domenica 17 novembre 2013
Cantavano i nostri nonni! E noi.........
lunedì 14 ottobre 2013
Bressano Alfredo "Testimone" del Campo di prigionia
BERUTTI PIETRO Il comandante "Gino"
https://youtu.be/qXJQtjHGBo0 Alla "Presa DI ALBA"
Pietro
Berutti 1922 il Comandante “Gino” Barbaresco
<Quel giorno eravamo alla
Cascina Torretta di San Donato. Quando sentimmo il rumore della colonna di
nazifascisti era ormai tardi per fuggire. Erano già nell’ultima curva dove poi
c’è la strada che porta al Caffo di Neviglie. Con quattro salti ci portammo
nella vigna sulla sinistra della cascina e di lì “oma sopataje” (abbiamo
sparato). Ma presto ci rendemmo conto che potevamo fare ben poco contro le loro
mitragliatrici “a quattro bocche”. Avevo con me una decina dei miei uomini di
Barbaresco e con imprudenza(sènssa cognission) eravamo scesi ad affrontarli
nella strada. Sostenemmo per un po’ la sparatoria poi dissi loro che era il
momento di andare.
Già i proiettili sibilavano e
iniziammo a correre a rotta di collo giù per il pendio di vigneti e "piovà" (terrazzamenti con
dei salti che solo la giovinezza ci permetteva di effettuare. Si corse fino a
Rocchetta e senza voltarci a guardare se ci inseguivano neh! Mentre si correva
uno dei ragazzi mi urlò: “se arrivo al fondo sano e salvo domani vado a far la
Comunione per ringraziare” Proprio lui che non frequentava la Chiesa!
Arrivati a Rocchetta non ci
fermammo e continuammo a salire per giungere a Castino, nonostante gente del
paese ci avesse fermato chiedendoci di sabotare la casa di un noto fascista!
Non avendo avuto ordini non permisi ai miei Partigiani di entrare. A Castino
trovammo subito una sistemazione e rimanemmo una decina di giorni. Da Castino ci
spostammo allo Scorrone e poi, sempre a piedi tornammo a San Donato e fu lì che
Poli mi destinò a Barbaresco. Paolo Farinetti era con il suo gruppo lì dove c’è
Gaja e noi ci insediammo all’Ovello per controllare tutta la valle Tanaro.
Avevamo due Bren piazzati che puntavano verso il Porto di Neive. Ricordo che un
giorno venne il direttore della Cinzano il Dottor Ricaldone, per incontrarsi
con Poli. Arrivò al Porto con il calesse e “l’autista-cocchiere”, io andai ad
attenderlo e lo accompagnai da Poli. Quando se ne andò mi ringraziò e mi donò
un bellissimo orologio con il marchio Cinzano che io però, consegnai a Piero
Balbo.
Al termine della guerra questo
Amministratore delegato mi propose di andare con lui a New York, io non
accettai la proposta e venni qui a Barbaresco dove mi sposai. Se avessi
accettato forse avrei fatto carriera in politica, ma io ero innamorato di
Romana e feci un’altra scelta : coltivare vigneti. Sono ancora qui, alla
cantina La Spinona e son quasi 70 anni che siamo sposati.>
ATTACCO
SU ALBA DEL 15 APRILE 1945
<Alla presa di Alba del 15 Aprile, io ebbi l’incarico di sorvegliare con i miei uomini “Il sabotaggio del Molino Rizzoglio e della Centrale elettrica.” Comandavo la terza Colonna. Scendemmo da Barbaresco e percorrendo le gallerie della ferrovia passammo sotto la galleria sulle rocche dove il Tanaro effettua un’ansa e vi sbuca il Torrente Cherasca. Lì davanti c’era il Seminario minore dove alloggiavano i fascisti. Noi arrivammo procedendo lungo l’argine che arrivava dal cimitero e passava dove ora c’è la rotonda e corso Torino. Sulla piazza del grande Peso Pubblico vi era una Torre dalla quale i repubblicani sparavano, ma noi riuscimmo a evitare i proiettili