L’ALPINO FISARMONICISTA AMANTE DELLE LANGHE
https://youtu.be/v534LHoOmfg DARIO MUSICA E RICORDI
Bolla Dario nato a Cerretta di
Cerretto Langhe alla “Srea ‘d mèz”
Cerretta di mezzo nel 1936 da Eugenia Bianco e Angelo del 1896. Eravamo cinque
figli, la sorella Giuseppina del 1926, un fratello del 1930, un'altra sorella
del 1938 e Caterina del 1941
I nonni furono Tommaso e Maria la nonna morì a 44 anni lasciando orfano il mio papà Angelo che fu cresciuto dal nonno.
Papà Angelo Mamma Bianco Eugenia
Mio padre, del 1893, fu ferito
ad una gamba nella Grande Guerra e così tornò a casa prima del termine della
guerra.
Vivo tuttora nella casa che fu
costruita dai miei bisnonni più di duecento anni orsono.
Poco sopra l’abitazione, su
indicazione del papà ho scavato ed ho trovato una sorgente che alimenta un
pozzo con sei litri d’acqua all’ora. Io e mio fratello scavammo per parecchi
anni, ma fummo ripagati delle fatiche. Scoprii che l’acqua sgorga sopra due
pietre che formano una canalina e sotto vi era un metro di sabbia che dovetti
tirare via . Riempii con del cemento e così deviai l’acqua nella cisterna del
pozzo.
RICORDI DELLA GUERRA
Avevo solo otto/nove anni ma
ricordo che nel 1944/45 passavano i repubblicani ed io “sparavo” loro con
lo”sciopèt” che mi era costruito con il legno di Sambuco svuotato e le palline
di “rista” Canapa.
I Fascisti mi guardavano male,
ma interveniva il papà a proteggermi spiegando loro che “scherzavo”. Ricordao che incendiarono un camion nella
riva, e che parecchi giovani venivano a nascondersi nell’ovile “grotta” scavata
sotto la casa. Un mio vicino di casa, che a quel tempo aveva appena 18 anni,
essendo della leva del 1926, Drocco Annibale Partigiano “Bruno” della 99°
Brigata Garibaldi, fu visto in un campo che andava a nascondersi e la milizia
sparò qualche colpo, poi lo inseguì. Annibale fece in tempo a nascondersi in
una grotta nello “rian” Rio, i militi passarono a pochi metri ma non lo
scovarono. Nei “rastrellamenti” prendevano tutti e sovente li deportavano in
Germania!
Il cognato Conterno Amilcare
fu deportato in Germania e raccontava di avere sofferto la fame unitamente a
tante angherie. Con i compagni di prigionia, andavano di notte a raccattare le
bucce di patate che venivano date alle galline e di nascosto le facevano
bollire per mangiarle.
LA GRANDINE NEL 1948
Nel 1948 nella zona di
Cerretta vi fu una grandinata terribile che ruppe persino le viti. Distrusse
tutti i raccolti e il papà fu costretto a mandare tutti i figli da “Sèrvitò” e
“servènte”. Io a 14 anni fui “giustà” sistemato a Monchiero alla cascina “Loa” che è lungo la
ferrovia di Farigliano dove il lavoro consisteva nel togliere la neve, scavare
i fossi per piantare le viti. Si era di febbraio e si lavorava sotto la neve!
RimasI due anni, il primo anno
ricevettI cinque mila Lire lire il secondo ebbI l’aumento e percepii nove mila
lire. In seguito andai a lavorare presso un trattorista di Roddino che aveva
anche la macchina per trebbiare il grano.
A 18 anni il padrone mi fece prendere la patente e così iniziai a guidare la sua Balilla. Andai a scuola guida da Cagnasso a Dogliani e presi la patente di guida e così giravo che un piacere. In questa azienda si lavorava anche fino a tarda sera con il grande trattore “da fé passé” per effettuare i profondi fossi per piantare le viti.
Si andava profodo più di un metro e si effettuava un grande lavoro. Prima vi erano delle “sloire” alle quali si legavano grosse funi collegate a pali di ferro piantati fino a tre metri e con il “vindo” (argano) si richiamava l’aratro per poi spostarlo di nuovo ed approfondire il solco, Ma quando procurò il trattore
In seguito andai dal mugnaio
di Sinio “Benvenuto”. che Il “miriné” era già anzianotto ma grande lavoratore.
Arrivava con il camion “Leoncino” alla sera,
carico di sacchi di grano e mi diceva di portarli sul granaio,io, sì che
avevo vent’anni ma ero minuto di corporatura e non ce la facevo a trasportare
quei sacchi da 120 Kg su per la scaletta ripida! Così Benvenuto mi obbligava a
effettuare un giro più lungo e a
portarli in un’altra camera. Anche il padrone lavorava fino a tardi, ma la
fatica del trasporto sacchi era tutta per me.
Quando ebbi l’età andai
Militare e grazie alla patente fui utilizzato come autista e presi la patente
di terzo grado per la guida degli autoarticolati che mi sarebbe servita anche
nel lavoro da civile.
La PASSIONE per la
FISARMONICA.
