mercoledì 26 febbraio 2025

GIACHINO ALINA NEIVE 1935

 


Con GIACHINO COLOMBO GIOVANI NEIVESI 1908 



ALPINI BTG. BORGO SAN DALMAZZO 1928 13° Cp.


NEIVE CAPOLUOGO CON SILO BOMBARDATO

Alina Giachino nata nel '35 qui alla Cascina Giachino Arossa di Neive.

Andavo a scuola a Neive Capoluogo, a piedi percorrendo i sentieri. Vi era un'altra bambina del “Ciabòt” , Jolanda ma lei abitava più su e passava da un' altra parte, così potevamo farci poca compagnia. Mio padre era Colombo e fu richiamato alle armi nonostante avesse già famiglia. All'otto Settembre si trovò a Trieste e con altri prese la strada di casa. Impiegò  venti giorni. Procedettero per lo più a piedi e con dei carri e “birocc” calesse, che fornivano un passaggio.

Nel tragitto verso casa incontrarono persone che li aiutarono offrendo scarpe o vestiario, ma anche chi li scacciò! Qui a casa si viveva nella paura dei bombardamenti. Alla sera oscuravamo tutte le finestre per timore che si vedessero le pur minime luci e venissero a mitragliare. Eh, chi ha visto la guerra può raccontare delle tante paure provate!


 BOMBARDAMENTO DEL SILO DELL’AMMASSO

L’undici settembre 1944 era un Lunedì, stavamo andando a scuola e ci trovammo proprio in direzione del Silo. Vedemmo arrivare gli aerei che lasciarono cadere le due bombe distruggendolo. Subito ci riparammo nella riva, poi vedendo che mitragliavano e le bombe erano cadute laggiù tornammo a casa e incontrammo i genitori che ci venivano incontro. Ah furono momenti terribili, Quegli schianti e rumori delle mitraglie risuonano ancora nelle orecchie!

 

Il giorno 8 dicembre del 1944, come da tradizione, a Neive si andava per la Celebrazione della Benedizione dei bambini alla Chiesa di San Pietro e Paolo nel Capoluogo. Anche io con mamma e papà Colombo ci recammo nella Chiesa di "Neive Alto" per partecipare alla Celebrazione che avrebbe officiato il Parroco Don Bollano.


Ricordo che era nevicato tantissimo e avevamo faticato

 non poco a raggiungere la Chiesa a piedi dalla Collina

 della Canova. ma eravamo abituati ad andare a piedi!.

A metà della funzione, il Parroco Don Bollano fu avvisato che a Neive stavano arrivando i tedeschi e disse ai fedeli di tornare alle proprie case e aggiunse "salvate i vostri figli!" Tutti compresero il pericolo incombente e dopo una rapido sguardo alla Madonna si avviammo. Già fuori dalla Chiesa trovammo i nazifascisti armati che cercavano, casa per casa i giovani di leva.

 Con mamma e papà, sia pure con alcuni spaventi per i controlli da parte delle milizie, raggiungemmo il cortile di casa e anche lì avemmo la sorpresa di trovare i militari tedeschi che chiedevano da mangiare. La mamma tirò fuori dalla dispensa una cesta di pane e delle pere cotte e i soldati si accontentarono. Mangiarono e dopo aver chiesto dove fossero I RIBELLI, senza ottenere risposte se ne andarono lasciando nello spavento vecchi, donne e bambini che pensavano ai giovani come Dario Arossa "Caccia"(cugino di Alina) che era con i Partigiani e  ai padri nascosti in qualche "Crotin" o intercapedine della stalla o del fienile.

RICORDO DEI PARTIGIANI
MAESTRA ANNA BOELLA PRESSENDA

                     BOELLA VALERIO “WALTER”

                     SACELLO DELLA CANOVA " 

                    Custodi VOLPE E PICCINELLI

Parecchi Partigiani sono morti giovani. Ricordo Valerio Boella “Walter”  DI CESARINA E CARLO il fratello di Anna. Il nonno Giovanni Voghera abitava lì alla Canova ed in suo Onore e dei Partigiani Caduti fece costruire il Sacello. Ricordo anche il Partigiano Bindello Luigi “Pitros”, era un bellissimo giovane. Viveva con la famiglia alla Canova come mezzadri. 


