martedì 1 luglio 2025

ADRIANO CARLO 1945 GIAMESI DI ARGUELLO

 




Carlo Adriano di Maria SECCO e Giacomo detto Angiolin mi ha dato spunto per effettuare ricerca sull’origine dei suoi antenati.

Riprendendo un certificato di nascita recuperato anni fa ed utilizzato per la realizzazione del libro “Arguello San Michele storie di donne uomini ed Angeli 1912 2012” ho rilevato che:

Carlo: <Mio nonno Carlo, che io non ho conosciuto nacque già ad Arguello. Zio Notu mi raccontò che gli Adriano erano originari di Roddino.Tre fratelli vennero da Costepomo e uno, Bisnonno di suo padre Carlo e mio nonno venne ai Giamesi di Arguello dove vivevano in un Ciabot di pietre, con una sola camera, due ragazze, ne sposò una ed iniziò la generazione degli Adriano Dei Giamesi. Un altro fratello si sposò alla Micera ed un altro in Branselle.>

Nell’anno del Signore 1835 il 31 del mese di Agosto, io battezzai un bimbo nato da Giuseppe Adriano figlio di Carlo, da Roddino, abitante in paese, e da ROSA PIACENZA CONIUGE, AL QUALE FU IMPOSTO il nome di Filippo.

Padrini furono FILIPPO PROGLIO FIGLIO DI MATTEO di questo paese e FELICITA SIGILLA figlia di GIOVANNI DI LEQUIO

Traducendo l’atto di Battesimo più antico che abbiamo trovato possiamo effettuare un albero genealogico che forse sarà possibile arricchire ricercando negli Archivi parrocchiale e comunale di Roddino.

CARLO di Roddino fu il padre di GIUSEPPE che venne ad abitare ai Giamesi e con ROSA PIACENZA generò FILIPPO nel 1835. Rosa e Giuseppe misero come padrini: FILIPPO PROGLIO DI MATTEO E FELICITA SIGILLA figlia di Giovanni di Lequio Berria.

Il Parroco di quel tempo era

  FRANCESCO GAMBA PREPOSITUS (Prevosto). Consultando l’elenco dei Parroci di Arguello risulta che Don Francesco Gamba nato a Millesimo nel 1779 venne Parroco nel 1831 e morì nel 1857

Traducendo l’atto di nascita di Adriano Carlo del 1864

Deduciamo che FILIPPO di Giuseppe(ancora vivente) sposò MARENDA TERESA E generarono GIOACHINO CARLO.

Furono Padrini

MARENDA GIOACHINO DEL FU FILIPPO

E ADRIANO ANGELA  di GIUSEPPE

                     PARROCO dal 1857 al 1881

CANAPARO DON ANGELO Cravanzana1807 + 1883

Le informazioni che si traggono dall’atto sono che Adriano Angela fu una figlia di Giuseppe e Rosa e che mamma TERESA MARENDA E IL FRATELLO GIOACHINO Erano già orfani del padre Filippo (antenato dei Marenda vicini di casa ai Giamesi

 

L’ anno del Signore 1864 22 luglio alle 8 di sera nella Parrocchia di San Frontiniano è stato presentato un bimbo nato il 22 luglio alle 5 del pomeriggio figlio di ADRIANO FILIPPO del vivente GIUSEPPE (agricoltore di Arguello) e di MARENDA TERESA di Arguello al quale fu imposto il nome di GIOACHINO CARLO.


TERESA MARENDA ADRIANO madre di Gioachino Carlo

ADRIANO GIUSEPPE E PIACENZA ROSA

GENERARONO OLTRE A FILIPPO NEL 1835

ADRIANO GIOVANNI PASQUALE 1843

ADRIANO CAROLINA ANGELINA 1849

ADRIANO MARIA         1851

ADRIANO EUFRASIA 1853

ADRIANO LUIGI PIETRO 1856

 

ADRIANO FILIPPO SPOSÒ MARENDA TERESA E FURONO GENITORI DI

ADRIANO GIOACHINO CARLO 1864


CHE SPOSÒ PELOTTIERO LUCIA di GIOVANNI DI CRAVANZANA


Saranno genitori di

CANDIDO FILIPPO 1900



 

 

 

GIOVANNI 1901



MADDALENA 1904 sorelle Angiolina e Marina


ANGIOLINA             1907


MARIO                    1910

ANGELO                 1913



 

 

 

 

 

MARINA CARMELA1917


 

 

 

 

 

 

 

 

 

MARIO                     1922



 

 

                        PERSONAGGI: RICORDI

                        CARLIN "Massa crin"

TOMLIN Mazoé DEL PARROCO


 

Al tempo del Parroco Don Odello vi era un “Mazoé” mezzadro che abitava nella casa della parrocchia di fronte alla Canonica. Lo chiamavano Tomlin ma aveva un altro nome. Viveva in quell’unica camera con moglie e due bambini. “oi fava fine” faceva fatica a tirare avanti, poiché il Beneficio del Parroco era poca cosa, però in paese tutti lo aiutavano, dandogli lavoro e “roba da mangé”. Da noi ai Giamesi, veniva come esperto a “misuré èr crin” a misurare il peso del maiale! Era un modo per fargli far qualcosa e l’occasione era la festa dèr massè èr crin!


