“Alla
fine di Giugno Pietro Gallesio diede la parola alla doppietta………. Ammazzò suo
fratello in cucina, freddò sull’aia il nipote accorso allo sparo, la cognata
era sulla sua lista ma gli apparì dietro una grata con la bambina ultima sulle
braccia e allora lui non le sparò……..”( Un giorno di fuoco B.Fenoglio)
Innumerevoli volte lessi
questo racconto di Fenoglio e sempre pensai alla vita dei sopravvissuti alla
strage. Bimbe che si sarebbero portate per tutta la vita il ricordo di
quell’orribile fatto, una donna con quattro figli da crescere.
Durante l’intervista, Beppe Troia di Gorzegno, casualmente mi
raccontò dell’omicidio avvenuto in Borgata Chiaggi vicino alla Cappella di San
Rocco e mi elencò i nomi dei Gallesio. Tra questi mi accennò di Amalia Maestra,
vivente a Feisoglio. Desideroso di conoscerla, mi recai nel paese e chiesi di
lei. La incontrai che tornava dal cimitero, una figura minuta ma dal passo
sicuro, le avrei dato una settantina d’anni. In seguito mi disse di essere nata
nel Dicembre 1926. Avvicinandomi le notai gli occhi lacrimanti che ricordavano quelli
di mia madre allorchè parlava di suo fratello Bastianin disperso in Russia o di
sua mamma Menica. Preoccupato di spaventarla, mi presentai e le chiesi se aveva
voglia di raccontarmi della sua vita. Mentre procedevamo verso la piazza mi
raccontò di aver perso un giovane nipote e di essere molto triste e sola. Quasi
rassegnato a non ottenere l’intervista, l’accompagnai fino alla porta di casa e
stavo per salutarla ma lei sbottò : “ non si spaventi del disordine!”, compresi
che potevo entrare.
Chiesi permesso ma disse:
“venga venga che son sola con i tre gatti della vicina, è andata alla casa di
riposo di Torre Bormida e ha abbandonato i gatti, così al freddo mi facevano
tenerezza e li ospito e li nutro, ma son sempre piena dei loro peli- aggiunse-
però almeno mi tengono compagnia!”
Sono nata a Gorzegno il 21
Dicembre del 1926 e già i nonni e bisnonni Gallesio erano di Gorzegno. Nel 1933
quando successe il tragico evento raccontato da Beppe Fenoglio nel racconto “Un
giorno di fuoco” io non avevo ancora sette anni, la mia sorellina più piccola
aveva pochi mesi, Elena del ’29 quattro anni, un fratello quasi dieci e il più
grande Costanzo del 1921 ne aveva dodici.
Temendo di rinnovare il dolore parlando di
quei fatti le chiesi della mamma.
-Non so come abbia fatto mia
mamma a far studiare tre dei quattro figli rimasti. Giuseppe diventò
veterinario rinomato in alta Langa per essere il primo a realizzare “il taglio
Cesareo alle mucche e io e mia sorella studiammo da maestre. Un fratello rimase
nella cascina a fare il contadino. A quei tempi Gorzegno era fortemente
inquinata e non si riusciva neppure a vendere i prodotti della terra, eppure
mia mamma con l’aiuto di un sèrvitò e di mio fratello riuscì a tirare avanti e
a farci studiare. Povera donna, con quello che soffrì, morì a sessantadue anni
consumata dalle fatiche e distrutta dai lutti.
Lei andò a scuola a Gorzegno?
Io seguìi una mia zia, Gallesio
Lidia che, anche lei Maestra andò per tre anni a insegnare a Creta di Caporetto in Trentino Alto Adige
per recuperare punteggio poiché era stata molto ammalata. Insegnare nelle terre
Irredente, tornate italiane dopo la Prima Guerra Mondiale, dava diritto a un
triplo punteggio. Quando tornai a Gorzegno avevo quasi imparato a parlare
Sloveno. Frequentai la quarta a Perletto ancora con la zia e la quinta a
Gorzegno. In seguito andai in collegio dalle suore Francesi e mi diplomai che
non avevo ancora diciotto anni nonostante l’insegnante di Musica mi avesse
rifilato “Due” di teoria e tre di solfeggio. Feci quattro anni all’istituto
Baruffi e quindi i tre anni delle Magistrali.
A novembre 1944 mi fu
assegnata una supplenza per una maestra in maternità a Levice. Il primo anno
completo di insegnamento lo tenni a San Magno. Ebbi l’incarico dopo Natale,
seppi in seguito che avevano tolto il posto a una insegnante poiché avevano
scoperto che era stato assegnato in modo scorretto tramite un Provveditore che
intascava centomila Lire per ogni incarico che “vendeva”. Io fui accompagnata
da mio fratello dopo l’Epifania e dormimmo a Pradleves. Nella notte venne una
grande nevicata e il proprietario
dell’albergo disse” o ciapoja da mont e da val!” (in occitano significa “nevica
molto”). dovemmo farci accompagnare da un tale con il mulo che caricò le
valigie, ci attaccammo alla coda del mulo e salimmo fino a San Magno. Avevo 22
anni e nonostante mio fratello avesse cercato di convincermi a non rimanere
completai l’anno scolastico. Ricordo le gallerie realizzate nella neve, tanta
ce n’era, e il giovane che mi procurò la corrente elettrica realizzando una
centralina idroelettrica con l’acqua del torrente. Solo io avevo la luce e
potevo stirarmi qualcosa. Alla sera andavo nelle stalle a “vijé” e con le altre
donne e ragazze, poche a dire il vero, si lavorava ai ferri o all’uncinetto,
Rudu un anziano del posto controllava me e sua figlia e ci redarguiva poiché
“Bondavo poch” rendevamo poco nel lavoro. Fu un esperienza positiva trascorsa
con gente semplice a cui mi affezionai e loro mi volevano bene. Rudu e il
giovane elettricista vennero a trovarmi a Gorzegno!
Con i primi soldi dello stipendio mi comprai la Lambretta.
Mio fratello Giuseppe mi
insegnò a guidarla e tutta felice mi avviai per venire a Feisoglio. Mi piaceva
il paese per i panorami di cui si poteva godere e inoltre conoscevo un ragazzo.
Mi ero fatta fare una giacca e un paio di pantaloni da mia sorella più
piccola(nonostante le donne a quel tempo non portassero i pantaloni). Peccato
che appena imboccai la galleria per uscire da Gorzegno mi confusi e anziché
ridurre la velocità, accelerai finendo contro la parete. Caddi rovinosamente
facendomi male a una caviglia e guastando il paragambe e la sella. Dissi a mio
fratello che non volevo più saperne di motori e da allora andai solo più in
bicicletta o a piedi e neppure presi la patente per l’automobile.
Nei ricordi della mia infanzia
ci sono queste due fotografie, la prima dove
interpretavo la Madonna nella rappresentazione teatrale dell’Apparizione della
Madonna di Fatima e il ricordo del lavoro nei campi davanti ai buoi per aiutare
la mamma.
AMALIA PICCOLA ATTRICE
BUOI PRONTI PER AMALIA E LA MAMMA
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