lunedì 24 marzo 2025

GALLESIO MAESTRA AMALIA 1926 GORZEGNO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 


 GALLESIO AMALIA MAESTRA GORZEGNO 1926

“Alla fine di Giugno Pietro Gallesio diede la parola alla doppietta………. Ammazzò suo fratello in cucina, freddò sull’aia il nipote accorso allo sparo, la cognata era sulla sua lista ma gli apparì dietro una grata con la bambina ultima sulle braccia e allora lui non le sparò……..”( Un giorno di fuoco B.Fenoglio)

Innumerevoli volte lessi questo racconto di Fenoglio e sempre pensai alla vita dei sopravvissuti alla strage. Bimbe che si sarebbero portate per tutta la vita il ricordo di quell’orribile fatto, una donna con quattro figli da crescere.

Durante l’intervista,  Beppe Troia di Gorzegno, casualmente mi raccontò dell’omicidio avvenuto in Borgata Chiaggi vicino alla Cappella di San Rocco e mi elencò i nomi dei Gallesio. Tra questi mi accennò di Amalia Maestra, vivente a Feisoglio. Desideroso di conoscerla, mi recai nel paese e chiesi di lei. La incontrai che tornava dal cimitero, una figura minuta ma dal passo sicuro, le avrei dato una settantina d’anni. In seguito mi disse di essere nata nel Dicembre 1926. Avvicinandomi le notai gli occhi lacrimanti che ricordavano quelli di mia madre allorchè parlava di suo fratello Bastianin disperso in Russia o di sua mamma Menica. Preoccupato di spaventarla, mi presentai e le chiesi se aveva voglia di raccontarmi della sua vita. Mentre procedevamo verso la piazza mi raccontò di aver perso un giovane nipote e di essere molto triste e sola. Quasi rassegnato a non ottenere l’intervista, l’accompagnai fino alla porta di casa e stavo per salutarla ma lei sbottò : “ non si spaventi del disordine!”, compresi che potevo entrare.

Chiesi permesso ma disse: “venga venga che son sola con i tre gatti della vicina, è andata alla casa di riposo di Torre Bormida e ha abbandonato i gatti, così al freddo mi facevano tenerezza e li ospito e li nutro, ma son sempre piena dei loro peli- aggiunse- però almeno mi tengono compagnia!”

Sono nata a Gorzegno il 21 Dicembre del 1926 e già i nonni e bisnonni Gallesio erano di Gorzegno. Nel 1933 quando successe il tragico evento raccontato da Beppe Fenoglio nel racconto “Un giorno di fuoco” io non avevo ancora sette anni, la mia sorellina più piccola aveva pochi mesi, Elena del ’29 quattro anni, un fratello quasi dieci e il più grande Costanzo del 1921 ne aveva dodici.

https://youtu.be/0qXN3AlJKKU   

 Temendo di rinnovare il dolore parlando di quei fatti le chiesi della mamma.

-Non so come abbia fatto mia mamma a far studiare tre dei quattro figli rimasti. Giuseppe diventò veterinario rinomato in alta Langa per essere il primo a realizzare “il taglio Cesareo alle mucche e io e mia sorella studiammo da maestre. Un fratello rimase nella cascina a fare il contadino. A quei tempi Gorzegno era fortemente inquinata e non si riusciva neppure a vendere i prodotti della terra, eppure mia mamma con l’aiuto di un sèrvitò e di mio fratello riuscì a tirare avanti e a farci studiare. Povera donna, con quello che soffrì, morì a sessantadue anni consumata dalle fatiche e distrutta dai lutti.

Lei andò a scuola a Gorzegno?

Io seguìi una mia zia, Gallesio Lidia che, anche lei Maestra andò per tre anni a insegnare  a Creta di Caporetto in Trentino Alto Adige per recuperare punteggio poiché era stata molto ammalata. Insegnare nelle terre Irredente, tornate italiane dopo la Prima Guerra Mondiale, dava diritto a un triplo punteggio. Quando tornai a Gorzegno avevo quasi imparato a parlare Sloveno. Frequentai la quarta a Perletto ancora con la zia e la quinta a Gorzegno. In seguito andai in collegio dalle suore Francesi e mi diplomai che non avevo ancora diciotto anni nonostante l’insegnante di Musica mi avesse rifilato “Due” di teoria e tre di solfeggio. Feci quattro anni all’istituto Baruffi e quindi i tre anni delle Magistrali.  

A novembre 1944 mi fu assegnata una supplenza per una maestra in maternità a Levice. Il primo anno completo di insegnamento lo tenni a San Magno. Ebbi l’incarico dopo Natale, seppi in seguito che avevano tolto il posto a una insegnante poiché avevano scoperto che era stato assegnato in modo scorretto tramite un Provveditore che intascava centomila Lire per ogni incarico che “vendeva”. Io fui accompagnata da mio fratello dopo l’Epifania e dormimmo a Pradleves. Nella notte venne una grande nevicata  e il proprietario dell’albergo disse” o ciapoja da mont e da val!” (in occitano significa “nevica molto”). dovemmo farci accompagnare da un tale con il mulo che caricò le valigie, ci attaccammo alla coda del mulo e salimmo fino a San Magno. Avevo 22 anni e nonostante mio fratello avesse cercato di convincermi a non rimanere completai l’anno scolastico. Ricordo le gallerie realizzate nella neve, tanta ce n’era, e il giovane che mi procurò la corrente elettrica realizzando una centralina idroelettrica con l’acqua del torrente. Solo io avevo la luce e potevo stirarmi qualcosa. Alla sera andavo nelle stalle a “vijé” e con le altre donne e ragazze, poche a dire il vero, si lavorava ai ferri o all’uncinetto, Rudu un anziano del posto controllava me e sua figlia e ci redarguiva poiché “Bondavo poch” rendevamo poco nel lavoro. Fu un esperienza positiva trascorsa con gente semplice a cui mi affezionai e loro mi volevano bene. Rudu e il giovane elettricista vennero a trovarmi a Gorzegno!

Con i primi soldi dello stipendio mi comprai la Lambretta.


Mio fratello Giuseppe mi insegnò a guidarla e tutta felice mi avviai per venire a Feisoglio. Mi piaceva il paese per i panorami di cui si poteva godere e inoltre conoscevo un ragazzo. Mi ero fatta fare una giacca e un paio di pantaloni da mia sorella più piccola(nonostante le donne a quel tempo non portassero i pantaloni). Peccato che appena imboccai la galleria per uscire da Gorzegno mi confusi e anziché ridurre la velocità, accelerai finendo contro la parete. Caddi rovinosamente facendomi male a una caviglia e guastando il paragambe e la sella. Dissi a mio fratello che non volevo più saperne di motori e da allora andai solo più in bicicletta o a piedi e neppure presi la patente per l’automobile.

Nei ricordi della mia infanzia ci sono queste due  fotografie, la prima dove interpretavo la Madonna nella rappresentazione teatrale dell’Apparizione della Madonna di Fatima e il ricordo del lavoro nei campi davanti ai buoi per aiutare la mamma.

                


                 AMALIA PICCOLA ATTRICE  

BUOI PRONTI PER AMALIA E LA MAMMA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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