BRUSCO MALVINA 1927 SERRAVALLE LANGHE
BORGATA CARRETTI
Mamma fu BATTAGLIA
MARIA 1896
Papà fu GIOVANNI 1890 Cav. Di Vittorio Veneto
FIORINA,PAOLO,MALVINA
MALVINA BRUSCO EIRALE 1927 Serravalle Langhe Borgomale
LA RAGAZZA CHE FACEVA CORRERE LE MONTAGNE
La
famiglia era composta da mamma 1896, papà del 1890 con tre figli e vi era
ancora la nonna paterna. La più grande era mia sorella Fiorina del 1923, poi
c’era il fratello Paolo del 1925 ed io Teresa Malvina del 1927. La nonna,
Garabello, Andò Avanti quando ebbe 92 anni.
Dalla
Località Carretti andai a scuola nella Borgata Villa che era più vicina fino
alla IV classe, la V venni a frequentarla a Serravalle dove vi era un Maestro
in gamba che ci fece studiare tanta matematica e molte altre materie. Al
termine delle elementari mi sarebbe piaciuto continuare e frequentare ad Alba
le Magistrali, ma intanto vi era aria di guerra e avevo visto che mia sorella
che aveva iniziato ad Alba aveva incontrato difficoltà., Così, scelsi di
aiutare papà e fratello nei lavori che erano molti. Avevo da accudire le pecore
e portarle al pascolo e andavo davanti ai buoi mentre il fratello arava. Addirittura,
a volte insistevo,e il fratello mi concedeva anche di arare per qualche tratto.
Pulivo anche la stalla dal letame poiché ero una ragazzina forte!
IO E LA
NONNA
La
nonna quando andavo al pascolo mi seguiva e veniva a raccontarmi della sua
vita. A me faceva piacere e incuriosita le davo soddisfazione , invece mia
mamma “ai dava nèn tanta tedià” (non l’ascoltava molto).
A me raccontava di quando si era sposata e che per due anni dette del voi al suo sposo. Mi diceva di essere prudente e siccome vedeva che a me piaceva parlare con le persone mi dava consigli.
Foto Murialdo
La
nonna era una che raccontava storie di masche, ma aveva poco ascolto perché la
gente non aveva tempo e non credeva più alle storie fantastiche.
LA NOSTRA
CAMPAGNA
Noi in
campagna avevamo tanto grano, la vigna e poi Il papà, quando tornò dalla grande
guerra ebbe un intuizione, fu tra i primi a piantare nocciole “fu un’ottima
idea!”. Lavorò e produsse molto e quando scoppiò la seconda guerra mondiale aveva
50 quintali di nocciole che dovemmo nascondere affinchè la polizia Annonaria
non le requisisse.
Le nascondemmo
sotto il pavimento di casa e si corse un grande rischio quando bruciarono la
casa, ma fortunatamente rimasero sufficientemente protette e potemmo così
venderle a guerra terminata al costo di venticinquemila lire al quintale.
AVEVO 14
ANNI E RICORDO TUTTO
Del
periodo della guerra, ricordo tutto, sa!? avevo 14 anni e “facevo correre le
montagne!”
Nel
periodo della guerra, lavorando, non mancava nulla, fu dopo l’otto settembre
che la guerra “brutta” tra partigiani repubblicani e nazifascisti ci arrivò in
casa!” Mio padre Giovanni partecipò alla Guerra Europea del ‘15/’18 e riuscì a
tornare a casa, suo fratello Francesco, che aveva studiato, morì a causa di una
polmonite trascurata in un Ospedale da Campo.
BRUSCO FRANCESCO DI GIUSEPPE 22 Luglio 1895
Serravalle Langhe
Legione R. Guardia Di Finanza Di Torino
Morto a Fiumicino13 12 1918
Ospedaletto Da Campo N. 107 Malattia
I
TEDESCHI A SERRAVALLE
Il fatto
che portò i tedeschi alla nostra cascina fu innescato da due partigiani che
spararono alcuni colpi in direzione della colonna tedesca che procedeva verso
Bossolasco. I due partigiani fuggirono in direzione della nostra cascina e
proseguirono oltre inoltrandosi nel bosco. Le truppe naziste li videro scappare
e inseguendoli arrivarono fino da noi.
