MAMMA FIORENTINO-ANTONIO e Papà DOMENICO
BORDINO ANTONIO di CATTERINA GILI E DOMENICO
CASTELLINALDO 29 10 1911
II RGT
ALPINO
BATTAGLIONE DRONERO
COMPAGNIA 105^ Armi Accompagnamento POSTA MILITARE 203
DIV. ALPINA CUNEENSE 2° RGT ALPINI
URSS 31 01 1943
Sposo di COSCIA ANGELA E PADRE DI ROBERTO.
Il
battaglione Dronero ricevette la 105^ Comagnia "armi d'accompagnamento" ( 4 mortai da 81
e 4 cannoni controcarro 47/32)
Ai
primi di luglio Antonio risponde alla lettera della moglie Angela che chiede
come mai vede molti militari che vengono in licenza e non vede il marito: <
….. a noi non danno licenze perché abbiamo un “comando “ che è molto “triste”(intende
rigido) e perché dicono che siamo alla vigilia della partenza e ci dicono che
prima dei quindici ci mandano tutti in permesso e così spero di venire anch’io!...>
Si
rammarica di non poter avere vicino il suo caro bimbo Roberto che gli invia cari“
scarabocchi” e la sua cara Angela e rivela che la vita di Caserma lo
intristisce anche perché alle 21.00 bisogna già essere a letto. Ringrazia per
avergli inviato le loro foto che guarda sovente e si tiene sul cuore! Rivela
grande forza d’animo e invita Angela a farsi forza e a pregare per superare
“questi brutti momenti”.
Il
giovedì 23 luglio, da Dronero scrive alla moglie Angela ed annuncia della
partenza che avverrà il lunedì o il martedì
e il
31 luglio 1942 partì in ferrovia per la Russia dove giunse a Stalino.
Comandante
del battaglione: magg. Agostino Guaraldi
Comando:
cap. Gino Beraudi
Compagnia
Comando : ten. Roberto Missiroli
17^
Compagnia : cap. Ferdinando Chiaramello
18^
Compagnia : cap. Umberto Gorresio
19^
Compagnia : ten. Giuseppe Briganti
105^
Compagnia Armi Accompagnamento: cap. Luca Ribero
Cappellano:
don Stefano Oberto.
Mentre stava marciando verso il Caucaso arrivò
l’ordine di trasferimento sul fronte del Don che raggiunse il 26 settembre.
Il quattro agosto scrive una cartolina “….sono otto giorni che ti ho vista ma sembra un anno, spero che quando sarò arrivato riceverò un tuo scritto poiché solo le tue parole possono confortarmi….. e invita la moglie a “non stare in pensiero perché abbiamo sempre camminato in treno giorno e notte ma non si sa dove si va a finire. Speriamo in bene!
Il 12
Agosto 1942
Carissima
Angela sono un po’ di giorni che non potevo più scrivere, oggi spero che la
posta la prendano e la spediranno. Speravo di inviare per Domenica ma invece ci
siamo fermati tre giorni e così anche la posta non ha viaggiato. Ci hanno fermati in
una stazione russa dove non ci si poteva neppure lavare. Abbiamo tutti delle
facce e siamo sporchi come macchinisti! Speriamo che quando saremo al posto di
poterci almeno pulire! Per ora non si puo’ dir tanto male ma si capisce che
tanto bene non si sta. Son tre giorni che si mangiano solo gallette. Dicono che
giunti al posto ci daranno 7 etti di pane, speriamo che sia
buono!.......................
Nella
lettera del 9 Settembre 1942 Antonio scrive che è al Fronte russo, ma in realtà
marceranno fino al 26 Settembre! Infatti in uno stralcio scrive di essere a 500
chilometri dal Fronte
<…..PER ORA NON SIAMO ANCORA A POSTO, SIAMO SEMPRE ANCORA
IN MARCIA E SIAMO Già STUFI DELLA Russia. Non si trova nulla da mangiare, si
cammina dalla mattina alla sera e non si trova nemmeno acqua, e quando si trova
è molto cattiva. Qua è tutta pianura e dal giorno che abbiamo lasciato la
germania non abbiamo più visto montagne. Quando si trova gente borghese, non ci
si può far capire per nulla.e si mangia solo quello che ci danno e certe volte
salta anche quello.Per quanto riguarda il clima si sta ancora bene e fa un po’
freddo alla notte ma si resiste…….>
Nella
lettera del 18 settembre ‘42, Antonio dice di essere fermi da cinque giorni e
di attendere “ IL MOMENTO BUONO PER ANDARE AL FRONTE!” e si lamenta di avere la
maglia di lana “piena di bestioline(pidocchi) ” Dice che pur essendo a 40 km
dal fronte non si sta male. Purtroppo danno poco da mangiare e comincia a far
freddo. Si consola pensando ad Angela e Roberto.
