martedì 2 luglio 2024

OBERTI BUSSO ADDA 1931 NEIVE

 








https://youtu.be/8rlHAf-4lkg                    Mio padre commerciante

 

https://youtu.be/xd8UVh1uT20           Sfollata da Torino

https://youtu.be/iFTuyq9feiw              Il delatore Squassabia e mio marito deportato

https://youtu.be/7u_RN8fVQn0                              Le SS a Neive

 

Adda Oberti nata a Neive nel 1931 da Abbona Beatrice Mango 1910 e da Olimpio (Berto dèr crave) di Neive 1902, ci narra subito un simpatico aneddoto. Suo padre le raccontava che il nonno Monsù Bonifacio, prima di concedere la figlia a Olimpio, si recò dal Segretario comunale di Neive, il Sig. Mentore Stupino padre di Giacomo a sua volta genitore di Italo, Giulio, Anna per avere informazioni circa la situazione economica della famiglia Oberti e questi gli rispose:”sòd pochi ma débit gnun” (soldi pochi ma nessun debito!) “ e per quei tempi era già indice di una buona situazione.

Il Sig. Mentore Stupino fu alle dipendenze del Conte Riccardi Candiani Podestà “illuminato” durante il ventennio fascista.

La famiglia degli Stupino collaborava con le famiglie contadine e in particolare acquistarono il primo trattore “Same” del paese, in società con la famiglia del mio futuro marito Busso Guido 1926 e fratello Pierino 1920.


Mio padre Olimpio Oberti, primogenito di una famiglia con otto figli, quattro ragazzi e quattro ragazze, e otto giornate di terreni, dopo essersi sposato, comprese che avrebbe dovuto cercare un’altra fonte di reddito per la sua nuova famiglia. Trovò subito lavoro alla F.I.A.T. come Tornitore e dopo un po’ di “pendolarismo” (dopo due o tre mesi) si trasferì con con me e la mamma. Abitavamo nei pressi di Porta Nuova, dove rimanemmo fino al 1942 quando aumentarono i rischi a causa dei continui bombardamenti.

 

 BOMBARDAMENTI A TORINO

Avvisati dagli allarme, si scendeva anche due volte per notte per correre nei “rifugi antiaereo”! Papà e mamma con me undicenne, scelsero di tornare a vivere ai ”Bordini” di Neive dove la famiglia paterna si era ridotta di numero, poiché le zie si erano sposate e un fratello era in guerra. Il lavoro per tre uomini era adeguato e si viveva con molto meno che nella città.

Mio padre, per arrotondare i proventi, iniziò a “negossié” (commerciare) pecore e capre e nonostante vi  fosse l’autarchia( il principio economico in base al quale una nazione deve essere in grado di produrre autonomamente tutto ciò di cui ha bisogno) e si dovesse consegnare una parte del grano allo Stato e vi fosse “la tessera” per il pane, in campagna ci si arrangiava! 


Il papà percorse tutte le Langhe fino a Cravanzana e oltre, sempre a piedi, per acquistare e vendere pecore e capre. Quando poi aveva molti animali da portare a vendere ad Alba allora le faceva trasportare con il camion da Italo Carbone.

A Neive si visse abbastanza tranquillamente, finchè con l’arrivo delle SS, informate di tutti i nominativi dei giovani di leva o Partigiani, dal Fascista Squassabia, iniziò un periodo veramente doloroso. Letteralmente i nazifascisti “RASTRELLAVANO” casa per casa di borgata in borgata. Alla borgata Balluri arrivarono alla Cascina dei Busso e con l’elenco alla mano chiesero fossero consegnati il figlio Pierino del 1920 e Guido del 1926, rispettivamente mio cognato e mio futuro marito. Se non li avessero consegnati, avrebbero incendiato la cascina. Pierino fu poi rilasciato, ma Guido di neppure 18 anni fu portato in Germania dove fu adibito a Custode di cavalli. Raccontò di aver patito la fame e il freddo, ma riuscì a sopravvivere e a ritornare a casa sia pure in condizioni pietose. Siccome il mangiare era pochissimo, di notte cuoceva delle patate recuperate a rischio della vita e le nascondeva nel fieno. Trascorse i 6 mesi di prigionia(dal Dicembre 1944 a Giugno 1945 indossando un paio di zoccoli rappezzati e vestiario inadeguato! )

Insieme a Guido furono presi prigionieri e inviati in Germania anche Agnelli Aurelio ed Egidio “I VIGHIN, portoné “ (TRAGHETTATORI DEL PORTO SUL TANARO) che abitavano alla Cascina Piana con le sorelle Clelia e Ida.

                               AGNELLIEGIDIO

                    

                              BUSSO PIERINO

 


                               BUSSO GUIDO

 

OTTO DICEMBRE 1944

L’otto Dicembre 1944 Festa della Madonna Immacolata, io, come “Figlia di Maria” andai in Chiesa


 

in Capoluogo per la funzione celebrata dal Parroco Don Bollano.


 Parroco Don Bollano

All’uscita trovammo un gran numero di Soldati delle SS e fascisti. chiedevano a noi, donne e ragazze dove fossero i giovani e gli uomini e ci impaurivano dicendo che avrebbero bruciato tutto. A me un militare armato  si parò davanti e mi chiese: <Dove essere falegname che prepara le bare?> e sghignazzò. Io lo evitai e rapida presi la strada di casa.

