IN RUSSIA
15 GIORNI IN TRENO E 10 A PIEDI
L'ALPINO CARLO CAPRA CLASSE 1921 RACCONTA.....
INTERVISTA A CURA DI BEPPE FENOCCHIO
Partii soldato il 10 Gennaio 1941,andai a Mondovì e fui
arruolato nel Battaglione Mondovì-11°a Compagnia del 1° Reggimento alpini.
Facemmo l’addestramento a Mondovì e i campi a Vinadio, l’anno successivo, il 2
Agosto 1942 ci trasferirono in Russia. Mi avevano messo nei Conducenti muli e
me ne fu assegnato uno. Partimmo il due e arrivammo il 17 Agosto. La
destinazione era il Caucaso,poi arrivati in Russia ci fecero camminare più di
dieci giorni in strade sterrate con “in povrass e gnènte da bèive!”Con questa
marcia arrivammo dove eravamo destinati: “ansìma ar Don”(sulle rive del fiume
Don) . Io e il mio mulo fummo scelti per andare al Comando di Divisione.
Un Colonnello ci
disse ,indicandoci la stalla accampamento, “stalì, fin co fioca nèn a rè ra
vostra cà e non avete nulla da fare, ma preparatevi,perché quando nevicherà”r’
avrèi da voghe cheicòs!” Allora noi abbiamo scavato “dii boch”(delle fosse
nella terra ) e ci siamo scavati la cucina sottoterra. Eravamo in un capannone
dove c’erano 250 muli in una metà, nell’altra metà dormivamo noi soldati
conducenti muli. Per dormire ci preparammo delle brande con del legno
recuperato nei boschi e dei rami ,sui quali mettemmo un po’ di paglia. Quando
venne il freddo, pur nel capannone”con 500 bestie “antra noi e i mù ,er fià o
iéra tut giasà” .
Sedicimila
miche ‘d pan (sedicimila pagnotte di pane)
Con i muli si andava a caricare “ra roba “ai magazzini e
la portavamo alla Sussistenza , qui producevano 16 mila Miche ‘d pan” che
poi altri muli portavano in linea. Noi , con il Comando Divisione eravamo un po’
lontani dalle prime linee, tuttavia se avessero voluto bombardarci avrebbero
potuto benissimo. Ci passavano sopra con gli aerei e lanciavano dei manifestini
che dicevano: Non consideriamo nemici gli Italiani, arrendetevi o sarete
annientati!” Ma chi elo co và a arèndse!? “Mi comandava nèn e fova cos chì im
divo i Comandant!” (Ma chi è che va ad arrendersi!? Io non comandavo, e facevo
cosa mi dicevano i comandanti!).
I
ran sarane lì (ci chiusero lì)
Verso il 17 Gennaio iniziò la ritirata, prima ci fecero
andare sulle rive del Don, poi tornammo indietro per 4 giorni e non incontrammo
nessuno , poi trovammo i Russi e ci fu un combattimento “da ra matin fin ché o
so o rè andà sota! Iè staie tanti ‘d sì
mort e frì che…roma lassaje lì neh!,voti ch’ìi porteisso andoa? An tristèss
tèmp da dré son rivane a col! I ran sarané
lì! (dal mattino fino a che il sole tramontò, ci furono tanti morti e
feriti e li lasciammo lì poichè non sapevamo dove portarli! Nel contempo
arrivarono i Russi anche da dietro e ci furono addosso, ci chiusero lì!) Il 26 gennaio, in piena ritirata, a Nikolajevka c'è una sanguinosa
battaglia per aprirsi un varco nello sbarramento sovietico: muoiono dai quattro
ai seimila soldati C’era
tutta la Divisione e fu in quel momento che il Generale bruciò la Bandiera
italiana! Radunò i comandanti ,e ai ufissiai ch’o rava antorna “ disse “ Oramai
soma pèrdu, arangéve se pori!”8 ormai siamo persi, arrangiatevi se potete!)
Son
campame ra cuverta an spala e son andà…..(Mi gettai una coperta in spalla e andai...
