELINO

 

Cara Maria , porterò per sempre nel cuore il ricordo di una amica che sapeva dire tanto sia con le parole che con gli sguardi e con i sorrisi. Ci siamo conosciuti che già tu avevi l’esperienza dell’insegnamento e della vita,ma sapesti offrirmi le tue conoscenze con semplicità e umiltà. Mi raccontavi dei tuoi allievi e lasciavi a me cogliere l’umanità che ne scaturiva. Per te era stato normale  aiutare a crescere tanti bambini e sempre ringraziavi per quello che quei fanciulli ti avevano insegnato.

Era un piacere ascoltarti e grande insegnamento sentire quanta gioia ti procuravano i ricordi. In ogni occasione ,bella o triste sapevi pescare nel mare degli scritti e delle traduzioni e fornire aiuto adatto all’anima felice o dolente. Sì ,la grande abilità ti permetteva di sempre istruire con amore e pazienza.

Quando mia mamma ci lasciò mi facesti avere la poesia e la traduzione di“Mia Mare” di Oreste Gallina .La leggo e la tengo a mente quando penso a mia madre e ti ringrazio per il bel dono. Quando assunsi l’incarico di Padrino di Enrico mi donasti “Spendi l’amore “ di Anonimo e abbracciandomi mi sussurrasti “Staje sempre daozin !” ,in seguito rinforzasti l’ insegnamento con una preghiera a Maria scritta di tua mano. Ti ringrazio per gli aiuti che mi hai fornito e per la guida che tuttora mi fornisci col ricordo del tuo esempio.

Ti vedo passeggiare con la mia mamma e …….come bei fiori vi vedo lì… poi là…, in ogni luogo da dove me li riporta il mio amore, a rifiorire per sempre nel mio cuore. E infine ,come hai insegnato, Spenderò l’amore a piene mani !.......

                                                  


 





 

 

 

 

 

 

 

 

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