giovedì 29 agosto 2024

MAGLIANO CASTAGNOTTI GIOVANNA 1927 BOSIA RODELLO

 


                  




     

Nata a Bosia il 19 aprile 1927 da Mamma Rosa Rinaldi di Cortemilia1898+1939 e papà Vittorio 1892+1976 CAVALIERE DI VITTORIO VENETO nonna Maggiorina Rodo 1858+1939 di Levice e nonno Battista 1860+1941

 Papà Vittorio Cav Vittorio Veneto e suoi compagni alpini di Bosia

                      Papà Vittorio Cav Vittorio Veneto

                   

RICORDI DELLA GUERRA A BOSIA 

Giovanna e Myriam Magliano:

< Nel 1944 dopo i fatti di marzo (fucilazione di Raimondi Dorino 1925) di aprile (uccisione di Breme Dante) e di novembre in cui alla VERNETTA di Castino (VERNEA) furono uccisi tre partigiani e fu incendiata la cascina, noi vivevamo nel terrore. Era venuto ad abitare da noi, un cugino sfollato da Genova del 1923 di nome Fiore. Lui non era indicato nel foglio appeso alla porta che indicava i componenti della famiglia e correva a nascondersi quando capiva che erano in arrivo i fascisti. Un giorno io e mia sorella Maggiorina avevamo effettuato “ra lessija” (il bucato) e l’avevamo steso nell’aia. Eravamo sole poiché il papà era andato a dare il verderame alle viti. Capimmo che stava arrivando qualcuno poiché sentimmo correre Fiore che raggiungeva il suo nascondiglio, e infatti dopo poco vedemmo entrare nel cortile tre repubblicani, uno piazzò la mitragliatrice che puntava verso la casa, pronto a sparare se fosse fuggito qualcuno. Gli altri due controllarono il foglio e sentenziarono che loro sapevano che in casa doveva esserci un giovane del 1925 o del 1923 che non risultava dall’Elenco di famiglia. Maggiorina, la sorella più grande disse a più riprese che non vi era nessun uomo di quell’età nella nostra famiglia, ma loro insistevano e dopo un po’ la presero sotto braccio uno per parte e la condussero fuori dal cortile dietro la casa per impaurirla. Io urlavo e anche lei li implorava di lasciarla assicurando che diceva la verità. Accorse il papà che al sentire le nostre urla si era precipitato a casa e dopo aver assicurato anche lui che non vi era nessuno in età di leva i fascisti lasciarono Maggiorina ma dissero al Padre che se entro l’indomani, questo giovane che secondo loro era nascosto, non si fosse presentato al presidio fascista a Castino, sarebbero ritornati e avrebbero incendiato il cascinale. Alla sera arrivò da Genova il padre di Fiore e nostro zio e riferimmo quanto ci era stato detto, ma né Fiore né suo padre non erano intenzionati di presentarsi ai fascisti e noi eravamo veramente preoccupati. Il giorno successivo si rimase in attesa dell’arrivo dei repubblicani, in quanto Fiore non andò a Castino, ma fortunatamente non venne nessuno. Rimanemmo comunque allarmati, finchè i nazifascisti non se ne andarono da Castino. Ricordo ancora: poco distante vi era una famiglia che aveva un ragazzo del 1925 che si nascondeva in un buco predisposto con delle canne per fornirgli aerazione. A novembre ci fu l’altro eccidio che costò la vita a 3 Partigiani

18 11 a Ferrero Lelio del 1925.

19 11 1944 Careglio Angelo del 1922

20 11 Cavicchini Umberto 1925

Una sera di Novembre , venne da noi un gruppo di Partigiani e si fermarono a mangiare. Io fui incaricata da mio padre di controllare alla finestra del piano superiore che non arrivasse qualcuno. Si combattevano tra Borgomale e la “Vernea” di Castino, improvvisamente sentii un colpo e vidi un fuoco in seguito udii “in brai” un urlo. Corsi ad avvisare i Partigiani e questi immediatamente se ne andarono. Il giorno dopo il papà seppe da Don Berrone Parroco di Castino e Bosia che era stato ucciso un Partigiano e questi gli chiese di andarlo a trasportare dalla camera mortuaria al Cimitero. Io che seguivo sempre mio papà andai con lui con il bue e il carro. Non dimenticherò mai più le condizioni di quel defunto con il ginocchio spappolato che morì dissanguato. Molti anni dopo, vivevo già a Rodello, seppi dalla sorella che il Partigiano Careglio Angelo

(nome di battaglia “Furio” 5°Div. Garibaldi 16°Brigata) era stato traslato da Bosia al Cimitero di Alba.>

Anche Suor Myriam, sorella di Giovanna aggiunge la sua testimonianza di ricordi del periodo della guerra: RICORDA COMMOSSA ORESTE Sandri e GIACINTO Gallesio, trucidati a Benevello il 13 febbraio1945.  Quando ebbe 8-9 anni, il padre la portò dai nonni materni e da una zia al CASSINOT di Benevello, poco distante dalla Madonna di Langa e dalla Cascina Belmondo dove furono arrestati Oreste e Giacinto. Dice di udire ancora gli spari che procurarono la morte dei due giovani. <Loro erano molto più grandi di me, ma li vedevo quando venivano a Messa o al Vespro e li conoscevo bene.> Aggiunge che bisogna ricordare ai giovani questi fatti e non lasciare che vengano dimenticati.


 STORIE DI MASCHE

Giovanna: <Una volta stavamo lavorando con i buoi in località Mora (Morra) e ad un certo punto i buoi si bloccarono, non vi era verso di farli andare. Papà Vittorio le provò tutte ma comprese che “cheidun oi blocava!”( QUALCUNO LI BLOCCAVA) Si spazientì e mi disse: ti stà lì, mi vagh a dijne due a Tolon!(TU RIMANI lì, IO VADO A DIRNE DUE A TOLON) (Era un vecchio che abitava oltre Belbo di fronte a Bosia e che dicevano avesse o “libr dèr comand”,  lo chiamavano Mascon.( vedi storia di IRMA FESSIA  DI BOSIA). Andò da Tolon e gli intimò in bel modo di lasciar lavorare i suoi buoi. Questi lo guardò e gli fece segno di andare. Quando tornò i buoi ripartirono e si potè terminare il lavoro




 

 

Don Berrone Parroco di Bosia

Sempre da quelle parti viveva una vecchia ch’ij divo rà PAJERA, e dicevano fosse una “masca”. Ne parlò persino il Prete DON BERRONE in Chiesa, poiché parecchie persone gli avevano riferito di aver visto “fè e can” (pecore e cani) che impaurivano contadini e viandanti.>

 


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