ONORE E
MEMORIA PER EMMA, ROMUALDO E MARIO BISCIA.
BISCIA
EMMA DI ANGELA E ORESTE
VILLANOVA
MONDOVI' (CN/I) il 13/04/1920
Artigiana
CVL V DIV
MONDOVI' BRG V. ELLERO
Luogo di
morte: ROCCA DE' BALDI (CN/I) il 05/03/1945
BISCIA
ROMUALDO DI ANGELA E ORESTE
VILLANOVA
MONDOVI' (CN/I) il 14/04/1923
VILLANOVA
MONDOVI' (CN)
CVL V DIV
MONDOVI' BRG V. ELLERO
Luogo di
morte: VILLANOVA MONDOVI' (CN) il 19/02/1945
BISCIA MARIO DI ANGELA E ORESTE
VILLANOVA
MONDOVI' (CN/I) il 09/08/1918
VILLANOVA
MONDOVI' (CN/I)
Operaio
FFAA Regie
DIV FORLI' 44^ RGT FANTERIA
SOLDATO VOLO (GRECIA) il 20/09/1941
- Il dramma della famiglia
Biscia (da "Tre ragazze e una croce", testo di Ernesto Billò)
Madonna del Pasco, una
frazione di Villanova. La numerosa
famiglia Biscia era composta dalla madre anziana e da dodici fratelli ancor
giovani. Orfani dal 1936, i Biscia tiravano avanti in condizioni
particolarmente dure. Mario era partito per la campagna di Grecia, dove morì.
Romualdo, poco più che ventenne, dopo l’8 settembre ‘43 era tornato a piedi dal
Brennero ed era subito salito a Prea con la brigata Val Ellero di Gigi Scimé.
Durante
una sua breve scappata a casa
arrivarono - per sorprenderlo - i “Neri” di Canessa avvertiti da chissà chi.
Non trovandolo, costrinsero il fratello Ernesto a seguirli a Roccaforte e
sequstrarono per giunta un sacco di grano e un carro con cavallo. Ernesto non
era ancora diciottenne e dovette essere rilasciato; ma appena fu libero salì
pure in Val Ellero dove si unì ai partigiani assieme al fratello Romualdo,
condividendo la loro vita dura e rischiosa, tra colla Bauzano e stalla del
Seirasso, dormendo sulla neve, tra “combattimenti, attacchi, fughe disperate e
lunghe camminate per trovare un rifugio”. Il 19 febbraio i “Neri” tornarono a
Madonna del Pasco e non credettero alla madre che giurava che i suoi " gli
maschi erano in parte alla guerra in parte a servizio presso cascine. La
spinsero di lato, spalancarono la porta... e scorsero Romualdo che non aveva
fatto in tempo a nascondersi. Romualdo inciampò o lo spinsero giù dalla scala
del cortile. Si rialzò di scatto e si lanciò verso la strada. Una prima scarica
lo colpì alle spalle, ma continuò a correre disegnando sulla neve una scia di
sangue. I republichini spinsero allora gli altri della famiglia in cucina,
chiusero la porta e appiccarono il fuoco alla casa impedendo ai vicini di
portare soccorso. La famiglia si salvò scappando da una porta laterale, il
corpo di Romualdo fu portato al cimitero su un veicolo per il letame. La
mattina dopo tornarono con carri colmi di cose razziate in altre cascine e
obbligarono i Biscia a seguirli, come raccontò poi Teresa, una delle sorelle.
Passando per le vie di Villanova, scorsero in piazza san Lorenzo altri carri e
altri civili rastrellati: mogli di partigiani. Mamma Biscia e le figlie Emma e
Cesarina furono rilasciate con altri villanovesi per intervento del Commissario
Prefettizio Forzani. Teresa Biscia fu trattenuta per giorni e costretta a volte
a risalire per dare una mano alle cuoche del “Leon d’Oro” nel preparare pranzo
e cena ai repubblichini. Una mattina riuscì a scappare. Dopo mezz’ora udì degli
spari: la sua fuga era stata scoperta. Si acquattò in una buca, e solo col
primo buio riprese a salire verso il monte Calvario. A notte fatta raggiunse le
case della minuscola borgata “Caporale”. Lassù la coprirono, la rifocillarono e
l’accompagnarono a Villavecchia nel convento delle buone coraggiose suore
Missionarie della Passione. Intanto quelli di Canessa avevano fermato di nuovo
sua sorella Emma sul tram di Villanova mentre portava un fagotto di roba cucita
all’Abitificio Rossi di Mondovì, e l’avevano chiusa nella cantina di casa
Martini a Roccaforte con altre due giovani. Tutte e tre furono sottoposte per
giorni a sevizie e torture, come attestò il parroco don Mario Pezza. I
partigiani tentarono di liberarle, ma il loro attacco indusse i nazifascisti a
vendicarsi con violenze ed eccidi. Su due autocarri mossero verso il Mulino
uccidendo tre civili; a Lurisia incendiarono cinque case; poi a sera partirono
da Roccaforte alla volta di Cuneo portando con sé le tre ragazze prigioniere,
sordi alle loro suppliche e alle preghiere della gente. Passarono da Mondovì,
ritenendola più sicura della salita del Morté; e giunti nei pressi di Crava
sfogarono barbaramente il loro livore su quelle innocenti. Le seviziarono e
trucidarono abbandonandole nel campo. Furono trovate il mattino seguente.
MARTINI DELFINA
MARGHERITA DI CARLO
ROCCAFORTE
MONDOVI' (CN/I) il 16/08/1918
Casalinga
CVL
V DIV
MONDOVI' BRG V. ELLERO
Luogo di
morte: ROCCA DE' BALDI (CN/I) il 05/03/1945
BONFINI JOLANDA DI GUIDO
FERRARA (FE/I) il 17/09/1923
Casalinga
CVL
V DIV MONDOVI' BRG V. ELLERO
Luogo di morte: ROCCA DE' BALDI (CN/I) il 05/03/1945
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