di OLIMPIA
Prandi
2° reggimento Divisione Cuneense, Battaglione Borgo San Dalmazzo.
REDUCE della Campagna di Russia 1942/'43
Scuola Media Neive 17 11 2017
Da 14 a 18 anni a Priocca Barbaresco Barolo da
servo di campagna
DA CUNEO AL DONETZ AL DON
NEL RIPIEGAMENTO LE TRE
DIVISIONI
REDUCE DI RUSSIA I MULI IL
TENENTE MEINERO CARLO CAVALLOTTO
LA
CUNEENSE DIVISIONE MARTIRE
Stazione Cuneo Gesso Memoriale della Divisione Cuneense 1 Ottobre 2023
DA
14 A 18 ANNI DA SERVO DI CAMPAGNA
Nato a Barbaresco, con la famiglia ci trasferimmo prima a Treiso sempre da mezzadri, poi non so perché mio padre andò ad abitare ad Alba in due camere e un cortile. Quando ebbi 13/14 anni fui mandato da Servitò.
I primi due anni fui “sistemato”
a Priocca. Ricordo che si faceva tanto lavoro e quando mettevo il pane nella
minestra. I padroni mi chiedevano perché mettessi il pane, e io dicevo:<perché
ho fame!> e la risposta spiega come vivevo.
Poi
fui spostato a Barbaresco da uno zio, ma il sistema era sempre, tanto lavoro e
poco mangiare.
A
17 anni andai da servo a Barolo presso una famiglia che aveva già la macchina a quei tempi, così
mi illusi di essere trattato meglio. Ma non fu così, poiché dovevo lavorare
tantissimo nelle vigne e nella stalla fino al sabato e la Domenica dovevo fare
da “Baby sitter ai due figli dei padroni mentre loro in macchina andavano al
Cinema ad Alba o a Bra. Dopo neppure un anno dissi che andavo a far visita ai
miei e devono ancora vedermi tornare adesso. Scappai perché stanco di quella
vita!
La
chiamata di leva per il servizio militare fu la salvezza.
Quando
poi fui richiamato, le cose cambiarono e con la guerra i timori per la vita
aumentarono.
Nel
mio Battaglione eravamo tutti giovani Langaroli di Barbaresco, Neive,
Castagnole, Mango Santo Stefano Belbo e fino a Bossolasco. A luglio Venerdì 26 1942 pertimmo dalla
Stazione di Cuneo “Gesso”.
In totale furono 52 le
tradotte che trasportarono i 17.460 uomini della Divisione sul Don al comando
del Generale Emilio Battisti .
Il
treno e i vagoni che trasportavano noi del Battaglione Borgo San Dalmazzo,
giunti a Verona, deviarono verso Goriza e Piedicolle. Viaggiavamo su dei vagoni
bestiame ma non trovai pesante il lungo viaggio, poiché attraversammo dei bei
territori che incuriosivano noi giovani contadini che non avevamo mai visto
altro che le nostre campagne e montagne.
Dopo
13 giorni di viaggio ci mettemmo in marcia per andare sul Caucaso ma fummo poi
schierati sulle rive del fiume Don.
Procedemmo
a piedi con marce di circa 20/30 chilometri. Avevamo i muli ed eravamo sempre
alla ricerca di acqua per loro e per noi, ma di acqua in quei territori non ce
n’era e neppure alberi che facessero ombra. Arrivammo sul Don
Il19 agosto la Cuneense fu inviata
verso Starobil’s’k e nella giornata dell’8 settembre, fu affidato alla
gestione del Corpo d’armata alpino il settore posto a sinistra dell’ARMIR, sito
tra Novo Kalitwa e Pawlowsk.
La Cuneense si schierò tra il 19 e il 20 del mese
all’estrema destra del settore. Dall’11 dicembre si ebbero i primi
contrattacchi dei russi, sino al grande sfondamento del 17 dicembre 1942,
quando le colonne corazzate sovietiche penetrarono nel settore a destra della
Cuneense, aprendo una falla tra Novo Kalitwa e la valle
del Bogutscha
La nostra postazione era in alto rispetto al fiume per
cui era un ”fronte stabile” poiché mezzi e uomini russi non potevano risalire
facilmente il dirupo sul Don, tuttavia avemmo dei morti poiché pattuglie russe
attraversavano il fiume e ci attaccavano! Un altro grande problema fu la
mancanza d’acqua. Ce la portavano dalle cucine, con i muli, e la tenevamo nelle
borracce!
