sabato 29 luglio 2023

NELLA SIBONA Lequio Berria

 

NELLA SIBONA Lequio Berria


LA MEMORIA RACCHIUSA NELLE OPERE DI Papà “Fiori”

https://youtu.be/B9Ui7XrBbDw






Grazie a Nella che mi permette di inserire nella Banca della Memoria, delle tradizioni e dell’identità dell’Alta Langa il loro grande papà Fiorentino Sibona detto “Fiori”. 

Onorato e felice di effettuare la visita nel museo di Fiori mi ritrovo immediatamente a collegare l’Artista ad altri ricordi che mi portano all’incontro che ebbi accompagnato da Nando di Bosia e Arguello. Successe tanti anni fa e trovammo èr “MÈJ DA BOSCH”, che si addice perfettamente a Fiori, nel laboratorio di “ Migliore da legno” . 

Unisco quel ricordo alle foto di famiglia e opere e mi avvio in un sogno che vuole Onorare la Memoria di un personaggio che spero approverà la mia”RETE” di memorie.

Accompagnato da Nando trovo Fiori che nato nel 1904 da Giuseppe del 1879 e Giovanna Sappa di Roddino, visse un infanzia  ai “Patach“ con le sorelle e fratelli Giuseppina, Caterina, Clemente e Celestina. Mi piace vederlo intento a realizzare giochi nel semplice laboratorio  “sota èr porti” (sotto il portico)del papà che era sì contadino ma come mi raccontarono Nando, Dilia, Augusto e molti altri, sapeva realizzare con il legno, attrezzi ceste mobili e riparare carri e carretti. Fiori sicuramente osservò il papà Giuseppe nel lavoro e mise in pratica quanto poi consigliò a Carlo del Brich di Arguello “ Bèjca j’atri a travajé e ar’abzogn ricordètne”. (Osserva gli altri a lavorare e al bisogno ricordatene)

Nel 1924 Fiori, dopo Avèj tirà èr bijèt vestì la divisa militare da Alpino e andò soldato fortunatamente senza guerra. Tornò e si sposò con Giuseppina Destefanis del 1913  ed ebbero quattro Bimbe: Franca che andò in cielo nel ‘93, Marisa, Nella e Palmina. Non furono tempi facili poichè la guerra a Lequio Berria la vissero pesantemente. Come raccontano Alfredo Secco, Sesto Mo, e hanno raccontato Secondina Bosio, Rosa Sibona Travaglio e Amedeo Castagnotti con l’arrivo dei tedeschi a Lequio si vissero momenti terribili e si assistette  ad atrocità che portarono troppi morti. (Vedi fatti del 29 Giugno 1944 e del Febbraio 1945). 

Fiori si rese sempre disponibile a collaborare per le necessità del paese e come racconta Alfredo Secco figlio di Cento, altro falegname storico del paese contribuirono a realizzare le casse per seppellire i poveri resti dei giovani Partigiani stroncati dalla furia nazifascista. Alfredo ricorda che parecchie persone del paese furono messe al muro per collaborazionismo(costruzione delle casse per la Maestra e i Partigiani uccisi) e poi salvati dal mitico Dottor Cardone, di cui tutti ricordano la professionalità e umanità. 

Quando la guerra finì Fiorin continuò a essere “ il mèj da bosch” per le necessità dei compaesani e degli amici dei paesi vicini ed esercitò anche altre arti quali il fabbro e il barbiere ma anche “L’affabulatore” e cantore per le sue bimbe. Anche nei periodi più bui e tristi come ricordarono, i preti che lo conobbero, seppe sempre confortare sè stesso e la famiglia con la profonda Fede in Dio. Fiorin ebbe da Dio il dono della longevità che gli permise di godere dell’affetto di molte persone che apprezzarono la sua gentilezza e disponibilità, e delle figlie e nipoti che raccontano ai propri figli la dolcezza, bontà e simpatia del nonno Fiorin che oltre a realizzare per loro “trottole ed altri giochi” insegnava filastrocche e Preghiere anche in piemontese!

Nei suoi lavori, vere opere d’arte, ha lasciato molti messaggi che in chi sa leggerli ispirano saggezza e invito ad apprezzare e rispettare la bellezza della natura e dei suoi doni. Osservare le sue opere è un arricchimento culturale che fa bene all’anima. Mi richiamano collegamenti di memorie legati a valori fondamentali quali la semplicità la precisione, l’espressività. 

Grazie Fiori, continua ad ispirarci nel Cammino terreno. 

Bona sèira Giaco Tross, le ninssole son pa noz

E le nos son pa ninssole, e  j’èmssé son  pa le nore.

E le nore son pa j’èmssé , e la tera l’è pà dané

E i dané son pa la tèra, e la paz l’è pà la guera.

E la guera l’è pa la paz, e la boca l’è pa ‘l naz

E ìl naz l’è nen la boca, e lo fuz l’è pa la roca

E la roca l’è pa ‘l fuz, e la fnestra l’è pa l’uss

E l’uss l’è pa la fnestra, e ‘n toch ‘d pan l’è pa la mnestra.