                          BINDELLO LUIGI”PITROS”

Fucilato a Benevello il 20 Giugno 1944

Nato a Neive l’8 Marzo 1923 era figlio di Angelo e Giordano Luigia. All’8 Settembre 1943 era Alpino al 2° Regg.to, Batt.ne Borgo 608° Compagnia. Nel corso di un’azione fu sorpreso ed arrestato unitamente a Negro Giovanni, Comandante di squadra della 2° Divisione Langhe. Un reparto delle SS italo-tedesche li torturò e seviziò , nonostante le botte e le sevizie non rivelarono nulla. Questi i fatti:

Pitros si trovava nella formazione organizzata da “Jean  di Val Varaita” Giovanni Negro nato a Castino il 27 Febbraio 1925.<Resistenza Cuneese n.5 Maggio 1966>, che operava nella zona della bassa Langa, a Barbaresco,Treiso, Camo, San Rocco Seno D’Elvio, alle dirette dipendenze del CLN di Alba con cui era collegato tramite “Pinottina” Voghera, mitica maestra di Neive. All’alba del 20 Giugno, su una motocicletta, Jean e Pitros partirono, disarmati, diretti ad Alba e quindi a Canale per ritirare alcuni “stens” dal Comandante Ceka. Alla Madonna degli Angeli la moto si fermò e Pitros insistette per scendere in Alba e far riparare la moto dal meccanico Gamberani. Mentre erano in officina  comparvero in piazza Savona alcuni automezzi tedeschi delle SS. Jean viene catturato nell’officina, Pitros sotto i portici vicino alla gelateria Coraglia. Caricati entrambi sul camion, vengono portati nella Caserma Govone. Jean riuscì a inghiottire il tricolore con la scritta”Partigiani Langhe”, ma Pitros non vi riuscì avendo la bocca piena di sangue. Fu perquisito e trovato il tesserino, il capitano delle SS lo condannò a morte, con sentenza da eseguirsi a Benevello dove qualche giorno prima alcuni SS erano stati feriti dai Partigiani. Nonostante l’opposizione del cap. tedesco che non  voleva che il Parroco si avvicinasse, questi raccolse l’ultima volontà di Pitros che fu il perdono dei suoi carnefici.

“Jean” fu trasferito ad Asti e poi alle carceri Nuove di Torino e deportato in un Lager della Germania,ritornò a guerra finita.


                                         


                            

ALTRO BOMBARDAMENTO SU NEIVE

Il  trenta Marzo  1945 ero partita dalla cascina degli Arossa e Giachino,  vicino alla Canova, per venire a Neive e recarmi dalla Maestra Stradella che mi stava preparando per l’esame di Ammissione.

Le scuole erano chiuse perché era Venerdì Santo, ma io andavo ugualmente dalla Maestra. Quando fui dal Silo dell’Ammasso dove oggi vi è il Consorzio Agricolo, sentii arrivare gli “apparecchi” aerei che avrebbero bombardato la Galleria ferroviaria provocando con lo spostamento d’aria delle esplosioni quattro morti. 


Mi gettai nel fosso e molto impaurita attesi che terminasse il rombare degli aerei, quindi mi avviai di corsa in direzione del Tosone per tornare a casa e quando sentivo mitragliare mi gettavo nella cunetta. Quando fui a metà strada vidi la mamma che in lacrime mi veniva incontro. Ci abbracciammo e svelte tornammo a casa.

                         I BACHI DA SETA

            

            

Alina: Quando ero bambina, in famiglia si allevavano i bachi da seta. Compravamo ad Alba un' oncia di semi e si facevano schiudere . Da piccolini venivano posti sopra dei cannicci e si nutrivano con pezzetti di foglia di gelso. Effettuavano quattro dormite.Due giorni di dormita ogni otto. Dopo la quarta dormita si arrampicavano su dei ramoscelli posti appositamente e formata come una ragnatela iniziavano a creare il Cochèt(bozzolo). Quando i bozzoli erano formati venivano raccolti e portati a vendere. Un po' di bozzoli erano tenuti per essere lavorati per uso famigliare. Venivano messi  in un pentolone per essere stufati al fine di eliminare la farfalla e si procedeva alla filatura. Si otteneva un gomitolo di filo di seta che era beige, e lo si utilizzava a realizzare calze, maglie indumenti intimi. Ricordo che il mio papà dovette andare in ospedale per un intervento ed aveva delle calze di seta realizzate da mia mamma. Il chirurgo Prof.Dogliotti gli chiese:<...ma dove le trova delle cosí belle calze. Nei negozi non le troviamo!> Mio papà sorridendo, gli spiegò che non le aveva acquistate ma gliele aveva realizzate sua moglie! Rimase stupito e si complimentò con mia mamma. Erano manufatti caldi, robusti e piacevoli al tatto.

