venerdì 28 luglio 2023

 Fiorino Margherita Lequio Berria 





Margherita Fiorino Corrado (Lequio Berria 1945 di Torrengo Giuseppina 1914 e di Giovanni Francesco Lequio Berria 1912

 

https://youtu.be/ik8_zWeK_tc    

Mio papà nella guerra

Rita: <Mio padre, Alpino, partecipò alla guerra di Francia e raccontava che gli successe, mentre era sul Fronte di guerra, di imbattersi in un commmilitone che ferito e con una gamba fratturata, gemeva infreddolito e si preparava a morire. Francesco senza esitare gettò via il tascapane e si caricò sulle spalle qull’omino sofferente. Papà era grande e grosso e trasportò per trenta e più chilometri il compagno che continuva a dirgli :<lasciami qui, salvati, rischi di essere colpito anche tu!> Ma papà Francesco lo portò fino all’infermeria da campo e lo salvò.

<Tanti anni dopo, negli anni ottanta, avevamo mio marito Angelo in Ospedale e mio papà venne con me a fargli visita. Intanto che eravamo vicino al letto, papà sentì una voce che gli ricordava quella di quel compagno Alpino di tanti anni prima sul Fronte francese. Mi disse:<Rita, chiedi a quell’uomo se è Aldo Giretti> Mentre gli rispondevo che non osavo disturbare, l’uomo che parlava con la moglie, alzò gli occhi e incontrarono quelli di mio papà. Mio padre si avvicinò al letto e gli chiese. <Sei Aldo Giretti? > E lui < sì e tu sei Giovanni Fiorino?> I due Alpini si chiamarono per nome. Per dieci minuti rimasero abbracciati ed emozionati piangendo. Dopo tanti anni la casualità aveva fatto sì che potessero ritrovarsi e ricordare quel fatto avvenuto nel 1940.

Ho il rammarico di non avere chiesto altre notizie a mio papà ma ricordo che da piccolina ero rimasta impaurita dai racconti che papà faceva con gli amici. Alle Vijà “vegliate” gli uomini parlavano tanto delle difficoltà incontrate durante la guerra ed erano ricorrenti storie di soldati feriti, uccisi. Quel parlare dei morti impressionò molto noi bambine, al punto che io e mia sorella quando si saliva la scala per andare in camera a dormire guardavamo se ci fosse qualcuno nascosto dietro una tenda dell’armadio a muro o sotto le lenzuola. Queste paure fecero si che non chiedemmo mai notizie circa la guerra e lasciassimo che si confidassero tra loro uomini quei ricordi.

Sentii raccontare della fame grande che patì nei sei lunghi anni di vita militare: <…non avendo neppure acqua, raccoglievano la pipì del mulo nel gavettino e vi facevano bollire le bucce di patata che recuperavano sui letamai.Quello era il nutrimento. >

Papà nacque a Lequio Berria nella casa che poi divenne dei Secco genitori di Alfredo in via Canetti. In questa casa, i nonni che io non ho conosciuto, Avevano dei “Tlé” Telai e svolgevano attività di tessitori di canapa. Nonna morì a 35 anni nel dare la luce ad un figlio.

LA MAMMA TORRENGO Giuseppina 1914: LAVANDAIA

Mia mamma, dalla cascina Frati di Cerretto Langhe andava ad Albaretto Torre da due o tre famiglie benestanti o dove le donne lavoravano in campagna a “fè ra lèssija” il “bucato”. Due o tre volte l’anno andava a lavare la biancheria che era composta per lo più di lenzuola di tela di canapa. Dopo averle lavate “ij torzivo” le torcevano per far uscire l’acqua e quindi le stendevano ad asciugare su delle corde sorrette dar “cavaglie” ( pali incrociati). Mamma raccontava che l’uso della “soda” le spellava le mani poiché si bruciava la pelle. Ricordava che andava presso la famiglia Giordano di Ortensia che aveva tre figli maschi.


 



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