DA AGOSTO 1942 A GENNAIO 1943
A Gennaio 1943 finii in ospedale a Gomel. Noi non
sapevamo che era iniziato il ripiegamento , ed io feci una “figuraccia” con il
Capitano medico. Gli chiesi quando ci avrebbero riportati in Italia, e lui
testualmente mi disse: <Sei scemo o lo fai? Non lo sai che tutte le
truppe stanno ripiegando e sono accerchiati?> In Ospedale non era trapelato
nulla e per un po’ di giorni soffrii in silenzio ed amareggiato per aver fatto
quella domanda.
Quando verso fine gennaio iniziarono ad arrivare gli
sbandati a centinaia capimmo che era successo un disastro.
Del mio Battaglione su 45 UFFICIALI ne è TORNATO UNO,
Don Francesco Testa cappellano militare del
battaglione Borgo San Dalmazzo, reduce dalla prigionia in Russia dopo la
ritirata dal Don, decorato con medaglia d'argento al valore militare fu
rimpatriato dai russi dopo essere stato fatto prigioniero e tornò con i piedi
congelati. Di sessantacinque Sottufficiali tornammo in otto, dei militari di
truppa su più di 1300 ne tornarono solo circa trecento.
I MULI E IL TENENTE MEINERO
Alpino Carlo Cavallotto e muli della Colonna MeineroVoglio ancora ricordare quanto furono importanti i
Muli durante la Campagna di Russia e nel Ripiegamento.
I muli furono
fondamentali per portare il pane ,l’acqua e il vino, quando c’era, dalle cucine
al fronte e patirono anche loro quanto gli Alpini, il freddo, la fame e i
rischi della guerra. I muli in sovrannumero, furono tenuti lontani dal Fronte. Quando iniziò la Ritirata Il Tenente Meinero Maurizio
di Cuneo comprese che occorreva formare una Colonna per salvare uomini e muli.
La colonna partita da Rowenki il 16 gennaio 1943, prima di essere trasportata in Italia,
percorrerà a piedi circa 1.600 chilometri in 56 giorni di marcia, 63 se
includiamo i giorni di sosta.
LA
NEVE E LE SOFFERENZE NEL RIPIEGAMENTO
Quando vi fu lo sbandamento,
la divisione Julia e la Cuneense seguirono percorsi diversi dalla Tridentina Nella battaglia di Nowo Postojalowka,
GENERALE BATTISTI “Il giorno 20
gennaio, per rompere lo sbarramento nemico … furono impiegati … quattro
battaglioni alpini che andarono quasi completamente distrutti.”
Nel durissimo scontro, vennero praticamente annientati i battaglioni
alpini Saluzzo, Ceva, Borgo S. Dalmazzo, Dronero e Mondovì
Fu l’unica battaglia combattuta
sul fronte orientale esclusivamente da truppe italiane, senza il concorso,
seppur minimo, di reparti o mezzi corazzati alleati e durata circa trenta ore,
la Divisione Alpina Cuneense venne
praticamente distrutta, anche se il calvario dei superstiti che continuarono ad
avanzare combattendo, si concluderà solo il 27 gennaio 1943,
quando la cattura del Generale Battisti e degli ufficiali al suo comando,
decretò la fine della grande unità.
Chi
seguì la Tridentina quando arrivò a Nikolajewka il 26 GENNAIO 1943 riuscì a
passare
https://youtu.be/_OG6AU1uNJU testimonianza ALPINO CAPRA CARLO
Già dalle prime ore del mattino, la colonna formata dalle truppe italiane in ritirata, cui erano aggregati diversi reparti delle altre potenze dell'Asse (specialmente tedeschi e ungheresi), venne fatta oggetto di un bombardamento da parte di quattro aerei dell'Armata Rossa.
Alla Tridentina, l'unica delle divisioni italiane
ancora in grado di combattere, fu assegnato il compito di iniziare l'assalto al
villaggio. Particolarmente significative durante questo attacco furono le
azioni dei battaglioni "Vestone", "Verona",
"Valchiese" e "Tirano". Malgrado lo
sbandamento, che sarebbe stato comprensibile per delle truppe in ritirata, gli
italiani riuscirono a sostenere lo scontro con i sovietici, maggiormente dotati
di armi pesanti ed artiglieria.
In serata si unì alle forze all'attacco il "Battaglione Edolo", contribuendo allo sforzo degli altri uomini della
"Tridentina", guidati dal generale Luigi Reverberi, e riuscendo così ad aprire un varco fra le
linee sovietiche, grazie all'impiego dell'unico carro armato tedesco ancora
utilizzabile ed alla disperata lotta per sfuggire all'accerchiamento.
Chi
riuscì a passare dovette ancora lottare con il gelo e la neve, la fame e la
sete. Procedettero nella neve asciutta (40/50cm.) che messa nel gavettino e
riscaldata non dava che poche gocce d’acqua.
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