Vigin do Scairòt,fìi ed Michel do Scairòt” ò iéra mè cusin!(era mio cugino”)lui era nella
decima Compagnia e io nell’11 a “soma
sempre stò ansèm!(siamo sempre stati insieme) Ci dicemmo” non perdiamoci, tanto dobbiamo stare prigionieri e
non c’è null’altro da fare!” Detto questo volle andare ancora fino dai muli ,
nel mentre “ ii ruvlo pà er mè Tenent (arrivò il mio Tenente) che era di San Michele Mondovì, con il Tenente Gatti di Bossolasco
“ch’om fa < andoma Capra, bèica gnènte!” (andiamo Capra non aspettare
niente) ,mi buttai la coperta in spalla e partii con loro,” Mè cusin è rò pi
nèn vistro e ò rè pi nèn tornò a cà!” Mio cugino non l’ho più visto e non è più
tornato a casa! Passammo davanti a un campo e camminammo tutta la notte “o iéra
ed neut, sednò in brusavo ! Era di notte , e non ci potevano vedere, altrimenti ci
avrebbero sterminati!) In quella notte le mitraglie dei Russi “son avnije rosse
,da ra forsa ch’ ì sparavo!” Sono diventate incandescenti per lo sparare. Al
mattino abbiamo trovato dei Tedeschi, loro avevano ancora le armi, le slitte e
tutto.
R’ispirassion
a ra torna salvame!(L’ispirazione mi ha salvato!)
Gli ufficiali ci dicono di andare presso delle case per
scaldarci e asciugarci un po’ poiché eravamo “gelati”! “Scapiss,ravo marciò
tuta ra not antra fioca! Certo, avevamo camminato tutta la notte nella
neve!”.Comunque ,sti Ufficiali ci dissero anche “ chi vuole venire bene,chi non
vuole vada ,perché non sappiamo se facciamo bene o male a fermarci”.A mì, an
tèss moment ié vnime n’ispirassion: fatt èt vèii nèn,son nen andò! In quel
momento mi venne un’ispirazione, fatto ,non fermarti , e non andai” Non
riuscirono ad arrivare dalle case perché uscirono dei carri armati Russi che
iniziarono a sparare,”bonor” (fortuna) che vedendo un gruppo di Tedeschi
,deviarono il fuoco su di loro! Tuttavia vidi ancora il mio Tenente e il
Tenente Gatti,ma d’iatri è rò pi nen vist gnun! (ma degli altri che andarono
verso le case non vidi più nessuno!)
Soma
restò antra doi!(Siamo rimasti in due!)
Quando i Russi si allontanarono per inseguire i Tedeschi,
mi sollevai dalla neve e vidi che eravamo rimasti solo io e un Capitano cappellano
militare, questi mi dice: “stoma sì ,mi ìi dag na Benedission a sì mort e po’
,pì ché sté pèrsoné jè nen a fé.(stiamo qui,io impartisco una Benedizione a
questi morti e poi non c’è altro da fare che farsi prendere prigionieri).
In lontananza si vedevano dei movimenti e gli dissi:”Io
voglio raggiungere quel posto laggiù, se sono Russi pace, se sono Italiani mi
aggrego!”Mi avviai da solo e il Cap.Cappellano rimase là. Laggiù, trovai gli
Alpini della Tridentina della Julia,
j’ero Italian! Èti capì?(erano italiani! Hai capito?).
Dopo sei o sette giorni ritrovai nuovamente il Cappellano che mi disse;
Ho fatto la strada che hai fatto te!
La Tridentina era ancora in forza, i suoi alpini avevano
ancora le armi,quelli della Julia un po’ meno. Noi rimanemmo sbandà con la
Tridentina e la Julia. Presso questo Reparto ritrovai tre miei compagni: uno di
Limone uno di Frabosa , e uno di Monasterolo. Con questi trovammo un mulo con
la slitta, era di un Alpino mort srà- gelato.
Coraggio
ragazzi ,siamo fuori!
Marciammo fino alla
fine della ritirata ma dovemmo ancora passare attraverso una battaglia che fu
durissima. Ricordo che bombardavano e c’era il Generale del Corpo d’armata che
“dricc o braiova: coraggio ragazzi che siamo fuori!”.Passammo attraverso un
paese di case fatte di paglia,buttarono un po’ di bombe incendiarie e queste
presero fuoco,così potemmo andare oltre. Camminammo ancora due giorni e
arrivammo dove c’era il treno. Io iniziavo avere i piedi congelati e mi andò
bene che salìi sul treno! Laggiù ,almeno,
mangiavamo patate e rape, sul treno nessuno ci dava niente! Arrivammo in
una stazione e trovai uno che aveva “na mica ed pan” gli chiesi quanto voleva
,mi disse che non voleva soldi ma vestiario. Avevo due maglioni, me ne tolsi
uno e lo scambiai con la pagnotta di pane.
In Ospedale a Varsavia
Arrivammo a Varsavia
dove ci portarono in Ospedale e rimanemmo 8 giorni, ci tagliarono le scarpe e
ci medicarono i piedi congelati.< O rè lì chi ran rancame r’onge dij dì di
pè!> Sensa anestesia!(mi tolsero le unghie delle dita dei piedi. senza anestesia neh! Per questo intervento ,ricordo che impallidii, ma per
farmi riprendere un infermiere mi buttò dell’alcool an trà schina, (alcool nella schiena) Sì che son
arpiame lì!(mi son ripreso subito) Da Varsavia siamo venuti in Italia, eravamo tutti senza scarpe, ci
fasciarono i piedi con delle pezze di coperta militare.