E la mnestra l’è pa ‘n toch ‘d pan. E la gata l’è pa ‘l can

E ‘l can l’è nen la gata, e ‘l maton l’è nen la mata

E  la mata l’è pa ‘l maton, e la tèra l’è pa ‘l mon

E ‘l mon l’è pa la tera, e 'l mèrcà l’è pa la féra

E la féra l’è pa ‘l mèrca, e lo preivi l’è pà ‘l frà

E lo frà l’è nen lo prèivi, e lo vin l’è bon da bèivi 

 



RACCONTI DELLE ESPERIENZE DI MAMMA E PAPA’ NELLA GUERRA

Anche se era piccola, Nella ricorda molto bene alcuni fatti del periodo della guerra. Quando i nazifascisti arrivavano a Lequio Berria in Piazza, venivano subito a controllare il cortile di Fiuri, essendo vicino e sulla strada. Quegli uomini armati, i loro passi e le loro urla Nella non  li dimentica a distanza di ormai tanti anni.

Una volta andarono per uno dei loro “rastrellamenti” alla ricerca di giovani di leva e Partigiani, ma anche per rovistare in casa e rubare oro, biancheria salami formaggi e quel poco che avevano. Per evitare che  prendessero loro le poche cose di casa, mamma e papà avevano nascosto sia biancheria che roba mangiativa dentro un baule e sopra  avevano messo un materasso che fungesse da lettino per lei.

Mamma le disse di dormire tranquilla e se avesse sentito dei rumori di fare finta di dormire e non muoversi per evitare che uomini cattivi mla portassero via! Vennero che lei  dormiva ed entrarono in casa, dopo aver frugato in tutte le camere un militare sferrò un calcio al baule e chiese cosa ci fosse dentro, lei  si svegliò  ma non si mosse, mamma prontamente disse che vi erano abiti e fasce delle bambine! E aggiunse: <se vuole vedere guardi pure!> e fece per sollevarla! Ma il tedesco se ne andò! Il bluff della mamma era riuscito!

In un’altra occasione vennero e chiesero dove fossero gli uomini, e lei disse che suo marito era via per lavoro! In realtà il papà era nascosto nel solaio al quale si accedeva attraverso una botola della cucina. I militari frugarono nelle camere, poi uno chiese di vedere oltre la botola! La mamma gli indicò tremante la scala che aveva realizzato Fiuri e questi la appoggiò e salì qualche gradino. Quando fu a metà una voce dal cortile ordinò di andare. Alla mamma e al papà si allargò il cuore! Quando se ne furono andati e mamma comunicò il cessato allarme il padre scese ancora spaventato e raccontò sempre che lo avevano salvato le preghiere che aveva recitato. Era un uomo di grande Fede e sempre  insegnò a confidare nel buon DIO e a pregare.

Il fatto più terribile successe quando i nazifascisti arrivarono improvvisamente e puntando il mitragliatore al petto di papà gli ordinarono di fornire loro della legna che doveva servire come carburante per il camion con motore a fuoco! 


Fiori disse che non aveva legna pronta in quel momento! Questi gli diedero tempo 24 ore per preparare i pezzi della misura che volevano oppure “kaputt” . Il papà di Nella, sapendo che non scherzavano chiese aiuto alla gente del paese e tutti collaborarono nel  procurargli dei pali di castagno da segare per i tedeschi! Si mise all’opera ma quando fece buio dovette fare i conti con “il coprifuoco” e con gli aerei che bombardavano se vedevano delle luci! Finchè non ebbe terminato, la mamma  Pina e le bambine rimasero con gli occhi al cielo per avvisare se avessero avvistato o udito  bombardieri! La mamma avvistò ben due volte aerei e si dovette spegnere ogni luce e attendere fossero transitati. Dopo tanto lavoro, papà ebbe pronto il mucchio di legna per i tedeschi che senza ringraziare se ne andarono.

Dopo un paio di visite dei nazifascisti Papà Fiori, avendo sentito che requisivano tutto quello che poteva loro servire, decise di portare in campagna la sua moto a cui teneva tanto. Chiese aiuto ad alcuni amici del paese e all’ imbrunire la portarono nei pressi di una cascina di Lequio  e la calarono in un “Crotin” , quindi ricoprirono l’accesso con fasci di legna e frasche. Alla fine della guerra la recuperò felice e ringraziò Dio per avergli permesso di riutilizzarla.

 

 

Nella conferma anche il racconto di Alfredo Secco . Quando a Febbraio i tedeschi e i fascisti effettuarono la strage di Partigiani e della Maestra , il medico Cardone chiese a Cento Secco, il padre di Alfredo e a Fiuri di costruire le bare per i poveri cadaveri. Loro le realizzarono ma quando tornarono i nazifascisti furono accusati di insubordinazione agli ordini: avevano detto di non rimuovere i cadaveri! Con La forza i tedeschi trascinarono in piazza i falegnami Cento con il figlio Alfredo di 15 anni, Fiuri ed altri sette o otto e li misero al muro. Intanto che si stava per compiere un’altra strage giunse il Dottor Cardone che si assunse la colpa, se di colpa si poteva parlare, di aver ordinato ai falegnami di preparare le bare. Tutti furono rilasciati e poterono tornare alle loro case, ma grande fu lo spavento.

 

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