Questo è il mio ricordo di quando ero bambina, ma rammento anche decine di gelsi grandi dalle folte chiome intorno a casa a significare che l’allevamento dei bachi era un’attività che si effettuava già nell’ottocento e primi del novecento.Praticamente finita la guerra non si tennero più i “bigat”.

 

 

 

 

RICORDO DI AROSSA GIOVANNI

Qui nel cortile viveva Giovanni Arossa fratello della nonna di Ernesto e Franco Piccinelli e zio di Adelina la mamma e Maestra Piccinelli. Era un personaggio Intelligente e simpatico. Leggeva un libro e poi ricavava delle storie bellissime che raccontava durante le “veglie”

 

         

               Generale ERNESTO PICCINELLI

RICORDO DEL PROZIO GIOANIN AROSSA

Avevo un prozio, fratello di mia nonna materna che viveva ai “Bevioni” nel cortile degli Arossa e Giachino. Era un personaggio che raccontava le storie nelle stalle. Sapeva accentrare l’attenzione e creare suspanse. Sul più bello si fermava e a noi che gli dicevamo < dai va avanti!> lui  chiudeva con un perentorio<..A doman!>

Era scapolo e viveva da solo in tre camerette. Io andavo volentieri perché era simpatico e interessante. In una camera aveva il caminetto e sopra la mensola una mela, un pomodoro, un peperone e” in botin” botticcino dell’olio. Quella composizione mi affascinava e metteva appetito!

Da zio Gioanin, dopo il 1943 andammo come sfollati, e per me fu una vera vacanza. Poi zio aveva sempre fantastiche idee di giochi con frutta ortaggi e oggetti che costruiva lui.

 

       RICORDO DEL GENERALE CORTESE

Il Generale Cortese Giuseppe era il fratello della Maestra Adelina Mamma DI Ernesto e Franco Piccinelli.

 

Neive diede I natali al Generale di Divisione Giuseppe Cortese: 6 NOVEMBRE 1888

Nacque in una famiglia di un umile artigiano, e compiute le scuole elementari in paese, frequentò le scuole nel Seminario Diocesano. Terminato il Liceo fu Impiegato di Segreteria presso il Comune di Neive.

Richiamato in Servizio militare iniziò la Carriera che culminò con l’incarico di Generale di Divisione.

 

 

 

 

 

                                                         

DAL LIBRO “NEIVE E LA SUA GENTE”  DI DOMENICO MACCO E MAURO VERSIO

Beppe Fenocchio collaboratore parte storica

Il Generale Cortese contribuì in modo decisivo a liquidare ogni residuo di regime fascista dalla Sardegna e non ebbe dubbi quando si trattò di prendere posizione, nonostante i contraddittori comandi e le scarse assunzioni di responsabilità dei suoi colleghi generali. Di sua iniziativa organizzò e costituì la 210^ Divisione, che incuneata nella V Armata Alleata, pur con un limitato numero di uomini, si sacrificò e si ricoprì di gloria con la trionfale marcia dalle Puglie alla Val Padana Fu anche la prima Divisione italiana ad entrare in Roma.

Per onorare la memoria del generale Cortese a capo della 210^ Divisione ci aiuta il Caporale Luigi Ronchi che ricorda le parole che il suo generale rivolse alla truppa in occasione del riconoscimento conferitogli dal comandante Truscott della Fifth Army: “Nei mesi durante i quali ho avuto la ventura di comandarvi in guerra, avete fatto molto. Questo spirito generoso e sano è stata la molla segreta della vostra volontà, ha salvato nei mesi trascorsi l’Esercito ed accompagnerà nei giorni futuri la rinascita dell’Italia”. (25 luglio 1945). Un uomo, un generale, un italiano a tutto tondo!

  Da Renzo Capra “Cavour” Osteria da “Talina”

NEIVE LEVA 1908 GIACHINO COLOMBO

NEIVE LEVA 1899 GIACHINO MARIO