La
speranza di rivedere la sua cara moglie e il figlioletto è tanta e prega Dio
che li protegga tutti .
Il
“Dronero” venne schierato assieme ai reparti della “Cuneense” tra il villaggio
Nowo Karabut a nord e Nowo Kalitwa a sud con uno sviluppo del fronte di circa
30 chilometri.
Vennero
realizzate opere difensive quali campi minati, fossi anticarro, osservatori,
ricoveri interrati e postazioni
.
Nella
Cartolina postale del 22 ottobre afferma di star bene di salute e di cominciare
a sentire freddo. Tuttavia per non preoccupare dice “…ma si resiste!”.
Nella postilla dopo i saluti chiede alla moglie che gli invii nel pacco”
forbici e polvere contro i pidocchi”.
Il 30
ottobre scrive una lettera dove svela tristezza per la lontananza dai suoi cari
e anche la difficoltà di trascorrere giorni pesanti persino senza il conforto
di una Messa per i “Santi”. Si immalinconisce ancor di più a vedere dei
commilitoni che partono per rientrare in famiglia. Accenna alla richiesta
effettuata anche al Segretario politico, per ottenere il congedo, visto che era
il più grande di tre fratelli tutti sotto le armi!
Lui e i suoi compagni per sapere che giorno è
devono guardare sul calendario!. Si scusa per essere insistente nella richiesta
del materiale del pacco ma afferma di avere molto freddo. Un ulteriore motivo
di tristezza è l’aver compiuto 31 anni senza aver avuto la sua cara Angela che
gli cuocesse almeno le uova!
La
permanenza in linea sino al 10 dicembre fu caratterizzata da un periodo nel
quale non si verificarono operazioni di rilievo.
Il 24
Dicembre scrive ed esprime dolore per non aver risolto la paratica del suo ritorno
e dover trascorrere Natale così lontano dai suoi cari.
La
lettera del 31 Dicembre è uno scritto preoccupato poiché è da un mese che non
riceve notizie dalla moglie. Dice di essere a riposo dai servizi (di Pattuglia)
e si augura di poter tornare per continuare insieme alla sua famiglia il
prossimo anno.
La lettera del 5 gennaio 1943 inizia esprimendo la gioia nell’aver ricevuto la lettera di Angela che lo rende felice nel comunicargli che sia Roberto che lei sono in buona salute. Nel riferire della sua situazione si sforza di essere leggero e di sorridere circa il sogno riferito dalla moglie. Lo aveva sognato ferito ad una gamba e quindi con la possibilità di venir via dal fronte di guerra.
Scrive
” ….certo sarebbe una fortuna poter scappare di qui, ma spero non succeda di
essere ferito! Ma come finora, non posso lamentarmi, si capisce che tranquilli
non si sta, siamo in linea, e qui giorno e notte si spara e molto sovente vi
sono gli aerei che ci fanno la “serenata”
Il sette gennaio 1943 Antonio scrisse l’ultima cartolina, fu indirizzata al caro figlio Roberto:
Carissimo figlio, con un pensiero più caro e mille bacini ho
il desiderio di farti avere questa cartolina in riscontro ai tuoi “scarabocchi2
che tanto mi son cari. Spero di trovarti sempre più buono ed ubbidiente alla
tua cara mammina, così al mio ritorno ti sarà più bella la bici!
Cara Angela, io bene come spero di te e di Roberto e tutta la
famiglia. Baciandovi caramente vi stringo fra le mie braccia. Tuo Antonio che
ti ama tanto.
L’ 11
dicembre iniziò l’offensiva russa sul
fronte del II° corpo d’armata italiano schierato sulla destra del corpo
d’armata alpino.
Fu questo
il primo atto di una grande offensiva che via via si estenderà a tutto il
fronte sino al 17 gennaio 1943 quando i reparti del corpo d’armata alpino ricevettero
l’ordine di ripiegamento.
