domenica 9 ottobre 2011




Maestra Ruffino(Boffa) Vincenza            Nome di Battaglia : Mary
ALBA 2008 Intervista video registrata e trascritta da Beppe Fenocchio 

L’infanzia a Cottà di Neive
Io sono nata a Cottà , una bellissima frazione che dista due chilometri e mezzo da Neive. Questa borgata mi è rimasta nel cuore e avessi potuto non l’avrei mai lasciata.
La mia mamma era vedova di guerra ma volle che avessimo un tracciato educativo scolastico e pertanto sia io che mio fratello frequentammo fino alla classe terza la scuola di Cottà e quindi la quarta e la quinta a Neive. Negli anni trenta quaranta eravamo pochissimi che frequentavamo la scuola fino in quinta.
Io , a differenza di mio fratello non andai all’asilo e come ho detto frequentai la quarta e quinta avendo come maestra la Signora Molino , mio fratello ebbe il Maestro Balbo .                                                    .

 


Andavamo a scuola a piedi e con gli zoccoli percorrevamo i  due km. e mezzo in gruppo in quanto da Cottà eravamo parecchi. Mia nonna ,per farmi felice mi aveva comperato gli zoccoli con la pelliccia ed era un lusso! Il nonno mi fabbricava il “sep”dello zoccolo quando si rompeva. Usava il legno di gelso e con i rami realizzava i cestini e le ceste per l’uva ,con il legno del tronco produceva gli zoccoli. Ai Cottà vivevo con i nonni materni , poiché la mamma lavorava a Torino come persona di servizio. Quando rimase vedova ,  andò ad abitare ai Cottà e quando mi partorì prese un bimbo a “balia”,aveva esigenza di collaborare per guadagnare per il nostro sostentamento poiché non aveva la pensione.





Il papà a Redipuglia                         
Io sono nata tre mesi dopo la morte di papà, morì in seguito alle ferite riportate durante la prima guerra mondiale. Era ufficiale dei Bersaglieri,  del drappello con Mussolini e fu tra i primi bersaglieri che liberarono Trieste , fu ferito al cuore , la pallottola entrò nell’ansa dell’aorta e fu dato per morto . Questo successe sul Carso. Al termine della battaglia gli infermieri passarono per raccogliere i feriti e i morti . Mio papà fu messo sotto altri soldati morti. Il Cappellano sentì un gemito e lo comunicò al Capitano medico Dott. Velatta ,  sarà poi medico condotto di Neive. Il dottore prestò le prime curea papà   e lo fece ricoverare presso l’ospedale di Udine , in seguito fu mandato a casa in convalescenza. Essendo un Ufficiale, terminata la convalescenza fu richiamato e fu in quel periodo che con il drappello di Bersaglieri entrò in Trieste. La testimonianza di quell’impresa esiste tuttora a Redipuglia dove vi è una lapide con i nomi e le fotografie dei bersaglieri che liberarono Trieste. Mamma ci portò a Redipuglia , io avevo nove anni e mio fratello dodici e ricordo una fatica grande per raggiungere il Sacrario ma anche una grande emozione.
Non aver conosciuto papà è stata per me una ferita che mi sono portata per tutta la vita. Chiedevo sempre con insistenza alla mamma informazioni di papà ma soprattutto chiedevo a mio fratello. Lui era nato nel 1923 e si ricordava tutto di papà , mi diceva che lo prendeva sulle spalle e lo portava a raccogliere le ciliegie, i pocio”nespole , e io ero un po’ gelosa . Papà mi è mancato tanto e infatti lo sognavo sovente ma non lo vedevo, mi parlava sempre dall’altra camera!

