giovedì 15 febbraio 2024

BORDINO ANTONIO 1911 BORDINO FIORENTINO 1919


          MAMMA   FIORENTINO-ANTONIO e Papà DOMENICO





BORDINO ANTONIO di CATTERINA GILI E DOMENICO CASTELLINALDO 29 10 1911

 II RGT ALPINO

BATTAGLIONE DRONERO

COMPAGNIA 105^ Armi Accompagnamento     POSTA MILITARE 203

 DIV. ALPINA CUNEENSE 2° RGT ALPINI

URSS 31 01 1943 

Sposo di COSCIA ANGELA E PADRE DI ROBERTO.

Il 23 febbraio 1942 lo stato maggiore del regio esercito comunicò che la “Cuneense” era destinata in Russia e doveva essere preparata per il 1° maggio .

Il battaglione Dronero ricevette la 105^ Comagnia "armi d'accompagnamento" ( 4 mortai da 81 e 4 cannoni controcarro 47/32)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ai primi di luglio Antonio risponde alla lettera della moglie Angela che chiede come mai vede molti militari che vengono in licenza e non vede il marito: < ….. a noi non danno licenze perché abbiamo un “comando “ che è molto “triste”(intende rigido) e perché dicono che siamo alla vigilia della partenza e ci dicono che prima dei quindici ci mandano tutti in permesso e così spero di venire anch’io!...>

Si rammarica di non poter avere vicino il suo caro bimbo Roberto che gli invia cari“ scarabocchi” e la sua cara Angela e rivela che la vita di Caserma lo intristisce anche perché alle 21.00 bisogna già essere a letto. Ringrazia per avergli inviato le loro foto che guarda sovente e si tiene sul cuore! Rivela grande forza d’animo e invita Angela a farsi forza e a pregare per superare “questi brutti momenti”.

 

 

 

 

Il giovedì 23 luglio, da Dronero scrive alla moglie Angela ed annuncia della partenza che avverrà il lunedì o il martedì

 

e il 31 luglio 1942 partì in ferrovia per la Russia dove giunse a Stalino.

Comandante del battaglione: magg. Agostino Guaraldi

Comando: cap. Gino Beraudi

Compagnia Comando : ten. Roberto Missiroli

17^ Compagnia : cap. Ferdinando Chiaramello

18^ Compagnia : cap. Umberto Gorresio

19^ Compagnia : ten. Giuseppe Briganti

105^ Compagnia Armi Accompagnamento: cap. Luca Ribero

Cappellano: don Stefano Oberto.

Mentre stava marciando verso il Caucaso arrivò l’ordine di trasferimento sul fronte del Don che raggiunse il 26 settembre.  



 Il quattro agosto  scrive una cartolina      “….sono otto giorni che ti ho vista ma sembra un anno, spero che quando sarò arrivato riceverò un tuo scritto poiché solo le tue parole possono confortarmi…..    e invita la moglie a “non stare in pensiero perché abbiamo sempre camminato in treno giorno e notte ma non si sa dove si va a finire. Speriamo in bene!

 

 



Il 12 Agosto 1942

Carissima Angela sono un po’ di giorni che non potevo più scrivere, oggi spero che la posta la prendano e la spediranno. Speravo di inviare per Domenica ma invece ci siamo fermati tre giorni e così anche la posta non ha viaggiato. Ci hanno fermati in una stazione russa dove non ci si poteva neppure lavare. Abbiamo tutti delle facce e siamo sporchi come macchinisti! Speriamo che quando saremo al posto di poterci almeno pulire! Per ora non si puo’ dir tanto male ma si capisce che tanto bene non si sta. Son tre giorni che si mangiano solo gallette. Dicono che giunti al posto ci daranno 7 etti di pane, speriamo che sia buono!.......................

 

 

 


 

 

 

Nella lettera del 9 Settembre 1942 Antonio scrive che è al Fronte russo, ma in realtà marceranno fino al 26 Settembre! Infatti in uno stralcio scrive di essere a 500 chilometri dal Fronte

 

  

 


 

