BOSIO
EDILIA 1930 ARGUELLO
Nata in
Aure nel 1930, <della mia leva vi era soltanto Oreste Bosio mio cugino, poi
vi era Elsa che era tre anni più giovane e le sue sorelle Adriana, Carla e il
fratello Giuseppe tutti più giovani. Si veniva a scuola a piedi ad Arguello in
San Frontiniano. A quei tempi si attraversava lo Rian di Aure e risalendo il
sentiero in mezzo ai pini, con trenta minuti di buon cammino si raggiungeva la
scuola. Con gli zoccoli ai piedi, si arrivava tutti infreddoliti e pensa che
dovevamo venire prima delle 8 perchè Don Bertone, il Parroco, ci faceva andare
in Chiesa per la “Dottrina” prima di iniziare la lezione! Quando frequentavamo la classe prima, la
Perpetua Teresina ci faceva andare al caldo della cucina in Sacrestia, poi in
seconda e terza, “con na fregg dèr diao!” (con un freddo del diavolo)si stava
in Chiesa! Eravamo una trentina tra maschi e femmine
.
Processione
delle “Rogazioni”
Io
frequentai le tre classi e poi non andai a Lequio per la quarta classe, perché
mia mamma che era stata molto tempo ammalata aveva bisogno che la aiutassi.
Mamma ebbe otto figli uno morì dopo appena sei giorni di vita. Morì il fratello
Toni nella guerra dopo la "prigionia" e rimanemmo in sei.
Fratello Anonio “Toni”
Nonni Bracco di Cravanzana
L’INTERVENTO
ALLA MAMMA
Mamma si ammalò
di pleurite, e vennero i Dottori da Alba ad “operarla”. Eseguirono l’operazione
sul tavolo in cucina, Io andavo ancora a scuola e quel giorno rimasi al Bricco
da mia sorella Marina che era già maritata. Il medico che la curò e consigliò
di farla operare fu il Dottor Busca di Feisoglio. Effettuò ben quaranta visite
tra prima e dopo l’operazione, e ricordo che durante una delle ultime visite
notò che peggiorava. A mio fratello “Cegio” che lo accompagnava a piedi, disse
di temere che non trascorresse la notte, e di andare ad avvisarlo se era morta
oppure no. La mamma nella notte migliorò e al mattino mio fratello andò dal
medico a Feisoglio a riferire che si era ripresa. Questi dalla finestra unì le
mani e guardando in cielo esclamo: <Era morta, è resuscitata!> .
Effettivamente vi fu Iddio che la aiutò perché ormai era in fin di vita! Visse
ancora una decina d’anni, io avevo ormai 22 anni.
Papà Costantino Filippo
Quando la
mamma si ristabilì il papà si recò dal medico Busca e pagò quaranta mila Lire,
mille lire per visita. Il medico fu stupito e disse che non sperava di essere
pagato completamente. Era una cifra enorme, se si pensa che una coppia di buoi
costava ben ventidue mila lire e noi eravamo una famiglia contadina con non
molta terra e qualche animale nella stalla, ma mio padre volle onorare il
debito anche a costo di sacrifici.
DA
GIOVANI A BALLARE
Quando
ero giovane mi piaceva andare a ballare e a volte si usciva di casa senza farmi
vedere, certo che non era come adesso che escono alle 23 e tornano alle tre! Io
alle 23 rientravo e nessuno se ne accorgeva!
Si ballava laggiù in Aure oppure, raramente, si andava a Lequio Berria e alle Feste di Leva
di Cravanzana e Lequio Berria. Eravamo tanti giovani! Pensa che quando si veniva a Messa e al Vespro eravamo ventidue! Percorrevamo ben due volte il sentiero per arrivare ad Arguello, mezz’ora all’andata e un quarto d’ora al ritorno Tut èd corsa, da mat!(tutto di corsa, da pazzi).
Avevamo
un giradischi grammofono e suonavamo con quello. C’era Pietro, SilPietro,
Paoleto, Gioanin e Gepo che erano fratelli, i miei fratelli che se potevano
andavano anche a ballare via, poi vi era Carla che sposò mio fratello Augusto,
suo fratello Gioanin, due miei cugini che erano già sposati e avevano figli. Ci
mettevamo in quella grande camera e ballavamo tutta la sera al chiaro di un
lume a petrolio con quel disco che ne suonava “due istesse e rà terssa pèi drà
prima!” (due uguali e la terza come la prima!), poi qualcuno spostava la puntina
in dietro e così la musica non terminava mai. Ci facevamo delle “camisade!”(sudate)
ma ci divertivamo tantissimo con nulla ed eravamo felici!
Quando si
sfogliava il granturco era anche l’occasione per cantare, scherzare e stare
insieme. Al termine del lavoro sovente si ballava, e se c’erano tante
pannocchie , per anticipare l’inizio dei balli, venivano nascoste tra le
foglie! Si facevano tante risate e ogni occasione era buona per fare allegria.
I LAVORI DELLE DONNE
FASSELLE
Anche per
noi giovani i lavori non mancavano, in estate si andava al pascolo, poi bisognava mungere le pecore e preparare le
“tome” e anche andare “dvan ai beu” (davanti ai buoi) e aiutare gli uomini.
Durante l’inverno si filava la lana.
Magna Neta di mio marito Oreste
Davanti ai Buoi
POESIA
AGLI SPOSI E FILASTROCCHE
Vi dico a
voi spòz
L’èi pià
na spoza bela
L’èi fave
onor a voi
E a tuta
la parentela
Vi dico a
vòi spòz
Che ‘d
tanti chi jè andaine
Sèi sta
il pì vincitor!
Viva ij
spòz!
Son piamé
n’ometin
Grand e
gross pèid’in bambin
Tucc j’om
i van a ssiè
Mè ometin
o veu cò andé
Tucc
iatri son tornà
Mè omnin
o rè restà
È reu pià
ò rastel n’tèr prà
Rastèla
da d’sa rastela da d’ là
Jerà na
feuja rossa
E mè
omnin o j’era sota
Reu
camparò ‘ntèr faudà
Reu portaroa
cà
E reu
bitaro ao so
E o
bogiava ancò
Reu
butaròn’tèr canton dèr feu
O cantava
pèi d’n’arsgneu
Jè
passaje rà galina nèira
A rà
pitolame tuta rà stèira
Jè
passajnè una griza
A rà
pitolame tuta ra panssa…..
Canté Magg
Rit. Ben ven-a magg
torneròma ‘l mèis ëd magg,
ben ven-a magg
quand a torna ‘l mèis ëd magg.
2. Portoma st’erborin
carià di bej bindlin
për fé la riverensa
a monsù e madamin.
Rit.
3. Se veule ‘ncor nen chërde
che magg sia già venì
òhi feve a là finestra
e lo vëdrai fiorì. Rit.
4. Se veule ‘ncor nen chërde
che magg a l’é rivà
òhi feve a la finestra
e lo vëdrai piantà.
Rit.
5. Guardé la nòstra sposa,
coma l’é bin dobà
smija la fior dël persi
quand ch’a l’é botonà. …….
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