Il
“Dronero” fu inserito con altri reparti
nella colonna “sud” comandata dal gen. Battisti che seguì l’itinerario
Lotschia,Topilo,Solonzj,Annowka,Ciapajewa,Popowka che raggiunse il 19 gennaio.
Poiché
i russi avevano occupato Rossosch non fu più attuabile l’ordine del comando di
corpo d’armata di raggiungere Rowenki,Nowo Alexandrowka, venne deciso di
puntare su Valujki lungo l’itinerario Popowka,Kuleschowka,Seljakino. Il 20
partecipò alla sanguinosa battaglia di Nowo Postolajovka dove fu in protezione
dei battaglioni “Borgo san Dalmazzo” e “Saluzzo”. Attaccato da tergo riuscì ad
arrestare il nemico e a catturare prigionieri ma una massiccia
controffensiva lo costrinse a ripiegare.
A sera si concluse la battaglia e i reparti non poterono proseguire oltre lo
sbarramento sovietico. Venne deciso lo sganciamento e col favore della notte di
passare a nord di Nowo Postolajovka.
Il “Dronero” ancora efficiente passò in avanguardia e il 21 dopo una marcia lunga e faticosa raggiunse Nowo Kharkowka. Nel mattino del 22 raggiunse Limarewka e dopo breve sosta ripartì per Nowo Dimitrowka che risultò occupato da forze russe. L’azione d’attacco venne attuata dal “Dronero” che nonostante notevoli perdite riuscì nell’intento, i russi abbandonarono il paese. A sera il maggiore Agostino Guaraldi comandante del “Dronero” asunse il comando interinale del 2° reggimento alpini. Il 23 si giunse a Kowalew da dove a sera si ripartì lungo la dorsale della riva sinistra del fiume Iwany, proseguendo verso Rybalzin che raggiunse nella prima mattina del 24. All’alba del 25 gennaio la colonna si rimise in cammino, scendendo dal pendio della Valle Kalitva, il “Dronero” arrivò nei pressi di Shukowo dove venne fatto segno ad un nutrito fuoco di cannoni,mortai , mitragliatrici e fucileria. Schierate le compagnie iniziò la battaglia. Dopo circa un’ora arrivarono anche i resti del “Mondovì” e un reparto di formazione di Alpini e di Artiglieri. SI attaccò con bombe a mano e baionette i russi, che, sorpresi dall’assalto abbandonarono il villaggio lasciando morti e materiali. Verso la sera del 26 dal villaggio di Voronowka partì un nutrito fuoco di mortai, la colonna aggirò l’abitato ma venne attaccata da squadroni di cosacchi che cercarono di circondarla. Il “Dronero” contrattaccò e costrinse la cavalleria a ripiegare.
Poco prima dell’alba del 27 il battaglione, indirizzato da un ufficiale tedesco anziché proseguire verso ovest piegò a nord e raggiunge Mandrowka. Gli alpini e numerosi sbandati vennero catturati nel sonno da partigiani, coloro che resistettero furono uccisi. Al comandante Guaraldi ferito verrà conferita la medaglia d’argento e la promozione al grado superiore, e come si saprà in seguito morirà di stenti sul treno che lo trasportava prigioniero. Di quanti furono catturati pochissimi scamperanno alla lunga prigionia, nella quasi totalità periranno nelle marce di trasferimento e nei campi di concentramento.