Fin da giovane mi piaceva la
musica e conobbi mia moglie in una sala da ballo. Ti dicevo che andai a Torino
per fare il foghista,
DA AUTISTA A “FUOCHISTA”
Dopo tanti anni come autista
di autoarticolati e avendo corso tanti rischi , a causa dei ritmi di lavoro
assurdi, si arrivava da un viaggio alle tre di notte e si ripartiva alle cinque
di mattina, decisi di cambiare lavoro e frequentai le scuole per diventare “
fuochista “ delle grandi caldaie per il riscaldamento dei grandi palazzi di
Torino. Conobbi una ragazza, Teresa, ottima ballerina, e la sposai. Abbiamo avuto tre figli e negli anni settanta andai in pensione.
Perché girando con il camion
vedevo nelle fornaci questi addetti seduti e pensai fosse un buon lavoro
migliore del camionista. Un giorno chiesi ad un anziano cosa si dovesse fare
per apprendere il lavoro. Questi mi disse che dovevo andare a scuola e poi
sostenere un esame per ottenere il Patentino di Fuochista. Cosí feci, ed
ottenuto il brevetto andai a svolgere il lavoro in una grande casa con più alloggi, di proprietà di una
famiglia col figlio maestro di musica. Lo sentivo sempre suonare ed un giorno
non sentendolo chiesi ai genitori dove fosse e loro mi spiegarono che insegnava
musica al Conservatorio. Allora gli chiesi se poteva insegnarmi a suonare la
fisa, e lui iniziò con le note e il solfeggio. Fu complicato abbinare la scuola
di musica al lavoro , ma tanta era la passione che ce la feci. Dopo i primi
rudimenti e le prove sulla sua fisarmonica sorse il problema della mancanza di
uno strumento su cui esercitarmi a casa. Mi confidai con la mamma del maestro e
questa lo disse al figlio che mi propose di acquistare la sua fisa “Organtone”
che lui aveva sostituita con una più leggera. La presi al volo e gliela pagai
poco per volta, due milioni, ed è ancora questa che uso adesso.
Questo è l'album che usavo per suonare VOLA COLOMBA,...... Poi venne la famiglia e misi un po' da parte la musica ed esercitandomi poco nel solfeggio e nel suonare, che bisogna mantenere costanti, persi la scioltezza delle dita e l'abilità. Quando andai in pensione e tornai a suonare con l'organo del Santuario son contento di aver ripreso la vecchia passione. Sa ti faccio sentire qualcosa, anche se le dita sono un po' intorpidite dall'età e dal lavoro di Campagna.
RITORNO A CERRETTA
Appena fui in pensione, tornai
nella casa paterna a coltivare la vigna e le nocciole e ad allevare qualche
coniglio “nanetto” e galline ovaiole. L’odore dei fumi di città mi davano fastidio,
mentre qui anche d’inverno sto benissimo anche senza termosifoni. Ogni giorno mi
esercito con la fisarmonica e il canto ed sono l’organista ufficiale del
Santuario della Cerretta. Prima di lasciarti andar via voglio farti assaggiare
due bicchieri del mio vino Dolcetto e Bacò che produco alla maniera di un tempo.
Voglio anche mostrarti le sei galline che allevO con “mèira sciapà” che coltivo
e produco io stesso.
Ai conigli fornisco pane secco e “brot” che mi
procuro attorno casa.
Qui sto bene, anche se il
lavoro non mi manca. Devo anche difendere le mie galline dalle poiane e dalla
volpe!
La poiana se mi vede non
scende e se ne va, io allora mi siedo qui su questa "topa" e leggo un
po', così le mie “cocche” sono libere di girare al sicuro. Dopo un' oretta le
chiamo dentro con un po' di pane Secco spaccato e Meliga pure sciapà. Con la
volpe invece non è bastato mettere la rete alta e fare la guardia. È riuscita
ad entrare e quando ho capito che era dentro ho chiuso la recinzione, ma lei mi
ha visto, si è arrampicata e nel saltare per fuggire ha spanciato! Si è fatta
male ma è scappata, tuttavia dei conoscenti mi han detto di aver trovato in
fondo ad un noccioleto qui sotto, una volpe morta già da qualche giorno. Eh
bisogna proteggere ste gallinelle.
( Sembra che loro lo
ringrazino, gli girano attorno e si allontanano di poco). Dario mi Mostra anche
il Crotin scavato dal bisnonno. < Vedi, qui l'ho rinforzato e faccio
cantina. Qui nel Crotin, in questo solco dove si accumula acqua che arriva
dalla parete. Qui già il bisnonno e il nonno già mettevano " a meuj i
gorètt" a mollo i rami di salice per legare i tralci di vite . Pure io uso
ancora i gorètt per la vigna e per l'orto. Questo cestino lo ha realizzato mio
padre proprio con i gorètt.
CROTIN DELLE “TORTAGNE”
Dove già il nonno Tommaso e poi il papà mettevano i rami di salice, ginestra e lata a mollo
Il nodo col gorèt
Dario orgoglioso del suo pozzo
e sorgente
Dario realizza cestini e ceste come gli insegnò suo padre
Cesto intrecciato da papà
DARIO PREPARA UNA PIANTINA DI “DARMASSIN”
DARIO AL FORNO DI FAMIGLIA
VPLTA DEL FORNO REALIZZATA DAL NONNO "Tomà"
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