UN COLONNELLO PROPRIO (Marì- Cattivo)
Mi portarono in
Ospedale a Sant' Eremo in Colle in provincia di Bari .Ci rimasi finché non fui
guarito , poi mi mandarono a casa in convalescenza. Dopo settanta giorni andai
a Savigliano presso l’Ospedale militare per la visita di controllo. Trovai un
Colonnello medico “propi marì!”proprio cattivo. Mi indicò un soldato al quale
avevano tagliato tutte le dita dei piedi e mi disse: “Vedi questo? Lui è
congelato “e tì trèi gnènte! (tu non hai nulla).Mi diede quattro mesi di
Categoria “Menomato” per cui non potevo andare nelle compagnie operative. Contento, perché speravo di rimanere a Mondovì in magazzino, dopo 4 giorni fui spedito a
Monza in una Caserma presidiaria del 5° Reggimento Alpini. Qui, tutti gli
Ufficiali erano dei richiamati, e si stava bene, non si faceva nulla. Il mio
Tenente era un Avvocato di Milano” in brav’om chiellà! “un bravo uomo!”. Quando
si giunse all’8 Settembre , cominciammo vedere le tradotte che portavano
militari in Germania e il Colonnello non voleva che lasciassimo la caserma! Noi
dicevamo:”Iste, adèss da na man,i vèno sì,i n pio e in porto an Germania!”(sta’
vedere che adesso vengono i Tedeschi e ci portano in Germania!). Chiesi al mio Tenente” ma cosa antlo fé sì?”(Cosa
bisogna fare?) lui mi rispose “Fa’ mac che scapé, po scap co mì!”Era proprio
uno bravo, mi disse ancora “se vieni denunciato per diserzione io ti difendo per
niente!”
NUOVAMENTE IN CAMMINO
Al mattino scappai
con uno di Alessandria e uno di Genova. Scappammo attraverso i campi e andammo
da una famiglia in campagna e ci diedero degli abiti da borghesi. Andammo a
prendere il treno a Milano e nonostante ci fosse pieno di Tedeschi non ci
dissero nulla poiché non eravamo vestiti da militari! Sul treno ,i ferrovieri
ci consigliarono di scendere prima di Alessandria poiché c’era il posto di
blocco. Scendemmo prima e riprendemmo a camminare attraverso i campi finchè non
ci trovammo a dover attraversare il fiume Tanaro. Ci indicarono una famiglia
che aveva un navèt, senonché ci dissero che “Tane o rava portairo via!”,ci
mostrarono un guado dove erano già passati altri e seguendo quello di Genova
che sapeva nuotare, andammo sull’altra riva. Con il treno arrivai alla Stazione
di Barbaresco, da lì, a piedi salIi in Como
e poi an Borine ,finalmente a casa, “Dop d’anlora son mai pì scapà da ca! Dopo allora non andai più via di casa!
La figlia di Michel
der Castlé venne a chiedermi per sapere di suo marito e non voleva credere che
fosse arrivato in Russia e non tornato ! Suo marito era nella Compagnia dei
Complementari . Mi ricordavo che quando scendemmo dal treno gli portai lo zaino, poi io andai da un’altra parte, inoltre, quando arrivammo noi la ritirata era
già iniziata da un po’! Chissà dove era finito suo marito!
Anta trovése ant coi moment là! (Bisogna trovarsi in
quelle situazioni!)
Quando ci dissero “si
salvi chi può” e ci eravamo già avviati in 25 o 30 , arrivò un colonnello e non
voleva che andassimo,cercava quelli della Cuneense e ordinava di rimanere!
Siccome però si era capito che rimanere in coda voleva dire essere presi dai
Partigiani Russi,nessuno lo ascoltava. Successe che arrivarono due aerei a
mitragliare e avreste dovuto vedere quel Colonnello come scappava!! E i
militari che gli urlavano:”perché non stai in coda con la Cuneense?” Dovevate
sentire “con chi iero arvirà!”perché ….anta prové a trovése ant coi momènt là!”
(come erano arrabbiati ! perché bisogna aver provato quelle situazioni!!”
Dopo 10 giorni di ripiegamento e 200 chilometri di marce, morirono 13990 Alpini (di cui 390
ufficiali) su 20.460 Alpini (17460 + 3000 dei Battaglioni Complemento) qual era
l'organico della Divisione Cuneense.
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