 

Molto professionale, srotolava la corda, grande come un dito, e la legava dalle gambe davanti e misurava l’animale, poi dopo aver fatto un segno alla corda la piegava fino a quattro volte. La metteva sul tavolo e con i pollici contava il peso ed emetteva il verdetto. Si verificava con la “bassacula” bilancia a piattaforma e l’errore era minimo. Tutti si complimentavano con Tomlin gli davamo un pezzo di salame e frattaglie del crin, una toma, un po’ di castagne da portare alla famiglia.

Un bel giorno, Tomlin, con la famiglia si trasferì a Loano a fare il “casellante “ sulla ferrovia. Ricordo che un gruppo di noi giovani facemmo una gita al mare e andammo a salutarlo. Vivevano in un grazioso Casello e mentre parlavamo lui ci chiese di stare lontani dai binari poiché doveva transitare il treno ed infatti aveva  abbassato le sbarre del passaggio a Livello.

Tomlin fu il mezzadro del Parroco prima di Celin il padre di Milio. Sicuramente Elio e altri di Arguello se lo ricordano perché fu un personaggio semplice ma lavoratore e simpatico, benvoluto da tutti i paesani.

CIABATTINO DELLA MICERA


Era un padovano che girava le cascine e riparava le scarpe, ma o jera fina gram!(ma era un po’ cattivo)

 CAGATRENO E CARARMÀ


  MILIANO GIROVAGO DETTO “POT”

“Cararmà” era un girovago ma quando si fermava presso una cascina lavorava ed era rispettoso della roba degli altri. Lo ricordo che l’ultima volta che si fermò era a servizio da “Cin Proglio”, poi morì, non so che fine fece. Noi lo chiamavamo così perché emetteva continuamente un verso come un carrarmato.

Anche “Cagatreno” quando veniva ai Giamesi dormiva due giorni nella nostra stalla e due giorni in quella di Gepinin. Veniva a mangiare in casa e svolgeva qualche lavoro, ma poco. Era un gran bestemmiatore. Lo trovarono morto in un Ciabòt abbandonato.

 

GIOVANNI ADRIANO ”GIOANOTO”

ARGUELLO 1901  1987 




           
                                              

PELLOTTIERO LUCIA MAMMA DI GIOVANNI


Adriano Giovanni, Barba Gioanotu nacque ai Giamesi di Arguello nel 1901 il 4 Settembre da Pelottiero Lucia di Giovanni di Cravanzana e da Carlo di Filippo

Gli furono imosti i nomi di Giovanni Agostino essendo Padrini AMEGLIO AGOSTINO Dell’Ospedale di Torino ed EUFRASIA MARENDA

All’età di otto anni contrasse la “Poliomielite paralitica” che lo rese claudicante e gli procurò alcune deformazioni ma non gli tolse la gioia di vivere e l’amore per Gesù, i Santi, gli Angeli e la Madonna. Chi lo conobbe ricorda che pregava sempre e amava i bambini.

Franco Secco (1952 cascina Fornace) lo ricorda sempre presente alle funzioni sia della Cappella di San Michele che in Parrocchia e sempre aveva caramelle per loro bambini. Raccontava volentieri la storia della costruzione della Chiesa di San Michele e il fatto descritto nell’ex voto.(APPESO NELLA Chiesa di San Michele.)

 Il nipote Carlo Adriano (1946) di Maria Secco e Angelo ha dei ricordi toccanti dello zio e si emoziona nel narrarli.

< lo zio pregava sempre e collaborava con mio padre e i famigliari. Portava il mangiare ai lavoranti nei poderi lontani da casa e sempre si soffermava al Pilone di San Giuseppe per una Preghiera.

In particolare era l’addetto all’essicatoio (Scau)



CASTAGNE NELLO SCAO

CASTAGNEBIANCHE SBUCCIATE



per le castagne. Era un lavoro delicato poiché occorreva saper controllare il fuoco affinchè non ci fosse né troppa fiamma, che avrebbe bruciato tutto, né troppo fumo che avrebbe dato troppa affumicatura alle castagne rendendole non apprezzabili al palato. Per quel lavoro lì chiamavano “zio Notu!”. Lui quel lavoro lo faceva scrupolosamente e volentieri. Noi bambini , ragazzi ma anche gli adulti lo osservavamo rispettosi.

MARENDA SECCO MARIA  

Maria Marenda Secco

                 

MARENDA MARIA DI ANGIOLINA ADRIANO E CARLO: RICORDO DI ZIO NOTU

Carlucio Marenda

<Notu mi raccontava sempre di quanto fosse bella la mamma di “Teresina” Marenda, " Eleonora detta Tersilla" era di Benevello e aveva sposato Filippo che quando morì Eleonora, sposò “Cina Francone”. Notu me la descriveva: “granda , con i cavèi tirà su e dui pentnin con èr perline!