Io e mio
fratello ci trovavamo in un un campo a lavorare con i buoi, i genitori, corsero
a nascondersi e lasciarono la nonna ottantenne e uno zio disabile.
I
nazifascisti non sentirono ragioni, dissero che avrebbero incendiato la casa
perché avevano saputo che avevamo ospitato “due ribelli”.
Lo zio,
fratello del padre li supplicò di non bruciare e li invitò a prendere il
vitello e quanto volevano nella stalla e cantina e che avrebbe anche offerto un
sacco di nocciole, ma di non rovinare la loro famiglia. Furono irremovibili,
dissero che avevano ordine di incendiare per rappresaglia ogni cascina che
avesse ospitato i Ribelli. Credo che vi fu una spiata poichè i Partigiani erano
stati da noi una sola volta, evidentemente furono visti e venne effettuata
segnalazione ai nazifascisti.
I
tedeschi vennero parecchie volte alla nostra cascina, ma si trattava di
controlli e non facevano danni, invece in quella occasione diedero un
gravissimo danno alla famiglia, incendiarono l’abitazione, la stalla e tre
portici. Per incendiare l’abitazione portarono della paglia in cucina e
appiccarono il fuoco. Fortunatamente dopo circa un quarto d’ora se ne andarono
e così lo zio, seppure invalido riuscì a spegnere la paglia e il fieno e a
salvare almeno la muratura della casa. Andarono a fuoco i letti e le masserizie
unitamente al vestiario. Fu un grande danno ma soprattutto un enorme spavento.
Io e mio
fratello ci eravamo portati il necessario per pranzare in un fagotto e come
sempre rimanevamo tutto il giorno ad arare. Dal campo, che era dietro a una
piccola collina vedemmo salire del fumo e capimmo che a casa stava succedendo
qualcosa di brutto, tuttavia non tornammo, come anche fecero i genitori che si
nascosero e non uscirono dal nascondiglio fin quando comprendemmo che i
tedeschi se ne erano andati.
Molte
volte avevamo visto transitare i nazifascisti sulla statale per Bossolasco, ma
quella volta si recarono alla loro cascina poiché mandati. Cercavano i
Partigiani e i giovani di leva che non si erano presentati alla chiamata. Al
tempo dei rastrellamenti i giovani di leva come mio fratello si nascondevano ed
ogni famiglia aveva preparato dei “nascondigli” dove si rifugiavano i giovani.
Quando ebbero timore che i nazisti per snidarli dessero fuoco alle case , si
ingegnarono di costruire dei ripari nei muri in aperta campagna.
Due
giovani che si nascondevano nei boschi furono comunque individuati e caricati
su di un camion per essere deportati in Germania. Furono però “ardì” in gamba e
riuscirono a saltare dal camion e a dileguarsi. Uno si chiamava Oreste Manera e
l’altro non era del posto. Altri comunque furono deportati e patirono grandi
pene in prigionia.
Malvina col fratello Paolo ed altri
giovani
Al
termine della guerra si fece ricostruire la casa e il fratello si sposò. Dopo
circa un anno la famiglia si allietò con la nascita di una bimba, ma purtroppo mia cognata morì. Lasciò una bimba di dieci giorni. Io avevo 17 anni e decidemmo
di crescerla noi.
Io
avevo ricevuto un anellino, da un amico, ma nulla di importante! D’accordo con
i miei mi dedicai a Giovanna. La seguii nelle scuole e poi mio padre volle che
frequentasse la scuola magistrale. Ancora giovane si sposò e prese la sua
strada.
Io
decisi anche di sposarmi e andai a vivere a Borgomale “Villaio” con Giuseppe
Eirale. La vita trascorse veloce, con tanto lavoro, ma senza guerra! Ho
lavorato tanto ed ora sono qui a raccontare.
EIRALE GIUSEPPE “PINOTO”
BORGOMALE
”VILLAIO”della leva del 1921, dice che di nove coscritti è rimasto solo lui.