<…..PER ORA NON SIAMO ANCORA A POSTO, SIAMO SEMPRE ANCORA IN MARCIA E SIAMO Già STUFI DELLA Russia. Non si trova nulla da mangiare, si cammina dalla mattina alla sera e non si trova nemmeno acqua, e quando si trova è molto cattiva. Qua è tutta pianura e dal giorno che abbiamo lasciato la germania non abbiamo più visto montagne. Quando si trova gente borghese, non ci si può far capire per nulla.e si mangia solo quello che ci danno e certe volte salta anche quello.Per quanto riguarda il clima si sta ancora bene e fa un po’ freddo alla notte ma si resiste…….>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 In questa lettera scrive a mamma e papà e dice di essere ancora in viaggio e che spera occorra ancora molto tempo prima di arrivare nel “pericolo. Si dice contento di saperli tutti riuniti perché così si fanno coraggio e quasi si scusa per la “partenza” e dice loro di avere pazienza.”ma speriamo in Dio che ci voglia finir presto questa guerra, così potremo dinuovo riunirci” Ringrazia per quanto stanno facendo per la sua famiglia e dice che ricambierà del loro buon cuore.>

 

 

 

                      


                    

 

 

Nella lettera del 18 settembre ‘42, Antonio dice di essere fermi da cinque giorni e di attendere “ IL MOMENTO BUONO PER ANDARE AL FRONTE!” e si lamenta di avere la maglia di lana “piena di bestioline(pidocchi) ” Dice che pur essendo a 40 km dal fronte non si sta male. Purtroppo danno poco da mangiare e comincia a far freddo. Si consola pensando ad Angela e Roberto.

La speranza di rivedere la sua cara moglie e il figlioletto è tanta e prega Dio che li protegga tutti .

 


 

 

 

 

 

Il “Dronero” venne schierato assieme ai reparti della “Cuneense” tra il villaggio Nowo Karabut a nord e Nowo Kalitwa a sud con uno sviluppo del fronte di circa 30 chilometri.

Vennero realizzate opere difensive quali campi minati, fossi anticarro, osservatori, ricoveri interrati e postazioni

.



Nella Cartolina postale del 22 ottobre afferma di star bene di salute e di cominciare a sentire freddo. Tuttavia per non preoccupare dice “…ma si resiste!”. Nella postilla dopo i saluti chiede alla moglie che gli invii nel pacco” forbici e polvere contro i pidocchi”.


Il 30 ottobre scrive una lettera dove svela tristezza per la lontananza dai suoi cari e anche la difficoltà di trascorrere giorni pesanti persino senza il conforto di una Messa per i “Santi”. Si immalinconisce ancor di più a vedere dei commilitoni che partono per rientrare in famiglia. Accenna alla richiesta effettuata anche al Segretario politico, per ottenere il congedo, visto che era il più grande di tre fratelli tutti sotto le armi!

 Lui e i suoi compagni per sapere che giorno è devono guardare sul calendario!. Si scusa per essere insistente nella richiesta del materiale del pacco ma afferma di avere molto freddo. Un ulteriore motivo di tristezza è l’aver compiuto 31 anni senza aver avuto la sua cara Angela che gli cuocesse almeno le uova!

 

La permanenza in linea sino al 10 dicembre fu caratterizzata da un periodo nel quale non si verificarono operazioni di rilievo.


 


Il 24 Dicembre scrive ed esprime dolore per non aver risolto la paratica del suo ritorno e dover trascorrere Natale così lontano dai suoi cari.

 


La lettera del 31 Dicembre è uno scritto preoccupato poiché è da un mese che non riceve notizie dalla moglie. Dice di essere a riposo dai servizi (di Pattuglia) e si augura di poter tornare per continuare insieme alla sua famiglia il prossimo anno.

 

 


 La lettera del 5 gennaio 1943 inizia esprimendo la gioia nell’aver ricevuto la lettera di Angela che lo rende felice nel comunicargli che sia Roberto che lei sono in buona salute. Nel riferire della sua situazione si sforza di essere leggero e di sorridere circa il sogno riferito dalla moglie. Lo aveva sognato ferito ad una gamba e quindi con la possibilità di venir via dal fronte di guerra.

Scrive ” ….certo sarebbe una fortuna poter scappare di qui, ma spero non succeda di essere ferito! Ma come finora, non posso lamentarmi, si capisce che tranquilli non si sta, siamo in linea, e qui giorno e notte si spara e molto sovente vi sono gli aerei che ci fanno la “serenata”

 


 

Il sette gennaio 1943  Antonio scrisse l’ultima cartolina, fu indirizzata al caro figlio Roberto:

Carissimo figlio, con un pensiero più caro e mille bacini ho il desiderio di farti avere questa cartolina in riscontro ai tuoi “scarabocchi2 che tanto mi son cari. Spero di trovarti sempre più buono ed ubbidiente alla tua cara mammina, così al mio ritorno ti sarà più bella la bici!

Cara Angela, io bene come spero di te e di Roberto e tutta la famiglia. Baciandovi caramente vi stringo fra le mie braccia. Tuo Antonio che ti ama tanto.