I medich di paese
Un fatto importante della nostra vita fu l’arrivo del Dott. Velatta  che dalla Val Sesia vinse il concorso per medico condotto a Neive e curò mio padre . Fu grazie alle sue testimonianze che quando papà morì , mamma fu dichiarata vedova di guerra e non di invalido di guerra. Il Dottor Velatta era fascista ma fu una persona di grande umanità e bontà. Quando ebbi sei anni mi ammalai di convulsioni e il Dott. Velatta mi curò rimanendo giorno e notte finchè ritenne che ero fuori pericolo. Su interessamento del Dottore ,mio fratello frequentò le scuole per i figli di militari a Moncalieri. Nel frattempo, il fratello di mia mamma ,Don Boffa, fu nominato parroco di Cortemilia e fece tornare da Torino mia mamma. Allora avevo sei anni e ricordo che feci la prima Comunione a Cortemilia. Qui  ebbi nuovamente le convulsioni e fui curata dal Dottor Molinaris, il nonno di Raoul. In seguito tornai a Cottà per le scuole .

Che importanza ha la razza con l’ammissione al Liceo?
Terminata la quinta classe andai a sostenere l’esame di ammissione al Liceo classico di Alba, e già allora vi fu una cosa che mi seccò molto, mi richiesero la documentazione di razza ariana fino alla settima generazione. Il Podestà di Neive , Tullio Grasso , papà della Maestra Dina e del Maestro Igino , non voleva farmi la dichiarazione , perché mio zio Centin Boffa non era Fascista e non volle mai partecipare all’addestramento militare. In seguito al suo rifiuto vennero a prenderlo e gli fecero bere l’olio di ricino, mi ricordo che lo legarono al fico e gli fecero trangugiare l’olio. Fu da questo fatto che scattò in me la scintilla che mi fece diventare antifascista. Vedere dei Fascisti in divisa che cercavano di estorcere a mio zio la promessa che il sabato successivo sarebbe andato alla parata militare e vederlo dire : < biteme an person , feme lo che vori ma mi tant e ven nen!>  fu per me un insegnamento di coerenza morale che mi educò per sempre.
La mamma riuscì ad ottenere il documento di razza Ariana grazie all’interessamento del Dott. Velatta , che essendo Fascista convinse Tullio Grasso a rilasciarlo.
A sostenere l’esame di ammissione eravamo io , Ines Grasso , Elda Boella, e altri cinque. Risultai la seconda , nonostante andassi a scuola a piedi con gli zoccoli e fossi della frazione Cottà .
Gli studi superiori
 Rammento ancora quelle lunghe camminate nella neve.Ricordo che un anno era più alta di me e mio zio Centin non vedendomi arrivare veniva incontro.
Quando lo zio Don Boffa fu trasferito parroco a Salmour , io e la mamma lo seguimmo e frequentai tre anni di Ginnasio a Cherasco ,poi dovendo scegliere la scuola superiore scelsi Ragioneria a Bra poiché ad Alba non c’era. Nel frattempo mio zio ebbe il Beneficio di Don Boella a Neive ,ma la mamma non volle che andassi a Bra poiché eravamo nel periodo della resistenza e avevano abbattuto il ponte. Lei non voleva che prendessi il traghetto . Nuovamente fu determinante l’interessamento di Velatta, la mamma era determinata a farmi perdere l’anno ,ma ai Santi incontrammo il Dottore che rimproverò la mamma di non farmi perdere l’anno e fu così che con l’aiuto di Don Boffa e del Professor Corino diedi l’esame integrativo e passai all’Istituto Magistrale di Alba. Le difficoltà alle Magistrali furono tante poiché non avevo le basi di Latino e di Grammatica e tuttavia studiavo molto e andavo molto bene di Matematica. Soffrivo molto il confronto con mio fratello che era veramente un’aquila e la mamma me lo faceva pesare. Se prendevo nove di matematica mamma mi smontava dicendomi:<tò fratel o pia des !> , una volta portai a casa un cinque di grammatica, mi diede uno schiaffone che mi fece sbattere contro il muro e mi venne un gran bozzo.
Mamma dovette farci anche da padre e pertanto era molto severa , ci voleva un bene dell’anima , fece tanti sacrifici ma fu inflessibile.

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