mercoledì 14 agosto 2024

VARALDO SECONDINO 1924 1944

 



VARALDO SECONDINO BARBARESCO 4/6/1924

di MARTINO FILOMENA 1891 1950

e di  GIOVANNI 1881 1959

Residente a TRESTELLE di Barbaresco

CVL.MATTEOTTI

DIV.CUNEENSE 21° BRIGATA

UCCISO DAI “MUTI” IL 13 LUGLIO 1944

 


 

ROBERTO ZANINI mi riferì:

<Il 10 marzo 2017 io e mia moglie andammo alla presentazione di un libro a Torino “Carabinieri per la libertà “e in una pagina di questo, scoprimmo  che nominavano anche un Carabiniere di nome Secondino Varaldo e della sua disgrazia.

Si trattava dello zio di mia moglie

VARALDO Giuliana Giuseppina


SECONDINO CON LA NONNA

Anche l’Alpino  PIERO RIVETTI NATO A CEVA 1934 Andato Avanti nel 2020 ad Alba mi raccontò: 


            

 

SECONDINO e REMO erano gemelli figli di FILOMENA E GIOVANNI di Tre Stelle di Barbaresco.

Erano di leva e non si erano presentati alla Caserma dei Carabinieri per essere arruolati. Avevano invece detto al Partigiano Farinetti, il Comandante Paolo che se avesse avuto bisogno di uomini loro ci sarebbero stati. Continuarono a nascondersi quando sentivano arrivare i repubblichini e a dare una mano al padre nei filari. Giovedì 13 Luglio 1944 il padre Giovanni disse loro che sarebbe andato nei filari sotto casa e che se fosse stato tutto tranquillo avrebbe fatto un segnale. Così fece e i due fratelli al vedere il “fassolèt” fazzoletto che sventolava partirono da casa e raggiunsero il papà. Dopo neppure due ore che stavano lavorando alzarono gli occhi e si avvidero che dalla strada della “Triforera” era apparsa una squadra di “muti” che aveva piazzato la mitragliatrice per sparare proprio nella loro direzione. Remo e il papà Giovanni si acquattarono con la faccia nella terra e nell’erba, Dino si mise a correre nel filare con l’intenzione di raggiunger la strada della Martinenga, ma dopo pochi passi fu raggiunto dai proiettili e crollò senza vita. Il padre e il fratello rimasero immobili finchè sentirono sparare . quando sollevarono la testa per vedere dove fosse Dino lo videro a terra e timidamente  lo chiamarono. Solo quando furono sicuri che i “muti” se n’erano andati, si alzarono e procedendo bassi raggiunsero il figlio /fratello. Lo trovarono morto. Non rimase altro da fare che recarsi a casa ad attaccare il carro alla mucca e portare il povero corpo alla mamma piangente consolata da Remo, anche lui distrutto dal dolore per la perdita del fratello. Il padre imprecò e pianse, si sedette in un angolo del cortile e attese il prete che venne per una Benedizione veloce e consigliò a Remo di sparire in fretta poiché i muti non erano lontani e sarebbero tornati a cercare anche lui. Remo ubbidì, diede un bacio al fratello e alla mamma e toccò sulla spalla il padre, poi guardingo raggiunse a Trezzo Tinella il Gruppo del Comandante Paolo. Lo abbracciarono tutti, capirono subito cos’era successo vedendolo da solo. Si fecero raccontare solo dopo qualche giorno l’accadimento. Capirono tutti che perdere un fratello gemello era un dolore terribile e non sapevano cosa dire.

 

           FOTO ARCHIVIO GIULIANA E ROBERTO


                       



 

 

 




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