Fiorino Margherita Lequio Berria
Margherita Fiorino Corrado
(Lequio Berria 1945 di Torrengo Giuseppina 1914 e di Giovanni
Francesco Lequio Berria 1912
Mio papà nella guerra
Rita: <Mio padre, Alpino, partecipò alla guerra di Francia e raccontava che gli successe, mentre era sul Fronte di guerra, di imbattersi in un commmilitone che ferito e con una gamba fratturata, gemeva infreddolito e si preparava a morire. Francesco senza esitare gettò via il tascapane e si caricò sulle spalle qull’omino sofferente. Papà era grande e grosso e trasportò per trenta e più chilometri il compagno che continuva a dirgli :<lasciami qui, salvati, rischi di essere colpito anche tu!> Ma papà Francesco lo portò fino all’infermeria da campo e lo salvò.
<Tanti anni dopo, negli anni ottanta, avevamo
mio marito Angelo in Ospedale e mio papà venne con me a fargli visita. Intanto
che eravamo vicino al letto, papà sentì una voce che gli ricordava quella di
quel compagno Alpino di tanti anni prima sul Fronte francese. Mi
disse:<Rita, chiedi a quell’uomo se è Aldo Giretti> Mentre gli rispondevo
che non osavo disturbare, l’uomo che parlava con la moglie, alzò gli occhi e
incontrarono quelli di mio papà. Mio padre si avvicinò al letto e gli chiese.
<Sei Aldo Giretti? > E lui < sì e tu sei Giovanni Fiorino?> I due
Alpini si chiamarono per nome. Per dieci minuti rimasero abbracciati ed
emozionati piangendo. Dopo tanti anni la casualità aveva fatto sì che potessero
ritrovarsi e ricordare quel fatto avvenuto nel 1940.
Ho il rammarico di non avere chiesto altre
notizie a mio papà ma ricordo che da piccolina ero rimasta impaurita dai
racconti che papà faceva con gli amici. Alle Vijà “vegliate” gli uomini
parlavano tanto delle difficoltà incontrate durante la guerra ed erano
ricorrenti storie di soldati feriti, uccisi. Quel parlare dei morti impressionò
molto noi bambine, al punto che io e mia sorella quando si saliva la scala per
andare in camera a dormire guardavamo se ci fosse qualcuno nascosto dietro una
tenda dell’armadio a muro o sotto le lenzuola. Queste paure fecero si che non
chiedemmo mai notizie circa la guerra e lasciassimo che si confidassero tra
loro uomini quei ricordi.
Sentii raccontare della fame grande che
patì nei sei lunghi anni di vita militare: <…non avendo neppure acqua,
raccoglievano la pipì del mulo nel gavettino e vi facevano bollire le bucce di
patata che recuperavano sui letamai.Quello era il nutrimento. >
Papà nacque a Lequio Berria nella casa che
poi divenne dei Secco genitori di Alfredo in via Canetti. In questa casa, i
nonni che io non ho conosciuto, Avevano dei “Tlé” Telai e svolgevano attività
di tessitori di canapa. Nonna morì a 35 anni nel dare la luce ad un figlio.
LA MAMMA TORRENGO Giuseppina 1914:
LAVANDAIA
Mia mamma, dalla cascina Frati di Cerretto
Langhe andava ad Albaretto Torre da due o tre famiglie benestanti o dove le
donne lavoravano in campagna a “fè ra lèssija” il “bucato”. Due o tre volte
l’anno andava a lavare la biancheria che era composta per lo più di lenzuola di
tela di canapa. Dopo averle lavate “ij torzivo” le torcevano per far uscire
l’acqua e quindi le stendevano ad asciugare su delle corde sorrette dar
“cavaglie” ( pali incrociati). Mamma raccontava che l’uso della “soda” le
spellava le mani poiché si bruciava la pelle. Ricordava che andava presso la
famiglia Giordano di Ortensia che aveva tre figli maschi.
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