L’ 11 dicembre iniziò l’offensiva russa  sul fronte del II° corpo d’armata italiano schierato sulla destra del corpo d’armata alpino.

Fu questo il primo atto di una grande offensiva che via via si estenderà a tutto il fronte sino al 17 gennaio 1943 quando i reparti del corpo d’armata alpino ricevettero l’ordine di ripiegamento.

Il “Dronero” fu inserito con altri reparti  nella colonna “sud” comandata dal gen. Battisti che seguì l’itinerario Lotschia,Topilo,Solonzj,Annowka,Ciapajewa,Popowka che raggiunse il 19 gennaio.

Poiché i russi avevano occupato Rossosch non fu più attuabile l’ordine del comando di corpo d’armata di raggiungere Rowenki,Nowo Alexandrowka, venne deciso di puntare su Valujki lungo l’itinerario Popowka,Kuleschowka,Seljakino. Il 20 partecipò alla sanguinosa battaglia di Nowo Postolajovka dove fu in protezione dei battaglioni “Borgo san Dalmazzo” e “Saluzzo”. Attaccato da tergo riuscì ad arrestare il nemico e a catturare prigionieri ma una massiccia controffensiva  lo costrinse a ripiegare. A sera si concluse la battaglia e i reparti non poterono proseguire oltre lo sbarramento sovietico. Venne deciso lo sganciamento e col favore della notte di passare a nord di Nowo Postolajovka.

Il “Dronero” ancora efficiente passò in avanguardia e il 21 dopo una marcia lunga e faticosa raggiunse Nowo Kharkowka. Nel mattino del 22 raggiunse Limarewka e dopo breve sosta ripartì per Nowo Dimitrowka che risultò occupato da forze russe. L’azione d’attacco venne attuata dal “Dronero” che nonostante notevoli perdite riuscì nell’intento, i russi abbandonarono il paese. A sera il maggiore Agostino Guaraldi comandante del “Dronero” asunse  il comando interinale del 2° reggimento alpini. Il 23 si giunse a Kowalew da dove a sera si ripartì lungo la dorsale della riva sinistra del fiume Iwany, proseguendo verso Rybalzin che raggiunse nella prima mattina del 24. All’alba del 25 gennaio la colonna si rimise in cammino, scendendo dal pendio della Valle Kalitva, il “Dronero” arrivò nei pressi di Shukowo dove venne fatto segno ad un nutrito fuoco di cannoni,mortai , mitragliatrici e fucileria. Schierate le compagnie iniziò la battaglia. Dopo circa un’ora arrivarono anche i resti del “Mondovì” e un reparto di  formazione di Alpini e di Artiglieri. SI attaccò con bombe a mano e baionette i russi, che, sorpresi  dall’assalto abbandonarono il villaggio lasciando morti e materiali. Verso la sera del 26 dal villaggio di Voronowka partì un nutrito fuoco di mortai, la colonna aggirò l’abitato ma venne attaccata da squadroni di cosacchi che cercarono di circondarla. Il “Dronero” contrattaccò e costrinse la cavalleria a ripiegare. 

Poco prima dell’alba del 27 il battaglione, indirizzato da un ufficiale tedesco anziché proseguire verso ovest piegò a nord e raggiunge Mandrowka. Gli alpini e numerosi sbandati vennero catturati nel sonno da partigiani, coloro che resistettero furono uccisi. Al comandante Guaraldi ferito verrà conferita la medaglia d’argento e la promozione al grado superiore, e come si saprà in seguito morirà di stenti sul treno che lo trasportava prigioniero. Di quanti furono catturati pochissimi scamperanno alla lunga prigionia, nella quasi totalità periranno nelle marce di trasferimento e nei campi di concentramento.

Si ricorda fra tutti il Cappellano don Stefano Oberto di LA MORRA, che stremato dalla fatica e dai disagi morì a Oranki il 5 aprile 1943 e alla cui memoria venne conferita la medaglia d’oro al valor militare:



MOTIVAZIONE DECORAZIONE

“Cappellano del battaglione alpini “Dronero”, magnifica figura di asceta e patriota, sul fronte greco-albanese si prodigò con mirabile abnegazione e sprezzo del pericolo nella sua instancabile alta missione di assistenza morale. Rinunciando all’esonero, volle seguire i suoi alpini sul fronte russo dividendo con loro pericoli e sacrifici. Durante l’estenuante ripiegamento dal Don, benché stremato dalle durissime fatiche, diede luminose prove delle sue elevatissime virtù militari e cristiane, portandosi sempre dove maggiore era il rischio, pur di assolvere al suo compito di conforto agli alpini feriti e congelati. In fase critica, seppe far rifulgere il suo spirito eroico, mettendosi di iniziativa alla testa dei resti di un plotone rimasto senza comandante e lanciandosi decisamente al contrattacco di preponderanti forze nemiche. Caduto prigioniero dopo strenua lotta, quando il battaglione esaurì ogni possibilità di resistenza, continuò nella sua opera benefica durante le tragiche marce verso l’interno e, fra l’abbandono generale, valendosi del suo ascendente che aveva sugli alpini, li invitò ad austera rassegnazione, ne lenì le sofferenze trasformandosi in medico ed infermiere, ne condivise la dura sorte con stoica fermezza. Morì, stremato dalla fatica e dai disagi, nel campo di prigionia n.74 di Oranki il 5 aprile 1943. sacerdote esemplare e saldo combattente ha voluto, col sacrificio, concorrere a tenere in grande onore, in terra straniera, lo spirito eroico del soldato d’Italia”





 LA MOGLIE ANGELA  al termine della guerra  non vedendo tornare il caro marito e papà, richiese più volte  Notizie alla Croce Rossa, ma ottenne sempre risposte evasive ed inviti ad attendere, finchè le speranze

si annullarono. Per lei e Roberto non rimase che conservare  tutte le lettere ed i ricordi del caro papà e marito nel loro cuore. L’incarico di Custode della Memoria è passato da Roberto alla moglie Carla e a noi della Banca della Memoria che ne siamo venuti a conoscenza. Onore e Memoria per Antonio, Angela e Roberto, alla sua mamma Catterina e al Papà Domenico

 


 

 

 

 

 

 BORDINO FIORENTINO DI DOMENICO CASTELLINALDO 30 11 1919

CONTADINO

FF AA REGIE SOLDATO

DIV. ALPINA CUNEENSE IV RGT ARTIGLIERIA

URSS 31 01 1943

IV RGT ARTIGLIERIA

1942 - Trasferita sul fronte russo, in luglio raggiunse la zona di Izium e Uspenskaia, zona di affluenza del Corpo d'Armata alpino. Di riserva nella 8a armata nella zona del Don si dislocò a Millerowo. Dal 24 dicembre al 14 gennaio subì attacchi di forze russe a nord di Nova Kalitva.

 

1943 - Dal 14 gennaio, a seguito della rottura del fronte in altro settore, arretrò nella zona di Ternowka e poi verso Rossosch, Nikitovka. La ritirata avvenne a continuo contatto e combattimento con forze russe. Il 26 gennaio presso Valujki la divisione ruppe il cerchio dello sbarramento russo. 

21 GENNAIO 1943

La Divisione Tridentina combattè a Seljakino. 

Ore 18.45: tramite radio tedesca (le apparecchiature radio italiane erano state distrutte a Opyt), il Comando di Corpo d’Armata alpino ricevette un radiogramma da parte del Comando dell’8ª Armata: il punto di sbocco è Nikitovka, non più Valuiki, occupata fin dal giorno 19 gennaio da ingenti forze sovietiche. Il Comando di Corpo d’Armata alpino non riuscì però a ripristinare i collegamenti con le Divisioni Julia, Cuneense e Vicenza, che proseguirono verso Valuiki, come concordato in precedenza.


Alla data del 11 febbraio 1943, nel punto di raccolta superstiti usciti dalla sacca, l'ufficiale incaricato, Capitano Alberto Penzo, trasmetteva al Comando del Corpo d'Armata Alpino i dati riguardanti i superstiti della Divisione Alpina Cuneense. Dati che erano ancora provvisori in quanto continuava l'afflusso degli Alpini.

Il 1° Reggimento Alpini, in ripiegamento con 5282 uomini, contava 722 superstiti. Di questo Reggimento NESSUN sopravissuto dei Battaglioni Ceva, Pieve di Teco, Mondovì

Il 2° Reggimento Alpini, in ripiegamento con 5229 uomini, contava 208 superstiti. Di questo Reggimento NESSUN sopravissuto dei Battaglioni Borgo San Dalmazzo e Saluzzo.

Il 4° Reggimento Artiglieria, in ripiegamento con 3616 uomini, contava 379 superstiti. Di questo Reggimento NESSUN sopravissuto del Gruppo Mondovì

Il IV Battaglione Genio, in ripiegamento con 1240 uomini, contava 139 superstiti.

Reparto Servizi, in ripiegamento con 1313 uomini, contava 159 superstiti.

Anche il fratello Fiorentino, alla data del 31 Gennaio 1943 non rientrò a Scebekino  

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