proteggendoci con la riva dell’argine, finchè giunse un piccolo carro armato che andò a girare dietro il vecchio campo sportivo e quindi alle nostre spalle e iniziò a effettuare una pioggia di fuoco. Fu così che dovemmo uscire allo scoperto e in quel frangente caddero colpiti Valerio Boella Walter, Romano Scagliola Diaz, Marcello Montersino Giob, Solazzo Oronzo, Mereu Albino. Gino si mette le mani al viso e sussurra ”Abbiamo sbagliato tutto, ma eravamo giovani e inesperti e rischiavamo da incoscienti!” Dal Seminario Minore sparavano, dalla torre del Peso sparavano, sparava il carro armato, a quel punto ordinai di fuggire e quando li vidi tutti al sicuro nella galleria ferroviaria, per ultimo, vedendo che i proiettili erano una pioggia nell’acqua della Cherasca pensai di rientrare attraversando il Tanaro sotto le rocche per arrivare da sotto a Barbaresco. Dove sfocia la Cherasca vi erano delle “Gore”(salici) e sapevo che sotto le rocche vi era “na roséla” (aquitrino di acqua corrente) dove avrei potuto attraversare il fiume. Con grande fatica percorsi il tragitto sotto i salici e un po’ piegato e un po’ a “Gatass”(a quattro zampe) arrivai dove c’era il porto di Barbaresco, attraversai con l’acqua alla gola, rischiando più di una volta di scivolare e di andare sotto.
Fui
salvato da una ragazza(Adriana Alciati) sfollata da Genova che viveva nel castello, vedendomi in
difficoltà si tuffò e venne in mio aiuto. Ero stremato e riuscìi a salvarmi
solo perché avevo ventidue anni, tanta forza e altrettanta incoscienza.
Boella
Valerio “Walter”
e
Montersino Marcello “Giob”
Il dieci
Ottobre 1944, “Walter” aveva già partecipato alla prima occupazione di Alba e
anche il 15 Aprile volle intervenire. Tutti i ragazzi fremevano all’idea di
scendere ad Alba e liberarla definitivamente. La notte precedente, nessuno
riuscì a chiudere occhio e anche Walter, che soffriva di ricorrenti emicranie,
non riuscì a riposare. Tuttavia, al mattino, si presentò con un foulard attorno
alle tempie e non volle sentir ragione, si avviò con noi e partecipò con vigore
al combattimento finchè, esponendosi eccessivamente lo vedemmo cadere colpito
in piena fronte. Toccò a me, in qualità di comandante, comunicare a Poli la
perdita di Valerio e di Marcello. Anche Giob era un ragazzo che non aveva paura
di niente e forse questo eccessivo coraggio gli costò la vita.
Salvetti Renato Partigiano Garibaldino a Mauthausen
mercoledì 5 giugno 2013
Fenocchio Ernesto 1922 Trezzo Tinella Benevello
A 11 anni fu da”servitò” (servitore di campagna) in Serra di Trezzo e Mango. La famiglia aveva cinque giornate di terra ed era composta di Padre Madre e tre fratelli e una sorella. Il padre nel 1906, aveva ventidue anni, andò in America con altri giovani di Trezzo (Sandri Michele, Fenocchio Tommaso, Fenocchio Giovanni Battista), si imbarcarono a le Havre sulla nave Savoie e furono accolti dall’amico Nada Carlo, precedentemente emigrato in America. Quinto non rimase molto, tornò a Trezzo e mise su famiglia, dal matrimonio nacquero Mario,Tonin,Ernesto e Gepina che vive a Treiso. Ernesto frequentò fino alla quarta elementare e ripetè l’anno poiché la quinta non c’era ancora. Dopo la scuola andò da servitore e vi rimase finchè non partì soldato, cioè a vent’anni.
martedì 8 gennaio 2013
BOSIO GUIDO ROMANO TREISO 1920
lunedì 7 gennaio 2013
STORIE PER RAGAZZI in una "veglia" a LEVICE
STORIE PER RAGAZZI IN UNA "VEGLIA" A LEVICE 2013