Si ricorda fra tutti il Cappellano don Stefano Oberto di LA MORRA, che stremato dalla fatica e dai
disagi morì a Oranki il 5 aprile 1943 e alla cui memoria venne conferita la
medaglia d’oro al valor militare:
MOTIVAZIONE DECORAZIONE
“Cappellano
del battaglione alpini “Dronero”, magnifica figura di asceta e patriota, sul
fronte greco-albanese si prodigò con mirabile abnegazione e sprezzo del
pericolo nella sua instancabile alta missione di assistenza morale. Rinunciando
all’esonero, volle seguire i suoi alpini sul fronte russo dividendo con loro
pericoli e sacrifici. Durante l’estenuante ripiegamento dal Don, benché
stremato dalle durissime fatiche, diede luminose prove delle sue elevatissime
virtù militari e cristiane, portandosi sempre dove maggiore era il rischio, pur
di assolvere al suo compito di conforto agli alpini feriti e congelati. In fase
critica, seppe far rifulgere il suo spirito eroico, mettendosi di iniziativa
alla testa dei resti di un plotone rimasto senza comandante e lanciandosi
decisamente al contrattacco di preponderanti forze nemiche. Caduto prigioniero
dopo strenua lotta, quando il battaglione esaurì ogni possibilità di
resistenza, continuò nella sua opera benefica durante le tragiche marce verso
l’interno e, fra l’abbandono generale, valendosi del suo ascendente che aveva
sugli alpini, li invitò ad austera rassegnazione, ne lenì le sofferenze
trasformandosi in medico ed infermiere, ne condivise la dura sorte con stoica
fermezza. Morì, stremato dalla fatica e dai disagi, nel campo di prigionia n.74
di Oranki il 5 aprile 1943. sacerdote esemplare e saldo combattente ha voluto,
col sacrificio, concorrere a tenere in grande onore, in terra straniera, lo
spirito eroico del soldato d’Italia”
LA MOGLIE ANGELA al termine della guerra non vedendo tornare il caro marito e papà, richiese più volte Notizie alla Croce Rossa, ma ottenne sempre risposte evasive ed inviti ad attendere, finchè le speranze
si annullarono. Per lei e Roberto non rimase che conservare
tutte le lettere ed i ricordi del caro papà e marito nel loro cuore. L’incarico
di Custode della Memoria è passato da Roberto alla moglie Carla e a noi della
Banca della Memoria che ne siamo venuti a conoscenza. Onore e Memoria per
Antonio, Angela e Roberto, alla sua mamma Catterina e al Papà Domenico
BORDINO FIORENTINO DI DOMENICO CASTELLINALDO 30 11 1919
CONTADINO
FF AA REGIE SOLDATO
DIV. ALPINA CUNEENSE IV RGT ARTIGLIERIA
URSS 31 01 1943
IV RGT ARTIGLIERIA
1942 - Trasferita sul fronte
russo, in luglio raggiunse la zona di Izium e Uspenskaia, zona di affluenza del
Corpo d'Armata alpino. Di riserva nella 8a armata nella zona del Don si dislocò a Millerowo. Dal 24 dicembre al 14 gennaio subì attacchi di forze russe a
nord di Nova Kalitva.
1943 - Dal 14 gennaio, a seguito della rottura del fronte in altro settore, arretrò nella zona di Ternowka e poi verso Rossosch, Nikitovka. La ritirata avvenne a continuo contatto e combattimento con forze russe. Il 26 gennaio presso Valujki la divisione ruppe il cerchio dello sbarramento russo.
La Divisione Tridentina combattè a Seljakino.
Ore 18.45:
tramite radio tedesca (le apparecchiature radio italiane erano state distrutte
a Opyt), il Comando di Corpo d’Armata alpino ricevette un radiogramma da parte del
Comando dell’8ª Armata: il punto di sbocco è Nikitovka, non più Valuiki,
occupata fin dal giorno 19 gennaio da ingenti forze sovietiche. Il Comando di
Corpo d’Armata alpino non riuscì però a ripristinare i collegamenti con le
Divisioni Julia, Cuneense e Vicenza, che proseguirono verso Valuiki, come
concordato in precedenza.
Alla
data del 11 febbraio 1943, nel punto di raccolta superstiti usciti dalla sacca,
l'ufficiale incaricato, Capitano Alberto Penzo, trasmetteva al Comando del
Corpo d'Armata Alpino i dati riguardanti i superstiti della Divisione Alpina
Cuneense. Dati che erano ancora provvisori in quanto continuava l'afflusso
degli Alpini.
Il
1° Reggimento Alpini, in ripiegamento con 5282 uomini,
contava 722 superstiti. Di questo Reggimento NESSUN sopravissuto dei
Battaglioni Ceva, Pieve di Teco, Mondovì
Il
2° Reggimento Alpini, in ripiegamento con 5229 uomini,
contava 208 superstiti. Di questo Reggimento NESSUN sopravissuto dei
Battaglioni Borgo San Dalmazzo e Saluzzo.
Il
4° Reggimento Artiglieria, in
ripiegamento con 3616 uomini, contava 379 superstiti. Di questo Reggimento
NESSUN sopravissuto del Gruppo Mondovì
Il
IV Battaglione Genio, in ripiegamento con 1240 uomini,
contava 139 superstiti.
Reparto
Servizi, in ripiegamento con 1313 uomini,
contava 159 superstiti.
Anche il fratello Fiorentino, alla data del 31 Gennaio 1943 non rientrò a Scebekino
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