lunedì 30 aprile 2012

Una fotografia e una galletta come pegno d'amore

UNA FOTOGRAFIA E UNA GALLETTA COME PEGNO D'AMORE
Giovanni Sappa di Sinio racconta
A cura di Beppe Fenocchio


Partìi militare e mi portarono in Grecia ,quindi in Serbia. I Tedeschi ci caricarono sui vagoni del treno ,eravamo in 40 per vagone e ci trasferirono a Vienna nella Bassa Slesia,poi a Berlingen in Germania,qui lavoravo in una delle loro fabbriche e andavo a lavare dì toch “pezzi meccanici”.Un giorno stavo aspettando nel piazzale che mi venissero a prelevare e arrivò un Capitano Tedesco ,non riusciva a passare poiché c’era un camion Fiat 626 che intralciava il passaggio, io mi offrìi di spostarlo e lui stupito mi chiese di spostare la sua auto, feci alcuni giri nel piazzale e fui assunto come suo autista. Disse che da quel giorno non sarei più andato a lavare i pezzi in quella fabbrica.

In seguito mi trasferirono a Nuberlinge ai confini della Svizzera. Rimanemmo lì fino al 26 Agosto  del 1946 quando fummo liberati ,cioè un anno dopo la fine della guerra. Eravamo in 7000 in quel campo di lavoro (Lager).Ebbi fortuna che dal campo di prigionia venni prelevato da una famiglia che mi portava ogni giorno a lavorare in campagna con loro e così mi dava da mangiare e bere. Lavoravo per loro ma perlomeno stavo bene ! Nei primi tre mesi veniva il padre a prelevarmi ,poi iniziò a venire la figlia. Nei primi tempi mangiavo sempre da solo,poi mi fecero posto a tavola con loro. Mi trattavano bene e soprattutto la ragazza si era affezionata  a  me. Certo però,che quando capìi che potevo tornare in Italia partìi senza esitazione. Ricordo che avevo lasciato una mia fotografia con una “galetta”(biscotto della razione K) e la ragazza venne a cercarmi alla stazione. Dei commilitoni mi dissero :”bèica Giovanni che na matota con na toa foto e na galetta at sèrca!”(Guarda Giovanni che una ragaza con una galletta e una tua foto ti cerca) Io risposi,”lasra sté! Mi voi torné a cà! (Lasciala stare! Io voglio tornare a casa " .E non mi feci trovare.


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