A iera propi bela!”(alta, con i capelli tirati su e due pettinini con le perline era proprio bella!) oh quante vote o rà contamro!(oh quante volte me lo ha raccontato.)


In quel tempo, quando le masche e gli Angeli lavoravano tanto, alla Fornace di Arguello vivevano i Secco ,ai Giamesi gli Adriano e i Marenda . Alla Micera ,altri Secco e Adriano, alla Braja altri Marenda .Si vedevano passare persone dirette al Pilone di San Michele (solo più un mucchio di pietre)a ringraziare o a perorare per una grazia. La Domenica si recavano alla Messa in paese e tutti raccontavano al Prevosto Don Tarabra che gli Angeli “an san Micé ravo in gran da fé!!”. Correva l’anno del Signore 1899 ed era Parroco, già dal 1887, Don Antonio Tarabra nato a Priocca il 15 Febbraio 1851. Don Antonio rimboccò subito le maniche e la tonaca,poiché dovette far ricostruire la Parrocchiale lesionata dal terremoto del 23 Febbraio 1887 . Alle ore 5 di mattina scosse principalmente la Liguria di Diano Marina, Oneglia,Isolabona ecc. ma fece muovere molte case e Chiese dell’Alta Langa. Si attivò subito per effettuare la ricostruzione e nel 1890 terminati i lavori, procedette alla Benedizione della nuova Via Crucis (il 4 Febbraio 1891 Festa degli Angeli Custodi) . Terremoto del 23 Febbraio 1887, intensità locale VI° scala Mercalli A Torino il terremoto fu forte e venne avvertito con spavento dalla popolazione, provocò la caduta di comignoli e lievi lesioni negli edifici, il Palazzo Reale riportò danni di rilievo e nel palazzo Carignano si registrarono screpolature nei muri maestri e nella volta del salone; le zone della città che più risentirono della scosse furono le vie Cernaja, Santa Chiara, Giulia e corso San Maurizio. Sindaco ad Arguello era Marenda Gioachino fu Filippo (nacque ai Giamesi il 27 Ottobre 1855 Padrino fu Marenda Giuseppe del fu Filippo e Madrina Anna Maria Faciolo moglie di Proglio Benedetto,da r’arnomèire(rinominazioni) , nonno di Gepinin papà di Filippo dra Braja(Braja, nome di origine Longobarda e che indica un terreno adatto alla coltivazione della vite.Pare sia appartenuto ad un Monastero(Susenna Arguello Quattro case una lunga storia .) Assessore anziano Adriano Filippo fu Giuseppe.(Padre di Adriano Carlo Carlin(che nasce il 22 Luglio 1864 e avrà come Padrino il Sindaco Marenda Gioachino Fu Filippo e Madrina Adriano Angela di Giuseppe)Carlin sposerà Lucia Pelottiero di Cravanzana  

Nel 1899 si convocò l’Avvocato Boggero di Bossolasco e si effettuò l’atto di vendita del terreno per la costruzione della Cappella da dedicare a San Michele.

 


Gioanoto Adriano raccontò il motivo per cui si decisero ad avviare gli atti per costruire la Chiesa nei pressi del luogo dove sorgeva un pilone votivo.

<Sulla strada che porta ad Arguello,ra strà veja neh!, c’era un mucchio di pietre,forse di un “pilon” véj. Mio nonno Filippo raccontava che vedeva sia om che fomre “detà neh!” che si inginocchiavano davanti a queste pietre e pregavano. Una volta “un ò rava due crosse èd bosch”( uno aveva due stampelle di legno) e si vedeva che le gambe non lo reggevano, bèn, stette un bel po’ davanti a quelle pietre a pregare, a un certo punto posò le stampelle sulle pietre e ringraziando se ne andò con le sue gambe. Mè papà, Carlin Adrian ,con altri costruirono un piloncino e lo dedicarono a San Michele Arcangelo. Gli misero dei coppi realizzati dai Sèc della Fornace e lo fecero benedire dal Parroco Don Tarabra.



Un giorno successe che “n’om nèn trop èd Gésa”(Un uomo non troppo di Chiesa per fare un dispetto a questi timorati di Dio, prese i coppi del Pilone per costruirsi “Un portièt”(piccola tettoia).Al mattino ,però, trovò la tettoia scoperta e i coppi accatastati vicino al Pilone,li riprese e li risistemò sulla tettoia. Successe la stessa cosa per le due notti successive! Allora si appostò nella notte e con grande stupore vide che venivano gli Angeli a togliere i coppi, li accatastavano e se ne andavano. L’uomo corse a confessarsi

                      confessionale a San Michele
e chiese al Parroco di proporre la costruzione di una Chiesetta proprio là dove c’era il Pilone e lui per quel che poteva, avrebbe contribuito. Il Parroco convocò subito il consiglio dei Battuti e propose di costruire una Chiesa su quello sperone di terra che apparteneva ai Secco.







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