La mIa
fortuna fu nell’essere risultato “rivedibile” alla Visita di Leva. Altrimenti ”sarìa
co partì mì pèr rà Russia” (Sarei partito anch’io per la Russia). Così parii
soldato con un anno di ritardo e fui arruolato nella Guardia di Frontiera. Ero
al confine con la Francia, presso un Forte con altri 15 compagni a effettuare
il Servizio di guardia. Intanto che eravamo lassù, avvenne “ro sbandamènt”(lo
sbandamento dell’8 settembre) e scendemmo, prima a Sant’Anna di Vinadio e poi a
Borgo San Dalmazzo. Prendemmo il treno ma quando fummo a Cuneo trovammo già i
tedeschi che arrestavano i militari. Mi nascosi nella zona W.C. del treno e
attesi che il treno ripartisse. Rimasi nascosto con altri 7/8 militari della
zona di Alba trattenendo il fiato e sperando di non essere individuati. Quando
il treno a tarda notte si mosse fummo più tranquilli! Scesi a Mussotto dove
avevo una zia e mi feci dare degli abiti borghesi, quindi mi avviai per
raggiungere Borgomale. Dei miei compagni qualcuno andò in Alba , fu arrestato
dai tedeschi e deportato in Germania.
Due di questi morirono in prigionia.
Giunto a
casa, scelsi di non andare con i Partigiani e di aiutare la famiglia. Non fu
facile poiché bisognava continuamente nascondersi per evitare di essere presi
dai nazifascisti che effettuavano rastrellamenti alla ricerca di “ribelli” e
giovani in età di leva o come me ”Disertori”.
Ricordo
che un giorno andai con la famiglia a lavorare in una “Riva” sottocasa, quando
fu Mezzogiorno i genitori e la sorella tornarono a casa. Attesi che la sorella
venisse ad avvisarmi se tutto era tranquillo, poiché avevamo notato che nel nostro
cortile vi erano i fascisti che con il cannocchiale osservavano alla ricerca di
Partigiani. Dopo un po’ la sorella venne ad avvisarmi che se ne erano andati e
quindi potevo tornare a casa. Quando fui alla cima del pendio per entrare nel
cortile vidi un tedesco che attraversava il e veniva nella mia direzione per
piazzare la mitraglia, fui sorpreso ma continuai e andai dove avevo un mucchio
di letame e presi a caricare la carriola. Sentii lo sguardo del militare ma non
mi voltai e procedetti nel lavoro. Il tedesco non mi disse nulla e dopo un po’
se ne andò. “se antèss momènt là rèisso sagname r’avrìo troamne manch na
stissa!”( Se in quel momento mi avessero prelevato il sangue non ne avrebbero
trovato una goccia).
Un’altra
volta, io e due miei compagni fummo avvisati che stavano arrivando i
Repubblichini e tedeschi “mèscià”(mischiati,insieme). Era l’ultimo giorno di
Carnevale e con i compagni al mattino avevamo aiutato il vicino di casa a
“massé èr crin”, già pregustavamo la festa che sarebbe seguita all’uccisione
del maiale, e invece dovemmo nasconderci. Ci eravamo costruiti un nascondiglio
che aveva delle feritoie nel muro posto sulla strada e così potevamo vedere
l’arrivo della colonna. I repubblichini avevano una fisarmonica e fecero festa
proprio dal vicino dove avremmo dovuto essere noi a mangiare e bere. Avevamo
una gran voglia di menar le mani, ma dovemmo attendere che se ne andassero per
uscire e festeggiare anche un po’ noi!.
IL PARTIGIANO “CELSO”
GANDOLFO
PARTIGIANO GANDOLFO CELSO nome di
battaglia”CELSO” BORGOMALE 22/06/1924
Meccanico
Aggiustatore
ALPINO II
RGT ARTIGLIERIA
PARTIGIANO
6° DIVISIONE GARIBALDI DAL 09/09/’43 AL 27/04/’44
CATTURATO
A SANTO STEFANO BELBO IL 27 APRILE 1944
DEPORTATO
E DECEDUTO A GUSEN MAUTHAUSEN
Ricordo
che Celso era un mio vicino di casa e amico. Lui dopo l’otto Settembre andò con
i Partigiani Garibaldini e mi diceva sempre di aggregarmi. SeppI che durante
un’azione a Santo Stefano Belbo, Celso con un altro compagno “ran faje frègg”
(li hanno freddati, uccisi). Dalle mie ricerche ho scoperto che Celso fu
catturato e deportato a Mauthausen Gusen(sotto campo terribile! Vedi racconti
di Salvetti Renato).
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