Don Bollano aveva provveduto a nascondere un buon numero di giovani nelle cantine sotto la Chiesa e nel campanile. In quei periodi in tutte le case si era provveduto a costruire dei nascondigli mimetizzati per utilizzarli quando vi erano i rastrellamenti. I nazifascisti, che erano in gran numero si sparpagliarono per le frazioni e andavano a colpo sicuro poiché avevano gli elenchi dei giovani avuti dal delatore Squassabia e cercavano soprattutto il “il RIBELLE PIPPO”(Capo dei Partigiani che aveva una sede alla Cà Neuva e un distaccamento ai ”Macolin”!  


                          Revello Angelo "Pippo"


                                                                             FOTO CASTAGNO GUIDO

 

REVELLO  ANGELO 30/04/1925  NEIVE (CUNEO) -

Nome di battaglia PIPPO 

PARTIGIANO  21° BRG MATTEOTTI

Prima formazione FORM VALVARAITA 

PARTIGIANO Dal 01/09/1944 Al 13/05/1944

COMANDANTE DISTACCAMENTO Dal 13/05/1944 Al 15/12/1944

Ricordo che dicevano ai giovani che prendevano prigionieri, che se avessero consegnato “Pippo”, loro avrebbero lasciato il paese. Era ricercato da tempo ma riusciva a sfuggire anche con travestimenti e beffe che innervosivano moltissimo i fascisti e i tedeschi. “Pippo”, Angelo Revello della Frazione Gallina, fratello di Mentorin  dell’Osteria del Capoluogo andò dalla nonna al “Mattarello” e si fece dare dei suoi vestiti “quefe”(veli da Chiesa e foulard)per camuffarsi e così girò sempre senza farsi riconoscere e prendere.

La nonna di Angelo “Pippo”( madre di Vigioto e Settimo Marasso e anche nonna di Leonin dèr Matarèll) aveva timore che i fascisti lo individuassero, ma lui come “Lulù”( il rinomato Louis Chabas delle Langhe alte) riuscì sempre a intrufolarsi e a beffarsi di loro.

Un altro triste fatto che ricordo fu quello che si realizzò nella famiglia B. e G., dove il Padre militare fascista denunciò il figlio “Partigiano” che fu deportato e morì ad ALSENZ ALSENZ 

16 /3/45(probabilmente sotto un bombardamento)( Il 19 ottobre 1944, per il primo bombardamento sulla Alsenz, nei prossimi mesi seguiti da altri sette. Almeno undici persone sono state uccise e ferite diverse decine. Il 20 marzo del 1945, gli americani si trasferirono in Alsenz. La comunità pianse dalla guerra un totale di 126 morti. Poco dopo, i francesi occuparono il Palatinato, c'era di nuovo Zwangseinquartierung(campo di lavoro forzato) truppe straniere.)

I giovani “arrestati” furono incolonnati e condotti nel Palazzo del Conte. Andai con i famigliari a salutarli e vi era: Minerdo Renzo, Proglio Secondo, il mio futuro sposo Busso Guido e il fratello Pierino, i fratelli Agnelli. Erano nelle cantine del Conte e vi rimasero per qualche giorno finchè non li portarono a Torino. Furono parecchi i genitori che ricorsero a qualche gerarca neivese per cercare di far ritornare il proprio figlio a casa da Torino. Non fu questione di danaro, qualcuno lo rilasciarono ma casualmente.

Un’altra scena relativa al rastrellamento: Vennero ai Bordini dove abitavamo, presero polli, galline e si fecero dare da mangiare. Passarono anche dalla casa di Agnella e arrestarono Pierino. La madre, Ermelinda li seguì urlando e piangendo, scarmigliata e disperata, implorò quei militari delle SS fino al crocevia del Tosone. Bene, pur di non sentirla più rilasciarono il figlio. Li ringraziò e stringendosi al suo Pierino lo riportò a casa. Fu uno di quei casi in cui la disperazione di una mamma toccò il cuore dei terribili SS.Il giorno dopo uno dei soldati nazi fascisti che si ricordava di aver visto la sorella di Pierino ai Bordini, la incontrò che si recava al mulino a macinare una sacchetta di grano, la fermò e a voce alta per farsi sentire dai passanti le disse:< ehi, dì un po’ che non siamo così cattivi! Abbiamo rilasciato tuo fratello!>

Furono veramente giorni di terrore, anche se Neive fu salvato dagli incendi e dalle devastazioni grazie all’intervento del Podestà Guido Rocca (padre di Cicci e di Leone) che pur con la carica non abbracciò pienamente l’ideologia fascista e anzi si dedicò a salvare e proteggere i partigiani offrendo nascondiglio e ricovero. I nazifascisti seminarono paura ma cercavano i “Partigiani sfegatati” come Pippo e Mato che furono sempre aiutati anche dai contadini, sfamati e nascosti nei “crotin” costruiti per i propri famigliari ma utilizzati anche dai Partigiani.

Viola Amato

VIOLA AMATO   06/04/1898  CERESOLE ALBA (CUNEO) -

Indirizzo di residenza NEIVE (CUNEO) - ITALIA

COMMERCIANTE AMBULANTE 

Arma FANTERIA Reparto 65° RGT
CAPORALE MAGG. 

Nome di battaglia AMATO  PARTIGIANO  21° BRG MAT

Prima formazione 21° BRG MAT Dal 16/12/1944 Al 07/06/1945

 

 

 

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