FRANCO MOZZONE
Il traghetto di Barbaresco foto Aldo Agnelli
Franco Mozzone
Intervista realizzata e trascritta da Beppe di Anna e Michelino Fenocchio
Franco Mozzone classe 1929
Stimolato da Amedeo Rocca che gli dice:
Contie quandi i Tedesch i ran déstacà o traghèt! RACCONTA QUANDO I FASCISTI HANNO STACCATO IL TRAGHETTO
IL TRAGHETTO DEL TANARO E
I FASCISTI DI BARBARESCO
A quindès agn, i republican i ran
piame!
A 15 ANNI I REPUBBLICANI MI ARRESTARONO
Io abitavo nel paese di
Barbaresco e la nostra cascina aveva il muro in comune con quella di Codevilla
dove c’era il comando della Brigata Matteotti. La mattina del 5 Agosto trovammo
nel cortile quattro o cinque mitra e sputa fuoco con una cassetta di proiettili
caduta da un “birocin”(carro a due ruote trainato dal cavallo).Mio padre
vedendo tutto quell’armamentario commentò: “Ma sonni mat!?” Nascose quelle armi
e dopo mezz’ora arrivarono i “repubblican” che non trovando i partigiani
presero trenta paesani : eravamo “ot o dés pare e fio! e altri venti “Iera
Bastian e Piero, Boba e Mario,Donarin e Gioanin, mì e mè pare e atri doi”. Ci
caricarono su un camion e ci portarono ad Alba in prigione. Nel frattempo il
Vescovo Monsignor Grassi arrivò nel paese chiamato dal Parroco Don Lorenzo
Perrone. Il vescovo affrontò il Colonnello Languasco e ottenne di sospendere la
decisione di fucilarci e di dar fuoco al paese finchè non si fosse riusciti a
trovare i tre tedeschi e 5 soldati che i partigiani avevano presi
prigionieri. Con il Podestà di
Barbaresco Tilio èd Manz e Ettore‘d Bressa
che aveva il cavallo e il calesse andarono prima a Treiso e poi a Trezzo
Tinella dove con l’aiuto del partigiano Paolo Farinetti trovarono i prigionieri
per lo scambio.
In prigione io non mi staccavo da mio padre e
tutti avevamo paura che ci fucilassero . Passavano dei “scroson”(impertinenti)(giovani
della Muti) che ci dicevano : Ancò eu foma fora!(oggi vi uccidiamo!)Ci tennero
fino alle 18 “sènsa gnènte da mangé!” (senza nulla da mangiare!) ,poi avvenuto
lo scambio ci accompagnarono oltre il ponte al Rondò e ci lasciarono tornare a
casa. Quattro o cinque che erano in età di leva furono trattenuti e arruolati
nei Muti, noi prendemmo il traghetto sul Tanaro e andammo a casa. Si risolse
con una grande paura ma fino all’ultimo tememmo che sti Fascisti col moschetto
ci sparassero!
Franco inizia:
A sì, lì a rè co stò béla! AH Sì Lì è ANCHE STATA BELLA!
Mio zio gestiva il porto di
Barbaresco,il traghetto che serviva a trasportare persone animali e carri
sull’altra sponda del Tanaro. Quello di Barbaresco era in località Paiùss, più a
valle c’era quello di Neive gestito
dagli Agnelli Aurelio e Gidio e cugini Enrico e Gino. Un giorno arrivarono i
tedeschi e slegarono gli ancoraggi del traghetto che così, in balia della
corrente fu trasportato “an bèl poch a val an mès a Tane” (un bel po’ a valle
in mezzo al Tanaro).Lo fecero perché non volevano fosse utilizzato dai
partigiani per attraversare il fiume. Ricordo che lavorammo due giorni per
ripristinare fune e traghetto. Inoltre fu un danno notevole per la famiglia
poiché è vero che non lo utilizzavano i partigiani, ma neppure lo potevano
prendere “particolar e négossiant che erano buoni clienti!
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