lunedì 11 dicembre 2023

BRUNA ROMANO LEQUIO BERRIA 1936

 

BRUNA GIOVANNI 1891           SAGLIETTI CATTERINA 1905



BRUNA ROMANO 1936 DI 

GIOVANNI  LEQUIO BERRIA 1896 1970

Alla cascina Val Crosa di Lequio Berria ho incontrato Romano, Renato Bruna e la moglie Valeria Cavallotto. Loro sono oltre che Testimoni della Memoria anche Custodi delle memorie del Padre e suocero Giovanni del 1896 Bersagliere “andato avanti” nel 1970. Partecipò alla Grande Guerra e conservò e tramandò ricordi silenziosi che lo accompagnarono per tutta la vita: Il grande quadro dei Caduti, dei Mutilati, e dei Reduci della Guerra del 1915 /18, un’immagine di San Giovanni Battista stampata su di un pezzo di stoffa che portò al collo da soldato e un libretto con parecchi nominativi di compagni d’armi e con scritti pro-memoria del giuramento del Bersagliere e di poetiche frasi in ricordo dei momenti trascorsi da militare. Nel libretto vi è pure il ricordino funebre di un amico,



I Bruna di Val Crosa hanno anche conservato il primo Diploma consegnato a nonno Giovanni, attestante la partecipazione alla grande Guerra. Il tutto, fu gelosamente tenuto da Giovanni dentro una custodia di tela grigioverde che scampò non solo ai fatti d’armi del 15/18 ma anche all’incendio della cascina Bruna che costrinse le famiglie a trasferirsi in Val Crosa. Romano e Renato affermano di aver sempre visto il loro papà che conservava quella custodia nel comodino di fianco al letto e la nuora Valeria aggiunge di aver notato che il suocero, alla sera , prima di andare a letto posava la mano su quel contenitore di Memoria e sicuramente riaffioravano i ricordi e la storia della sua gioventù. Quando il nonno “andò avanti” Valeria e Renato riposero quelle Testimonianze e le hanno conservate fino ad oggi per rispettare la silenziosa richiesta di un Langhetto: “non perdete né gettate la Memoria della storia”.

RICORDI DI ROMANO BRUNA 1936

Ad ascoltare i racconti di Romano, si sono soffermati anche i nipoti Fabrizio, Silvano e Fulvio. Hanno ascoltato in silenzio e attenti  lo zio che ha ricordato di quelle volte che andò con suo padre a caricare l’acqua salata per produrre il sale. Si andava con il bue ed il carro a riempire la botte alla fontana di acqua salata che era oltre Alba. Si partiva che era ancora notte. Per ben due volte corsero dei gravi rischi. Tornando  trovarono il posto di blocco dei nazi-fascisti alla Madonna Moretta e li costrinsero ad effettuare un lungo giro passando a Madonna di Como. Quando furono oltre questa località, allo scoperto, furono presi di mira dalle armi sia dei Partigiani che dei tedeschi e si ripararono nel fosso. Entrambe le volte temettero che venisse colpito il bue, ma fortunatamente passarono tutti indenni e  con grande spavento. Romano aveva soltanto otto anni, ma gli pare di sentire ancora il sibilare dei proiettili sopra la testa. Giunsero a casa che era notte e aggiunge:< per un po’ d’acqua salata si rischiava la vita!>.

Racconta anche delle scorrerie che effettuavano sia i tedeschi che uomini armati che si spacciavano per partigiani con il solo intento di razziare e intimorire le donne.

Quando incendiarono, per rappresaglia lo “scao” essiccatoio e granaio al Bricco di Arguello( fatto già narrato da Carlo Secco e Davide Volpe)perché era stato il nascondiglio dei Partigiani, Romano ricorda che , da loro, alla cascina Bruna, arrivò un individuo proveniente dal rio Aure. Seppero in seguito che era la “spia”. Pretese che lo alloggiassero nella stalla per la notte. Il padre di Romano non potè dire di no, non sapendo di chi si trattasse ma lo rinchiuse nella stalla e vegliò tutta la notte con l’accetta inserita nella cinta dei pantaloni, pronto a colpirlo se avesse tentato di fuggire o di combinare qualcosa. Al mattino gli intimò di andarsene e dopo poco giunsero dei partigiani a chiedere se avessero visto un tale che corrispondeva a quello che aveva dormito nella stalla. Saputo che strada aveva intrapreso lo inseguirono e non se ne seppe più nulla. Romano conferma che furono tempi di paura e conobbe personaggi da stimare e altri di cui diffidare. Ricorda di un tale, che dopo la guerra abitò per un po’ in un ciabot  che acquistò da suo padre. Proveniva da Torino e durante la guerra aveva recuperato materiali dei lanci. Non doveva avere la coscienza tranquilla, poiché Romano lo aveva visto che dormiva con due pistole a portata di mano. Si diceva si fosse fatto dei nemici recuperando materiali dei lanci effettuati dagli alleati per i veri Partigiani. Come era venuto sparì e di lui non si seppe più nulla.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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