LA VOCE DAL BOSCO Dèr monije ( delle monache)
Garibaldi di Bonvicino : Guaritore- Mascone
Il vicino di mio padre, avendo
male ad una gamba fece venire Garibaldi di Bonvicino che aveva fama di essere
un buon guaritore. Questo venne e lo guarì, gli fu promesso che come paga gli
avrebbe fatto avere due sacchi di grano. Alla trebbiatura i sacchi non gli
furono recapitati e il vicino di mio padre tornò ad avere male alla gamba. Il
mio papà tornò da Garibaldi a pregarlo
di venire nuovamente a guarire l’ amico , ma il guaritore disse di riferire che
siccome non era stato pagato come
pattuito, non sarebbe tornato. Il vicino rimase zoppo fino alla morte, lo ricordo
ancora. Si diceva che Garibaldi fosse una Masca e quando fu in punto di morte
dovette venire il Prete ad aiutarlo a morire. Dovette bruciare certi libri che
Garibaldi possedeva e consultava.
STORIE DI VITA NELLA GUERRA
Anche quando mi sono sposata ho sempre
mantenuto la devozione alla Madonna , già avevo Maria Rosa,e avevo l’incarico
di dirigere il Santo Rosario alla Cappella che a quei tempi era intitolata a
San Luigi e oggi è dedicata al Sacro Cuore. Venivano anche i bambini
,naturalmente per giocare, era l’occasione per stare con gli altri bambini del
paese.
Una sera dovevo ancora mungere la mucca e le
pecore e dissi a Maria Rosa che non saremmo andate alla Cappella per il Rosario.
Lei , chiaramente, aveva piacere di andare per giocare con le amichette e
cominciò a insistere e supplicarmi dicendomi che sarebbe andata a mungere le
pecore. Figuriamoci, avrà avuto sei o sette anni! , e dopo la mia definitiva
decisione di non andare , corse in camera sbattendo la porta. Non aveva ancora terminato
di cambiarsi che sentimmo due forti colpi.
MARIA ROSA : Io pensai fosse stato il “ pruz”
(interruttore della luce a pulsante) che avesse battuto contro il ferro della
testiera del letto, seppi poi che erano stati due colpi di arma da fuoco.
CAROLINA: In quel periodo i partigiani avevano
iniziato a funzionare! Arrivò mio marito e gli dissi se aveva sentito gli spari
e se non fosse andato a vedere cos’era successo ma lui più saggio, mi rispose
che era meglio non rischiare.
Il giorno dopo portai le pecore al pascolo nel campo lungo il torrente Belbo e il proprietario del prato aldilà del Belbo mi chiamò per farmi vedere che c’era un mucchio di terra fresca con due grosse macchie di sangue.
SAN BENEDETTO BELBO INCENDIATO DAI NAZIFASCISTI
Il 20 Novembre 1944 arrivarono i tedeschi e bruciarono quasi tutte le case del paese di San Benedetto Belbo Presero in ostaggio 54 padri di famiglia con uno o due figli piccoli. Questo avvenne perché i Partigiani avevano ucciso un colonnello tedesco che comandava i presidi di Alba e Ceva. Dei due militari uccisi con il comandante furono subito ritrovati i corpi, invece il colonnello non fu trovato. Interpellati i Partigiani di Cortemilia dissero di averlo lasciato dove era stato ucciso. Evidentemente fu soltanto ferito e si trascinò nei pressi di quella casa che era lì vicino. Emilio, che abitava in quella casa lo trovò morto e per timore che incolpassero lui dell’uccisione, non disse nulla e coprì il corpo con molto fogliame così che non fu rinvenuto. I tedeschi avvisati che le uccisioni erano avvenute nel territorio di San Benedetto, presero in ostaggio 54 padri di famiglia compresi il Parroco e due giovani, avvisarono gli anziani e le donne che se non avessero consegnato il corpo del loro comandante avrebbero ucciso gli ostaggi e “cancellato dal calendario” il paese di San Benedetto Belbo, non avrebbero lasciato neanche una gallina. Allora ci demmo da fare e avendo saputo che vi era stata una bambina che aveva visto qualcosa, inviammo un gruppo di persone (tra le quali vi era una mia nipote(anche lei già deceduta) da quell’uomo, di nome Emilio(dico il nome perché è già morto!. Lo pregarono in ginocchio di dire dove aveva nascosto il corpo del tedesco, ma lui negò sempre. Mia nipote capendo che aveva paura di ritorsioni usò parole dure: <Noi sappiamo che siete stato “voi”(un tempo si usava il voi nel rivolgersi ad una persona anziana) a nascondere il corpo, e comunque ce ne andiamo, sappiate però che 54 padri di famiglia con dei bimbi piccoli saranno uccisi, e voi li avrete sulla coscienza!>. Se ne andarono ma videro che l’uomo entrò in casa e parlò con la moglie, quindi richiamò mia nipote e le altre donne e uomini e disse:<Se mi promettete di non fare assolutamente il mio nome e di non intromettermi in nulla, vi indico dove è nascosto il cadavere, andatelo a prendere e portatelo ai tedeschi!> Un uomo, Emilio Canonica, andò dove aveva indicato e disse di averlo rinvenuto lui casualmente.
Tuttavia
bruciarono tutto, quel giorno tutta la valle Belbo fu invasa dal fumo e non si
vedeva a due metri di distanza. L’odore acre di bruciato ci rimase nella
memoria insieme al terrore che ci procurarono quei soldati che con lanciafiamme
e bombe incendiavano fienili e abitazioni, entravano e buttavano fuori mobilio
e vestiario e come furie distruggevano senza pietà.
Incolonnarono
quei 54 uomini compreso il Parroco e due vecchi che poi lasciarono indietro
perché avevano già ottant’anni, e li fecero procedere fino alla Madonnina dei Piani
passando per le vie del paese affinchè vedessero di cosa erano capaci.
Noi
abitavamo nell’ultima casa verso il Belbo e arrivarono alla sera tornando
indietro dopo avere bruciato e distrutto tutto. Un soldato mi puntò il
mitragliatore alla schiena, ancora oggi mi viene freddo in quel punto a
raccontarlo, e mi spinse a entrare in casa. Sempre usando l’arma mi costrinse a
girare nelle misere camere e ad aprire e rovesciare cassetti e ripiani dei
pochi mobili che avevamo. Io non so cosa cercassero, poi mi sospinse nuovamente
fuori e stava per ordinare a un soldato di usare il lanciafiamme, quando
intervenne la mia bambina: Rosa. Lei era stata testimone di quelle orribili
scene e intervenne staccandosi dalle mie gonne e lanciandosi coraggiosamente verso il
comandante tedesco. Piangendo gli urlò: <….mio zio l’avete portato in
Germania, mio papà l’avete portato via stamattina, adesso ci bruciate la casa,
ma cosa vi abbiamo fatto?> Quel tedesco, colpito dalle parole di Rosa, fermò
il soldato con il lanciafiamme e chiese? < avete documenti?> Rosa rispose
correndo a prendere la cartolina scritta dallo zio e proveniente dal campo di
prigionia. Il tedesco la lesse, ordinò al soldato di andare e accarezzando Rosa
le disse: <non piangere biondina, anch’io ho una bimba in Germania, e non la
rivedrò più!> Girò i tacchi e fece per andarsene, io gli chiesi:< dove
avete portato mio marito e gli altri uomini?> Lui, non riuscendo a
pronunciare Murazzano disse:< …a Mulano!> e noi capendo Milano ci
disperammo ancora di più…..
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