giovedì 29 febbraio 2024

SIBONA LUCIANO 1936 LEQUIO BERRIA

 




SIBONA LUCIANO LEQUIO BERRIA 1936

Ricordo i primi Partigiani che ho visto. Poli con il mitra a tracolla e i pantaloni corti e giacca mimetica, poi “Moretto” anche lui con lo Sten e ancora Gavarino, al quale bruciarono la cascina. Tilio aveva la pistola.






POLI 





MORETTO

A Lequio venne anche Mauri con un battaglione di partigiani. Arrivarono nel mezzogiorno di un giorno che faceva caldissimo. Prima di farli mangiare diede loro ordine di scavare una trincea e sistemare le mitraglie.

Invece, in merito al fatto di quando bruciarono la casa di Gavarino, successe che il giorno dopo, molti curiosi andarono sul posto a vedere ed arrivarono nuovamente i nazifascisti. Giunsero dai Tre Cunei e dal “Gallo”.. Ci fu un fuggi-fuggi dal Vignasso ad andar giù, ma li aspettavano.C’era un Partigiano che era nascosto era detto “Gilera. Coraggiosamente si nascose nei cespugli e uccise due tedeschi prima di essere a sua volta ammazzato. Furono uccisi anche Noè che era andato a vedere con la fidanzata ,e il Partigiano  Destefanis. Furono presi e pur arresi vennero fucilati seduta stante ed obbligarono la ragazza ad assistere alla fucilazione. Eh a quei tempi la vita a variva manch na cica! ( non valeva neppure un mozzicone!)

Una volta arrivarono a casa nostra dei tedeschi biondi e grandi proprio da Ariani e si fecero capire che volevano delle Uova e anche la gallina. Io e il mio vicino, astutamente fingemmo di prenderla, ma in realtà la facevamo correre! Andò bene, si accontentò delle uova. Mia madre gliene porto una dozzina e lui le mise nelle tasche, poi ne aveva ancora uno in mano e guardando male la vicina che non gliene aveva portate lo tirò al petto. Secondo me andò bene, poiché avrebbe anche potuto tirarle na scoptà! (un colpo).

Questi tedeschi erano di passaggio e facevano 

” Rastrellamento”, invece la squadra dei”Muti” rimase a Lequio ben otto giorni, fecero portare il grano all’Ammasso e da me avevano sistemato un posto di blocco con due vavalletti per segare la legna e una barra di traverso. Macchine non ce n’erano ma fermavano qualche carro trainato dai buoi e ne controllavano il carico.

Con i Muti vi erano anche due vestiti da alpini. Un giorno erano di guardia al posto di blocco e uno entrò da noi a bere, l’altro andò ai servizi in fondo all’aia nel “cessso ‘d mejrasson” ( latrina coperta da piante secche di meliga. Mentre il posto rimase sguarnito passò il tenente a passeggio con una ragazza che si seppe era una spia, vedendo nessuno estrasse la pistola e sparò due colpi in aria. Noi Maraje spaventatissimi assistemmo all’arrivo dell’alpino con i pantaloni in mano e ci attendevamo che sparasse anche a lui, invece gli disse che si sarebbero poi visti in caserma.La signorina che accompagnava il tenente era una ragazza sfollata a Lequio e faceva la spia, fornendo nomi dei giovani di leva e degli uomini che aiutavano i partigiani.Quando i fascisti andarono via da Lequio, i partigiani presero lei e sua madre e le attaccarono con una corda all’asta dell’alza bandiera con delle corde sotto le ascelle.Un partigiano che poi fu ucciso dai suoi perché aveva disonorato gli ideali della resistenza con atti di delinquenza, tirò fuori la pistola e per impaurirle intimava di ucciderle. Poi furonono liberate e nella notte andarono via da Lequio.

 

Il tenente alla sera veniva da noi a mangiare e bere, ma puoi capire mia mamma realizzava delle gallette sulla stufa, perché non avevamo nulla anche noi!

Lui diceva , subdolamente a mia madre di riferirgli se aveva un figlio di leva che lui avrebbe provveduto a far l’esonero. Nell’elenco di famiglia affisso alla porta, infatti non era segnato mio fratello del 1925, ma lui non poteva saperlo se non dietro soffiata poiché l’anagrafe era stata bruciata dai partigiani. A mia madre che spiiegava di avere solo me, lui ribadiva : ma se ce l’avesse! Io le farei fare l’esonero! Lui era informato dalla “Spia

Un’ altra volta, da Borgomale giunse una grande colonna di tedeschi! Con dei cannoni trainati da buoi requisiti nelle cascine. Si sistemarono sul “castello”.

Ne arrivarono tre su una “camionetta 1100” con tante casse sopra di “grappa di Canelli” Diedero a mia madre tre galline requisite chissà dove e la obbligarono a prepararle e cuocerle con patate. .Gliene fece cuocere “na  bronssa con ra pansa” (un paiolo) e mangiarono tutto dopo avermi utilizzato da assaggiatore. Avevano diffidenza! Si ubriacarono con la grappa e non andavano più via! Non solo, ma si misero a giocherellare pericolosamente con le bombe con il manico! Mia madre spaventatissima mi prese e mi portò in cantina dove rimanemmo nascosti finchè il meno ubriaco venne a dirci di non avere paura e se ne andarono. Si seppe che in alcune cascine vi furono casi di violenza su ragazze giovani!

 

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